Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
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Autore: JessieSomerhalder    16/04/2014    1 recensioni
Che cosa direste se questa volta in realtà la protagonista non fosse la dolcetta, ma la zia? Non quella del gioco bada bene, ma una zia... Un po'... Particolare.
Angelique ha 24 anni, ha da poco finito l'università e cerca di intraprendere la carriera di giornalista. Convinta di avere una vita perfetta, si ritroverà a dover fare i conti con la figlia di sua sorella maggiore, un'adolescente piena di complessi ed emo fino al midollo, che le darà del filo da torcere. Cercando di non buttarsi giù, iscrive la nipote in un bellissimo liceo, dove la preside (un po' fuori di testa) convincerà la giovane Angel a sostituire temporaneamente, il professore di educazione fisica. Proprio lì, convinta che ormai il vero amore per lei non esista, incontra quell'uomo buffo e senza speranze...
Può davvero una giovane ventiquattrenne, innamorarsi di un quarantaduenne senza speranze? E se sì, può davvero un professore sfigato, deriso anche dagli studenti, tener testa a tante avance esplicite, da una donna che potrebbe benissimo essere sua figlia?
Una commedia frizzante(?) che vi farà ridere (o forse piangere, dipende dai punti di vista XD).
Se vi ho incuriosito, vi invito a leggere!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolcetta, Nuovo personaggio, Professor Faraize, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Love is a solo
Love is a solo
1. Quell'emo di mia nipote!


I suoi occhi neri come il resto, mi guardavano come se avessero appena visto uno scarafaggio, o comunque qualcosa di disgustoso. Potevo leggerle l'oscurità che la circondava, era sicuro, lei mi odiava a morte! Provai a prendere il suo bagaglio; continuando a seguirmi con lo sguardo, masticava rumorosamente una gomma, facendomi venire i brividi. Per un attimo mi chiesi cosa non andava in quella ragazza, poi capii, era dark fino al midollo. Capelli neri; occhi neri; pelle bianco cadavere con annessi cerchi neri intorno agli occhi, come se fosse stata dissanguata da chissà quale vampiro; matita per gli occhi nera, mascara, eyeliner nero, ombretto nero; t-shirt nera con un teschio bianco e delle scritte che non comprendevo; giacca di pelle nera; jeans strappati neri; converse nere (neanche una punta di bianco) con borchie stile motociclisti e per chiudere in bellezza, valigia nero pece. "Allegra... Vorrei tanto sapere perché mia sorella ti ha chiamata così, se sei tutto il contrario di felice" pensai moscia.
Allegra Holt, una giovane adolescente di soli sedici anni, con l'allegria di un morto al proprio funerale. Ricordo che quando era piccola non sembrava la sposa di chissà quale demone, all'epoca era così dolce e carina. Purtroppo le cose cambiano per tutti, anche per me. La sottoscritta, Angelique Boland, all'età di ventiquattro anni, single, avrebbe dovuto assumersi le sue responsabilità. Prendersi cura di un adolescente però, non sarebbe stata un'impresa semplice, soprattutto se è un emo!
-Bene Allegra...- non riuscii a finire quello che volevo dire, perché lei mi aveva già fermato con un cenno della mano.
- Il mio nome è Luka, chiamami ancora Allegra e ti ritroverai con la testa di un gatto morto nel letto, - con il tono di voce che mi sembrò uscire dall'oltretomba, mi si gelò il sangue nelle vene, mentre lei come se non avesse detto nulla, prese la sua valigia e salì al piano di sopra, dove ci sarebbe stata la sua camera da letto.
"Inquietante, davvero inquietante. E io dovrei dividere la casa con una psicopatica simile?" cominciai a guardare nel vuoto, quello era l'inizio di un incubo bello e buono. "Ma come cazzo ha fatto mia sorella a ritrovarsi con una figlia pazza come quella?!" mi chiesi disperata, mentre la rividi comparire di nuovo davanti a me, pronta per uscire. Non so se si era cambiata o meno, i suoi vestiti erano tutti uguali, quindi era un po' difficile capire, ma notai che aveva legato i lunghi capelli neri. Allegra era anche un po' strana, ma se si fosse curata un po' di più, sarebbe diventata piuttosto carina, forse.
- Vai da qualche parte? - chiesi speranzosa.
- Faccio un giro, voglio visitare il cimitero, - rispose atona, la parte della scocciata le riusciva piuttosto bene, e anche quella della necrofila.
- Vuoi qualcosa di particolare per cena? Oggi non lavoro, ti preparerò tutto quello che vuoi, - volevo fare un po' di conversazione, dopotutto era mia nipote, ne avevo il diritto no?
- Va bene anche se ordini la pizza, tanto lo so quello che fai la sera, quindi non disturbarti a rimanere a casa, - rimasi scioccata a quell'affermazione.
- La sera lavoro... - non comprendevo cosa voleva dire con: "lo so quello che fai la sera".
- Come prostituta no? - il suo sguardo glaciale e la sua voce dura e affilata come coltelli da macello, colpirono la mia autostima, fino a fracassarla. "Prostituta" la mia mente vagò. Era in quel modo che mi vedeva?  Era solo lei che mi considerava così, o anche mia sorella? In quell'istante tutta la mia vita mi passò davanti. Dov'è che avevo sbagliato? Nell'atteggiamento? Nel look? Nel modo di parlare? Eppure ero una neo-laureata, avevo preso il punteggio massimo agli esami, come potevo sembrare così volgare?
- Io... Sono una giornalista, non una prostituta, mi sono sempre guadagnata da vivere onestamente e... e... Non osare più parlarmi in questo modo, sono sempre più grande di te, e mi devi rispetto! - cercai di essere decisa e autorevole, come una vera tutrice.
- E tutti gli uomini che ti sei sbattuta? Quelli  non li conti? Al mio paese si chiama fare la zoccola. Potevi almeno fatti pagare. Che spreco, - osò dire prima di andarsene. Okay, forse io non ero la Vergine Maria, ma non avevo mai fatto sesso con il primo che capitava, ci uscivo e basta; alle volte.
Decisa a chiarire la cosa con la mia "cara" nipotina, mi affrettai a seguirla, ma non appena uscita dalla porta, vidi il mondo crollarmi addosso. Allegra stava parlando con il figlio del mio vicino di casa: Castiel Holden, il peggior essere vivente che esista sulla faccia della terra! Capelli rossi come il sangue, probabilmente tinti con i resti delle sue vittime; occhi grigi come i topi che scorrazzavano in casa dei miei quando ero piccola; abbigliamento da rocchettaro con maglia della band preferita annessa, e un enorme cane nero che avrebbe potuto  essere benissimo un orso sotto mentite spoglie.
 Non sapevo se avvicinarmi o meno, quel ragazzo mi odiava a morte e anche i suoi genitori, anche se non ho mai capito il perché. Essendo responsabile di Allegra però, non era il momento di farmi venire la stizza, non potevo permettere che facesse amicizia con quello, era già strana per conto suo!
Mi avvicinai cautamente, mentre pensavo a qualcosa da dire,  mi venne in mente quando ero io un'adolescente. Ah, quelli si che erano bei tempi! Il primo amore; la prima volta; le giornate passate a marinare la scuola; gli scherzi che facevo ai miei professori; le feste; essere nelle cheerleader, anche se con il tempo mi resi conto che essere una cheerleader non era poi così fantastico, passa per le divise, i coretti un po' idioti, ma i ragazzi... Se eri una cheerleader ti usavano e basta, perché ti consideravano una facile, quando in realtà, non era così, non per tutti almeno!
Non sono mai stata uno stinco di santo, questo è vero, ho avuto molti uomini nella mia vita, ma non ero affatto come mi descriveva mia nipote.  Semplicemente non ho mai trovato quello giusto, una persona che mi facesse sentire unica. Ogni uomo era diverso, ma infondo uguale all'altro, non c'era nessuno che mi colpisse veramente, quindi non sono mai andata oltre i tre appuntamenti. La verità e che nessuno di loro volevano andare oltre il terzo appuntamento, quindi li accontentavo, troncavo la cosa io stessa. Il sesso era fantastico lo ammetto, ma non c'era amore, nulla di quello che io cercavo. Purtroppo ero un tipo piuttosto romantico, quindi speravo che prima o poi, avrei trovato il mio principe azzurro, ovviamente era solo una fantasia, perché conoscevo benissimo la cruda realtà, quella dove nessuno vive felice e contento.
Continuando a pensare, non mi resi conto di aver oltrepassato i ragazzi, che continuavano a conversare (strano, ma vero, Allegra e Castiel se la intendevano). Solo quando inciampai nel marciapiede e caddi a terra come un sacco di patate, mi resi conto di essere al di là della strada. Poiché ero fuori allenamento, caddi di faccia, il mio povero naso ci guadagnò dei graffi e io una figuraccia. Mi rialzai in fretta, cercando di ricompormi alla meglio, ma più continuavo a sistemarmi, più mi rendevo conto di apparire imbranata. Quando mi voltai per vedere se mia nipote e il rosso continuavano a parlare, mi resi conto che non c'erano più. "Maledizione!" imprecai mentalmente, mentre tornava a casa a mo' di toro.
-Le undici e mezza, - dissi guardando l'orologio sconsolata. - Merda, se le accade qualcosa Kat mi ammazza, - piagnucolai scolandomi il secondo bicchiere di tequila. Quell'emo di mia nipote era sparita nel nulla, e io non potevo neanche contattarla perché non conoscevo il suo numero di telefono, ammesso che ce l'avesse un telefono, non aveva neanche un pc, un po' strano, considerando che tutti quelli della sua età erano fissati con la tecnologia.
"Ti prego, ti supplico Dio, se esisti, fa in modo che non faccia sesso con quel troglodita, o almeno non farla rimanere incinta! Oh divinità dei profilattici, fa in modo che quell'idiota sia ben fornito, e visto che ci sei, fa anche che se ne metta due, non si mai!" pensai sempre più preoccupata. Un'adolescente era già troppo, figuriamoci un'adolescente incinta.
Facendomi il terzo bicchiere di tequila, mi assicurai che i fogli d'iscrizione fossero compilati bene. "Tutto a posto, a parte la foto, poteva almeno sorridere, che penserà la preside?"
Il giorno prima che venisse mia nipote, avevo parlato alla direttrice di un liceo davvero carino: il Dolce Amoris. La preside era un po' strana, ma la scuola m'ispirava proprio. C'erano ampie aule; magnifici corridoii con gli armadietti; un ampia palestra; una serra; una grande biblioteca; una sala delegati, dove Allegra poteva informarsi nel caso doveva aver bisogno d'aiuto, e persino il cortile con le panchine.  Ah, se solo avessi avuto di nuovo sedici anni, sarei andata volentieri in quel liceo, sicuramente mi sarei divertita un sacco, per non parlare dei ragazzi carini che la popolavano.
Continuando a bere e pensare, non mi accorsi di essermi addormentata sul divano, il giorno dopo quando mi svegliai, avevo la schiena a pezzi, per non parlare che erano già le...
- Le sette e mezza, merda!!- urlando come una disperata, mi alzai all'istante e andai a bussare nella camera di Allegra, sperando che fosse davvero tornata, ed avevo qualche dubbio in proposito.
Bussando ripetutamente e non avendo ottenuto una risposta, entrai in camera, e ciò che videro i miei occhi mi fece quasi svenire. "No... Ditemi che non è vero!" pensai con le lacrime agli occhi. Il letto era proprio come l'avevo preparato io, non ci aveva neanche dormito.  Mi misi a perlustrare ogni centimetro della stanza, sperando che si fosse nascosta, ma non c'era, mia nipote non c'era, non era tornata, e adesso che le raccontavo alla madre? " Scusa Kat, tua figlia è uscita con un teppista e non è più tornata". Mi avrebbe ammazzata, di più, mi avrebbe torturata fino alla morte, facendomi desiderare di non essere mai nata!
-Che stai facendo? - una voce familiare attirò la mia attenzione, mi voltai e la vidi, lugubre come al solito. Piansi dalla gioia.
- Ma allora sei tornata! - dissi tutta contenta, poi mi ricomposi, - dove sei stata signorina?! - assunsi un tono più autorevole.
- Da nessuna parte, - rispose freddamente come al solito.
- Non dire bugie, ieri sera ti ho aspettata fino alle undici e mezza! - misi le mani sui fianchi, era il momento di comportami d'adulta.
- Io sono tornata alle nove, - il sono tono di voce così atono mi inquietava, e poi quell'occhi neri come l'oscurità... Brrr, mi facevano venire la pelle d'oca.
- Non è vero, ti avrei vista, - affermai convinta e decisa a non farmi spaventare da lei.
- Ma se non ti accorgi neanche che esisto, - si voltò e prese uno zaino, ovviamente nero.
- Certo che mi accorgo di te, - la seguii con lo sguardo, non era vero quello che affermava, tutto sommato le volevo bene, era pur sempre mia nipote.
- Si come no, adesso scusami ma devo andare a scuola, -messo la zaino in spalla, si allontanò e io la seguii a ruota.
- Ti accompagno, - feci un sorriso, volevo entrare di nuovo in quella scuola, mi era piaciuta così tanto, volevo tornarci.
- Non ce n'è bisogno, - mi lanciò uno sguardo agghiacciante. "Mi odia!"
- Vuol dire che sai dov'è la scuola? - cercando di non farmi intimidire, presi la palla al balzo, volevo proprio vedere che rispondeva. Mi guardò truce, se lo sguardo potesse fulminare, sicuramente  avrei preso una scarica di cinquantamila volt.
- Okay, accompagnami, - rassegnata alzò gli occhi al cielo, io tutta contena andai in fretta in bagno a sistemarmi alla meglio il trucco, e poi, prendendo le chiavi dell'auto, ci dirigemmo verso il garage.
La mia macchina non era proprio lussuosa, in verità non so neanche se potesse definirsi un auto, poiché era un vecchio maggiolino rosso, scolorito dagli anni. Qualcosa di meglio non me la potevo permettere con il mio salario da cameriera, e ancora purtroppo non ero riuscita a trovare lavoro come giornalista. Aprii la portiera del passeggero, o almeno ci provai, ogni volta era la stessa storia, lo sportello non voleva aprirsi, così, come di consuetudine, diedi un pugno prima al tetto e poi allo sportello vicino la maniglia. Ed ecco che come per magia, la maledetta portiera si apriva, avevo proprio un'auto strana. Aprendole lo sportello, la convinsi con un sorriso a salire, a quanto pare per lei, i sorrisi erano come il diavolo e l'acqua santa.
Salita nella postazione di guida, sperai che il resto della giornata proseguisse tranquilla, ma prima di questo, speravo che Allegra si comportasse bene a scuola, da quello che mi aveva detto mia sorella, era già stata espulsa da quattro licei, di cui uno era un istituto di suore; a quanto pare aveva dato fuoco all'abito di una monaca.
Il liceo era piuttosto vicino, quindi arrivammo in pochi minuti. Cercando parcheggio però, per poco non misi sotto un uomo, che cadde a terra per lo spavento, sparpagliando un casino di fogli. Mi precipitai immediatamente fuori dall'auto, okay non ero mai stata un asso nella guida, ma non mi era mai capitato di mettermi sotto qualcuno con la macchina.
- Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace! - continuavo a dire cercando di prendere i fogli che erano sparsi di qua e di là.
- Non si preoccupi, è colpa mia, non l'ho vista arrivare, - dalla voce sembrava un tipo qualunque, il timbro era quello di un normalissimo uomo, cercai di metterlo a fuoco meglio, ma era troppo lontano da me e tutto ciò che vidi fu solo un volto leggermente sfocato e dei capelli neri. Per la fretta avevo dimenticato di mettere le lenti a contatto, e non avevo preso gli occhiali, senza ero quasi cieca, e da lontano distinguevo solo figure o grandi oggetti. "Ecco perché lo stavo mettendo sotto con l'auto" realizzai mortificata.
- Idem... Ho... Dimenticato gli occhiali, - dissi imbarazzata indicando gli occhi.
- Ahahaha, per favore non li dimentichi più la prossima volta, - stava ridendo di me, questo era poco ma sicuro. Avvicinandomi con i fogli in mano, il suo volto pian piano riuscii a metterlo più a fuoco, solo allora mi accorsi che era un uomo con la U maiuscola.
Capelli nero corvino, con basette un po' antiquate; piccoli occhi violacei incorniciati da un paio di occhiali messi sulla punta del naso e un neo vicino l'occhio destro. Addosso aveva un maglioncino blu con sotto una camicia bianca; un paio di jeans blu scuro e delle scarpe sportive lucide nere. Non sembrava un tipo massiccio, tutt'altro, era un po' mingherlino, ma era piuttosto alto rispetto al mio metro e settanta.
Sembrava un tipo piuttosto anonimo, avevo avuti uomini decisamente migliori di lui, che se la cavavano piuttosto bene a letto, eppure, chissà perché, ma... Guardarlo mi dava una strana sensazione. Forse era quel suo aspetto da nerd? Un tipo come lui non l'avrei di certo guardato ai tempi del liceo.
Rendendomi conto di averlo fissato anche troppo, e arrossendo entrambi come due adolescenti,  gli diedi i fogli e me ne andai verso l'auto. Ovviamente Allegra se n'era già andata. "Accidenti!" anche la mia pazienza aveva un limite, e quella ragazzina lo metteva a dura prova.
Posteggiai lauto alla meglio, e senza neanche chiuderla (tanto chi vorrebbe un catorcio come quello?) mi precipitai dentro la scuola. Guardai da tutte le parti, ma non riuscii ad individuarla, c'erano così tanti ragazzi, che quasi mi girava la testa. A quanto pare non ero più abituata a quell'orda di gente che popolano le scuole. Dopo vari tentativi, individuai il rosso che faceva il figo con delle ochette da quattro soldi che lo guardavano incantate.  Il disgusto si fece larga sulla mia faccia, avrei tanto voluto sapere che ci trovassero di tanto interessante in un tipo simile. Feci un bel respiro, e marciando come se stessi per andare in guerra, mi avvicinai a lui.
- Ciao vecchia, come te la passi? - disse volgendomi un ghigno.


Angolo autrice
Salve a tutti! *^*
Eccomi qui con un'altra FF, sinceramente non so da dove mi è uscita, siccome tutte sono incentrate sempre su una dolcetta, mi son detta: e se in realtà la protagonista, fosse un'adulta un po' stravagante? E quindi eccomi qui, con questa commedia romantica (sperando che rimanga tale, visto che sono fissata con il tragico LOL) dove il protagonista maschile sarà: il professor Faraize <3
Per il momento non c'è nulla da dire, siamo solo all'inizio, e i primi tre capitoli sono un po' monotoni(?), ma spero comunque che la seguirete, e se lasciate un commentino sarà ben gradito *^*
PICCOLA NOTA: La zia NON è quella del gioco, ma un personaggio creato da me, mentre Allegra è la dolcetta (alquanto unica non trovate? XD).

   
 
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