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Autore: itsrigel    18/04/2014    6 recensioni
// Dal testo //
Un sorriso commosso increspò le labbra di Cal.
Improvvisamente capì il motivo per cui si era innamorata di quel ragazzo.
“È perfetto”, si disse. “È davvero perfetto”.
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One shot scritta in un momento di noia; 1042 parole
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '“Perché dividere un amore come il nostro?„'
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Cal fissò a lungo gli occhi allungati di Varda, così simili ai suoi per forma eppure così differenti per colore.
Lui ricambiava il suo sguardo, con quel sorriso misterioso che continuava a farla impazzire.
«Non puoi costringermi, lo sai?»
Il sorriso sul volto del ragazzo si allargò mentre questo si passava una mano tra i capelli verdi.
«Certo che lo so. È solo che sei sempre così misteriosa e sfuggente... Quando c'era il padrone non eri così.»
Sul volto di Cal si dipinse un sorriso malinconico. «Era pur sempre mio padre» ribatté.
Lo sguardo di Varda si soffermò sulla benda di stoffa morbida che nascondeva l'occhio sinistro di lei, per poi passare ai riccioli rossi che le ricadevano sulla fronte.
«Cosa nasconde quella fascia? Hai un'occhio più piccolo dell'altro?»
Cal si permise una risata. Automaticamente portò la mano destra alla bocca. Nonostante il brutto periodo che stesse passando, ogni cosa in lei parlava di una ragazza dell'alta borghesia catapultata in un mondo che non le apparteneva: il modo di camminare, l'acconciatura dei capelli, quel suo continuo gesticolare delicato... Tutto.
«Mi dispiace troppo darti questa notizia, ma il mio viso è perfettamente simmetrico» rispose passando una mano sul simbolo che le ornava la spalla. I due soli, Cetus e Miraval, nascosti dietro un occhio di un azzurro inquietante, simile a quello del cielo. Il suo tatuaggio, il suo vanto; l'unica cosa che la legava al suo passato e l'aiutava a non dimenticare chi era.
«Allora... è una cicatrice? Una macchia? Il segno di qualche malattia?»
«Sei proprio uno stupido Femtita» rispose lei, sorridendo.
«E tu una sciocca padroncina» ribatté colpendole la fronte con le dita. Cal si spostò indietro con la testa, strofinandosi il punto in cui lui l'aveva colpita.
«Sai di avermi fatto male?»
«Io so tutto, cara.»
Cal si alzò in piedi, felice per una volta di essere più alta di Varda. «Tutto tranne cosa nasconde questa benda.»
«Cosa che scoprirò, prima o poi» aggiunse lui alzandosi a sua volta, e superando visibilmente la ragazza. «Dai, fammi conoscere i tuoi segreti» le sussurrò in un orecchio dopo averle passato il braccio intorno alle spalle.
Cal sospirò. «Sono sicura che in una qualsiasi altra famiglia Talarita saresti bastonato tutto il giorno tutti i giorni.»
«Ed io sono sicuro che tieni troppo a me anche solo per sfiorarmi con un Bastone.»
Cal sorrise. Sì, teneva davvero troppo a lui per fargli del male. In fondo era l'unica cosa che le rimaneva, oltre a una casa che, dopo la morte di suo padre e il matrimonio del fratello, era diventata immensamente vuota.
«Davvero vuoi conoscere i miei segreti?»
Varda annuì convinto. Cal tornò a fissarlo negli occhi, finché lui non dovette abbassare lo sguardo, ridendo. Quando rialzò lo sguardo Cal inarcò le sopracciglia, come a voler dire "ho vinto io".
«Non riesci a sopportare che io ti guardi con un solo occhio e pretendi che io ti mostri anche l'altro?»
«Precisamente.»
Cal sbuffò. Avrebbe voluto non mostrargli nulla, eppure... Eppure quegli occhi dorati, quel viso perfetto, quel fisico asciutto e forte che si indovinava sotto la casacca del Femtita le rendevano difficile anche ragionare.
Passò le mani dietro la nuca e sciolse il nastro. Quando scostò la benda dall'occhio la luce che filtrava dalla finestra della sua camera le sembrò insopportabile. Dovette chiudere entrambi gli occhi, poiché non era mai stata capace di chiuderne uno solo.
Quando li riaprì si ritrovò il volto di Varda praticamente attaccato al suo. Dovette impegnarsi al massimo per non arrossire.
«Cos'ha quest'occhio che non va?» domandò il ragazzo dopo un po'. Cal sorrise.
«Se lo guardi da solo non ha nulla che non va. Se lo metti a confronto con l'altro forse ci capisci qualcosa» consigliò. Lui si allontanò un po' e iniziò a confrontare i due occhi.
«Sono di due sfumature di verde diverse» decretò infine, poco convinto.
«Verde?»
Varda la guardò confuso. «Verde. I Talariti hanno gli occhi verdi, suppongo tu lo sappia.»
Certo, certo che lo sapeva. Ed era proprio per questo che nascondeva quell'occhio al mondo, o almeno a Talaria.
«La tua capacità d'osservazione è pari a quella di un bambino» ironizzò lei, colpendogli un braccio con una mano, nonostante l'amico non potesse provare dolore.
«Un po' come la tua memoria» scherzò a sua volta Varda con un sorriso. Tornò serio dopo poco, mentre cercava di capire per quale motivo Cal avesse nascosto quell'occhio. 
«Penso di aver bisogno di un indizio» disse infine, infastidito dal fatto che non fosse riuscito a scovare il segreto nascosto dietro quell'occhio.
«Un indizio, eh?» ripeté lei. Ci pensò sù per un tempo infinito. Le sembrava che tutte le cose che potesse dire portassero troppo facilmente alla risposta. Sorrise, ritrovandosi a pensare a quel segreto più come un gioco.
«Troppo Talarita per essere Femtita; troppo Femtita per essere Talarita.»
Varda sembrò pensarci per un po'. Cal rise. Era così palese e lui ancora non c'era arrivato.
Quella risata sembrò riscuotere Varda, che abbassò lo sguardo su di lei. Negli occhi si leggeva lo stupore, e la bocca socchiusa ne era la conferma. Era così carino, pensò Cal.
«Sei una mezzosangue» mormorò lui. Nonostante non volesse farlo, Cal annuì.
Non che avesse qualcosa contro i Femtiti, anzi. Solo che, in una società dove il puro governa su tutto e tutti, essere una mezzosangue era difficile. Nessuno oltre ai suoi parenti aveva mai visto la sfumatura dorata che colorava la parte inferiore del suo occhio sinistro.
“Fino ad oggi”, dovette ricordarsi Cal.
La domanda che Cal si aspettava arrivò dopo poco. «Perché lo tenevi nascosto?»
«Hai la più pallida idea di quanto sia difficile essere una mezzosangue tra i Talariti?» La ragazza alzò lo sguardo su di lui e lo fissò negli occhi. «Assomiglio ai Talariti, quindi l'unica cosa che ho potuto fare è stata nascondermi. Lo faccio praticamente da sempre.»
Un silenzio imbarazzato seguì le parole della ragazza. Cal pensò di essere arrivata alla fine. Varda non le avrebbe più parlato. Non l'avrebbe più trattata come una padrona -anche se teoricamente non lo faceva neppure ora. Sarebbe stata uno scarto, un qualcosa da evitare e disprezzare. Sarebbe...
«Per me sei e resterai la solita padroncina fastidiosa» le comunicò il Femtita, mentre si avviava alla porta.
Cal lo guardò stupita. Non si sarebbe immaginata una reazione del genere da un Femtita, e tanto meno da uno come lui, influenzato tantissimo dalla mentalità Talarita.
Un sorriso commosso increspò le labbra di Cal.
Improvvisamente capì il motivo per cui si era innamorata di quel ragazzo.
“È perfetto”, si disse. “È davvero perfetto”.
   
 
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