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Autore: Raven996    14/04/2014    1 recensioni
Salve a tutti ragazzi, vi ringrazio anticipatamente. Questa è la mia prima fanfiction che scrivo, vi prego di essere clementi con me. Questa storia narra il passato di Raven, un passato in cui Seris era la sua migliore amica, e lui era un mercenario della città di Belder. Una visita inusuale sconvolgerà le sorti della mattinata, e intreccerà le storie di questi due giovani ragazzi. Non mi resta altro che augurarvi una buona lettura ^^
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Raven
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“ Stava lucidando la sua arma minuziosamente, la ripuliva da tutte le intemperie
che aveva subito in battaglia, la forgiava fino a regalargli nuova vita.
La maneggiava con le sue abili ed esperte mani, come solo lui sapeva fare.
Era totalmente perso nella sua cura maniacale da dimenticare tutto il resto,
la sua mente lo aveva lasciato in compagnia dei ricordi.
Quella spada era unica nel suo genere, possedeva l'anima e il sangue
di ogni essere che aveva trafitto, avrebbe potuto narrare guerre infinite
e battaglie senza sosta, se solo avesse potuto. Il giovane guerriero accennò
un sorriso, fiero delle sue numerose imprese. Era stata al suo fianco
nei momenti difficili, era questo l'importante. La reputava una compagna fedele,
nonostante le numerose sconfitte: alcune volte lo aveva deluso,
ma mai abbandonato. Sentì qualcuno bussare alla porta della sua umile casupola:
il suo adorato contemplare era stato interrotto, e il nervosismo
man mano aveva invaso il suo corpo. Era sempre stato calmo e tranquillo di natura,
infatti erano poche le occasioni che lo rendevano irrequieto,
di sicuro non ammetteva di essere disturbato nei suoi momenti d'intimità.
Si sollevò lentamente dallo sgabello, rifoderò la sua preziosa arma
con una delicatezza ammirevole, ed emise un leggero sospiro,
come se avesse cercato di espellere con quel soffio tutto l'ansia che lo avvolgeva.
S'incamminò verso l'entrata con un passo controllato e rilassato,
senza dubbio non immaginava chi poteva essere l'ospite inatteso.
Giunto all'ingresso, allungò la mano verso il pomello, e lo girò con forza.
La porta cigolò e si spalancò, una piacevole sorpresa stupì il mercenario.
Senza preavviso, una voce squillante lo accolse sulla soglia della sua piccola dimora.
 

《Buongiorno Raven, ti ho portato una fantastica colazione!》.

Era Seris, raggiante ed allegra come suo solito. Raven era lusingato da questo regalo,
ma allo stesso tempo imbarazzato. Lui aveva socchiuso gli occhi color crepuscolo
e un sorriso era sbocciato sulle sue labbra, era raro che accadesse tutto ciò.
 

《Grazie di cuore Seris, mi stupisci sempre. Entra pure!》ridacchiò, grattandosi
nervosamente la nuca, dominata da numerosi capelli corvini tendenti verso l'alto.


 La ragazza varcò l'uscio senza esitazione, e iniziò a gongolarsi con un sorriso
stampato sul volto. Era davvero emozionata all'idea di passare una mattinata
con il suo amico prediletto.


Seris apparteneva alla piccola nobiltà di Belder, era la figlia di un importante uomo d'affari
e grande militare, Alexander, meglio conosciuto come Alex lo stratega. L'aspetto della
giovane ragazza era uno spettacolo della natura: la sua folta chioma verde chiaro
cadeva sobria lungo la schiena, arricciandosi sulle punte, come le fronde di un salice piangente.
I suoi occhi possedevano lo stesso colore, ma la sfumatura che portava nell'iride
era qualcosa di unico. Era la stessa che si può scrutare d'estate,
osservando il sole inabissarsi nel mare, che, prima di cedere il posto alla signora della sera,
rilascia un sottile raggio all'orizzonte, che illumina lo sfondo circostante,
simile ad un cupo smeraldo colpito da un raggio di luce: il vero colore della speranza.
Seris amava aiutare il prossimo, era lo scopo della sua vita,
desiderava trasmettere gioia nel cuore di ogni persona che la incontrasse,
e sembrava riuscirci senza difficoltà.
Avrebbe sfidato il mondo intero, con un semplice e naturale sorriso.


Raven chiuse la porta, e accompagnò Seris verso la cucina.
Camminavano in silenzio, con una lentezza da marcia nuziale,
il loro sguardo era rivolto verso il pavimento, come se le emozioni
avessero ammutolito i due giovani. Raggiunta la sala da pranzo,
la ragazza appoggiò il cestino sul tavolo, e lo osservò con attenzione:
desiderava che quella piccola cesta intrecciata fosse perfetta per quel momento,
voleva dare l'impressione di essere una persona curata, precisa in ogni minimo particolare.
Il mercenario fece accomodare Seris sulla sedia più bella che possedeva,
mentre per se prese il suo umile sgabello da lavoro, su cui era comodamente agiato
fino a pochi momenti prima. Raven voleva scoprire il contenuto di quella inusuale sorpresa,
la curiosità lo divorava, assieme alla fame che era nata con il suo risveglio mattutino.
Rivolse con decisone la mano verso il cestino e sollevò il panno color neve che proteggeva
il contenuto da sguardi indiscreti. Seris, nel frattempo, fissava lo sguardo di Raven
con ammirazione, si era persa nei suoi occhi, quei due tramonti accesi l'avevano catturata,
bramava intensamente di poter essere la protagonista di quel paesaggio così irreale e affascinante.
Un sorriso lievemente distorto apparve sul volto di lei, lo stesso rilevato da chi è succube
di una malia amorosa, che riesce a raggiungere il sublime con la sola forza dell'immaginazione.
Aveva poggiato i gomiti sul tavolo, e reggeva con le sue graziose e piccole mani la testa,
quest’ultima era divenuta pesante a causa dei numerosi pensieri, che vagavano senza sosta nella sua mente.
Raven osservò l'ambita colazione, piegando la testa verso un lato: erano dei cornetti ripieni alla crema,
i suoi dolci preferiti. Prese due tovagliolini e ne distribuì sopra di essi alcuni.
 

《Prego, prendine un paio anche te. In fondo, sono i tuoi》.

Erano ancora caldi e profumati, probabilmente li aveva preparati all'alba, con un impegno
e una dedizione degna di nota, si poteva assaporare l'amore infuso in quel dono.
La crosta era leggerissima, e la crema invitante, lo zucchero a velo era stato sparso delicatamente
e con cura, come una dolce nevicata d'inverno sopra una casetta di legno. Prima di gustare un piccolo boccone
di quella meraviglia culinaria, si voltò verso di lei e ricambiò il suo sguardo, che prima di quell'attimo era
completamente estraniato da questo mondo. Di colpo Seris ritornò al presente, e lo stupore scolpì il suo volto.
 

《Seris, non hai fame?》domandò preoccupato, con un volto confuso. 

《Ah si, ho una fame da lupi!》rispose lei con una sonora risata, eliminando tutti i dubbi di Raven.

Detto ciò, la fanciulla addentò con appetito un cornetto, imbrattandosi la bocca di zucchero,
che a malapena si distingueva dalla sua carnagione chiara. Raven non poté trattenere un sorriso affettuoso,
l'ingenuità di quell'attimo aveva sciolto la timidezza che lo frenava, fino a disperdere
una gioia vitale nel suo corpo. Si affrettò a cercare un fazzoletto di stoffa sul tavolo,
e dopo averlo trovato, tamponò con delicatezza le labbra sottili di quel volto
così elegante e ben curato. Seris non si aspettava un gesto così galante,
fu colta alla sprovvista dalla meraviglia. Un risolino nacque spontaneo, le sue candide guance
iniziarono a colorarsi di un rosso sbiadito, e abbassò gli occhi, colmi delle più stravaganti emozioni.


Tra sguardi e risate, la colazione iniziò a terminare, e Seris desiderava uscire all'aria aperta,
adorava ritrovarsi a contatto con la natura.
 

《Raven, ti piacerebbe passeggiare con me?》mormorò con voce flebile, l'imbarazzo l'aveva soggiogata.

 Il ragazzo rimase spaesato per un attimo, ma accettò coraggiosamente la proposta,
era da tempo immemore che non abbandonava la sua dimora, voleva evadere la sua solitudine.
 

《Certo, ma dovrei indossare qualche abito adatto all'occasione》.

 Raven era ancora nei suoi improvvisati "abiti da fabbro": una camicia biancastra ed opaca
per le macchie sosteneva due bretelle noce scuro, lo stesso colore del pantalone elasticizzato,
un sottile grembiule da lavoro lo proteggeva dal petto fino alle ginocchia, delle scarpe nere
e consumate completavano il tutto. Quindi si fiondò in camera da letto,
lasciando in attesa la ragazza, e spalancò le ante dell'armadio di faggio:
cercava disperatamente degli indumenti adeguati. Era preoccupato, ma non abbastanza
per lasciar posto al panico, il suo autocontrollo era formidabile. Non badava mai al suo vestiario,
infatti era l'ultimo dei suoi interessi, ma voleva fare colpo su Seris, dentro quel corpo
tempestato di cicatrici, infatti, poteva emergere un animo umano e un'apparenza per nulla superficiale.
Una felpa grigia con il cappuccio faceva al caso suo, era adatta per una giornata all'aperto,
e un largo pantalone nero di una tuta gli conferiva un aspetto sportivo, ma allo stesso tempo moderno.
Delle scarpe da ginnastica bianche risultavano comode per una lunga camminata,
erano praticamente nuove, ancora nella scatola di cartone. Raven chiuse l'armadio,
e cambiò aspetto velocemente. Si controllò allo specchio, situato fuori un'anta di quel mobile:
questo era il massimo che si poteva permettere un normale mercenario.
Girava il volto e i fianchi prima da un lato, poi dall'altro, e infine si osservò dal basso verso l'alto,
si assicurò che quello strano abbinamento risultasse armonioso e per niente volgare.
Fece un cenno col capo e ridacchiò a bocca chiusa, soddisfatto di ciò che gli mostrava lo specchio,
e si diresse in cucina, era quasi giunto sul punto di dimenticarsi dell'ospite che lo attendeva.
Seris aspettò con pazienza il giovane combattente, e al suo ritorno iniziò a fremere per la gioia:
i suoi occhi iniziarono a brillare, era sbalordita dalla semplicità di quei vestiti, lui era così naturale
da non necessitare di particolari, la vera bellezza era nell'equilibrio.

D'altro canto, Raven osservò attentamente il vestito di lei. Era complesso e indecifrabile,
opera di vari esperti di grazia e di eleganza, richiedeva una cura magistrale
e solo poche prescelte potevano concederselo. Era color porpora, cosparso di strisce nere e ricamate,
che scendevano sinuose lungo tutto l'abito. Alcune violette in pizzo circondavano la giromanica,
quei fiori della malinconia gli donavano un finto legame con la natura, erano state curate nei minimi dettagli,
persino nelle sfumature dei petali. Il corpetto e le coppe erano aderenti e strette,
le sue splendide forme rubavano il respiro, erano i modelli bramati da ogni artista.
I suoi fianchi erano cinti da una leggera gonna, e sotto di essa una sottogonna ricamata bianca
rinforzava il suo spessore, per evitare occhi indiscreti. Poi, sotto quella meraviglia dell'alta moda,
le sottili e bianche calze accarezzavano le gambe, slanciandole con gentilezza. Due ballerine lucide e nere
completavano l'ultimo tassello dell'enigma, sembravano state ideate appositamente per quei piedini così graziosi.
L'ammirazione era nata sul volto di entrambi, la si poteva catturare con lo sguardo. Raven, curiosamente,
prese a braccetto Seris, e insieme s'incamminarono verso la porta. Erano tutti e due ricchi di vitalità,
non attendevano altro che esprimere i loro sentimenti. La ragazza lo guardò negli occhi, ancora una volta,
e attirò la sua attenzione, il giovane risultò incantato dalle sue parole.
 

《Chissà cosa accadrà oggi, non ci resta altro che scoprirlo!》
   
 
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