Fanfic su attori > Cast Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Julia_Fred Weasley    14/04/2014    6 recensioni
Sono così ossessionata da questa coppia, nei panni di normali studenti di Hogwarts. Che adesso li voglio pure fare incontrare nella vita reale. Immaginiamoci che James, abbia avuto una grande carriera di attore. Che sia diventato famoso quanto Emma Watson. Bene, adesso immaginiamoci che entrambi vengono invitati agli Oscar. Immaginiamoci che nessuno dei due sa dell’altro, durante quella magica serata. E immaginiamoci che un passo falso, li abbia fatti incontrare. Per il resto tocca a voi, se decidere di fangirlizzare con me, o essere troppo razionali. A voi la scelta, ma vi garantisco che la prima, offre più opportunità di sclerare. Almeno spero ;)
Dal testo:
- Beh, quindi non vuoi andare al ristorante?
- Ma perché, non era quello che avevi in mente fin dall’inizio?
[...]
- Ti amo, James, e ho paura.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Watson, James Phelps
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una conclusione da... Oscar!

Non mi sarei mai aspettato che da una piccola parte, poi potesse nascere tutto questo. Non mi sono mai ritenuto un bravo attore, o avuto mai molta stima in quello che facevo. Forse perché non ero come i soliti attori, bello da far paura. Ma adesso mi ritrovo in una limousine, vedo mio fratello molto di rado ultimamente, e mi sono ritrovato a fare un film dietro l’altro. Ed è stata la fortuna più grande che mi potesse capitare. Avevo sempre sognato, dopo Harry Potter, di voler fare un film d’azione, un poliziesco, alla 007. E dopo mesi, Martin Scorsese, mi chiama e dice di volermi in un suo film… è-è… wow…  fantastico! Eravamo quasi arrivati, il mio autista era diventato il mio migliore amico, sentivo le voci di mio fratello e di altri ragazzi che avevo conosciuto in tutti quegli anni solo dal telefono. Mi ero ritrovato anche ad indossare dei vestiti sfarzosi, di marca. Cosa che facevo di rado, ma questa attenzione nello stile, cominciava a non capitare di rado. Da lontano si potevano vedere le miriadi di luci dei flash dei fotografi, e delle varie telecamere. La macchina era quasi arrivata al tappeto rosso, ci mancava solo una macchina e poi sarei sceso. Cominciavo a innervosirmi solo ora. Era la prima volta per me agli Oscar, e avrei dovuto anche presentare una categoria… sì, solo adesso cominciavo a essere nervoso, adesso che stavano per aprire la porta della macchina, sapendo che sarei dovuto scendere senza via di scampo. Un sacco di persone mi avrebbero visto, forse non ero pronto, no… ero troppo agitato… non c’è l’avrei fatta! Il mio autista scese e poi la porta si aprì, lo guardai un po’ impaurito, ma sapevo che dovevo scendere. Quindi, titubante, feci uscire un piede dopo l’altro. I fotografi cominciarono a scattare senza sosta, e per poco non dissi a Marc, il mio autista, di prestarmi i suoi occhiali da sole. Ma purtroppo la mia parte del cervello, cosciente e meno menefreghista, mi suggerì di non farlo, sicuramente non sarebbe stato adatto a un’occasione del genere. Dall’espressione che stavo mostrando capì che le foto non sarebbero venute affatto bene. Perciò decisi di fare almeno un sorriso, che non mostrasse quella titubanza, imbarazzo anche, che il mio corpo stava cacciando fuori. Il mio PR, che in quel momento si era affiancato a me. E che per tutto il viaggio in limousine non ha fatto altro che rompermi le scatole, con le sue regole, su come dovevo comportarmi, con quali persone dovevo parlare, e la presentazione per la categoria. Era riuscito anche a strappare, non so come abbia fatto, il nome della categoria che dovevo presentare. Effetti Speciali. Beh, roba forte, a mio parere. Ma inoltre, Jason, il mio PR, mi ha anche informato che ci sarebbe stato qualcun altro a presentare con me la categoria. Ma non era riuscito stranamente a rubare il nome del vip. Lui sperava tanto che fosse uno dei tanti attori importanti, come Matthew McConaughey, o Di Caprio. Ma sapevo anch’io che non sarebbe stato un maschio. Di solito c’erano sempre coppie formate da uomini e donne, perciò io sperai fortemente che fosse Anne Hathaway, o Julia Roberts, finalmente avrei avuto l’occasione di conoscerle. Mentre i flash e le miliardi di voci, mi stavano portando alla realtà dai miei pensieri, notai quanto potesse essere così enorme quel posto. C’erano platee di spettatori ai lati del red carpet, gente che si muoveva in continuazione sul tappeto rosso, che andava avanti e indietro. Intervistatori che si trovavano dietro un cordone dorato, a fare interviste per i loro giornali. Telecamere ovunque, attori che avevo visto molte volte in televisione. Avrei tanto voluto comportarmi come un fan in quel momento, gridando a squarciagola, e chiedendo il più velocemente possibile autografi. Il mio PR mi prese un gomito, cercando di mettermi sulla giusta via, prima che potessi incappare in qualcuno di non desiderabile, almeno per lui. Quel gesto, mi diede alquanto fastidio, a volte avrei voluto non averlo vicino. Non era una delle mie compagnie più amichevoli. Io sgarbatamente, ma senza farmi vedere dalle telecamere, scostai la sua mano. Lui alzò gli occhi al cielo, e io alzai un angolo delle labbra. Vedere le altre persone spazientite a causa mia, mi piaceva, forse ero entrato troppo nel mio vecchio personaggio.
- Scusa James, ma questo è il mio compito, non mi pare che gli altri siano ostili nei confronti dei loro PR! – disse spazientito. Io le giornate con lui, le passavo così. Pensate che divertimento, sentire le sue lamentele e offese per tutta la giornata.
- Sì, ma gli altri non hanno PR così irritanti come te! – gli risposi, mettendo le mani nelle tasche del mio smoking. Lui decideva anche come doveva essere il mio aspetto, ed era una cosa così fastidiosa che alla fine litigammo per una giornata intera, ma la barba e i capelli corti erano miei, quindi potevo farci quello che volevo. Ovviamente poi, il mio fascino contribuiva a tutto il resto.
- Dovrei prenderla come un’offesa James?! – fece, ovviamente non aveva senso dell’umorismo.
- Beh, se non hai senso dell’umorismo, è ovvio che non riesci a capire. – dissi, aprendomi il bottone della giacca e rimettendo le mani nelle tasche. Lui mi guardò come la ragazza più popolare di un liceo, dall’alto in basso.
- Sul serio, James… mani nelle tasche? Hai classe vedo. – alzai gli occhi al cielo spazientito.
- Ti prego PR, potrei anche licenziarti, perciò perché non vedi di stare al posto tuo e non mi dici con chi devo parlare?!.
- Il mio nome non è PR. – mi rispose piccato.
- Per me sì. – dissi soddisfatto con un sorriso maligno. Troppo alla Fred Weasley? Nahh. Fece un sospiro frustato, e non feci neanche in tempo a ridere che sentii una serie di voci chiamare il mio nome, mi girai e vidi dei giornalisti farmi segno di andare da loro. Fare interviste, per fortuna, non era la prima volta per me, perciò con disinvoltura camminai tra la folla, raggiungendo i giornalisti, con al mio seguito Jason. – Non mi pare che tu stia facendo bene il tuo lavoro, guarda, sono i giornalisti che mi dicono di andare da loro.
- Forse perché ero troppo occupato a sopportare le tue battute da idiota?! – agitò un po’ le mani in aria, e cercava il più possibile di non mostrarsi lunatico con tutte quelle telecamere. Io non mi curai di lui, e andai al primo giornalista che mi si rivolse a tiro. Gli strinsi la mano, per rispetto, forse ero l’unico che l’aveva fatto. Infatti alcuni giornalisti mi guardarono un po’ sorpresi. Ma non li diedi interesse. Questi pettegolezzi li trovavo inutili.
- Oh James Phelps! – esclamò l’intervistatore, sorpreso anche lui per quel gesto. E dovevo ancora abituarmi a sentire il mio nome da varie persone. Mai, in vita mia, mi ero sentito chiamare così tanto. A parte in occasione di fan, e per la maggior parte ragazze. Come facevano a non avere problemi vocali, ancora dovevo capirlo. Io annuii all’intervistatore, un ometto con occhiali e capelli neri. Vicino a lui c’era un cameraman, mentre c’erano poi altre telecamere attorno a me, che per fortuna non mi riprendevano. Una bastava e mi avanzava. – Lei ha recitato in moltissimi film, e uno di loro è candidato agli Oscar, come si sente? – mi chiese, wow… diretto il ragazzo.
- Lei come si chiama? – risposi con un’altra domanda.
- Eric, signor Phelps. – Oh Dio… mi ha chiamato “signore”?! Questa cosa non doveva capitare. Ho solo ventotto anni, Cristo!
- Beh, Eric… innanzitutto non chiamarmi “signore”, dammi del “tu” – lui annuì sorridendo, quasi eccitato. – e secondo, mi sento fottutamente bene, Eric! – Jason alzò gli occhi al cielo, già sapevo cosa stava pensando, perché inserire una parolaccia, ma come potevo spiegare come mi sentivo veramente se non con una parolaccia! Era strano non usarla, invece! Eric rise di gusto, e io mi unii a lui. – sul serio, Eric, è l’esperienza più bella della mia vita, non avrei mai pensato di arrivare a questo punto. Di camminare sul red carpet, e di incontrare tutte queste persone fantastiche e con un talento insuperabile. Non mi sento le gambe, ti giuro! – il giornalista rise ancora, mentre io mi grattavo la nuca e mi rimettevo le mani nelle tasche.
- Wow, fantastico James, in realtà credevo che ti stessi annoiando, dato che ti vedevo un po’ burbero laggiù, che stava succedendo? – Notai che i giornalisti, avevano una strana enfasi a porre le domande, sempre con quell’aria quasi eccitata, e poi le ponevano così velocemente che a volte dovevi concentrarti per capirci qualcosa.
- Oh, il mio caro PR stava un po’ rompendo le scatole, Eric, ma adesso non lo farà più vero, Jason? – feci circondando le spalle del mio “caro amico” con un braccio. Eric rise ancora, per poi lasciar perdere, come se niente fosse, il mio umore di poco prima. E pose un’altra domanda, mi sorpresi un po’ di quel cambiamento così veloce.
- E com’è stato recitare questo personaggio, così cattivo, così malvagio, anche un po’ stronzo, se devo essere sincero, rispetto agli altri tuoi personaggi? – ma mi stava prendendo in giro?! Stronzo?! Cosa voleva dire con quella parola, che solo io potevo recitare un personaggio del genere?! La cosa, se devo essere sincero mi stava un po’ innervosendo, ma purtroppo non potevo scannare Eric così… di punto in bianco, questo sì che sarebbe stato un scoop, agli Oscar.
- Beh, Eric, ho sempre voluto fare parti del genere, i film d’azione e di spionaggio sono sempre stati i miei generi preferiti, e poi recitare la parte del bastardo, richiede un sacco di concentrazione. Non avevo mai pensato che sarebbe stato così difficile. Bisogna entrare nella sua psicologia, capire il perché di quella rivoluzione, i suoi sentimenti che vanno in conflitto. Beh, sono felicissimo di aver interpretato un personaggio così, e spero che tutto l’impegno che ci ho messo per rappresentarlo sia servito.
- Wow, James davvero delle bellissime parole! – io annuii anche perché quello che dicevo ai media, era tutto totalmente vero, non mi piaceva nascondere niente, a parte la mia vita provata certo, così non ci sarebbero stati fraintendimenti di alcun genere.
- E… un’ultima domanda ancora James, tra i personaggi che hai recitato fino ad oggi, qual è il tuo preferito? – io sorrisi, anche perché mi facevano spesso quella domanda, e io rispondevo sempre la stessa cosa.
- Fred Weasley, sicuramente! È stato il personaggio più divertente, mi sono divertito a tingermi i capelli per dieci anni di rosso, mi ha fatto morire dalle risate, è poi è così simile a me che potrebbe essere mio fratello. E poi è estremamente figo, Eric! – lui rise ancora.
- È il carissimo personaggio della saga di Harry Potter vero? – annuii. – mi dispiace che non abbiano dato così tanto spazio al tuo, ma soprattutto ai vostri personaggi, e con questo sto parlando anche di tuo fratello, Oliver. Perché non è qui, a sostenerti? - infatti sentivo la mancanza di mio fratello, ma lui aveva i suoi lavori con il teatro, e varie serie tv e io con il cinema, quindi ci vedevamo massimo nei weekend.
- Beh, lui oggi non è qui, perché ha anche il suo bel da fare, sai… il teatro, ma credo che forse mi stia guardando quindi… - feci “ciao” alla telecamera. Eric sorrise e poi finalmente, stava per lasciarmi.
- Lo sai che oggi, è agli Oscar, anche una tua collega, ormai si sente spesso parlare di lei, e finalmente anche lei è agli Oscar, è la sua prima volta, come te! Eh, due maghi agli Oscar, gente! Credo che stia arrivando proprio adesso. – disse mentre si tastava l’auricolare nell’orecchio. Non sapevo con certezza di chi stesse parlando. Oppure ero io che non volevo che accadesse. Erano mesi, forse qualche anno che non ci vedevamo, dall’ultimo Harry Potter. Avevamo preso strade diverse, ci eravamo salutati così, come dei vecchi amici, ma niente di più. Ovviamente lei non sapeva e mai avrebbe saputo che avevo una cotta per lei. Per giunta dal quarto film della saga. E solo da quella volta che ci avevano dato un pezzetto tra me e lei nel film, mi sono perso. Non sapevo più chi ero, che mi stava capitando, e mi sembravo un’idiota ogni volta che mi ponevo con qualcuno, dato che il mio calo dell’attenzione verso qualsiasi altra cosa, era aumentato. Chissà se la Rowling avrebbe fatto sul serio mettere insieme i nostri personaggi… no, no James, basta pensare sempre alle stesse cose, basta farsi film mentali, anche se sicuramente quelli riceveranno l’Oscar.
- Oh, bene! – mi ripresi da quel vortice di pensieri inutili e risposi a Eric. – Spero di incontrarla allora! – mentii, No… incontrarla sarebbe stato peggio, non so ancora se sopravvivrò a tutto questo. – Ma adesso dovrei andare, Eric, ci sono ancora un sacco di persone che vorrei incontrare!
- Oh, va bene, va ragazzo! E buona fortuna per tutto! – gli sorrisi e scappai quasi da lui.
- Oh no, ci risiamo! – Jason mi guardò con una punta di scherno.
- Sta zitto e non dire una parola, ma soprattutto non ricominciare a prendermi in giro per quello che ti ho detto su di lei, se è lei! – gli risposi, con le mani che premevano a pugno nelle tasche contro le mie gambe.
- Ma certo che è lei, James, dai… sta avendo molta popolarità ultimamente, è stata anche ai Golden Globe! È una modella, ha recitato Hermione Granger, se non te sei reso conto, ma credo che sappiamo entrambi che te ne sei reso conto benissimo. – lo guardai come solo un vero killer sapeva fare.
- Non dovevo raccontarti nulla, Jason. – dissi mesto.
- Oh ma andiamo! Dovevi pur sfogarti con qualcuno, forse non l’avrai detto neanche a tuo fratello. E dato che ti sei sfogato con me, vuol dire che a me un po’ ci tieni. – feci una risata.
- Questa è bella, Jason, davvero! – risi con disprezzo. Lui mi guardò ovvio, quell’espressione irritante di quando aveva ragione. Ci stavamo incamminando lungo il red carpet, che svoltava a destra, quella parte del tappeto non so perché ma era piena di coni divisori, come nelle autostrade ancora in lavorazione. Mi sembrò strano in un’occasione come quella. Ma non ci badai poi così tanto. Davanti a me, stava un gruppo di persone in smoking, una ragazza che aveva un abito rosso e che era circondata da altre ragazze con dei vestiti senza… ehm… come si dice?
- Jason come si dice quando i vestiti sono senza le maniche? Come quella lì. – indicai con gli occhi la ragazza dal vestito rosso.
- Senza spalline, James. – fece rivolgendosi come se fossi un poppante.
- Scusami, Jason ma a me piace toglierli solo i vestiti, come si chiamano o come sono non mi interessa. – per poco sembrò non toccarsi la fronte, spazientito, come nei cartoni animati. – comunque… dov’eravamo? Ah sì… senza spalline. Stava salutando la folla, che la chiamava ad alta voce. Ma poi successe una cosa che mi paralizzò. Cadde a terra, e non sto scherzando, inciampò su uno dei coni e si stava aggrappando alla ragazza che era di fronte a lei, per poco non gli tirò i capelli. E già mi stavo immaginando la scena di come l’avrebbe scannata dopo. Dopo quello shock così naturale, per quella scena inopportuna agli Oscar, scoppiai a ridere e corsi verso di lei cercando di aiutarla. Anche se credo che gli uomini vicino a lei, lo stavano facendo benissimo. Riuscii a toccargli il braccio, mentre gli altri avevano le mani sulla loro vita e un ragazzo con i capelli neri molto corti e occhi azzurri gli prendeva la mano. Ci credo poi, che era caduta, aveva un vestito così stretto. E lei stessa era scoppiata a ridere, gridando: “ Non ancora! E non ancora agli Oscar!” Cavolo, era già successo! Certo che la ragazza, non è così portata per queste cose. Beh, nemmeno io d’altronde. Un altro po’ e dicevo qualche altra parolaccia, o avrei fatto direttamente qualcosa.
- Stai bene? – le chiesi.
- Oh sì, grazie mille, per avermi aiutata. – rispose tra le lacrime delle risate. Poi mi guardò sospetta, stringendo la sua borsetta e serrando gli occhi, come se fosse un ispettore della polizia. Notai che aveva dei bellissimi occhi azzurri, capelli corti, biondi. E quando sorrideva era davvero molto bella. Poi la sua espressione cambiò totalmente, aprì le labbra, sorpresa, i suoi occhi strabuzzarono e quel gesto e il trucco che aveva li rendevano ancora più belli. E poi la sua voce così goffa in quel momento, sembrò quasi rovinare la sua immagine, ma a me già stava simpatica da morire. – OH MIO DIO! TU… TU SEI FRED WEASLEY! IO AVEVO UNA COTTA PER TE DA PICCOLA, CAVOLO! Hai recitato in Harry Potter, vero? Io adoro Harry Potter! Sono praticamente una nerd! E la tua morte mi ha fatto morire, sul serio! Non potevi ribellarti a quella scena, tu dovevi vivere cavolo! – Ora sembrava arrabbiata. Wow… non so quante emozioni abbia provato in un solo momento. Ma risi, e soprattutto alla parte della cotta, cosa che a volte mi dicevano spesso. – E… e tuo fratello, non è qui? – ora delusa.
- No, purtroppo, anch’io l’avrei voluto qui, sinceramente. Ma poi come hai fatto a riconoscermi?
- Beh, nei film, sei sempre quello più carino, scusami George. E poi ero fissata quindi è ovvio che ti riconosco! E devo dire che anche coi capelli neri e la barba, non sei niente male! Peccato che sono fidanzata. – il ragazzo di poco prima coi capelli neri, fece un cenno con la mano. Lo guardai di sfuggita. Risi ancora.
- Non preoccuparti amico, non ruberò la tua stella cadente. – risero entrambi e tutto sembrò come non esserci, come la platea, il tappeto, quei vestiti sfarzosi. Tutto sembrava svolgersi come una normale chiacchierata in un bar, con delle birre, e delle patatine. I nostri PR, sembravano non esistere, era strano di come fossero agili a essere antipatici ma anche inesistenti allo stesso tempo. Poi la ragazza scosse la testa.
- Ah, scusami non mi sono presentata, sono Jennifer Lawrence…
- Hunger Games? – la interruppi.
- Sì. – sorrise.
- Ho adorato quel film, sai! Sei davvero brava, hai degli occhi che riescono a trasmettere tutto! Sei forte! – lei rise ancora. – Infatti, vorrei vedere anche American Hustle, credo che sarai stata fantastica anche lì. Beh, le cadute ti portano fortuna. – lei annuii. Con un’espressione un po’ allibita.
- Anche il tuo film non è male, non sono una patita di quel genere, ma Nicholas mi ha detto invece che ne è rimasto molto colpito! Sono davvero felice per te! – Jennifer avvicinò a lui il ragazzo. Ora che lo vedevo bene, mi sembrava anche di aver visto uno dei suoi film.
- X-Men! Sì… adesso so dove ti ho visto, e dove ho visto anche la tua bella ragazza! Eri uno dei miei personaggi preferiti! – lui sorrise e mi strinse la mano. Non sembrava di stargli molto simpatico, forse perché facevo dei complimenti alla sua ragazza. Oh… beh… chissenefrega!
- Hai fatto le foto, Fred? – sorrise, per aver pronunciato il nome.
- Devo fare anche le foto?! – dissi affranto, quella era la prima volta per me, e con sguardo assassino mi rivolsi a Jason.
- Sì, io le ho fatte poco fa. – sorrise. Lo feci anch’io per non farmi sembrare un po’ scontento del mio PR, che mi guardava come se lui già lo sapesse, ma non ha voluto dirmelo. Sì, si era vendicato di prima, con una figura da scemo.
- Oh, va bene, allora vado anch’io, è stato fantastico conoscerti, sul serio! Anche te, Nicholas! Siete veramente magnifici! A dopo! – salutai e rivolsi loro un altro sorriso. Ma poi decisi di far innervosire un altro po’ il caro ragazzo dagli occhi azzurri. – Ah, Lawrence? – lei si girò di scatto, era sottobraccio al suo ragazzo.
- Sì? – sorrise, aveva un sorriso raggiante.
- Se ti capita di cadere di nuovo, chiamami. – risposi, alzando un angolo delle labbra. Lei sorrise e mi fece un cenno d’assenso con la mano, come se stesse mimando una pistola.
- Contaci James! – Nicholas la guardò allibito, scuotendo la testa, e guardando me e lei stranito, come se fosse in un mondo parallelo. Poco dopo la sentii dire: “Dai, stavo solo scherzando!”. Risi alle sue spalle, sì... forse era la ragazza più divertente che avessi mai conosciuto. Mi stavo dirigendo al tappeto rosso, con diversi stand, dove i fotografi ci fotografavano con questi alle spalle. Tra questi stand poi si ergevano delle statue dipinte d’oro che avevano la forma della statuetta che donavano agli Oscar. Guardai il mio PR, in cerca d’aiuto, ma sembrava che lui non voleva darmelo per niente. Lo guardai con insistenza, mentre lui faceva lo stesso di sfuggita, facendo finta di essere applicato col suo smarth phone. Poi mi guardò, come se finalmente si fosse accorto di me.
- Che c’è?! – sbraitò.
- Non dovresti dirmi dove andare, forse?! – gli spiegai un po’ irato.
- Oh, ma certo! Trova un posto libero e vedi se fanno le foto a quel bel faccino che ti ritrovi. – alzai un sopracciglio e scossi la testa, ragionare con Jason era una cosa, a volte, pressoché impossibile. Però come un’imbecille feci quello che mi disse. Vidi come gli altri attori posavano davanti agli obiettivi, e feci lo stesso, ma comunque non sapevo come muovermi. Mi sentii all’improvviso molto a disagio, e con un’espressione spaesata in volto. Ma poi Jason, per non perdere il lavoro, decise finalmente di placare le mie pene, e di aiutarmi. Il suo IPhone andò in tasca e poi mi raggiunse, dietro di me. Bisbigliandomi le azioni che dovevo compiere.
- Vedi lì, c’è uno spazio libero, tu cammina normalmente, poi saranno loro a chiamarti, io starò dietro di te. – annuii con un sospiro, per incoraggiarmi e poter finalmente desiderare di sedermi su quelle poltroncine di velluto rosso. Mi tirai i bordi della giacca, e proseguii. Sentii Jason fare un sorrisetto, ma quando mi girai sembrò totalmente annoiato e infastidito da me. Uno dei fotografi mi chiamò e mi posizionai davanti alla pedana e in fondo alla mia sinistra c’era l’enorme statua dell’Oscar. Ma Jason mi diede una piccola spinta, inaspettata. E mi insospettì che quel gesto non era per niente casuale. Mi girai verso di lui, mentre quella spinta mi portava in una direzione diversa, a pochi passi dov’ero io. E la mia puntuale fortuna, mi fece scontrare contro qualcuno, e sperai fortemente che non fosse uno importante. Già nella mia mente mi si immaginavano le risate dei presenti, e di tutta la popolazione, che avrebbe visto quell’imbarazzante foto, che mi avrebbero scattato i fotografi. Jason l’avrebbe pagata cara. Forse l’avrei licenziato, ma sapeva anche lui, che non ci sarei riuscito. Troppo buono. Non si direbbe, eh? Sentii che quel qualcuno fece un urletto e si sbilanciò perché non sentii più il suo contatto con il mio. Con quel urletto sperai che non fosse un uomo, perché a dir la verità mi sembrò un po’ troppo effemminato. Guardai truce Jason, prima di girarmi e vedere chi era la vittima che avevo beccato. Decisi di rimanere fermo, senza un velo di imbarazzo che i fotografi potessero immortalare. Dovevo essere… figo, sì… anche in quell’occasione. Figo! Ma quando le mie iridi catturarono la persona, la volontà di essere figo, se ne andò proprio a farsi fottere. Davanti ai miei occhi si presentò la donna più bella che avessi mai visto, e per poco non cominciai a raffica di farle una serie di domande, e di scusarmi senza sosta, dando la colpa a Jason e poi far mostra del mio fascino. Ci voleva solo qualche parola giusta, per aggiustare le cose. Si stava prendendo il vestito da una parte, per non inciampare nelle scarpe, e non cadere nel bel mezzo del tappeto rosso. Non volevo che sulle copertine dei giornali, ci fossimo noi due, con lei letteralmente ai miei piedi. Trovando poi il giusto equilibrio, si sistemò la lunga gonna nera del vestito, e alzò lo sguardo verso il suo assalitore, cioè me. Ma poi non mi ci volle molto, nell’associare quel viso di qualche anno fa, a quello. Era lei, cavolo! Sembrava cambiata ma sempre la stessa allo stesso tempo. Quel vestito e quel trucco, tutta lei, sembrava più grande ma sempre la stessa ragazza buffa che conobbi durante le riprese. Che di solito mi ritrovavo ad osservare, senza sapere il motivo. Che mi aveva aiutato in alcune occasioni. E adesso mi ritrovai più ammaliato di quando ero nel quarto film della saga. Anche lei sembrò strabuzzare gli occhi nel vedermi, forse non si era dimenticata di me? Con tutti quei servizi fotografici (non che io li andassi a vedere o che li sapessi a memoria, certo) e con tutti quei film, credevo che ormai io non sarei stato più niente. Soprattutto me, perché io non ero nient’altro che un puntino in quel cast. Io e lei non ci parlavamo quasi mai, e tutto mi sembrò così eccitante e strano allo stesso tempo. Ma per quanto riguarda la sua memoria non ebbi alcun dubbio dopo che lei trovò il coraggio di aprire bocca.
- James… - mormorò, una voce lieve, dolce, come sempre me l’ero ricordata.
- Emma. – accompagnai il suo nome con un cenno del capo, allungando le labbra. Era a dir poco, bellissima! Non credevo che trovarmela di fronte, dopo pochi anni dalla fine della saga, mi avrebbe destabilizzato così tanto. La trovavo così bella che a volte mi incantavo letteralmente, e avrei voluto non sembrare un deficiente ogni volta che cadevo in trans.
- Ehm… ti vedo bene, come stai? – disse titubante, per un momento credetti che non volesse essere guardata, ma non so se era la sorpresa di vedermi… o… qualcos’altro.
- Oh, bene… tu, tu sei bellissima, dico sul serio, non è uno dei miei scherzi, giuro! – rise e si aggiustò la ciocca castana che le era caduta davanti agli occhi, le mie mani in quel momento continuavano a cercare le tasche. Sembrava che in quel momento si trovassero al sicuro lì dentro. Vagò un po’ il suo sguardo su qualsiasi cosa che non fossi io. Faceva così quando era nervosa, o quando si sentiva a disagio, oppure era la timidezza a ingannarla. Ma questo… come faccio a saperlo?! 
- Sei cambiato, sai! – mi disse, e finalmente trovò il coraggio di guardarmi negli occhi. Io le rivolsi un sorriso sghembo.
- In che senso… più affascinante, Watson? – lei scosse la testa, mostrando un sorriso che spiccava con quel rossetto rosso che gli avevano messo.
- No, ritiro tutto, non sei cambiato per niente. – ridemmo entrambi, e mi sembrò che si stesse adeguando a quella situazione. Stava diventando se stessa. Come quei momenti fatti di risate dietro le quinte della saga.
- Devi fare le foto anche tu? – mi chiese, mi ritrovai catturato nei suoi occhi. Dio… quanto sto diventando sdolcinato!
- Sì! – risposi, annuendo vigorosamente con la testa. Dai, James non hai il Parkinson! Notai Jason con la coda dell’occhio. E non aveva una mano poggiata sulle labbra per provare le sue facce da sorpresa, per quanto sarebbe venuto il suo compleanno. Ma stava ridendo di me. E per questo non ci voleva un laureato. Emma mi guardò come se volesse qualcosa da me, poi guardai gli altri attori, c’erano un uomo e una donna in quasi tutti gli stand a fare le foto. E come avevo notato mi sembrava che Emma era rimasta sola. Non c’era nessun accompagnatore. Dai! Ma come si fa a non stare con lei! Guardai gli altri attori, con sguardo scaltro e poi mi soffermai su di lei. Era il momento di sfoggiare il vero me. Le circondai le spalle col braccio e l’avvicinai a me. Dopo passai il mio braccio alle spalle alla vita, e con quel tocco, mi sentii un po’ agitato. Anzi mi invogliava a pensare cose, che in quel momento non si dovevano pensare. Lei sorrise, forse un po’ imbarazzata per quel gesto, ma sembrava non negare il mio tocco su di lei. I fotografi cominciarono a fare quello che io avevo prefissato nella mente. E flash da ogni direzione ci investirono. Il sorriso, scaltro, maligno, furbo, e ovviamente seducente che Dio mi aveva donato, si mostrò sul mio volto. Io e Emma ci ritrovammo a guardarci per un periodo che forse io lo trovai quasi infinito. Lei sorrise e ritornò a fissare i fotografi con un sorriso stampato in faccia. Quando abbiamo finito, le porsi il braccio che lei prese e intreccio col suo.
- Grazie James, credo che mi hai salvato da una noia permanente. – la mano che non era al suo contatto, si infilò nella tasca, ancora!
- Ah si?! Credevo che ti trovassi a tuo agio, dopo tutto quello che hai fatto. – un angolo delle labbra si alzò, e lei si ancorò al mio viso, o forse ero io che stavo facendo solo film mentali.
- In realtà no! È la prima volta per me agli Oscar, non c’era nessuno, e il mio fidanzato non voleva venire, non gli interessano queste cose. E non c’è nessuna faccia amica con cui posso stare, ma solo il mio PR, Luke. – mi voltai e vidi un ragazzo affianco a Jason, insieme camminavano dietro di noi. Come se stessimo facendo una marcia nuziale. Alzai la mano per salutarlo e lui ricambiò.
- Il tuo PR è simpatico? – dissi. Mi guardò alzando un sopracciglio.
- Ehm… sì, perché? – rise. Mi voltai verso Jason.
- Vedi, Jason! Solo io ho un rompiscatole come te! – Emma scoppiò a ridere, mentre guardava Jason sbuffare spazientito per l’ennesima critica che gli rivolgevo.
- Ma sei tu che non vuoi seguire l’etichetta, James!
- Ma non è colpa mia se sono bello, e che con qualsiasi cosa che indosso sembro un modello, potevo venire agli Oscar in tuta, e nessuno se ne sarebbe accorto! – Emma mi guardò mentre tentava di dire qualcosa tra le risate.
- Sai, forse è vero! – mi voltai verso di lei sorpresa, ammirando quella confessione da parte sua.
- Oh, vale lo stesso anche per te Watson! Sei sempre stata bella. – ritornò seria.
- Stai dicendo sul serio?! – mi fissò indagatrice.
- Certo, che domande! – sbuffai ironico. E giurai che Jason e Luke stessero battendo il cinque alle nostre spalle. Con una frase del tipo:” Sta funzionando!” Ok, c’era sotto qualcosa, ma non ne volevo sapere niente, adesso.
- Hai incontrato qualcuno di interessante? – mi chiese mentre stava comodamente passeggiando sotto al mio braccio verso le grandi porte che conducevano al teatro.
-  Jennifer Lawrence, è fantastica! – lei strabuzzò gli occhi.
- Fai sul serio?! – esclamò.
- Certo! È caduta sul tappeto rosso, mentre io le stavo passando accanto, e si vede che stava avendo uno svenimento per la mia bellezza, ah… le donne! – le strappai un’altra risata.
- Oh, non credo proprio che sia caduta per la tua bellezza, Phelps. Forse si era sorpresa così tanto, che ormai agli Oscar fanno entrare chiunque, che ha avuto un collasso nervoso. A meno che esista.
- Nah, sono sicuro che è la prima opzione. – ridemmo entrambi e mentre stavamo attraversando la grande soglia degli Oscar, c’erano altri spalti pieni di fan, accanto a questa. Con cartelloni, e vidi uno con su scritto “Fremione” sembrava fatto a momento. Fremione… cos’è?! Una malattia?! Guardai sospetto il cartellone finchè non ci furono le colonne dell’edificio ad offuscarmi la vista. Altri fotografi erano presenti all’interno, ci scattarono, per mia fortuna le ultime foto. Quando entrammo nel teatro, per poco non svenni. C’era questo enorme spazio, tutto tappezzato di rosso, e lì in fondo quell’enorme palco. Dove tutti gli occhi degli spettatori potevano vedere l’esibizione. Mi sentii quasi il padrone del mondo, davanti a tutto quella magnificenza. Davanti tutta quell’arte.
- Ti senti bene? – Emma affacciò il suo viso al mio.
- Oh, certo, scusa, è-è semplicemente magnifico! – ammisi, anche lei si ritrovò a guardare quella bellezza, e ad annuire insieme a me.
- Beh, io andrei il mio posto adesso… - balbettò.
- Ah, non ci pensare neanche Watson, sarò il tuo accompagnatore adesso! – le risposi accarezzandole la mano che era ancora sul mio braccio. Mi guardò sorpresa, e poi sorrise, stringendo ancora di più il mio arto, mentre io continuavo a tenerle la mano. Per un momento mi ritrovai a cinque anni fa, dietro le quinte, durante la pausa, a parlare con lei, e a dirci quasi tutto, come se fossimo stati amici da una vita. Come se entrambi già conoscevamo l’una dell’altra, senza neanche dirci troppo. Fino a quando non passammo a vederci tutti i giorni, lei mi aiutava con l’esame di maturità, perché non avevo assolutamente voglia di studiare, e poi diventò la mia migliore amica. Non c’era bisogno che parlassimo molto. Ma non so come, ci capivamo. E dentro di me si scoprii la nostalgia di ritornare a quei momenti. E quei pochi anni che ci hanno diviso, in quel momento sembravano, non essere mai esistiti.
- Grazie James. – sorrise e mi baciò una guancia. Ok, ora sì che mi ritrovai a pensare cose che la mia mente non si fermò a farle fluire. Non mollò la mia mano, e ci ritrovammo insieme, mano nella mano, a trovare il posto che ci avevano assegnato. Io presi quello di Luke, del suo PR. Mentre lui, prese il mio accanto a Jason. Almeno non dovevo sentirlo in continuazione. Seguimmo tutto lo spettacolo, in alcuni momenti i miei occhi sembravano abbassarsi, mi stava venendo un sonno, che a volte Emma mi scuoteva la spalla per svegliarmi, e poi rideva.
- Dai James, credo che tra poco tocchi a noi. – fece sia in tono divertito che di rimprovero.
- Ah si? - dissi stropicciandomi l’occhio. Feci uno sbadiglio, e poi mi rivolsi a lei. Nel guardarla mi sembrò di essermi svegliato, e non la smettevo di osservare le sua labbra, e non nego di ammettere che le desideravo davvero. Avevo il bisogno di toccarle, sfiorarle, assaggiarle. E non sapevo spiegarmi come tutti quei sentimenti si infransero dentro di me, facendomi provare una confusione nei miei pensieri, che non avevo mai provato. Forse tutto quello che avevo provato, che si era tenuto nascosto in quei pochi anni di lontananza tra noi, stava emergendo tutto in quel momento. E per poco l’ansia, l’agitazione, l’eccitazione, il desiderio, la felicità,  stavano per rigettarsi sulle mie scarpe. Poi dopo aver reso conto di quello che aveva detto. Strabuzzai gli occhi.
- “Noi” hai detto? – le sembrò compassionevole al mio viso dubbioso.
- Sì… poco fa Luke mi ha avvisato che dovevo salire insieme con te sul palco, per presentare la categoria Migliori Effetti Speciali. – Io a aprii la bocca sorpreso.
- Oh, quindi se tu la mia compagna! – lei strinse le labbra, in modo buffo.
- Beh, a meno che non ti dispiaccia, sì… sono io!
- No, affatto, anzi… è anche meglio! – sorrisi. Dopo a riprendermi dal sonno fu anche un uomo dell’organizzazione degli Oscar, aveva un auricolare che gli circondava la nuca, ed era venuto a chiamarci, dato che dovevamo presentare la categoria. Io e Emma ci alzammo e senza neanche accorgercene, notammo le nostre mani. Erano ancora intrecciate l’una all’altra da quando eravamo entrati nel teatro. Lei mi sorrise, maliziosamente, e poi si mise avanti a me, seguendo il ragazzo dell’organizzazione del dietro le quinte. Eh no, Emma, se fai così finisce che stasera non dormirò! Ci ritrovammo in un ampio corridoio coperto dalle tende rosse del teatro, dove c’era una televisione che mostrava quello che stava accadendo sul palco. Le gambe cominciarono a tremare, e ancora dovevo capacitarmi che tra poco migliaia di occhi sarebbero stati puntati su di me. Il mio respiro cominciò ad accorciarsi, e mi ritrovai a sudare freddo. Ad agitare le mani come se fossi stato punto da una tarantola velenosa. Anche Emma se ne accorse, dato che avevo la mano ancora legata alla sua. E mentre la guardavo, anche lei sembrò non avere una bella cera. Era così ansiosa, come uno studente che pregava Dio, di non essere interrogato quella giornata. Vederla in quel modo però, con la pelle così fredda, e i respiri corti, mi invogliò ad agire, e rassicurarla. Come dietro le quinte della saga. Quando ci ritrovavamo a ridere per quella scena che dovevamo fare insieme, e non riuscivamo a smettere. Perché l’espressione dell’altro ci portava a pensare ad altro, ad altre cose che facevamo dietro le quinte, e questo provocava in noi ilarità nel momento meno opportuno. Ma in quel momento non dovevamo ridere anche se ne avevo una voglia matta, di stare su quel palco, e fare qualche scena delle mie. Mi misi di fronte a lei, le nostre dita si sfilarono e portai le mie mani sulle sue braccia.
- Guardami, ok? – lei lo fece. – Andrà bene, fidati. In fondo è come se dovessi recitare. Respira… - lei annuii.
- Mi guarderanno migliaia di persone famose! – si allarmò.
- Beh, guarderanno la ragazza più bella del mondo, Watson! – mi stupii io stesso di averlo detto ad alta voce. I suoi occhi mi guardarono più sicuri, e la sua bocca si allungò. Per poco, non mi ritrovai a baciarla lì all’istante. – E poi guarderanno anche me, non credi che sia agitato anch’io?!
- Beh, prima stavi tremando come se avessi visto un fantasma, ed è strano perché di solito sei così sicuro di te, e questo mi piace da morire! – alzai un angolo delle labbra, malizioso.
- Ah quindi, ti piaccio eh? – un po’ di rossore le colorò le guance.
- N-non intendevo te! Ma il tuo carattere, idiota! – cercò di essere se stessa, ma non fu così convincente.
- Sì, dicono tutte così, aspetta qualche ora, Watson! – forse quel sorriso maligno che stavo mostrando non era degno neanche di Fred Weasley. Lei si fece ancora più rossa. E poi con un schiaffo mi colpì un braccio.
- Sono fidanzata, James! – cercò di protestare, ma forse non ne sembrò convinta nemmeno lei.
- Ribadisco il concetto: aspetta qualche ora… - lasciai la frase in sospeso, mentre le mie labbra gliela sussurravano all’orecchio. Me la ritrovai così vicino a me, che la voglia di baciarle il collo fu quasi difficile da fermare. Il suo odore mi invogliava troppo, per stare calmo.  Le mie mani le sfioravano ancora le braccia, accarezzandole con delicatezza. Quel vestito che indossava, e le pose che usava per le foto rendevano i miei pensieri come un film a luci rosse. Lei fece un sospiro, quasi sorpreso. E per stemperare l’imbarazzo, provò a sorridere. Il ragazzo che ci aveva chiamato qualche minuto fa ci disse che dovevamo dividerci, così ognuno sarebbe uscito ai lati del palco.
- Cosa, ci dobbiamo dividere?! – chiese Emma. Il ragazzo dell’organizzazione, la guardò come se stesse guardando un vecchio un po’ fuori col cervello.
- Ehm… sì, signorina Watson. – I suoi occhi cominciarono ad allarmarsi, perché non avevano una visuale fissa. Mentre dalla sua bocca provenivano quasi dei gemiti, come se le uscisse sangue da una ferita profonda.
- Stai calma… quando usciamo, tieni gli occhi fissi su di me. Lì fuori non c’è nessuno Emma. Guarda me, concentrati su di me, pensa alle risate dietro le quinte, pensa quanto ci divertivamo, pensa a noi, Emma. Quando vedi me, mentre raggiungiamo insieme quel microfono, pensa a tutte queste cose. Ok? – le sorrisi, per far si che trovasse in lei, il coraggio che aveva sempre avuto. Ma che a volte andava mancare, a causa delle troppe emozioni.
- Ok, sì… andrà bene. – annuì con vigore, mentre mostrava un sorriso soddisfatto. Mi guardò e poi con uno slancio, le sue braccia mi circondarono. E la sua testa si appoggiò alla mia spalla. Rimasi colpito da quell’azione che per poco non ricambiai l’abbraccio. Ma riuscii subito a recuperare. La strinsi così forte che per poco non la facevo respirare. Cercai di non toccarle i capelli, altrimenti avrebbe dato la colpa a me, per non averla fatta apparire meno sconvolta. Quando ci dividemmo, le mani andarono subito alle tasche, e mi sentii più a mio agio. Due ragazzi con, anche loro, piccoli microfoni a circondarli la nuca, scortarono me e Emma, alle nostre posizioni. Ci fu in lontananza, un altro sguardo di Emma, il quale io ricambiai con un sorriso, per rassicurarla. Un’altra attrice ci presentò, e perfino sentire il suo nome e anche il mio, in un’occasione come quella, mi sembrò strano, anche se già  sapevo che doveva capitare. Una canzone attaccò, appena detti i nostri nomi, e i miei piedi cominciarono a muoversi da soli. E neanche io sapevo dove avevo trovato tutta quella sicurezza. Il pubblico famoso, cominciò ad applaudire, e io mi rassicurai. In fondo al palco, vidi Emma, forse le mie parole le furono molto di conforto, perché sembrava stesse mangiando il palco. Avevo uno sguardo, sicuro. Totalmente diverso da poco prima, aveva una camminata sicura e sinuosa. La bocca socchiusa in un sorriso ammiccante, mentre mi guardava che andavo verso di lei. Ora sembravo io quello con un attacco al cuore. Raggiungemmo il microfono insieme, e ci guardammo come vecchi amici. Per scherzare ognuno fece l’inchino all’altro, e poi per primo raggiunsi il microfono, dato che dovevo essere il primo a parlare. Ai primi posti vidi Jennifer Lawrence. E i miei pensieri uscirono così spontanei che la sala non poté evitare di ridere.
- Oh guarda Emma, c’è Jenn! – la indicai sorpreso di vederla ancora, e poi la mia mano cambiò salutando come un bambino dell’asilo. Emma rise al mio fianco, e la salutò anche lei. Che insieme a tutti gli altri si ritrovò a salutare anche lei come una bambina alle prime armi. – Bene, avendo salutato la Ragazza di Fuoco, mi limito a presentare la categoria. – il pubblico rise ancora. Quando annunciai la categoria, feci continuare poi a Emma, che elencò tutti i film nominati. Aveva una voce concentrata, attenta a non fare nessun minimo errore di lettura, o di pronuncia. Anche perché detti da lei, suonavano decisamente meglio.
- E il vincitore è… - dissi, aprendo la busta, che poi passai a Emma, che sorrise. – A te l’onore, Granger! – sputai fuori, seguito da altre risate.
- Alfonso Cuarón con Gravity! – Wow, io avevo una grande stima per quell’uomo, e il film era assolutamente fantastico! E poi ha girato anche il terzo dei nostri film su Harry Potter. È stato il regista migliore che abbiamo mai avuto. Tutta la trup degli effetti speciali salii sul palco, e io e Emma dovevamo assicurarci di ringraziarli, e stringere la mano a tutti loro. Alla fine, date loro le statuette, presi la mano di Emma, e ci mettemmo dietro di loro, ascoltando i loro ringraziamenti, per poi finire di seguirli, fino ai nostri posti. Vidi Luke e Jason che ci ammiccavano con gli occhi. Quei due sono pazzi. La serata, dopo questa lunga tensione che ci aveva assalito, proseguii alla meglio. Ellen, la presentatrice, fantastica donna tra l’altro, ebbe il coraggio di ordinare della pizza in teatro, e al secondo tempo arrivò un fattorino, con cinque cartoni di pizza. Io ne presi subito una, e la offrii a Emma, ma non feci neanche in tempo a prendere la mia, che Ellen già sparì. Rimasi un po’ deluso. Stavo morendo di fame da stamattina!
- Oh grazie James, stavo morendo di fame! – Emma le diede un bel morso, e si sporcò la punta del naso. La guardai, e tra le risate gli indicai dove si era sporcata. – Oh non ho neanche un fazzoletto… - disse.
- Non preoccuparti, ci penso io. – feci risoluto, le presi il viso tra le mani, e con la lingua le accarezzai il naso. Così veloce, che gli altri non avevano visto niente. Lei si avvampò e si fece così rossa che il trucco sembrava non esistere. I suoi occhi si spalancarono, per poi pestarmi con violenza il piede affianco al suo. E la punta del tacco mi prese in pieno. Mi piegai in due.
- Ma sei scemo, forse! – sbraitò a bassa voce. – Siamo in un luogo pubblico, con le telecamere, se non te ne sei accorto, agli Oscar!
- E se non mi sbaglio stai mangiando una pizza, agli Oscar, che ha portato un normale fattorino! – le feci notare. – Questo vuol dire che può succedere qualsiasi cosa agli Oscar, cara Watson. E poi il tuo imbarazzo, mi fa capire che alla fine, non ti è dispiaciuto così tanto. – cominciò ad assumere atteggiamento Hermione Granger.
- Vuoi per caso un altro calcio, Phelps?! – quasi mi convinse.
- No grazie, in realtà vorrei un po’ di pizza, che la mia fetta non sono riuscita a prenderla… potevi anche ringraziarmi comunque. – per dispetto, lei si mangiò l’altra parte che era rimasta.
- Ti ringrazio! – disse dopo aver deglutito. Dopo la pizza, ci fu un altro evento divertente, Ellen, che fece un selfie, con Jennifer Lawrence, Brad Pitt, Meryl Strep, Gesù, Julia Roberts, e addirittura Angelina Jolie! No, non potevo perdermi questo momento. Tirai Emma a me, la feci alzare il più velocemente possibile, ci infilammo anche noi, nella foto, alla sinistra di Ellen, e facemmo delle facce buffe. Per fortuna eravamo arrivati giusto in tempo. È stata la foto più bella della mia vita, ed ero proprio sotto ad Angelina Jolie! (Vi prego, non prendetelo come un doppio senso!). Finalmente, dopo la premiazione dell’attore e dell’attrice protagonista, la serata era finita. Io e Emma ci alzammo insieme agli altri attori. E il desiderio di staccarci le mani, era troppo lontano. Forse era per l’incontro inaspettato, forse per la lunga assenza, e finalmente vedere una faccia amica, forse perché non si voleva perdere nella folla. Ma se forse avrebbe cercato di togliere la sua mano nella mia, mi sarei sentito a disagio. Quando uscimmo, ci ritrovammo di nuovo sul tappeto rosso. Incontrammo altri attori, come Will Smith, Robert De Niro, e anche Jared Leto. E anche se non sapeva chi diavolo fossi, lo salutai come se davanti a me ci fosse stato il mio migliore amico. Beh, almeno adesso mi conosceva. Ad ogni attore famoso che incontravo e che mi stava simpatico, portavo sempre Emma, e lei non si dispiaceva affatto. Tenevamo le nostre mani dietro di noi, così da sembrare agli altri solo molto vicini, ma niente di più. Poco più avanti incontrai Will Smith insieme a Jennifer Lawrence, la salutai ancora. E finalmente anche Emma e Jennifer parlarono, Jenn era anche fin troppo entusiasta! Poi se ne uscì fuori un altro selfie. Già non lo sopportavo. Fare le foto non era una cosa che mi entusiasmava poi così tanto. Ci volle ancora un altro tratto di tappetto rosso, e intanto conoscemmo Julia Roberts e Anne Hathaway. Una volta salutate, ci guardammo indietro, per vedere se Jason e Luke, erano ancora al nostro passo. Entrambi avevano appena chiamato gli autisti, per portarci le nostre auto.
- Beh, quindi le nostra strade si dividono qui? – Emma parlò e sembrò che nella voce avesse un po’ di amarezza.
- Beh direi di sì. – risposi, con un finto tono allegro. Lei se ne accorse. Guardò in basso e slacciò con riluttanza, accompagnato da un sospiro, la sua mano dalla mia. Anch’io guardai il gesto, ma mi soffermai più su di lei che sulle nostre maini. Vorrei passare con lei più tempo, pensai. Non volevo ancora abbandonare una faccia amica, o per lo meno non volevo abbandonare lei. Sono stato così bene, che forse non mi ricapiterà più, era la prima volta che ci vedevamo e forse non sarebbe capitato più. Cosa posso fare? Ma poi l’illuminazione arrivò.
- Perché dirci “addio” così in fretta? – lei mi guardò dubbiosa. Alzando un sopracciglio.
- Che vuoi dire? – chiese innocente.
- Beh, Watson, io ho una gran fame, non ho mangiato da stamattina, e ti sei anche mangiata tutta la pizza da sola. Quindi… vorresti venire a cena con me? – alzai un angolo delle labbra vedendo le sue espressioni. E i miei occhi la squadrarono con desiderio, come se potessi vedere anche quello che c’era sotto il vestito.
- Fai sul serio? Io dovrei… andare, dovrei… fare le valigie, dovrei… andare a Londra, di nuovo! Dovrei… vedere Matt… - a sentire il suo nome, alzai gli occhi al cielo. Come se potesse essere, anzi lo era di sicuro, un viscido essere che non aveva niente di meglio da fare che stare con lei.
- Dai, andiamo!  Sempre con questo tuo fare ligio e rispettoso… perché non vuoi divertirti più del necessario? – lei si sorprese.
- Guarda che se sono arrivata a questo punto, è perché sono ligia e… rispettosa! – titubò nell’ultima parola, perché si era resa conto di assumere un atteggiamento quasi infantile.
- Dai, stiamo alla larga da tutta questa folla, dalle grida, dai PR, soprattutto da loro, ci sarà privacy, Emma… vuoi davvero rinunciare a tutto questo?! E ovviamente, i fotografi che domani ti aspetteranno all’aeroporto dopo rinunceranno e il giorno dopo sarai libera! Nessuno a fotografarti! E ti faccio notare, carissima Watson che anch’io dovrei andare a Londra domani… perciò perché negare un’occasione come questa, con una compagnia così sexy come me? E anche divertente per giunta. – Emma ad ogni frase rispondeva con un accenno del capo.
- Lo sai che ammettere di essere sexy ti fa sembrare gay? – rispose.
- Ma sono sexy comunque, perciò che cambia, e non sono neanche omofoba. – feci risoluto. – Allora ci stai?
- Dovrei avvisare Matt…
- Oh, piantala di pensare a quel tipo! – le strattonai un braccio e la portai all’auto, dove all’interno c’era il mio autista. Gli dissi qualcosa all’orecchio e lui riluttante abbandonò la macchina, e questo sotto gli occhi di Luke e Jason.
- Non preoccuparti amico, te la riporto indietro. – “rassicurai” Luke, mentre prendevo il posto del volante, per poi sfrecciare verso la strada.
- James, cavolo, va piano! Non abbiamo rapinato una banca! – Emma si manteneva con entrambe le mani, allo schienale, e alla portiera dell’auto. Beh, due cose che adoravo erano insieme a me in quel momento, guidare e lei. Anche se con riluttanza allentai il piede sull’acceleratore, ero felice che lei fosse in macchina con me.
- Ok, calmati, ma se ho la strada tutta mia, perché non dovrei farlo! È così eccitante! – feci entusiasta. Lei neanche badò alle mie parole.
- E poi non ti ho neanche dato il consenso, lo sai vero che questo è sequestro di persona? E poi ci saranno state almeno una centinaia di persone che ci hanno visto sfrecciare in questo modo. Chissà cosa avranno pensato… a qualcosa…
- Di sconcio magari? O magari no. Ma soprattutto chi se ne frega! Le persone in ogni caso ti criticheranno. Per qualsiasi cosa che fai, anche se giusta, e soprattutto da te stessa. Perciò smettila di portare bene quell’etichetta e rilassati. E poi si chiama sequestro di persona, quando la persona in questione viene portata con la forza e si rifiuta di essere sequestrata. Ma tu non mi sembravi tanto convinta nel negare la mia proposta. – Emma rimase spiazzata dalle mie parole, forse potevo dire che era anche d’accordo. Perciò per non essere umiliata, si sedette comodamente sul sedile della macchina, e mise le braccia conserte. Quando era nervosa, lo faceva sempre. Beh, alcune cose non erano cambiate dopotutto. Dopo ore di silenzio, ricominciò a parlare.
- Perché eri nervoso prima? Durante tutta la sera. – mi chiese, mentre mi scrutava di sottecchi.
- No, non lo ero. Forse quando dovevo annunciare la categoria, ma per il resto ero… io. – risposi, guardando lei per un secondo, perché dovevo guardare con attenzione la strada.
- No, ti mettevi le mani nelle tasche in continuazione, James. Perché? – Per poco non rimasi a guardarla, dimenticando che potevamo morire da un momento all’altro.
- E tu che ne sai? – sbuffai.
- Dai, James, ti conosco più di quanto pensi. Perché devi sempre nasconderti dietro le tue battute e non ammetti la verità? – aveva uno sguardo persistente su di me. Io, che ormai mi ero ripreso da quello sfarzo mi tolsi il papillon che avevo al collo, con l’altra mano, e mi aprii il primo bottone della camicia. Mi passai una mano tra i capelli con un sospiro, come se fossi in punto di morte, come se confessargli tutto o meno. Alla fine decisi.
- Senti, Emma, i…io mi sono sempre sentito inferiore come attore, dai… guardami… non sono niente, non sono come Di Caprio, o come quell’altro che ha vinto l’Oscar…
- Matthew Mc…
- Non mi interrompere! – la interruppi. – Quindi non mi sono neanche sentito degno di far parte di tutto quello, di avere tutte queste attenzioni che prima non avevo. Beh, non così tante. Però recitare è sempre stato il sogno della mia vita! – ammisi.
- Allora, perché farsi tanti problemi?! Prendi per esempio Di Caprio… non ha vinto ancora un Oscar, dopo tutti i film belli che ha fatto, e sappi che io ne ho guardati molti dei suoi film, e sono davvero belli. Ma non mi sembra che si stia tirando indietro. Lui continua a recitare perché gli piace, è la sua vita! E tu non sei da meno, James. Sei bravo, affronta la vita, combatti per quello che credi e per quello che ami. E poi te lo meriti, sei una bravissima persona, James Phelps. E poi, cavolo, Martin Scorsese ha scelto te! Se sei insicuro della tua carriera di attore, allora sei proprio fuori! – disse ridendo all’ultima frase, poi il suo sorriso diventò lieve e la sua mano, che si scioglieva dalle sue braccia conserte, andò ad accarezzare la mia, che era sulle marce.
- Sai, sei brava con le parole, Emma Watson. – lei allungò le labbra e appoggiò la testa sul sedile. - E inutile che io ti chieda, il perché eri nervosa. Per poco non mi stritolavi la mano. – sorrise. – A volte non sopporti la troppa attenzione su di te. Queste occasioni ti mettono soggezione e ti chiudi a riccio. Non parli con nessuno, ti fai i fatti tuoi. Menomale che c’ero io altrimenti non avresti conosciuto nessuno. – si mise retta sullo schienale.
- Come fai a saperlo?
- Beh, diciamo che tu sei brava con le parole, io con gli occhi. – risposi.
- Oh, in questo caso, sei un ottimo osservatore. – alzai un angolo delle labbra.
- Cosa avresti fatto se… non avresti avuto successo come attore? – domandò.
- Non lo so, ecco perché forse sono più ansioso degli altri, perché non ho idea di cosa farò, e come ritrovarsi al quarto anno di liceo e chiedersi cosa vuoi farne del tuo futuro. Io devo ringraziare Harry Potter per questo, quella saga mi ha fatto capire cosa volevo diventare, cosa volevo fare della mia vita. Ed è stata l’esperienza più bella che mi potesse capitare, e poi ho conosciuto te. Non poteva andarmi meglio. – dissi ironico.
- Lo so, sei stato molto fortunato. – fece compiaciuta. – Non solo tu devi ringraziare quella saga, Phelps. A me manca ancora. E poi, ho conosciuto te! – rise.
- Oh, hai vinto la lotteria, allora! – dissi mentre svoltavo l’angolo. E c’era ancora un bel tratto da fare. – Tu, invece cosa avresti fatto? – Emma intrecciò le sue dita con le mie.
- Beh, intanto sto studiando, e tra qualche mese penso di laurearmi…
- Wow è magnifico! Non so come fai a studiare, ma è magnifico!
- Sempre contro lo studio James? – chiese sornione.
- Sempre! – risposi io.
- Non ti sembra un po’ familiare questa frase? – ridemmo entrambi, e intanto i miei occhi intravidero il ristorante. Passò un altro momento di silenzio. Sentivo il suo sguardo su di me, le sue carezze sulla mia mano. I sospiri che faceva.
- Lo sai… - colmò il silenzio – sei molto affascinante quando guidi. – i miei occhi la trovarono e tutto andò a farsi fottere. Superai il ristorante, ma lei non se ne accorse, dato che non sapeva dove la stavo portando. Un sorriso malizioso si fece spazio sul mio viso.
- Senti… dovrei… prendere il portafogli, l’ho lasciato in albergo. – mentii.
- Come fai a dimenticarti il portafogli in albergo?! – sorrise.
- Beh, dovevo andare agli Oscar, non credevo che dovevo pagare qualcosa?! – risposi ilare.
- Ok, va bene! – si arrese. Fermai la macchina, davanti l’hotel. Scesi e poi andai da lei, aprii la portiera e aspettai che si decidesse di scendere.
- Ma posso anche aspettare qui, perché dovrei scendere?
- Beh, non è da tutti vedere una ragazza bella in una macchina, vestita in modo sfarzoso, aspettare da sola. - risposi ovvio.
- Ok, mi hai convinto. – prese la mia mano, così trovò più facile scendere. Entrammo nella hall, la superammo, arrivammo nell’ascensore. Dove ci fu altro silenzio imbarazzante, sguardi furtivi e pensieri poco casti. Il suono dell’ascensore ci avvisò che eravamo arrivati all’ultimo piano. Con passo svelto, raggiunsi l’ultima porta in fondo al corridoio, presi la card da sotto il vaso che era appoggiato su un tavolino all’angolo del corridoio, dato che finivo sempre per smarrirla, era meglio lasciarla lì nascosta, e aprii la porta. Emma mi seguii e si incantò nel vedere la stanza. Aveva un’espressione quasi infantile, ma era una delle cose che mi piacevano di lei. La camera era attrezzata di divani, poltrone, lettini e un bel letto spazioso tutto tappezzato da classiche fantasie che di solito si trovano in albergo. E sembrò che quella comodità la investì, perché si tolse le scarpe con il tacco vertiginoso, che solo Dio sa come faceva a portarlo, e si rilassò toccando il morbido tappeto della camera.
- Avrei tanta voglia di sdraiarmi e dormire per sempre! – ammise, mentre si buttò sulla poltrona. – Quanto odio queste scarpe col tacco, Dio! – le scaraventò a terra.
- Beh, quindi non vuoi andare al ristorante? – lei mi guardò sorridendo.
- Ma perché, non era quello che avevi in mente fin dall’inizio? – okaaay, come cavolo hai fatto a capirlo?!
- Ehm… eh… è?! – risposi, si veramente convincente!
- Il tuo portafogli era in macchina, l’ho visto. Ma non ho detto niente perché non volevo farti sembrare un’idiota più di quanto non lo sei.
- Allora, perché sei salita fin qui, perché nella tana del predatore? – ammiccai.
- Beh, per dirti chiaro e tondo che non intendo fare assolutamente quello che ti passa per la testa, James! – si alzò sicura di se, venendomi incontro. - Ti voglio bene, ed è vero! Forse, ammetto che non avrei dovuto o fare certe cose, ma forse era la mia felicità di vederti, che ha scombussolato tutto, e ti ha fatto capire cose che hai frainteso. – davanti a me, senza le scarpe era molto più bassa di quanto la immaginassi. Ma non perdeva certo la sua bellezza. Infatti io ero completamente ammaliato da lei, e non sapevo come impedire la mia mente, di abbandonare quell’idea! No, James, non farlo!
- Emma… - sospirai. Ma l’istinto era troppo forte. Le mie mani le catturarono il viso. E finalmente le sue labbra non erano più una meta irraggiungibile. Lei fece un gemito contrariato, e le sue mani premevano fortemente al petto. Le concessi di farla respirare.
- Sono fidanzata, James! – disse riprendendosi dal bacio, ma lo disse in modo così lieve e così poco convinto che ritornò a guardare le mie labbra. Poi fu lei a riprendere il bacio, mi tirò a sé. La mia nuca fu invasa dalle sue mani, che si infilavano tra i miei capelli. Poi mi toccò la parte scoperta del collo. Mi chinai un po’ per facilitarle il gesto. Respirai i suoi sospiri accelerati, come se fossero l’ago che mi teneva in vita. Le sue labbra, erano morbide, calde e buone, come le avevo sempre immaginate. La strinsi fra le mie braccia e per poco non la feci alzare da terra. Ma decisi di tenere questo istinto conservato in me. Per aiutarla, man mano mi spostai verso il letto, dove mi sedetti. Lei a fatica, col vestito che si ritrovava, aprì le gambe e si sedette su di me. Mentre con le mani si impossessava del mio volto, e lo faceva suo. Le sue dita, scesero e andarono ad aprire i bottoni successivi. Mi sfilò la camicia. Mentre io con le mani dietro la sua schiena provai a sfilarle il vestito.
- C’è una cerniera… trovala! – disse con sospiri affannati alle mie labbra. Feci una smorfia, come a dire che sarebbe stato impossibile trovarla. Dato che le cerniere di quei vestiti erano sempre minuscole, e io ne sapevo qualcosa. Lei rise. – Ok, aspetta. – scese e si sedette sul letto, aspettando che io aprissi il vestito. Per miracolo trovai la cerniera, e con fluidità scese fin sopra il suo fondoschiena. Con delicatezza si alzò e si scostò il vestito. La sua schiena nuda si mostrò a me. Ma ormai era troppo tardi per avere scrupolo. Le mie labbra si impossessarono della sua schiena, che baciai fino al collo. Che lei alzò fino a posizionare la sua testa sulla mia spalla. Man mano, la aiutai a scostare il vestito. Le presi la vita e la feci sdraiare sul letto, sotto di me. Il resto del vestito cadde, fluido fino a terra. Io mi tolsi la camicia, e il suo seno andò a contatto col mio petto. Subito mi afferrò le spalle, mentre io continuavo a baciarle ogni parte del corpo nudo che trovavo. Ripresi fiato, e i nostri sguardi si incontrarono.
- Ma cosa stiamo facendo?! – chiese.
- Beh, io sto combattendo per quello che amo. – risposi. Lei mi fissò sorridendo e forse mostrando un po’ di occhi lucidi. Prese il mio viso e baciò le mie labbra delicatamente.
- Lo so che forse è troppo tardi per dirtelo… - bisbigliò. – ma ho sempre avuto una cotta per te, dopo Tom Felton. – rise.
- Oh, divertente! – feci. Le mie mani andarono fino alla vita, dove c’erano ancora le calze da sfilare. Lo feci. Mentre lei giocava col bottone dei pantaloni, che subito sfilò, aprendo la cerniera. Che rivelò con più evidenza, la sporgenza che cercavo di nascondere. Mi sfilai i pantaloni, e poi con difficoltà, cercai di portare le coperte del letto su di noi. Lei capii e mi aiutò. Ridemmo entrambi per quel momento goffo che ci ritrovammo a compiere. Sembravamo quasi dei liceali alle prime armi. Ma questo momento sarebbe passato subito… dopotutto… io… ero io! Le presi ancora il viso tra le mani, la baciai a fondo, i suoi sospiri accelerati mi invogliavano, i suoi gemiti. I suoi fianchi che premevano sul mio. Anche l’ultimo indumento andò via. E per la prima volta, ci vedemmo sul serio. I nostri occhi si guardarono ancora, le nostre emozioni si toccarono. E tutto quello che avevamo paura di dire l’un all’altro dall’inizio del nostro incontro, adesso non c’era neanche bisogno di dirlo. Tutto era nei nostri sguardi. La guardai, mentre i miei sospiri andavano a scemare. Poi  con delicatezza, la penetrai e lei emanò un gemito dolce, tra quelle labbra socchiuse. La baciai ancora, perché era tutto quello di cui avevo bisogno. Con delicatezza la facevo mia, in un ritmo che poi si intensificò. I miei sospiri si stavano facendo pesanti. I miei gemiti raggiungevano il suo orecchio. Tutto mantenendo sempre quella delicatezza, che richiamava l’amore. Perché sì… alla fine, era quello! Io ero innamorato di lei. Ed era la prima volta che lo ammettevo, era la prima volta che i miei occhi vedevano la verità. Lei si aggrappò a me, in una stretta quasi mortale, inarcò la schiena e i suoi gemiti divennero più intensi. A tratti gridava il mio nome, ma era così presa dal piacere, che non riusciva neanche a dirlo tutto. L’estasi ci raggiunse entrambi, e i miei gemiti scemarono insieme a quelli di lei. Ma questo non mi fermò a baciarla ancora, ad assaggiare la sua pelle. La guardai, mentre lei schiudeva gli occhi, e li apriva verso di me.
- Ti amo… e ho trovato solo adesso il coraggio di dirtelo. Scusa. – dissi, era quello il vero coraggio. Dire alla persona che ami, che l’ami davvero. E non aspettare che lo faccia lei. O trovare il coraggio solo per annunciare una categoria su un palco. Capii che quello, quello era coraggio.
- Beh, non sono stata chiara nemmeno io… - ammise. – Ma ti amo, James, e ho paura.
- Oh, credimi stavolta anch’io.
La mattina seguente, lei era sul mio petto, che dormiva beatamente. Fui svegliato dallo squillare di un telefono e vidi che era quello di Emma, sul comodino. Lo presi, sopra lampeggiava “Matt”. Feci un verso disgustato, e poi risposi al telefono.
- Ciao, Matt, sono un amico di Emma. Lei, non vuole vederti più, amico. Ha detto che sei fastidioso, troppo appiccicoso, un’oppressione. Non vuole più vederti, ascolta me, che io ho dovuto salvare molte sue relazioni. Non chiamarla più, ciao! – chiusi il telefono lasciando una voce maschile con un dubbioso: “Ma…”. Lei, poco dopo si svegliò e il suo trucco era sbavato in alcuni punti.
- Chi era? – strascicò, mentre si alzava appoggiandosi al mio petto. Si stropicciò gli occhi.
- Oh, nessuno, solo Luke. – lei strabuzzò gli occhi.
- Dovrei essere su un aereo adesso! – si lamentò.
- Dai, non fare la polemica, in fondo dobbiamo ancora mangiare, e sto morendo di fame. Ordiamo la colazione? – proposi.
- Sei, insuperabile! – ammise scuotendo la testa.
- Lo so. Beh… bella serata quella di ieri, non trovi?
- Da Oscar!





  P.S - Beh, innanzitutto salve! Questa è la mia prima ff che riguarda gli attori di Harry Potter, e dato che amo le fremioni, ho voluto ricreare un amore vero anche nella vita reale degli stessi attori che interpretano i personaggi della saga. Dato che volevo che James vedesse Emma agli Oscar, ho dovuto creare io una situzione, quindi ho inventato che lui ha fatto un film d'azione, prodotto da Martin Scorsese. Anche se non so di solito di che genere tratti nei suoi film. Perchè ho visto sulo Hugo Cabret. Comunque ovviamente mi scuso, se ci sono fan di Martin, ma è stato l'unico regista che era presente agli Oscar a venirmi in mente. Beh, James è più famoso in questa storia, come Emma, quindi ho dovuto pur fargli far qualcosa a questo povero cristo ahahah xD..  Beh, mi scuso se per caso trovate errori o se la trama vi sembra illogica, ma ho fatto il possibile per rappressantare James e Emma, come nella vita reale. Purtroppo gli attori non li conosco altrimenti sarebbe stato tutto diverso, anche il modo di rispondere alle domande che gli vengono poste nella storia a James, sia gli atteggiamenti di Emma. Beh, giunti alla fine ringrazio fredlove, che mi fatto venire l'idea durante i nostri fangirlizzamenti e Emma Diggory, con la quale mi scuso perchè aspettava con ansia che pubblicassi, ma che purtrroppo a causa della mia perfezione, ho posticipato la pubblicazione fino a questa ora tarda della notte. Spero ci saranno recensioni, e apresto!
Julia :D

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Julia_Fred Weasley