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Autore: Paper Town    17/04/2014    1 recensioni
"Judith, la sua piccola Judith. Sapeva quando odiava essere ignorata così e lui avrebbe voluto urlare al mondo il suo amore, avrebbe voluto baciarla fino a non avere più fiato nei polmoni, avrebbe voluto urlarle che lui non poteva dimenticarsi del suo odore, dei suoi piedi freddi, ma era lei che gli doveva chiedere scusa, era lei che doveva fare tutte queste cose."
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967 words
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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We Are Infinity.

Dedicato a te che sei l’unico al mondo,
l’unica ragione, per arrivare fino in fondo,
ad ogni mio respiro.

 
 
Judith sorrise davanti alla porta di legno scuro della casa di Luke Hemmings. Aveva trovato, finalmente, il coraggio, e adesso lei era lì, determinata a raggiungere il suo scopo.
Infilò la mano sottile nel vaso ricoperto di una leggera brina, tastò a destra e a sinistra e quando finalmente mise la mano su qualcosa di metallico, sorrise di più. Tirò fuori dal vaso le chiavi, che tintinnarono scontrandosi fra loro.
Scelse la chiave che le pareva di ricordare aprisse la grande porta d’ingresso, e girò. La porta si aprì e sperò solo di non aver fatto troppo rumore.
Non parlava con lui da due giorni, ma stava impazzendo.
Chiuse la porta, accompagnandola dolcemente, sempre cercando di non fare rumore. Ma il suo Luke dormiva.
Si tolse la giacca e le scarpe, abbandonandoli per terra, e salì con passo felpato gli scalini di casa Hemmings. Sorrise davanti a quelle foto. Foto di famiglia, foto scattate anche molti anni prima, quando Luke era solo un bambino. Ma riusciva a riconoscerli in tutte le foto quegli occhi azzurrissimi, le vedeva in tutte le foto, quelle fossette tenerissime che gli scavano le guance.
Si sforzò di ricordare quale fosse la porta della camera del biondo e quando si ricordò, si diresse verso di essa.
Girò piano la maniglia, aprendo con cautela la porta bianco latte che conduceva all’interno di quella camera, della camera del suo Luke.
La ritrovò perfettamente come se la ricordava: ordinata, ma non troppo, la giacca sulla sedia, lo zaino per terra ai piedi della scrivania e i libri aperti su di essa, le mille matite e penne cadute per terra e nei portapenne.
Sul letto Luke dormiva beato, un’espressione un po’ corrucciata sul volto. E Judith sorrise davanti a quella smorfia.
Sorrise, ma moriva dentro. Solo lui pareva capirlo, solo lui riusciva a leggere attraverso i suoi occhi, solo lui riusciva a vedere la vera Judith: quella insicura, quella un po’ triste, quella che ce l’ha sempre con se stessa. E solo lui riusciva a tirarla fuori, quella Judith, solo lui riusciva a renderla speciale.
Due giorni prima era stata così stupida da dubitare di lui. Lo aveva accusato di una specie di crimine, agli occhi di Luke: gli aveva urlato che lui non l‘amava più. E per Luke quello era come un crimine, perché lui l’amava, eccome se l’amava, l’amava così tanto da farsi male, l’amava così tanto da morire dentro anche per una banale assenza di lei, l’amava così tanto da sentirsi cadere a pezzi vedendola piangere, l’amava così tanto che se avesse dovuto dare la sua vita per quella della sua Judith, l’avrebbe fatto, l’avrebbe fatto senza ripensamenti.
Non si spiegava come la sua Judith avesse potuto dubitare così del suo amore. Ma Judith era solo gelosa. E quando una ragazza è gelosa non è perché ha poca fiducia, ma perché sta iniziando a non sentirsi abbastanza. E quel non sentirsi abbastanza, per Judith, era bastato per pensare che il suo Luke si fosse stancato di lei.
Ma adesso Judith non vuole più pensare a tutte le cose sbagliate commesse pochi giorni prima.
Si avvicinò al letto di Luke, esitante, le guance in fiamme, l’indecisione stampata sul viso.
Ma poi lo fece, poggiò prima un ginocchio sul letto, poi vi si stese sopra, accanto al suo Luke che ancora dormiva.
Sei così bello, Luke.
I capelli biondi erano tutti scompigliati e gli ricadevano sulla fronte, coprendogli pure gli occhi con delle ciocche più lunghe. Così lei allungò una mano, una mano che tremava, e gli spostò quelle ciocche, scoprendo il bel volto del ragazzo.
Luke in quel momento, sentendo qualcuno accanto a lui si mosse, tenendo però gli occhi serrati.
«Mamma, sei tu?» chiese, facendo diventare ancora più rossa Judith, che gli risponde in un sussurro.
«Hai già dimenticato il mio odore e i miei piedi freddi?» gli domanda, gli occhi già lucidi.
E quando Luke apre gli occhi, vede quelli di lei, così belli, così profondi. E a Luke gli viene voglia di baciarla, ma tiene fermo il braccio che gli copriva la faccia.
Judith, la sua piccola Judith. Sapeva quando odiava essere ignorata così e lui avrebbe voluto urlare al mondo il suo amore, avrebbe voluto baciarla fino a non avere più fiato nei polmoni, avrebbe voluto urlarle che lui non poteva dimenticarsi del suo odore, dei suoi piedi freddi, ma era lei che gli doveva chiedere scusa, era lei che doveva fare tutte queste cose.
Judith afferrò con una temporanea decisione la manica corta della maglietta di Luke, sollevandogli il braccio, permettendole di guardarlo in viso, e lo riabbassa solo quando la sua testa è più vicina a quella di Luke.
Ormai le loro labbra sono separate da pochi centimetri. Ma Luke non le congiungerà mai alle sue se se lei non gli dice qualcosa, se lei non giustifica la sua accusa.
E lei è pronta, o quasi.
«Luke.. – lo chiama, come se lui riuscisse a non guardare quei suoi occhi scuri, come se lui non riuscisse a non prestarle attenzione -  ..Scusami.. io ero solo gelosa.. non.. te lo giuro..» balbettò, gli occhi sempre più lucidi, gli occhiali storti sul volto leggermente tondo di lei. E a Luke basta quello, basta quello per sporgersi in avanti e baciare quelle labbra rosse che tanto ama. Gli basta quello per tornare completamente da lei.
Ed entrambi sorridono in quel bacio. Entrambi sanno di non essere infiniti, entrambi sanno che il loro tempo non è infinito, ma forse loro lo sono. Forse loro sono infiniti nei ricordi di qualcuno, forse loro sono infiniti nel tempo, nel loro tempo, forse loro sono infinitamente loro, forse loro sono destinati a stare insieme all’infinto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Writer.
*naviga in un mare infinito di lacrime*
Posso dire ufficialmente che amo questa OS? Si che posso.
LA AMO GENTE.
Di recente sto scrivendo un sacco di cose che mi piacciono, wow.
#yay #aw
Beh, che dire di questa storia? Judith è la parte più debole di me. E mi assomiglia tanto. Tutti vedono il mio sorriso, sempre sulle labbra, ma solo il mio migliore amico vede quello che c’è dietro. Solo lui riesce a capire veramente che io vorrei urlare quando sussurro, solo lui capisce che io ho mille cose dentro, ma non ne dico nemmeno mezza.
 
Ok, adesso basta.
Perché ho scelto Luke? Non lo so. Mi ispira una tenerezza infinita con quelle sue fossette, e quindi l’ho scelto u.u è stata lui la mia vittima muahahaha
#yay #ScleroTime
 
Beh, gente, se vi va, passate dal mio profilo, leggete le trame delle mie storie, se vi va apritele e leggetele fino in fondo, anche solo per perdere tempo.
Non ho più nulla da dire, quindi..
#yay vi saluto #aw
Manu xx

 
   
 
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