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Autore: Christine_    15/04/2014    3 recensioni
[Lea Michele]
La migliore amica di Lea Michele che racconta la rinascita di questa splendida donna.
O perlomeno provo a raccontarla.
"Lea è una delle anime più affine alla mia, la sento sempre vicina, sento sempre di avere il suo appoggio e per me è tanto… è tutto.
Possiamo non vederci per un mese e ritrovarci nel solito bar con la sensazione che in realtà non sia passato neanche un giorno.
Credo che se mi ritrovassi alle elementari, davanti ai soliti temi che ci davano le maestre, come “Parla del tuo eroe”… Io parlerei di lei."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hurricane

"She's got the power
She's barely five foot two
She's a hurricane
(Hurricane)
I see the waves crashing in the harbor
Just beyond the break
I should run and hide with the others
But I can't look away
She's a hurricane"

Credo che una delle sensazioni più belle del mondo sia rientrare a casa dopo una giornata fin troppo intensa di lavoro e togliersi le scarpe, prepararsi un bicchiere di vino e rilassarsi sul divano con un po’ di musica.
Sono costretta a farlo da sempre perché non riesco mai a prendere sonno con facilità, neanche dopo una giornata stressante come questa. Ma d’altronde le mie giornate sono quasi sempre stressanti.
Provate a lavorare voi per una delle più grandi agenzie di organizzazione eventi a livello mondiale ed essere una delle sue più giovani collaboratrici.  Insomma, non è un lavoro facile, ma è quello dei miei sogni.
La pressione, lo stress e il caos mi caricano tanto. Amo sbrogliare situazioni, risolvere problemi e poi vedere le facce tranquille delle persone accanto a me.
So che magari posso sembrare molto una maniaca del controllo ma ho un buon team, il migliore, e sono fiera del nostro lavoro.
La riproduzione casuale del mio stereo ha scelto i The Fray, Hurricane e sulle loro note stappo una bottiglia di vino che mi ha regalato Russell Crowe la scorsa settimana. Sì, lo so che suona strano ma molte di queste persone hanno un gran cuore e quando facciamo bene il nostro lavoro ci meritiamo anche una di questa tenerezze, oltre al resto.
Così lascio che il rosso di questo Chianti sporchi il mio bicchiere e mi vado a stendere sul divano, prendendo il telefono per vedere cosa mi sono persa in questa giornata.
La mia famiglia mi dà per dispersa come al solito, il mio ragazzo chiede se sono ancora viva o se deve chiamare qualcuno. Sarà il caso che faccia alcune telefonate, ma non ora.
Mando un paio di messaggi in cui spiego il caos della giornata tra due matrimoni e un’anteprima e lascio il bicchiere a terra, accanto a me, prima di chiudere gli occhi e lasciarmi cullare dalla musica.
Neanche il tempo di rilassarmi un attimo che sento il telefono squillare di nuovo. Se sono mamma o Chord credo di poter commettere un omicidio seduta stante. Anzi, no, non ne avrei comunque la forza. Mi tiro su e stropiccio gli occhi prima di leggere il nome sullo schermo. Sorrido.
< Lea, cucciola!>

 

Quella che era partita come un’oretta rilassante prima di andare a dormire si trasforma in un mix di risate e racconti.
Per via dei nostri impegni non sentivo Lea da almeno dieci giorni e più sento la sua voce, più mi rendo conto di quanto davvero mi sia mancata.
Chiudo la chiamata e decido di mettermi a letto, pensando a tutto quello che mi ha raccontato.
In questi giorni ha fatto di tutto, non si è fermata un attimo, è peggio di me, a volte.
Non ci vediamo spesso, ma appena possibile ci concediamo un pomeriggio, una serata solo per noi. Ad oggi credo sia un delle mie più grandi amiche ma il rapporto tra di noi è difficile da spiegare. Non siamo solo sulla stessa lunghezza d’onda, è molto di più.
Lea è una delle anime più affine alla mia, la sento sempre vicina, sento sempre di avere il suo appoggio e per me è tanto… è tutto.
Possiamo non vederci per un mese e ritrovarci nel solito bar con la sensazione che in realtà non sia passato neanche un giorno.
Credo che se mi ritrovassi alle elementari, davanti ai soliti temi che ci davano le maestre, come “Parla del tuo eroe”… Io parlerei di lei.

Parlerei dei suoi occhi nocciola, di come si sono spenti in quella giornata di luglio che vorrei cancellare per sempre. Fu Chord a chiamarmi quella sera, in lacrime. Mi disse di correre a casa di Lea, che lui era a NYC e non poteva muoversi, mi spezzò qualche parola al telefono che speravo d’aver capito male.
Annullai tutti i miei appuntamenti, mi precipitai a casa sua e capii che invece era tutto troppo vero.
La abbracciai, senza parlare. Mi sussurrò di portarla via e così feci. Non sarebbe mai riuscita a restare in quella casa, a sopportare lo squillare martellante ed incessante del telefono che come una lama avrebbe scavato sempre più a fondo, le parole grigie, gli sguardi spenti, il sapore delle ore che le stavano portando via pezzi della sua vita.
Restammo sette giorni chiuse dentro casa. Qualche parola, un po’ di cibo e una telefonata al giorno, le conferme dell’autopsia. Non la persi di vista un attimo, la guardavo annullarsi e non sapevo cosa fare se non tenderle la mano e sperare la stringesse, come a volte faceva prima di addormentarsi.
Questi incubi non dovrebbero realizzarsi mai, il nero di quei giorni non lo potrò dimenticare.
Fino a che una mattina fu lei a svegliare me, fu lei a portarmi il caffè a letto.
< Sono pronta> mi disse, accennando un sorriso. Mi tirai su e prendemmo direttamente un aereo per Vancouver. Organizzò lei i funerali, si occupò lei di tutto,  mi chiese solo qualcosa di tanto in tanto ma non ce n’era bisogno: vidi la forza di un uragano in quegli occhi nocciola.

Potrei parlare del suo sorriso e di come non ha fatto altro che essere d’esempio per la mia vita. Di quante volte quel sorriso mi abbia commosso nel vederla incidere i pezzi del suo disco, soprattutto quelli in cui parlava di lui.
Non mi disse esplicitamente che avrebbe voluto fossi lì ma lo capii da sola, come sempre, con uno sguardo o una parola in meno detta per telefono. Ricordo il primo giorno in cui andai, avevo paura che non ce la facesse a cantare davvero quel pezzo*. L’avevo vista mentre lo scriveva in lacrime, buttata sul letto della mia camera.
Avevo provato a fermarla, mi sembrava peggiorasse solo la situazione ma lei insisteva, mi disse che le avrebbe fatto bene, che Cory avrebbe voluto così. E allora mi arresi a lei, la lasciai fare e fu la cosa giusta perché rinacque davvero dopo aver buttato giù quello che sentiva. Io sono una persona molto più di fegato rispetto a lei, rispetto al suo cuore tanto grande che tanto ha dato alla mia vita e alla mia persona.
E quella mattina mi disse che stava per incidere proprio quella canzone e così andai, le offrii la mia spalla, la mie mani, tutta me stessa affinché servisse per poterla far risplendere ancora di più.
Il pezzo fu pronto in poco tempo, la traccia migliore registrata, la migliore Lea. Nessuna sbavatura, nessun secondo di voce spezzata, tutto per lui.
Mi abbracciò appena uscita da lì, < Grazie Ruth, ti sento sempre accanto a me ed è anche grazie a questo che sento di poter tornare più forte di prima.>
Non sapeva  e non le dissi che in realtà era più lei che dava forza a me in quel momento, era lei che stava diventando sempre di più il mio esempio.
Vidi la forza di un uragano in quel sorriso.

Potrei parlare del nostro rapporto e di quanta felicità ha portato alle nostre vite.
Lei ha portato Chord nella mia e io non potrò mai smettere di ringraziarla, mai.
Mi ha portato l’uomo che sposerò presto, mi ha portato la felicità che aspettavo da tanto tempo.
Mi ha aiutata a capire che fidarmi delle persone non era sempre un gioco a perdere, ma che con le persone giuste mi avrebbe riempito l’esistenza di serenità.
Le ho voluto dare ragione e, da persona di fegato quale ero lei mi ha trasformata giorno dopo giorno senza neanche rendersene conto. Grazie a quello che abbiamo io ho smussato spigoli acuti del mio caratteraccio, mi sono lasciata andare, sono diventata esattamente la persona che avrei voluto essere. L’amica, la figlia, la fidanzata, la collega che volevo.
E’ la mia soul sister, come ci diciamo sempre.
Non esiterei mai a fare il suo nome se mai mi chiedessero chi è il mio esempio, il mio vero eroe.
Vedo ogni giorno la forza di un uragano in lei.
In me.
In noi.

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Grazie a Cocchi torno di nuovo a scrivere.

Quindi, per qualsiasi cosa, prendetevela con lei. Però io la amo, quindi non potete prendervela con lei perchè poi vi faccio male.
Il prompt era "Mettete il vostro lettore musicale in riproduzione casuale e scrivete una ff ispirata alla prima canzone che ascoltate".
Insomma, eccomi qui, shottina su Lea... una delle donne che più amo al mondo. Non so spiegare il legame che mi lega a lei non conoscendola affatto.
Ma vorrei accadesse un giorno, perchè mi sembra davvero una persona speciale.
e quindi niente, ho cercato di esprimere tutto questo, di come si potesse star vicino ad una persona che ha affrontato quello che lei sta affrontando da quasi un anno a questa parte, dalla scomparsa di Cory.

Insomma, let me know.

Rach_

  
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