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Autore: Vale__91    15/07/2008    6 recensioni
Breve One-Shot che descrive i sentimenti più profondi di una moglie ed una madre...Yagami Sachiko, quasi totalmente assente in Death Note...Ma a volte sono le piccole "cose" che sentono più dolore.
Se avete pazienza, leggete prima la premessa.
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Premessa: Ci ho impiegato molto prima di mettermi qui a scrivere. Ho finito da poco di vedere l'anime e ad ogni puntata si allontanava sempre di più dai miei pensieri l'idea di poter creare qualcosa di decente. È come se avessi avuto paura di non essere all'altezza e in realtà per il momento non credo ancora di esserlo. Tuttavia poi ho pensato che inizialmente, invece di puntare alla psicologia pungente di questo anime/manga stupendo, che mai avrei pensato mi potesse catturare così nella sua trappola, avrei potuto parlare dei sentimenti più "profondi", quelli di una madre. Sensazioni quali: l'amore, la sofferenza, e tanto altro ancora. Un personaggio quasi irrilevante nell'insieme della storia, ma che a un esame più approfondito si rivela più "sentito" di altri. È questo che ho provato a fare, tirare fuori dal mondo di Death Note argomenti mai affrontati se non in minima parte ( e parlo principalmente dell'anime perchè sfortunatamente il manga non ho ancora avuto l'occasione di leggerlo ).
Questa premessa serve solamente a far capire il perchè di questa one-shot e cosa voglio davvero trasmettere.
Avverto che contiene Spoiler, per chi non avesse fatto attenzione alle note, quindi chi non ha finito di vedere l'anime o di leggere il manga e non vuole rovinarsi alcuna sorpresa non legga. La protagonista nei punti iniziali parlerà come se lei stessa avesse visto l'intera vicenda dall'esterno, come se anche lei avesse letto il manga della sua stessa vita.
Penso di aver detto tutto, se avete avuto la pazienza di leggere fin qui, ora potrete sapere di cosa parlavo, quindi buona lettura e se avrete voglia fatemi sapere cosa ne pensate...Ciao, baci








Pare sia tutto finito, tutto terminato. Eppure di me non si è mai parlato. Sono sempre rimasta nell’ombra, in fin dei conti penso io stessa che sia stata la cosa giusta da fare, eppure non ne sono comunque soddisfatta, adesso che è stata messa la parola fine, posso dar sfogo alle parole, alle lacrime.
Yagami Sachiko è sempre stata oscurata, nessuno mai si è badato per un attimo di pensare ai sentimenti di una madre, di una moglie… di una donna che viveva tranquilla con la sua famiglia e alla quale è stata stravolta la vita.
Ripeto, è stato più che normale, visto qual era il punto fondamentale e principale di tutta questa lunga vicenda, ma considerato fin dove siamo arrivati non posso più tacere e restare nascosta.
Sono sempre stata una signora come tante, con un buon marito, due bravi figli, fino a quando qualcosa o qualcuno ci ha divisi per sempre.
Vorrei dare la colpa a Kira, ma non so nemmeno se sia la cosa giusta da dire e pensare.
Ho perso il controllo della mia vita, ho perso il controllo della tranquillità che regnava in famiglia e tutto si è sgretolato sotto i miei stessi occhi. A incominciare da lui.
Soichiro Yagami, un uomo come tanti forse, ma era lui che amavo. L’uomo che ha imprigionato il mio cuore in una cella di cristallo, fatta di armonia e serenità. Cosa mi resta di noi, dei ricordi, dell’anello che porto al dito? Vedo la tomba durante la notte, vedo i suoi vestiti ogni mattina, vedo i suoi occhi preoccupati per la sua famiglia in ogni istante.
Qualcuno se l’è portato via senza pensarci troppo ed ha trascinato con sè tutto il mio cuore. Ero sempre stata in timore per lui, sin da quando ci innamorammo. Il perché era molto semplice, il suo lavoro metteva a rischio ogni giorno la sua vita, il nostro amore, ma si preoccupò sempre per me, per garantirmi un'esistenza come qualsiasi altra, fatta del calore più puro che potesse esistere. Eppure non è bastato, l’ho perso una notte qualunque, senza rivolgergli nemmeno più un sorriso, senza rivederne più uno suo.
Ed ogni giorno mi alzo guardando la cucina dove facevamo colazione insieme, mi siedo al tavolo e piango senza fermarmi per ore. Intere giornate fatte di nulla, battaglie perse in partenza, dolore e solo dolore. Il dolore di una moglie, la dilaniante sofferenza per qualcosa che è ormai rotto e non potrà essere riparato. Se ci fossero stati i miei due figli insieme a me in tutti questi momenti, forse sarebbe stato diverso, non sarebbero cessate le lacrime, ma forse…Eppure non potrò mai saperlo.
Sayu dal suo rapimento patisce la paura di poter essere ferita da chiunque in qualsiasi momento. Non intendo fisicamente, ma nell’animo, nella mente. Saputa la morte del padre tutto è peggiorato sempre di più. Non la vedo quasi mai uscire dalla sua stanza, non parliamo e a volte ho paura che possa…No, non voglio pensarlo.
Siamo due anime vuote che vagano in una casa deserta, due corpi che svolgono funzioni automatiche solo per esigenze fisiologiche…Ed è triste…Fa male.
Ma più di tutto io non avrei mai immaginato che lui, sì lui, il sangue del mio sangue, il mio splendido figlio Raito…potesse. Non riesco a dirlo, non riesco a pronunciare quelle parole. È straziante, mi travolge e mi lascia a terra, priva di sensi.
Sentivo col passare del tempo, degli anni, che in fondo c’era qualcosa di diverso in lui. Non abbiamo mai avuto veri e propri dialoghi, parlo di quelli che si fanno tra genitori e figli, quelli dove si è entrambi seduti su un letto…imbarazzati…e si parla di come si diventa grandi. Non è mai successo e non potrò nemmeno più sognare di farlo.
Sono una madre ormai persa.
Raito che è vissuto dentro di me, Raito che cresceva bello e buono, Raito che studiava sempre per essere il migliore, Raito che dava soddisfazioni…Raito che uccide, Raito che fa soffrire…Raito che muore…e Kira…con lui.
Come potevo minimamente immaginarlo? Come faccio tutt’ora a credere in tutto questo? Che madre sono?
Non riesco a non assumermi delle colpe.
E ora che sono sola e non ho nessuno con cui confidarmi, con cui parlare, cosa mi resta?
Possibile che le lacrime siano davvero infinite?
Mi faccio troppe domande e non rispondo a nessuna di queste, non risponderà mai nessuno. Sento rimbombare la mia voce sulle pareti bianche nella mia testa e vedo le stanze vuote dove sono rimasta seduta in silenzio.
Sola…completamente sola.

   
 
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