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Autore: Hilary Anne Carstairs    14/04/2014    1 recensioni
Ehm, vorrei fare un'introduzione ma non posso più di tanto perché sarebbe spoiler, è ambientata post allegiant. Comunque, mentre la scrivevo mi deprimevo da sola quindi vi avviso che non è il massimo della felicità ma spero vi piaccia!
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tris
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Sento la sua voce risuonarmi nelle orecchie, è bellissima, uguale all'ultima volta che l'ho vista quasi come se il tempo per lei si fosse fermato. Eppure se mi avvicino e mi fermo a notarla per qualche istante di più riesco ad accorgermi che sembra più grande. E' sempre minuta, ha gli stessi occhi grigio-azzurri, ma qualcosa nella sua espressione la rende più grande. Questo è decisamente un sogno, perché quella che sto vedendo è la Tris della mia fantasia, quella che immaginavo se pensavo ad un futuro con lei. Indossa un abito grigio, ma non è un'abito da abnegante, le fascia il corpo in maniera troppo stretta e lascia scoperte le gambe da sotto le ginocchia e le braccia ed ha una scollatura abbastanza generosa.
E' davvero bellissima. 
Mi viene incontro piano, si passa le mani sui fianchi come al solito, non appena è abbastanza vicina e poggia una mano sul mio petto vedo un bambino correrci incontro, lei fa scivolare la mano dal mio petto fino alla mano che stringe con forza poi prende il bambino in braccio con la mano libera.
« Papà! »
Dice il bambino sporgendo una mano verso di me
« Ciao Uriah »
Lo saluto con un grande sorriso che lui però non ricambia.
Tutto diventa buio, la mano di Tris non è più stretta alla mia ed ora non ha più il bambino in braccio, è distante. Troppo distante.
« Mi dispiace... »
Sussura con le lacrime che le salgono agli occhi, sento degli spari da qualche parte ed improvvisamente sul suo vestito appaiono due macchie di sangue che si espandono 
« Io volevo restare con te... Mi dispiace... Ti amo Tobias, ricordalo sempre... »
Sono le uniche parole che riesce a dire mentre scivola a terra priva di vita.
Io corro, corro più forte possibile gridando il suo nome ma lei si allontana sempre di più da me.


[...]


Riapro gli occhi. 
Sopra di me c'è il soffitto, ricordo che quando ancora c'erano gli intrepidi sul soffitto regnava la scritta "Temi solo dio", ora invece i miei occhi fissano due parole: "Sii coraggioso".
L'ho dipinto per ricordarlo sempre, per ricordare che è quello che lei avrebbe voluto da me. Sono passati tanti anni da quando è morta e ancora la sogno, ogni notte.
Col tempo i miei sogni sono cambiati però, prima vedevo solo lei che mi sorrideva e con il passare del tempo, mentre i nostri amici si sposavano e si creavano una famiglia, la mia mente faceva in modo di farmi soffrire ancora di più mostrandomi la famiglia che avremmo potuto avere.
Sospiro mettendomi a sedere, e appena sono in quella posizione mi prendo la testa fra le mani. E' cosi che si è sentita lei quando ha perso la sua famiglia, ne sono certo. Lei li amava tanto da voler morire per ritornare da loro una volta. Forse ho sempre saputo che sarebbe andata cosi e che l'avrei persa un giorno, solamente non immaginavo di perderla cosi. 
Mi alzo dal letto e vado a prepararmi, restare a crogiolarmi nel letto non mi aiuta di sicuro.
Evelyn è in cucina che prepaa la colazione, con gli occhi al cielo mi avvicino a lei e prendo una tazza di caffè.
« Mamma, non c'è bisogno che tu faccia anche la colazione, lo posso fare io. »
Lo dico ma non con la convinzione che avevo i primi giorni, ormai sono anni che vive con me. All'inizio era solo una cosa temporanea finché non riusciva a trovare un'altra casa e poi invece ha deciso di restare, pensa che non sia una buona idea che io stia da solo.
E' invecchiata, il suo viso è pieno di rughe ora, per molti anni ho provato a considerarla come una madre ed adesso so che lo è, mi è rimasta accanto quando lei se n'è andata, mi è rimasta accanto anche quando avevo chiesto a tutti tempo per restare solo e riflettere.
Non è stata l'unica però. Anche Christina con il suo dire la verità senza peli sulla lingua, anche lei mi ha aiutato molto.
« Io vado, gli altri mi aspettano. »
Dico dopo un poco.
Le do un bacio sulla fronte e prendo il giubbotto.
Fuori fa freddo, e il cielo minaccia una nevicata entro poco tempo. Ormai manca poco tempo al Natale e le vetrine dei negozi sono piene di oggetti che mostrano quanto questa ricorrenza sia importante. 
Di sicuro anche a lei piaceva, svoltando l'angolo noto una figura conosciuta uscire da un negozio, è cambiato parecchio in questi tempi, adesso sembra un uomo, ma non ha ancora perso il suo essere un erudito, ad avvalorare la mia tesi c'è il fatto che sottobraccio ha dei pacchetti regalo che dalla forma sembrano proprio dei libri.
« Tobias! Ciao! »
Dice con un sorriso storto quando mi vede, non si è mai perdonato quello che è successo. 
« Le abitudini non si perdono mai a quanto vedo! »
Caleb abbassa gli occhi ai suoi pacchi e alza le spalle, non è più cosi doloroso guardarlo mi ricorda ancora lei, col tempo però sono riuscito a controllare quel dolore perché è cosi che avrebbe voluto.
A volte mi ritrovo a pensare che ogni singola cosa che faccio è determinata da ciò che so che lei vorrebbe e ciò che non vorrebbe, nonostante io sappia che sia una cosa irrazionale ma comunque non riesco a fare altrimenti. Ogni volta che provo a fare qualcosa che lei non approverebbe rivedo i suoi occhi che mi guardano con disapprovazione e mi ritrovo imbrigliato.
« Su, Christina ci aspetta. Se facciamo tardi potrebbe pensare di spararci. »
Lui accenna un sorriso e si avvia con me alle sue spalle. E' cosi strano pensare a quante cose sono cambiate con il passare degli anni, se qualcuno me lo avesse detto non ci avrei sicuramente creduto.
Con gli occhi rivolti al cielo sento il suono di un clacson e riporto subito lo sguardo al livello della strada, un'auto senza controllo punta diritta verso Caleb che è immobile, non riesce a fare altro che restare lì impalato. L'impatto è prossimo, mancano pochi istanti.
Non so quando decido di farlo, eppure lo butto a terra, lui mi guarda con gli occhi sgranati.
« Di agli altri che mi mancheranno. »
Urlo poco prima di essere investito dall'auto. Non so come mai l'ho detto, mi è venuto fuori da solo.
Non ho il tempo di pensare, tutto diventa nero e quando riapro gli occhi sono in ospedale con gente che urla tutto attorno a me. 
Vedo Caleb appoggiato al muro che mi fissa con occhi vacui, vedo Christina e mia madre piangere mentre si abbracciano, vedo Shauna con suo figli fra le braccia, lui è cosi piccolo che non si rende conto di ciò che sta succedendo, Cara ha le lacrime agli occhi e cerca di asciugarsele con il fazzoletto che Matthew le passa.
Non avrei mai pensato che queste pesone, degli sconosciuti per me, sarebbero diventati la mia famiglia, non pensavo che sarei stato felice di vederli il giorno della fine.
Sono colpito perfino di essere felice della presenza di Peter, lui ovviamente non ricorda niente, crede semplicemente che sia un comune paziente.
So che qualcuno mi stringe la mano forte, e sento qualcosa di caldo bagnarla. Non capisco chi è che si è appoggiato a me finché non vedo il volto di Zeke. E' triste, lo vedo nei suoi occhi.
« Sii coraggioso Quattro. »
Mi sussurra con voce rotta 
« Ora potrai tornare da lei, salutami Uriah mi raccomando amico, e prenditi cura di lui. »
Non riesco a credere che mi dica di prendermi cura di Uriah dopo tutto quello che ho fatto la prima volta che gli feci tale promessa, cerco di annuire ugualmente ma mi rendo conto che non ho più il controllo del mio corpo e che stavo osservando la scena da un'angolazione diversa di quella che credevo.
Una mano si posa sulla mia schiena, è piccola e delicata, come solo le sue erano.
« E' finita? »
Chiedo continuando a guardare davanti a me.
« Si, ora non ti devi più preoccupare di niente. »
Mi volto a guardarla, lei mi sorride. I suoi occhi si posano sui nostri amici e si velano di lacrime per un secondo. Poi tornano su di me. Sul suo corpo vedo i segni degli spari che l'hanno uccisa. Li sfioro con le dita mentre la sua mano mi accarezza la guancia.
« Mi dispiace.. »
Mormoro
« Avrei dovuto proteggerti »
« No, non avresti potuto. Sono io che mi devo scusare, non volevo lasciarti Tobias, ma lui non poteva morire. E' mio fratello. E' mio fratello e dovevo salvarlo, e quando non ho potuto farlo io l'ha fatto tu. »
I suoi occhi sono gonfi di lacrime
« Mi sei mancata cosi tanto Tris »
« Anche tu, ma non ho mai smesso di starti accanto, nemmeno per un istante »
« Ti amo »
« Ti amo anche io »
Le mie labbra sono sulle sue, in quel contatto che bramavo cosi tanto. Le poggio le mani sui fianchi per averla più vicina a me. E' bellissima, anche più di come me la ricordavo. Lei si stacca un poco con il fiato pesante e poggia una mano sul mio petto.
« Abbiamo tempo per questo, ma ora gli altri ci stanno aspettando per la festa »
Mi dice ridendo.
« Cosa intendi? »
« Intendo che Uriah non ha sentito ragioni e insieme a Lynn e Marlene hanno organizzato una festa per la tua morte »
Alzo il sopracciglio mentre lei ride 
« Uriah mi ha detto di dirti che mia madre ha fatto la torta degli intrepidi e devi sbrigarti se non vuoi che lui e gli altri se la finiscano »
Mi prende la mano e io gliela stringo mentre mi trascina via verso l'ignoto.
Ricordo che una volta avevo paura di ciò che ci sarebbe stato in quell'ignoto, ma ora con lei che mi tiene finalmente per mano di nuovo non ho più paura, sono felice perché sento che in un certo senso ora tutto andrà bene.
  
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