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Autore: thebooksaremylife    18/04/2014    1 recensioni
DAL TESTO*
-Ciao Elis io mi chiamo Hazel Levesque. Sono figlia di Plutone, si hai capito bene Plutone, il dio dei morti e delle ricchezze della terra.
-Co..cosa vuoi da me?
- Non voglio farti del male... Voglio solo portarti in un posto.
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-Dovete riunirvi, trova i tuoi compagni e partite!- la voce proveniva da un ragazzo, ma non capivo chi era, vedevo soltanto un’ombra.
-Dovete fare presto!- continuò il ragazzo
-Chi sei?- provai a chiedere io.
-Non c’è tempo ora Alex, il contatto si sta interrompendo. Ci vedremo presto e non temere, sono tuo amico.-
Mi svegliai di soprassalto. Era la seconda volta che facevo questo sogno, solo che nella prima non ero riuscita a parlare.
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La ragazza rise piano -Non puoi atterrarmi. Vedi, io non sono qui, nel senso di qui. Sono una... proiezione- [...] -ehm...non precisamente. io sono una tua antenata. Vengo da un passato non molto facile e ho bisogno del tuo aiuto [...] Cerca le Chiavi, le Chiavi del Tempo, e ci salverai. Trova gli altri 7 e parti-
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~GRACE (#Daylighter)

 Il Campo. Mi mancava terribilmente. Ma ero lì, in città, e lo facevo per lei. Julie. Alta, capelli castani, occhi scuri. La mia migliore amica. A New York non avevo nessun altro, ma lei valeva per 100.
 Ma prima mi presento. Grace Eden, semidea. Sì, semidea, metà umana metà divina. Questo era il mio più grande segreto. Uno dei tanti, sì, ma l'unico che Julie non sapeva. E non doveva saperlo, per il suo bene. Cosa avrei dato per farle visitare il Campo, il MIO Campo. La mia casa. Ma non potevo. Lei era una mortale, e i mortali devono fare cose normali per i mortali. Certo, in lei di normale non c'era nulla. Dal suo talento per i guai, alle sue passioni strampalate o al suo modo di vedere le cose. Non era strana, era speciale.
 Così speciale, che per lei quella mattina mi svegliai alle 5.00. Aveva la mania delle albe, e forse l'aveva passata un po' anche a me. Ci svegliavamo presto e passavamo per la città fino alla spiaggia. Ci sedevamo sulla solita staccionata con il sole che ci nasceva davanti. Se solo avesse saputo che era Apollo a fargli fare quel gioco. Come al solito mi vestii senza fretta, con i rimasugli del sonno impigliati fra le ciglia. Feci colazione da sola in cucina con una mela, raccattai lo zaino e il cellulare (anche se non avrei dovuto) e corsi giù per le scale. La zia dormiva ancora, ma sapeva dov'ero.
 Ci incontrammo al solito semaforo, lei precisa come un orologio svizzero, e io con un mare di ritardo.
 Aveva persino smesso di farci caso. Sta di fatto che con tutta la calma del mondo arrivammo in spiaggia. Alle 6.00 decidemmo di andare e da lì feci mente locale del programma della giornata, la solita routine. Colazione al bar, scuola, panino, biblioteca. Casa, libro, letto. Ci fu solo un piccolo inconveniente. Facemmo colazione, poi però la convinsi a passare un attimo in libreria, per ordinare un libro che volevo leggere, ora non ricordo più nemmeno quale. Insomma, facemmo tardi per prendere l'autobus. Stavamo quasi per arrivare all'angolo quando partì. Lo rincorremmo, agitando le braccia e urlando al conducente di fermarsi. Ci fermammo dopo un po', capendo che quell'autobus non l'avremmo preso più. E per fortuna, perché appena arrivato alla fine della strada, il veicolo scoppiò. Letteralmente. Ci voltammo appena in tempo che pezzi volarono ovunque, e uno quasi colpì Julie sulla nuca. Poi però mi accorsi che c'era qualcosa che non andava in quell'esplosione, i pezzi di plastica e metallo che erano schizzati via ora stavano ritornando come boomerang verso i resti del bus. Si mischiarono e si aggrovigliarono finché quel cumulo di macerie non ebbe una forma. Un Lestrigone. Enorme, con la pelle che sembrava friggere e sfrigolare, pieno di tatuaggi e cicatrici. Avevo già incontrato un Lestrigone prima di allora, ma non ne avevo mai visto uno così grosso. Sarà stato alto 3 metri.
-Scappa!- urlai a Julie, mentre tiravo fuori le *Shuriken dalle tasche speciali nel giubbotto di pelle. Lanciai quella nella mano sinistra (sono mancina), che andò a conficcarsi nel braccio del Gigante. Un mugghio risuonò per la strada deserta. Una manata volò molto vicina alla mia amica e io mi voltai pronta a soccorrerla, non curandomi del pericolo che correvo distraendomi. Fui scagliata lontano, atterrando dolorosamente con una spalla sull'asfalto. Julie corse da me e mi prese per un braccio, issandomi in piedi. Non potevo arrendermi. Le andai davanti, proteggendola col mio corpo. Lanciai l'altra Shuriken, che prese si striscio la fronte del Lestrigone. Quello avanzò parecchio verso di noi, facendo tremare il terreno. Indietreggiai e con la coda dell'occhio vidi che Julie era ancora alle mie spalle, ma stava fissando un luccichio azzurrino intravisibile dietro un bidone. Stava pensando ad un modo per arrivarvi, lo sentivo. Dovevo distrarre il mostro. Ecco, feci una delle cose più avventate della mia vita. In quanto figlia di Atena, il controllo, il sangue freddo e la lucidità mi contrassegnavano, ma non quando si trattava di Julie. Feci uno scatto e passai in mezzo alle gambe del Lestrigone che, essendo molto grosso, era anche molto lento. Non fece in tempo a girarsi che io saltai sulla sua schiena e mi arrampicai fino ad aggrapparmi al collo. Salii e allacciai le gambe intorno alla gola dopodiché feci un respiro profondo e con tutta la forza che avevo in corpo buttai la testa, la schiena, il busto, le braccia e tutto giù, verso l'asfalto. Il gigante si strozzò quasi, e perse l'equilibrio. Quando stavo quasi per toccare terra mi sganciai e rotolai lontano, il più lontano possibile. Il mostro cadde con la testa all'indietro e rimase stordito per una manciata di secondi, il tempo che serviva a Julie per sfoderare il coltello e tagliargli di netto la gola. Corsi verso di lei per quello che mi era possibile, graffiata com'ero. Le poggiai le mani sulle spalle e le chiesi: -Stai bene?
-Sì, cioè no... Non lo so.
 -Siediti- le dissi.
 Lei ubbidì. Aveva lo sguardo perso, come quando sognava ad occhi aperti. Sapevo che era sconvolta.
 -Sei ferita?- mi chiese lei, la paura negli occhi.
 -No, tranquilla. Tu?
 -Non lo so.
 Esaminai bene il suo corpo graffiato, finché non trovai una scheggia di metallo lunga almeno 20 centimetri e larga 5 ficcata nel suo braccio destro.
 -Si che sei ferita.
-Non è niente, Grace.
-No che non è niente. Se non la estraiamo potrebbe causarti un'infezione, di quelle gravi.
 Riflettei un po', con un leggero panico che rendeva i miei pensieri meno chiari e i miei movimenti meno fluidi.
 -Devo portarti al Campo- dissi infine, con fare risoluto.
 -Che Campo?
-Il mio Campo. Lì sapranno cosa fare, e anche se sei una mortale loro ti accoglieranno visto che sei con me, in caso contrario noi...
-GRACE, FERMATI!- urlò lei, esasperata, come quando penso ad alta voce (cosa che mi capita più spesso di quanto ci tenga ad ammettere).
 -Che c'è?!
 -Devo dirti un segreto.
 -Che cosa...?
 -Io... io sono un po'... un po' pazza forse. Devo avere qualche problema, io... Vedo cose, cose che altri non vedono. Vedo mostri, magari. Mostri come questo. Nessuno lo sa, e fino ad ora pensavo di essere l'unica a vederli ma tu...
 -Hai la Vista.
 -Eh?!
 -Vedi attraverso la Foschia.
 -Foschia?!
-Sì. Andiamo. Ci serve uno spray. Devo mandare un Messaggio-Iride.

 *Shuriken: arma da combattimento ninja; consiste in una "stella" in metallo con punte affilate come rasoi. Si lasciano a mo' di boomerang o si tengono in mano come pugnali.



*Angolo ell'autrice :)
hey ciao a tutti, noi siamo 6 ragazzi che scrivono un'unica FanFiction, siamo admin di una pagina di facebook: https://www.facebook.com/EUnaPennaPercyJackson
posteremo un capitolo ogni 3 giorni, speriamo vi piaccia :D
ricordatevi di recensire, sia positivo che negativo, ci teniamo ;)
ci vediamo tra 3 giorni :D
 

  
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