Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Lady Five    18/04/2014    5 recensioni
Una bellissima donna consapevole del suo fascino. Un uomo apparentemente di ghiaccio. Una passione improvvisa che non sanno dove li condurrà. E un fatto doloroso del loro passato che li accomuna, un'oscura minaccia che devono finalmente affrontare...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fujiko Mine, Goemon Ishikawa XIII, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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by Triz


 

Goemon ebbe l'impulso di usare il coltello, che stringeva ancora convulsamente nella destra, contro Juro. Ma si sentì di colpo come svuotato. La rabbia cieca che l'aveva dominato fino a quel momento stava rifluendo, come la bassa marea.
Guardò torvo il suo amico... era ancora un amico?
Se avessero voluto uccidermi, l'avrebbero fatto subito, durante l'irruzione.
“Allora... che cosa significa tutto questo? Mi hai impedito di compiere la mia vendetta, mi devi delle spiegazioni, e ti auguro che siano molto convincenti!”
“Sediamoci. Ti dirò tutto.”
Si lasciarono cadere sul divano.
“Non faccio parte della setta, ma dei servizi segreti giapponesi. Di una sezione non ufficiale, che ha il compito di dare la caccia proprio ai capi del Sentiero del Dragone d'oro. Abe era l'unico che non eravamo ancora riusciti a beccare, ma grazie all'aiuto tuo e dei tuoi amici finalmente ce l'abbiamo fatta. Ma non potevo lasciartelo uccidere. Ce ne occuperemo noi. Ti garantisco che non potrà più nuocere a nessuno.”
Goemon era allibito. Non se lo sarebbe mai aspettato.
“Ma... avevi detto che gli altri li avevi eliminati tu...”
“Sì, infatti. Li abbiamo fatti sparire. Quelli ancora vivi, perché alcuni sono morti di morte naturale, non usciranno mai di prigione. Sono in isolamento, in un carcere speciale, ma è come se non esistessero più, nessuno sa dove si trovano. Sono ufficialmente scomparsi. Anche Abe subirà la stessa sorte. E' quasi peggio della morte, non credi? I tuoi cari, quelli di Fujiko, Miya, il nostro maestro... hanno avuto giustizia. E tu non ti sei sporcato le mani di sangue...”
Il samurai tacque. Meditava. Forse era davvero meglio così.
“Anche Miya fa parte dei servizi segreti?”
“Sì, come tutti quelli che mi hanno aiutato in questi anni.”
“E io? Come sapevi che sarei venuto?”
“Non lo sapevo. Lo speravo. Speravo che prima o poi saresti arrivato in cerca della verità. Sempre che tu fossi ancora vivo... Certo, non immaginavo che ti saresti portato dietro i rinforzi” aggiunse con un sorriso.
“La chiavetta... immagino che la vorrai...”
Juro scosse la testa.
“No. Tenetela voi. Consideratela un compenso per l'aiuto che ci avete dato. A noi non interessano i soldi della setta, ma soltanto smantellarla. Abe era l'ultimo grande capo. Con lui fuori dai giochi, non dovrebbe essere difficile ridurre progressivamente il suo potere.”
Goemon era sempre più stupefatto. Gli riusciva difficile credere che qualcuno potesse rinunciare a tanto bendidio. Ma era grato a Juro.
“C'è anche la tua parte...”
“Non ne ho bisogno, davvero.”
Il samurai avrebbe voluto fargli tante altre domande. Si chiese come mai i suoi amici non si fossero ancora presentati. Se erano ancora collegati con il suo microfono, dovevano aver sentito tutto.
“Ma... Lupin e gli altri? Perché non sono qui?”
“Ehm... per precauzione li ho chiusi nella loro stanza. Ma adesso possiamo liberarli...”
A Goemon veniva quasi da ridere, immaginando le loro facce. Poi pensò a quanto sarebbe stata furiosa Fujiko, e la cosa gli parve subito molto meno divertente.
“Dicevi che la setta è infiltrata ovunque, anche tra i politici, anche nella polizia... come fai a essere sicuro che non lo sia anche nei servizi segreti?”
Juro esitò un attimo.
“Questa sezione dei servizi segreti ufficialmente non esiste. Non dovrei dirtelo, ma... noi lavoriamo direttamente con uomini di fiducia dell'imperatore... sono molti anni che lui è al corrente di quanto succede davvero nella setta e sta cercando di contrastarla.”
Il samurai era impressionato. Anche se lui viveva in Occidente ormai da molto tempo, la profonda venerazione dei giapponesi per il loro imperatore era ancora molto viva in lui.
“E Ikeda? Che cosa ne sarà di lui?”
“Abe gli aveva dato il pomeriggio libero... lo stiamo tenendo d'occhio, non è detto che lui sia coinvolto con la setta...”
“E i due bodyguard?”
“Quando riusciranno a liberarsi e si renderanno conto che Abe è sparito, lui sarà già lontano... comunque controlleremo anche loro.”
“C'è un'ultima cosa che devo sapere. Non ho fatto in tempo a chiederlo ad Abe. Stava per dirmelo, credo, quando siete arrivati voi. Perché quelli della setta volevano uccidere anche me?”
“Avevi detto che non ti importava saperlo...”
“Sì, lo so... ma ora che ho la possibilità di ricevere la risposta, ho bisogno di conoscere la verità... voglio sapere perché Miya è stata torturata e sfregiata, perché il nostro maestro ha dovuto suicidarsi... e tutto questo solo per proteggere la mia vita... Non so se riesci a capirmi...”
“Sì, credo di sì... Glielo chiederò io e te lo farò sapere. Te lo prometto solennemente.”
Goemon scosse il capo, amareggiato.
“Non credo che te lo dirà... perché dovrebbe farlo? Ormai la sua sorte è segnata.”
“Oh, quanto a quello... non uccidiamo quei bastardi per esplicito ordine dell'imperatore, ma nulla ci impedisce di … sciogliere loro la lingua... e con metodi non ortodossi, se necessario...”
“D'accordo, allora... mi fido di te. Ora forse è meglio raggiungere gli altri.”
“Sì, saranno furibondi, ma purtroppo era necessario. Non potevo rischiare che mandassero a monte tutta l'operazione.”
Lasciarono la suite. Gli uomini incappucciati l'avevano già perquisita e avevano preso il portatile, la 24 ore e altri effetti personali di Abe.
“E' meglio che entri da solo - disse Goemon, una volta scesi al piano inferiore - Potrebbero pensare che tu sia uno della setta, come ho creduto io.”
Il samurai aprì la porta con la tessera che l'altro gli porse, prima di allontanarsi.
“Raggiungo i miei uomini. Vi aspetto nella hall.”
Quando la porta si spalancò, si trovò la pistola di Jigen a un centimetro dal suo naso.
“Ah! Sei tu! - urlò fuori di sé - Si può sapere che cazzo è successo?!? E dov'è quel traditore doppiogiochista del tuo amico? Se lo becco lo faccio secco!”
“Calmati, Jigen! Non è come sembra! Ti posso spiegare tutto.”
Goemon era certo che avrebbe dovuto subire una sfuriata anche da Fujiko, ma non fu così. Con sua grande sorpresa la ragazza volò tra le sue braccia e gli inondò il petto di lacrime.
“Sei salvo! - diceva tra un singhiozzo e l'altro - Ho avuto tanta paura!”
Un po' imbarazzato dalla presenza di Jigen e Lupin, il giovane la strinse a sé.
“Non è successo nulla. E' tutto a posto, non fare così.”
“Quando abbiamo capito che Juro era sparito - proseguì lei - e ci aveva rinchiuso qua dentro, abbiamo pensato subito che fosse d'accordo con Abe e che ti avrebbero fatto del male, come avevo sempre temuto! Ero disperata!”
La lasciarono sfogare ancora per un po'. Non erano abituati a vederla così.
Lupin non aveva ancora parlato. Osservava la scena con la sua solita aria sorniona.
“Allora? - disse a un tratto - Si può sapere che cosa avete combinato? A un certo punto Juro è sparito con i trasmettitori e ci ha chiusi a chiave...Eravamo tutti preoccupatissimi, non solo Fujiko... abbiamo chiamato la reception per farci aprire, ma non è venuto nessuno... evidentemente Juro li aveva istruiti a dovere...!”
Goemon raccontò brevemente ai tre amici, sempre più strabiliati, quello che era successo.
“... e qui c'è la chiavetta. Juro ha detto di tenercela come compenso per il nostro aiuto...”
Lupin allungò la mano, incredulo. Dentro di sé aveva già detto addio al bottino.
“Molto nobile da parte sua...”
“Sì - rifletté Goemon - E' molto migliore di me. Ha messo la sua vendetta al servizio della giustizia.”
“Bene, e ora che si fa?” chiese Jigen.
“Direi che ce ne possiamo tornare al nostro albergo e fare subito il trasferimento, prima che quelli della setta si accorgano di qualcosa. Non dovrebbero, perché Abe non ha fatto in tempo a dare l'allarme... ma non si sa mai.”
Il gruppetto lasciò la stanza. Nella hall incontrarono Juro ad aspettarli. Trattennero a stento Jigen, che lo avrebbe volentieri preso a pugni.
“Perché non ci hai detto niente?!? Abbiamo pensato di tutto, ed eravamo preoccupati per Goemon! Non ci hai nemmeno riflettuto, eh? Avevi in mente soltanto la tua missione!”
Juro non se la prese. Si aspettava una reazione del genere.
“Mi dispiace aver agito così, ma era necessario. Credo che possiate capirlo.”
Lupin cercò di dissipare la tensione. Anche perché non voleva irritare Juro, nel caso cambiasse idea sul contenuto della loro preziosa chiavetta. Gli batté una mano sulla spalla.
“Sei in gamba, hai ingannato tutti! Ma tutto è bene ciò che finisce bene, vero, ragazzi?”
Si guardarono. Poteva essere l'ultima volta che si vedevano.
“Credo che le nostre strade si dividano qua - disse Juro - Vi siamo grati per l'aiuto che ci avete dato, anche senza... esserne consapevoli.”
Fujiko lo abbracciò e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Non erano da lei simili manifestazioni, ma in questo caso aveva più di un motivo per essergli grata. E non soltanto perché li aveva accolti a casa sua, li aveva aiutati, pur con un suo tornaconto, e aveva lasciato a loro tutto il bottino...
Lupin e alla fine anche Jigen gli strinsero la mano. Con Goemon invece si appartò in un angolo. I due confabularono per un po', poi il samurai raggiunse i suoi amici e insieme ritornarono al loro albergo.
“Peccato - commentò Lupin stiracchiandosi - che dobbiamo abbandonare queste belle limousine e tra poco anche il nostro lussuosissimo hotel!”
“E perché, scusa? - lo interruppe Jigen - Se la tua chiavetta miracolosa fa il suo dovere, possiamo spassarcela alla grande, no?”
Salirono nella loro suite e Lupin tirò fuori un portatile.
“Ah! - commentò ancora il pistolero - Ti sei proprio convertito senza rimedio alla tecnologia!”
“Eh sì, vecchio mio. I tempi cambiano e bisogna adeguarsi, se non vuoi essere tagliato fuori dal mondo del lavoro!”
“Un momento! - intervenne Fujiko - Dove trasferiamo i soldi? Visto che non abbiamo un conto corrente in comune...”
“Ma sul mio, baby. O non ti fidi di me?”
“L'hai detto, caro. Non mi fido di te. Io ho un conto sicuro. In Svizzera.”
“Proprio tu parli! Fammi capire - la aggredì Jigen - Per quale motivo noi dovremmo invece fidarci di te?”
“Buoni buoni, non litigate! Per me un conto vale l'altro. Appena trasferiti i soldi, li divideremo in quattro parti e disporremo i bonifici sui conti degli altri tre, subito, qui in diretta. Tutto alla luce del sole. Così non ci saranno problemi.”
Alla fine, come sempre, la spuntò Fujiko.
Con una certa trepidazione scaricarono i dati dalla chiavetta. Ma Goemon aveva eseguito il suo compito alla perfezione e sullo schermo comparvero i numeri, i codici iban e tutte le informazione necessarie per accedere ai conti intestati ad Abe. Non potevano sapere se si trattasse di tutto il patrimonio della setta, ma in fondo non potevano pretendere troppo.
Fecero subito la prova con uno.
Funzionava!
Divennero euforici. Proseguirono finché non li ebbero svuotati tutti. Alla fine, la cifra totale li lasciò di stucco. Probabilmente non avevano mia visto così tanto denaro tutto insieme nella loro intera carriera di ladri professionisti.
Secondo l'accordo, divisero il bottino in parti uguali e Fujiko dispose subito i bonifici. A Julien avrebbe provveduto lei in un secondo momento.
“E vedi di non fare scherzi! - insistette Jigen con fare minaccioso - O è la volta buona che pareggio i conti con te una volta per tutte!”
“No. Questa volta non farà scherzi, ne sono certo - disse serafico Lupin - Abbiamo un garante, vero, Goemon?”
Goemon non sembrava molto coinvolto da quanto gli stava accadendo intorno. Era felice che la chiavetta funzionasse, ma la sua mente era chiaramente altrove.
“Ci vorrà qualche giorno prima che i soldi siano disponibili, lo sapete, vero? Prima di agitarvi per niente!” commentò sarcastica Fujiko.
“Bene, direi di uscire a cena a festeggiare!”
Al ristorante finalmente si rilassarono.
“Jigen e io pensavamo di rientrare subito in Europa. Ho in mente un altro affare... a Londra. Esposizione straordinaria dei tesori della Casa Reale... Non c'è molto tempo per organizzarlo, ma... ce la possiamo ancora fare.”
“Io devo restare qui ancora per un po' - disse Goemon serio - Devo sbrigare delle faccende.”
Fujiko lo guardò stupita. Non le aveva detto niente. Anzi, in verità, da quando erano rientrati in albergo non le aveva quasi rivolto la parola.
“Come volete. Faremo a meno di voi... perché immagino che resterai anche tu, Fujiko!”
“Sì, certo, naturalmente” rispose lei disinvolta. Ma non era tanto sicura che questo fosse anche il desiderio di Goemon.



 Buona Pasqua a tutti!
  
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