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Autore: HandfulOfDust    16/04/2014    3 recensioni
- Quando abitavo a Parigi frequentavo la scuola americana, dalle elementari fino ai primi anni delle superiori, poi mi sono trasferito qui a Westerville perché mio padre ha ricevuto una promozione. Lui è americano ma era venuto in Francia da giovane, quindi ha colto la palla al balzo per tornare, mentre mamma, che è francese, ed io, che ho sempre vissuto lì, eravamo parecchio restii.
Ne ho vissute delle belle là, chissà quante altre ce ne sarebbero state...
Meneater!Sebastian
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Warblers/Usignoli
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: The only one
Genere: Slash
Pg: Sebastian & Warblers
Disclaimer: Non mi appartiene nessuno dei tanti e come al solito questo mi rattrista molto
Note: Se qualcuno ancora pensava che fossi sana di mente, si sbagliava di grosso. La OS è nata ieri mattina, mentre ero in macchina con Helena e in radio passavano “L'unica” dei Perturbazione.
La conversazione più o meno è stata questa, Hele: “Quindi questa canzone parla di un porco!”, io: “Sì, se anziché nomi di donne ci fossero nomi di uomini sarebbe la canzone di Sebastian!”.
Detto, fatto.
A voi il mio delirio!


 

» The only one

- Quando abitavo a Parigi frequentavo la scuola americana, dalle elementari fino ai primi anni delle superiori, poi mi sono trasferito qui a Westerville perché mio padre ha ricevuto una promozione. Lui è americano ma era venuto in Francia da giovane, quindi ha colto la palla al balzo per tornare, mentre mamma, che è francese, ed io, che ho sempre vissuto lì, eravamo parecchio restii.
Ne ho vissute delle belle là, chissà quante altre ce ne sarebbero state... Però, nonostante io non ami gli Stati Uniti, non posso di certo lamentarmi di dove sono finito: una scuola privata maschile, tra le più antiche del paese... Qui ho aiutato un sacco di ragazzi incerti a fare pace con la propria sessualità!
- Quante cavolate che spari, Sebastian. - asserì Trent, scuotendo la testa.
- Ma che cavolate, per me è tutto vero! Hai visto anche tu le volte in cui il preside l'ha beccato... Immagina quante volte non lo ha fatto invece!
- Grazie Jeff. Ora, se volete ascoltare ed imparare dal migliore...


Eric era un mio compagno di classe: figlio di una coppia americana, biondo, occhi verdi e spalle da nuotatore. Un sogno.
Io avevo già fatto coming out e non mi ero mai fatto intimidire dalle prese in giro, sebbene i figli di papà si limitassero per evitare rogne. Questo Eric, però, mi osservava ovunque andassi e nell'ingenuità dei miei quattordici anni pensavo mi volesse riempire di botte in quanto omosessuale.
Un giorno, durante le ore di educazione fisica, tornai di nascosto nello spogliatoio, non avendo intenzione di sprecare tempo prezioso a stare dietro a gente che non era al mio livello negli sport... Giocavo a lacrosse già da diversi anni, abbastanza per trovare inutili le cose che il docente cercava di insegnare. Mentre mi cambiavo, entrò Eric nello spogliatoio e ancora una volta eccolo lì a osservarmi, incurante del fatto che io me ne fossi accorto.
“Al diavolo” pensai “se deve dire qualcosa lo facesse una volta per tutte”.
- Eric?
- Sì?
- Si può sapere cosa diavolo hai da guardare? E' da settimane che va avanti questa cosa e, sinceramente, mi hai stancato. Che vuoi?
- Te.
- Cosa?!
- Voglio te. So che sei gay, anche io lo sono ma lo sanno in pochissimi, a tua differenza.
Da quella volta, tutti i martedì o quasi, tra un'ora e l'altra, ci ritrovavamo nelle docce, che nessuno usava fino alla fine della lezione ed avevamo i nostri incontri sessuali: il resto della settimana ci parlavamo a malapena. Quando gli ho detto che mi sarei trasferito in Ohio non sembrava essere neppure troppo dispiaciuto, forse aveva altri con cui divertirsi... beh, non lo biasimo, avendo sempre fatto io lo stesso.


Ho una casa a Nizza, dove ho passato ogni estate sin dall'infanzia, finché non sono venuto qui. Dovete sapere che è una città che si affaccia sul mare, dunque, appena arriva la bella stagione si riempie di turisti provenienti da tutto il mondo: in questo modo ogni anno, ogni mese c'era sempre gente nuova tra cui scegliere. E le cose erano più semplici, perché nessuno è alla ricerca vera e propria di una relazione, ci si voleva solo divertire prima di ritornare sui banchi di scuola.
Beh, andavo tutti i giorni al mare e ho conosciuto un bel cameriere italiano di diciannove anni, Angelo. Anziché guardare tutte le belle ragazze che ridevano e passeggiavano lungo la spiaggia, più volte l'ho beccato mentre guardava i bei ragazzi, piuttosto. Il mio gay radar non aveva fallito neppure quella volta.
Aveva quattro anni più di me, ma aveva un didietro per cui valeva la pena tentare... In fin dei conti dalla mia avevo il mio carattere intraprendente e...beh, me stesso. Sono bello, c'è poco da fare.
Ho passato diversi pomeriggi al bar a parlarci, era molto timido ma a poco a poco si è sciolto e mi ha chiesto di uscire: mi ha portato a cena fuori nei ristoranti più romantici di Nizza, al mare mi preparava sempre cocktail di nascosto che potevo sorseggiare sulla riva, insomma, mi trattava come un re. Delle centinaia di persone che volevano solo divertirsi avevo beccato l'unico alla ricerca di una storia seria, quindi ho sempre saputo che a fine estate gli avrei infranto il cuore e un po' mi dispiaceva.
La mia serata preferita è stata quella in cui mi ha portato a casa dei suoi, quando loro erano a cena fuori. Abbiamo bevuto vino rosso a letto e poi abbiamo fatto sesso sul letto dei genitori, con il terrore che rientrassero perché ormai si era fatta una certa ora.
A fine agosto gli ho detto che non ero il tipo da relazioni a distanza, anzi, non ero proprio il tipo da relazioni e che in quei mesi volevo solo uno svago. Non ha voluto più saperne niente di me.



Nella mia ultima primavera francese sono stato invitato ad un matrimonio, degli amici dei miei che dopo anni e anni di convivenza avevano deciso di compiere il grande passo. Non avevo alcuna voglia di andare ad annoiarmi, poi però ho pensato che ai matrimoni si becca spesso, quindi ho acconsentito a recitare la parte del bravo figliolo.
Beh, è durata poco, perché ho incontrato un ragazzo che avevo già adocchiato in un locale gay parigino: poco prima dell'inizio della cerimonia, con la scusa del parlare della raffinata Rolls Royce su cui era arrivata la sposa sono riuscito a trattenerlo di fuori. Ci siamo spostati nella sua macchina e quando ne siamo usciti la cerimonia era praticamente finita, giusto qualche minuto e tutti si sarebbero riversati nel parcheggio antistante la Chiesa. Si chiamava Morgan ed aveva un tatuaggio sull'inguine... Più tardi scoprii che era il nipote della sposa.


Sapevate che a Parigi avevo una migliore amica? Era la mia vicina di casa, Jacqueline. La conoscevo sin da bambini, sapeva della mia omosessualità ancor prima che lo dicessi ai miei genitori! Quando glielo confidai lei rise perché così poteva parlare dei ragazzi anche con me e mi fece promettere di dirle, se fosse capitato, se qualcuno che frequentava avesse avuto in realtà altri gusti.
E così fu.
Avevamo tredici anni ed eravamo a una festa di compleanno di un ragazzino del quartiere, Jacqueline aveva portato il suo fidanzatino Ariel, conosciuto qualche settimana prima ad una partita di tennis. Tutte le sue amiche iniziarono a riempirla di domande del tipo "come ti ha chiesto di uscire?" o "bacia bene?" e io mi allontanai perché quelli erano i tipici discorsi da femmine. Nel giardino sul retro della casa trovai Ariel da solo e decisi di andarci a parlare, magari si sentiva a disagio ad una festa solo con sconosciuti... Pensai che non sono tutti come me, purtroppo, ma mi sbagliavo di grosso.
Iniziammo a parlare del più e del meno e finimmo chiusi nel capannone vicino la piscina a pomiciare – all'epoca ero ancora casto! - stando via dalla festa per quasi un'ora, scatenando il panico della mia amica. Quando finalmente ci trovò l'uno con la lingua nella bocca dell'altro, ebbi il desiderio di sprofondare a terra. Invece Jacqueline non si scompose, come una vera francese, andò dritta da Ariel e gli mollò un ceffone, per poi prendermi sotto braccio e dirmi “Grazie Bas, l'ho portato qui apposta perché avevo qualche dubbio! Cosa farei senza di te!”.


Questa ve la devo proprio raccontare, poi per stasera faccio basta.
Secondo anno di liceo, l'ultimo che ho frequentato in Francia. Il caso vuole che il professore di inglese durante le vacanze di Natale faccia un incidente in auto: nulla di grave fortunatamente, ma fino febbraio non sarebbe tornato a fare lezione. Tutti si aspettavano di passare tre settimane di ore buche e sostituzioni, invece fu convocato un supplente di venticinque anni, laureato da poco.
Professor Sean Miller.
Anche Eric aveva messo gli occhi su di lui, quindi a maggior ragione non me lo sarei fatto sfuggire per nulla al mondo, era una sfida! Il mio scopamico era intraprendente, ma mai quanto me, per cui fu una vittoria piuttosto facile.
Al termine delle lezioni mi fermavo a parlare con il prof per chiedere delucidazioni, delle quali non avevo assolutamente bisogno vista la mia media altissima, per cui Sean alla fine si insospettì.
- Smythe, hai preso il massimo nell'ultimo compito, non hai bisogno di altre spiegazioni. Se hai qualche problema o hai bisogno di parlare con qualcuno puoi farlo.. Nemmeno dieci anni fa ero anche io al liceo!
- Oh sì, professore – risposi in tono grave – avrei bisogno di parlare con qualcuno, ma qui non mi sento al sicuro. Potremmo andare altrove, magari prendendo un caffè?
Nonostante il pomeriggio stesso Sean scoprì le mie vere intenzioni, riuscii ad avere un altro paio di appuntamenti quando ormai il suo periodo di supplenza era terminato. Purtroppo non volle mandare avanti la cosa per la differenza di età e perché io ero stato suo alunno, quindi non poteva permettersi di avere una brutta reputazione dopo neppure un anno che lavorava.



- Per stasera vi siete fatti abbastanza i fatti miei, spero solo di avervi svegliato un po' e dato qualche spunto per il futuro. - concluse Sebastian – Ora a chi tocca?
- A Hunter! - gridò Nick.
- Oh, non vedo l'ora di sapere quanti bei militari ti sei ripassato all'Accademia! - esclamò il primo.
- Quante volte te lo devo dire, Bas? Io non sono..
- Nemmeno lontanamente bicurioso! - lo interruppero in coro i presenti.
- Va bene, raccontaci delle tue fantomatiche ragazze! - ridacchiò il francese – Prima o poi ti farò cambiare idea Clarington, puoi giurarci.

  
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