Ci sono delle cose che avrebbe voluto dirgli (“Quello che ti ha fatto tuo padre, io… so cosa vuol dire” e magari avrebbe abbassato il collo della maglietta e gli avrebbe mostrato cicatrici che non esistono - e il morso di Damon -, “Io ci tengo a te”), ma non l’ha mai fatto perché è Caroline Forbes ed Elena Gilbert è la sua miglior amica e lei non poteva farle una cosa del genere. Non poteva semplicemente andare a bussare alla porta del mostro cattivo e dirgli: io ci sono.
Sarebbe stata una bugia, comunque: non c’era posto per Klaus prima di Liz Forbes, di Elena, di Stefan, di Bonnie, di Tyler, di Matt, di Jeremy, Dio!, persino di Damon e a Klaus non sarebbe bastato.
 

Quando Klaus le aveva detto che se ne sarebbe andato per sempre, promettendole un frigorifero, Caroline aveva sentito quelle parole bruciarle la gola e le aveva ingoiate a forza, insieme a qualcos’altro.
Dirle significava tradire tutto quello in cui aveva creduto per tutta la vita (“Ci sono persone buone e persone cattive, Carebear. Devi fare attenzione.”) ed era una cosa che Caroline non poteva fare a sé stessa.
 

Klaus le chiede: voglio la tua confessione.
La mia confessione? Non ho fatto niente. Confessione su cosa?
Su di me.
E Caroline sente tutte quelle parole gonfiarsi e risalirle l’esofago, la gola e scontrarsi contro i denti chiusi, serrati come una barriera, perché ci sono cose che lei non può fare. Per un attimo teme che soffocherà o che finirà per il sputarle lo stesso, insieme e a frammenti di denti e pelle, ma riesce ad ingoiarle di nuovo. Gli dice: odio me stessa; gli dice: sarò onesta, ma non gli dice cosa vuole, non gli dice delle parole che ha immaginato di rivolgergli, delle risposte che lui le avrebbe dato.
Quando lo bacia, quando si abbandona al tocco delle sue mani e all’albero alle sue spalle perché le gambe non sembrano più in grado di reggerla si chiede se lui con i suoi mille anni d’inganni e solitudine riuscirà a capire quello che non riesce a dire.
Non aspettarmi, lo bacia, non posso capisci? Non importa quanto-, gli tira i capelli per avvicinarlo e lo sente sogghignare contro il suo collo, non importa quanto possa volerlo, ci sono Tyler ed Elena e Stefan e Bonnie e mia madre e, gli sfila la maglietta, ci sono io e non posso, gli bacia la pelle del torace, a livello del cuore e lo sente esalare un sospiro come se avesse sentito, non importa se mi dispiaccia, se-, le sue dita corrono alla cintura di Klaus, non aspettarmi perché non verrò.








Note:
- Il titolo deriva da due versi di "Wicked Game" di Chris Isaak, che mi ha fatto da colonna sonora.
- NO BETA sempre perché sono stupida. Quindi segnalatemi qualsiasi errore/strafalcione.
- Grazie per aver letto questa cosa minuscola. :')