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Autore: MadappleStyles    14/04/2014    1 recensioni
Dalla storia:
E come una bambina di cinque anni appena ha visto questo vento e corsa in soffitta e ha fatto ricomparire dal nulla quell’aquilone ed è corsa in giardino a farlo volare.
Vorrei poter dire che è ridicola, prenderla in giro per come si sta comportando, richiamarla che fra meno di un’ora gli altri saranno qui e lei è ancora in tuta che corre per il giardino con quel giocattolo.
E invece rimango imbambolato davanti alla sua gioia, al suo viso arrossato dal vento, davanti a quegli occhi azzurri che mi sconvolgono ogni volta. È così viva. Ed io non riesco proprio a rimproverarla e a smettere di fissarla.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’Aquilone

24 Aprile 2014

Vento. E sole. Tanto vento e tanto sole. Giornata pessima per qualunque ragazza normale e per i suoi capelli. Ma non per lei. Lei che ha il corpo da diciottenne, ma è così piena di vita, curiosità e sorprese che sembra ne abbia cinque di anni. 
E come una bambina di cinque anni appena ha visto questo vento e corsa in soffitta e ha fatto ricomparire dal nulla quell’aquilone ed è corsa in giardino a farlo volare. 

Vorrei poter dire che è ridicola, prenderla in giro per come si sta comportando, richiamarla che fra meno di un’ora gli altri saranno qui e lei è ancora in tuta che corre per il giardino con quel giocattolo.

E invece rimango imbambolato davanti alla sua gioia, al suo viso arrossato dal vento, davanti a quegli occhi azzurri che mi sconvolgono ogni volta. È così viva. Ed io non riesco proprio a rimproverarla e a smettere di fissarla.

-Michael! Dal Michael!! Vieni qui, è divertente! Daiii!! Vieni ad aiutarmi!!! Continua a cadere! Eppure il vento c’è!- mi urla la mia bimba e scuotendo la testa mi avvicino.

-Scema, devi cercare di far rimanere teso il filo, altrimenti è ovvio che non voli! E poi non sei un po’ cresciuta per tutto questo?- la rimprovero, poggiando le mie mani sulle sue e facendo tendere quel filo leggero che le stava segnando le mani, facendo sì che l’aquilone si alzi sulle nostre teste, fino a superare il tetto di casa nostra, fino quasi a toccare le nuvole. Ecco, mi sono fatto influenzare, è impossibile che quel coso arrivi alle nuvole, ma lei lo sta urlando, è così entusiasta che non si può non darle ragione.

-Guarda! Guarda quanto è alto!- sospira e vedo quegli occhi illuminarsi. 

–Vorrei poter volare così anch'io. Fluttuare nell’aria senza pensieri, senza sentirmi sbagliata per la scelta che ho fatto,
perché amo così tanto tutto questo.- Dice incupendosi. E il mio cuore perde un battito, perché so che in fondo è a causa mia se sta così. 

-Non dirlo nemmeno per scherzo. Ilary, tu non sei sbagliata, non hai fatto nulla di male. Anzi, né tu né io abbiamo sbagliato. Chi sbaglia sono proprio quelli che ti additano, che ti dicono che sei sbagliata. Tu hai rinunciato a tutto per il tuo cuore ed io non smetterò mai di dirti quanto ti amo e quanto tu sia importante per me e mi sia d’esempio per questo.- la stringo a me, la mia piccola, la stringo a me, baciandole quella cascata per metà castana e per metà biondo miele, accarezzando con una mano il ventre della mia bambina, che è cresciuta in fretta per amore, per me. 

E l’aquilone cade, mentre lei si volta, gli occhi gonfi di lacrime, quello sguardo che fin dal primo giorno è stato il mio unico nemico. Quello sguardo che ero riuscito a toglierle, ma che da qualche mese a questa parte torna a farsi vedere e mi spinge a lottare per rivedere il mare calmo dei suoi occhi e non quella tempesta che torna nei momenti più inaspettati. 

Perché se da un lato è forte come la donna che è diventata, dall’altro è fragile e bisognosa di protezione come una bimba, la mia Ilary. 

-Non devi preoccuparti. Finché siamo insieme tutto si risolverà, tutto andrà per il meglio.

-Lo so. Ma intanto stai rischiando la tua carriera per me. Perché tutto questo non doveva succedere adesso. Adesso che tutto stava andando per il verso giusto…- si interrompe, sa quanto mi facciano arrabbiare quelle parole, sa che non voglio sentirle dire che è un peso, perché non lo è.

-Non dirlo nemmeno per scherzo. È una cosa stupenda! E vedrai che anche i più scettici alla fine accetteranno tutto questo. E poi anche i ragazzi ti hanno dimostrato che è una cosa magnifica e anche la mia famiglia non vedeva l’ora di saperti nella mia vita quotidianamente e non una volta ogni tanto, quando i miei impegni mi permettevano di venire a rapirti.- dico, rassicurandola almeno in parte, facendole scappare una risata al ricordo delle mie improvvisate nella nostra scuola, che avevo dovuto lasciare per seguire il mio sogno, per quei rapimenti a cui alla fine si erano abituati anche i prof, a quelle scene in cui lei diventava tutta rossa in viso, sbuffava e piantava i piedi a terra perché voleva seguire la lezione, ingaggiando ogni volta qualche piccola sfuriata che portava il professore a concederle l’uscita anticipata pur di non sentirla urlare o di dovermi bloccare dal portarla fuori insieme al banco.

-La tua famiglia. Sono sempre stati molto dolci con me e sono stati una mano santa in questa situazione. Al contrario di qualcun altro.- sospira la mia piccola. 

Sospira triste e la vedo mentre ripensa a quella sera, la sera in cui sono uscite le nostre foto insieme, in cui i suoi genitori le hanno detto che non dovevamo più vederci, che la danneggiavo e lo dimostravano quelle foto in cui io la trascinavo fuori da scuola a mo’ di sacco di patate, mentre lei si dimenava e sorrideva. E lei ha urlato quella sera, ha urlato tanto, contro i suoi genitori bigotti. Ha urlato che loro non potevano obbligarla, che non potevano rinfacciarle nulla, perché nonostante tutto i suoi voti erano buoni, che io non l’avevo mai distratta, che non potevano allontanarla da me, che mi amava. Ed io sentivo tutto, perché quella sera dovevo andarla a prendere. Sentivo le urla di sua madre che mi additavano come un nullafacente, un sognatore, e la mia preferita “Un piccolo delinquente che pensa di vivere strimpellando quella chitarra davanti a quattro ochette in piena crisi ormonale”. Devo ammettere che la signora aveva una grande fantasia per gli insulti. 

L’avevano messa alla porta solo qualche settimana dopo quel violento litigio. A causa mia, anche se lei non lo vuole ammettere. Dice che la colpa è sua, che doveva fare le cose per bene, non di nascosto. Ma noi non abbiamo mai nascosto il nostro amore, a nessuno. E ora la prova più tangibile siamo noi. Noi che a diciannove anni viviamo insieme, lavoriamo e lei studia pure. Perché la scuola è importante mi dice sempre. Tanto quanto la musica, aggiunge poi sorridendo ogni volta.

-Cambieranno idea. E se non lo faranno, ti prometto che farò il possibile per non farti pensare a loro, per cercare di colmare la loro assenza.- e con queste parole la vedo alzare gli occhi. Il velo di tristezza non è scomparso del tutto, non scomparirà ancora per un bel po’, lo so, ma almeno ora mi sorride, il sorriso più luminoso che possa riservarmi in questo momento. 

-Grazie. Sei la mia roccia. Non so come farei se non ti avessi al mio fianco.

L’abbraccio e la bacio, non c’è nulla d’aggiungere. 

-Ehi piccioncini!!! Smettetela, vi prego, non sono scene a cui ci tenga particolarmente a partecipare, sappiatelo!!- la voce di Ashton interrompe quel momento, facendo guadagnare al batterista una serie infinita di maledizioni mentali.

-Oddio! È già così tardi??? Diamine, scusate ragazzi, devo ancora preparare la cena! Scusatemi!- si agita subito la mia Ilary, ed io sorrido.

-Vai a cambiarti, alla cena ci penso io.- la spingo dolcemente, mentre mi accorgo che l’aquilone ha ripreso a volare.

-Ehi Mike, e questo da dove lo hai tirato fuori?? Era da quando avevo tre anni che non giocavo con un aquilone!

-E’ mio! Attenti a non romperlo! L’ho tirato fuori per vedere se era ancora integro. Fra un po’ ci giocherà qualcun altro!- urla la mia bambina, che si accarezza il pancino al sesto mese di gravidanza. Ecco perché è andata a tirare fuori
quel giocattolo. La mia bambina stava pensando alla nostra bambina. Mi sorride, capendo ciò a cui sto pensando e io velocemente la raggiungo, baciando appena quelle labbra così familiari. 

La mia donna che è ancora bambina. La madre di mia figlia. L’unica che voglio al mio fianco. L’unica che amo.  

   
 
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