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Autore: Francesca2001    17/04/2014    1 recensioni
"Allora ci vediamo domani?"- chiese Kate, con la sua vocina sprizzante di gioia. "Si. Alle ventidue qui, puntuale!"- rispose Jack , con tono rigido e deciso. “A presto!”- concluse la fanciulla, stampando un bacio sulla guancia di Jack, prima di scappare via dalla cabina telefonica . “A presto!”- ripeté lui, con il volto completamente paonazzo dalla vergogna. Solo che quel domani non sarebbe arrivato più…
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era ormai trascorso del tempo dalla sera in cui Jack e Kate promisero di rincontrarsi il giorno seguente nella cabina telefonica  e tante erano le cose che erano cambiate nelle loro vite. Kate era cresciuta -come d’altronde anche Jack- ed aveva cominciato la sua carriera di assistente presso un quotidiano della sua città. Di Jack, al contrario, non si avevano più notizie da quando aveva deciso di fare un viaggio di lavoro all’estero e ultimamente, si era sparsa la voce di una sua possibile morte improvvisa. A Kate, nonostante fosse giunta questa notizia, non importava più di tanto: quello che era successo quando era ancora una bambina ingenua era acqua passata e lei, il passato non amava affatto ricordarlo; non che avesse vissuto una brutta infanzia, ma molti erano gli aspetti di quegli anni capaci di renderla di malumore anche se solo accennati. E poi, ora che era finalmente una donna emancipata, non aveva mica tempo da perdere dietro a queste banali supposizioni! Aveva ben altro a cui pensare, soprattutto dal momento che era una donna molto sbadata e le veniva difficile ricordare anche le cose rilevanti, a prescindere che esse fossero state degli impegni improrogabili  o degli oggetti di importanza vitale. Fu proprio per uno di questi ultimi, che un giorno per un caso del destino, quel Jack sparito nel nulla dovesse comparirle dinanzi agli occhi, dopo così tanto tempo, dopo così tanti anni.
Come ogni mattina, Kate percorreva tranquillamente la via che l’avrebbe condotta dritta all’alto edificio in cui esercitava il suo ruolo. Attraversò a passo sostenuto  la strada e salì sul marciapiede  del ristorante giapponese “Nagatomo”,  posto due isolati prima del suo ufficio. Fu solo in quell’istante, nell’attimo preciso  in cui appoggiò il piede destro sul marciapiede, che si rese conto di aver scordato il cellulare sul tavolo del soggiorno. “Cavolo, di nuovo!”- aggiunse, frugando nella borsa, ma continuando comunque a camminare. D’improvviso si scontrò con un passante, cadendo a terra.“Oh! Mi scusi! Oggi non è proprio giornata!”- disse alzandosi dal suolo e rivolgendosi a colui o colei che aveva appena preso di petto. Nello stesso momento in cui colui con cui si era scontrata – si era rivelato un uomo – la tranquillizzò dicendole di non preoccuparsi, Kate ebbe l’impressione che qualcun’altro la stesse osservando e girò lo sguardo per accertarsene. Era proprio così. Un clochard dalla barba folta, il naso adunco ,gli occhi malinconici e un cartello in mano  con su scritto  “HO PERSO TUTTO. AIUTATEMI, VI PREGO”,la stava guardando con aria stupita e, come se le sue labbra pronunciassero parole involontariamente, disse flebilmente: “Katherine!”. La donna, perplessa, disse la cosa che per prima le venne in mente: “Mi scusi, ma lei chi è?!”…”Katherine, s-sono io…Jack!”- rispose aumentando il tono di voce. “Ma chi sei? Come sai il mio nome?”- ribatté lei, sbarrando gli occhi impaurita e scappando via, arretrando e facendo si che l’umile uomo non potesse neanche rispondere alla sua domanda . Lei, giunta alle porte del grande edificio, fu certa di non aver mai visto quell’uomo.
Il mattino seguente, con le chiavi, il telefono e il portafogli accuratamente sistemati nella borsa, si avviò per la medesima strada sulla quale il giorno precedente aveva incontrato quell’uomo. Aveva deciso che, se egli avesse continuato ad importunarla, avrebbe chiamato la polizia e lo avrebbe fatto arrestare seduta stante. Ma ciò che era accaduto ventiquattro ore prima non si sarebbe ripetuto. Con sua grande, grandissima sorpresa, quell’uomo non era lì e quasi le dispiaceva di non trovarlo, quasi avrebbe  preferito che quel bisunto essere le avesse nuovamente rivolto la parola. Comunque, arrivò al suo ufficio ed entrò. Sistematasi all’interno , trovò un post-it attaccato al computer. Lo prese e lesse: “Ci vediamo alle ventidue di questa sera dove hai dato il tuo primo bacio ad un ragazzo.” Quella grafia non le era affatto nuova, ma a parte questo, ci mise del tempo a capire dove sarebbe dovuta andare, perché il suo primo bacio non lo ricordava poi così bene. Uscì dal lavoro quando erano ormai le ventuno e trenta e dire che era stremata non era sufficiente, ma comunque era curiosa di capire chi la stesse cercando, chi la volesse incontrare. Dopo essersi ricordata finalmente del suo primo bacio e di dove lo avesse dato, si avviò. Arrivò in una stretta stradina e senza neanche accorgersene, le cadde una lacrima dall’occhio: quella era la strada in cui aveva vissuto da bambina! Tutto sembrava essere precisamente come trent’anni prima: la piccola stradina era illuminata da due pali della luce posti a qualche metro di distanza, fra i quali vi era un fioraio  e un panettiere. La donna si incamminò e quando arrivò davanti al negozio dei fiori, una signora sorridente uscì porgendole un mazzo di rose rosse con uno stravagante bigliettino a forma di cuore. Testuali parole erano incise al suo interno: “Se hai ricevuto queste rose e questo bigliettino, vieni in fondo alla strada, dove c’è l’unica casa azzurra. “ Pian piano che si inoltrava in questa vicenda, Kate sentiva che qualcosa che le avrebbe cambiato la vita sarebbe accaduto di lì a poco. Alzò lo sguardò dal bigliettino e notò che vi era davvero una casa azzurro, in lontananza. Nonostante quell’abitazione non le ispirasse molto – era completamente immersa nel buio, poiché la luce non giungeva fin lì - , a passo lento la raggiunse. Vide, che oltre a quella costruzione, vi era anche una familiare e piccola cabina telefonica color rosso sangue. Avvicinandosi sempre più osservò che al suo interno vi era un uomo ben vestito e, non sapendo più dove andare, decise di chiedere informazioni a quest’ultimo. “Scusatemi, sapete se qui nei dintorni c’è …” la sua domanda venne interrotta da un improvviso ricordo. Era confusa, ma aveva capito bene chi fosse quell’uomo e chi fosse quel barbone che il giorno prima l’aveva chiamata per nome. “Adesso ti ricordi di me?” disse costui sorridendole. E questa volta fu lui a non darle tempo di rispondere; le cinse la vita con le braccia e la baciò come solo un vero uomo sa fare! A lei piacque molto e finalmente si ricordò di quanto fosse stata stupida fino a quel momento, di quanto fosse stata indifferente a quella notizia che aveva dato per morto l’uomo che stava baciando e che in un attimo le aveva rapito il cuore e l’aveva resa consapevole del fatto che era proprio quell’uomo, l’uomo della sua vita. Ma non c’era niente che potesse essere più importante di quel bacio d’amore, niente in grado di distogliere Kate da Jacob e Jacob da Kate. Ormai erano solo loro due, tutto il resto non contava più. D’ ora in poi la sua vita sarebbe cambiata davvero.


Questo racconto non è un granchè, ma ci ho messo un po' del mio impegno e sono riuscita a sviluppare solo questo! La prossima volta farò del mio meglio ;)
  
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