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Autore: Uptrand    14/04/2014    21 recensioni
In questo racconti parlo di due personaggi che mi sono inventato in Mass Effect la nuova generazione, Isabella e Dasha.
Ho deciso di fare dei brevi racconti non legati fra loro.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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Dasha Weaver disegnata da Sara Frirry Beltrame

Dasha sospirò, odiava lavorare su Palaven per via dell'alta temperatura, almeno per gli standard umani. In media essa si aggirava sui trenta gradi. Guardò ancora una volta nel mirino del suo fucile, in attesa che il bersaglio apparisse, ripassando mentalmente la situazione.
Un suo uomo, dopo che lei aveva ucciso il capo precedente, l'aveva avvisata che un politico turian stava creando problemi nei traffici di armi. Per tale motivo si trovava sdraiata a terra al quindicesimo piano di un edificio, davanti a lei ad una distanza di ottocento metri in linea d'aria la vetrata dell'ufficio del turian.
La missione era semplice, per questo era venuta da sola, portando solo il necessario e il fucile potenziato da Mores: uno Javelin con una capienza di tre colpi e un sistema di puntamento che rendeva chiunque un tiratore scelto, e chi lo era già uno infallibile. L'unico difetto era che peso e potenza dell'arma erano tali da permetterne l'utilizzo solo a terra, in caso contrario la slogatura della spalla era certa.
Il bersaglio fece il suo ingresso, lo osservò dal mirino e poi distolse lo sguardo. Qualcosa non andava, era tutto troppo semplice. Il suo contatto l'aveva subito avvertita, ma era qualcosa che poteva  fare chiunque con una discreta mira e sapeva che non avevano fatto altri tentativi anche solo di intimidazione.
Non si chiama il capo in persona, se non si sono esaurite le alternative.
Dopo qualche minuto ripose il fucile nella custodia e il casco di puntamento, limitandosi ad indossare la normale tuta protettiva, per via del calore e le radiazioni. Niente di strano che per resistere alle condizioni del loro pianeta natale, i turian avessero sviluppato una pelle spessa e dura come il cuoio.
Quindici minuti dopo stava camminando per una delle vie più affollate della città, in direzione di chi l'aveva chiamata. Con l'esperienza aveva appreso che le doti richieste per un buon cecchino sono due: una buona mira e saper individuare ad intuito i nemici. Entrò in una piccola via laterale e svoltò ancora una volta fermandosi subito dopo, raccolse da terra un pezzo di metallo arrugginito e aspettò alcuni istanti.
Colpito in volto, da dietro l'angolo, il turian cadde al suolo, Dasha gli fu sopra conficcandogli il pezzo di metallo nell'occhio e poi più in profondità. Una morte rapida e silenziosa.
Frugò il cadavere in cerca di documenti, per quello che ne sapeva poteva essere un tizio qualunque, trovando un tesserino dei servizi segreti. Lo mise in tasca e ritornò in strada.
Entrò nel magazzino di stoccaggio merci senza bisogno di presentarsi, il personale, quasi tutto turian, si scansava a vederla o cambiava strada. Sapevano chi era.
Ad una guardia disse di radunare tutti nella sala centrale
Quando vi arrivò erano presenti solo il contatto che l'aveva chiamata e un suo aiutante.
«Dasha, capo, è già qui...» si fermò di colpo, stringendosi la ferita al braccio e urlando dal dolore, dopo pochi secondi questo esplose. Per lo shock stramazzò al suolo.
Dinanzi a lui, Dasha con la pistola in mano « Sono munizioni “pirahna worm”, le uso quando ho fretta. » Gli buttò il tesserino davanti «Parla.» E incominciò a passeggiare per la sala.
I presenti si erano intanto radunati, fissavano ammutoliti la scena.
Il ferito cominciò a parlare «Io...mi hanno contattato dicendomi che avevano bisogno che qualcuno eliminasse un certo politico troppo onesto per i loro gusti, sapevano che un nuovo capo aveva preso il posto nella mia attività. Volevano che fosse lui, cioè te, a farlo fuori personalmente ma non so perché. Ho avuto paura....mi spiace...non voglio morire.»
Dasha estrasse un coltello da caccia, lo soppesò un attimo sulla mano e in quello dopo trapassò al volo la gola del turian. Un mormorio in sala, lei non aveva mai detto che la sua mira si limitasse alle sole armi da fuoco. Si avvicinò al cadavere decapitandolo.
Si rivolse quindi all'aiutante del suo ex collaboratore, rimasto immobile come una statua «Eri il secondo al comando?»
« Si, sono...»
«Non mi interessa il nome, ora sei tu al comando. Fai in modo che tutto funzioni o tornerò»  sapeva che i turian non impallidivano, ma in quel momento non ne era sicura, gli mollò la testa del suo ex-capo tra le mani ancora grondante sangue, «Questa mettila in una teca sulla tua scrivania, ti servirà da monito e lavorerai meglio. La prossima volta che passo voglio vederla.»
« Si, signora.»
Dasha abbandonò la sala. Tutti la guardavano senza fiatare.
Il giorno dopo lei era nello stesso luogo e posizione di prima, nel suo mirino lo stesso bersaglio. Prese il factotum e aprì un contatto con lui
« Pronto?»
« Guardi nel suo computer, troverà un messaggio contenente informazioni su dei fondi neri ottenuti dai servizi segreti turian collaborando con bande criminali organizzate nel traffico d'armi. Volevano farla fuori usando me perché con la sua attività  ha infastidito qualcuno, per poi eliminare me che ho ucciso e preso il posto dei loro soci, facendosi infine belli con la stampa e il governo con l'eliminazione del suo assassino. Chi era direttamente coinvolto è morto, ho fatto pulizia a lei spetta occuparsi del resto.»
« Ma lei chi è?»
« Una persona a cui per nessun motivo deve attraversare la strada.» Dasha fece fuoco, ad una velocità folle il proiettile divorò le distanze, penetrando la spessa finestra rinforzata e piantandosi nel muro, sfiorando il volto del turian.
« Non è stato un errore, ora se non vuole morire si pisci addosso.»
« Aspetti, cosa?»
« Scelga!»
Dal mirino Dasha poté osservare il formarsi di una macchia di bagnato a livello del bacino.
« Si ricordi di questo istante, nel caso decidesse di crearmi problemi futuri o decidessi di servirmi di lei e volesse rifiutare.»
Interruppe la comunicazione. Adesso era soddisfatta, un problema era stato risolto, un onesto politico turian non le avrebbe dato problemi, si era intascata parte dei fondi neri, ma soprattutto poteva lasciare Palaven, odiava sudare.
   
 
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