Aprire gli occhi, sbattere le palpebre, stirare i muscoli quel po' che basta per trovare la forza di alzarsi in piedi definitivamente.
Scostare le coperte aggrovigliate tra le gambe, sentirsi un po' di sudore appiccoso addosso e lasciare che vada via aprendo la finestra.
Affacciarsi e vedere lo stesso cielo, essere accarezzati dallo stesso sole. Lo stesso di chi? Milioni di persone, miliardi di persone, miliardi di volti, di sorrisi, di occhi di cui non ha ancora incrociato lo sguardo.
E poi iniziare con la routine, le cose che ogni persona fa, più quelle che deve fare lui, sommate al suo lavoro.
Tornare in un letto, chiudere gli occhi e restare abbracciati ad un lenzuolo.
Fine di una giornata, punto a capo.
Ma se mettessimo una virgola a quel paragrafo, se mettessimo una virgola a fine giornata, si aprirebbe la visuale ad un mondo diverso dalla routine che tutti dall'esterno potrebbero giudicare normale, felice.
Mettiamo una virgola, poi mettiamo un "ma".
Ma è solo.
Ma svegliarsi con la sola compagnia di se stessi, non condividere il cielo con qualcuno di importante davvero, non condividere nemmeno un pezzetto di abitudine, e poi tornare a dormire senza aver cancellato  quel dannato "ma", tutto questo non fa che porre sempre la virgola dove ci vorrebbe un punto, o un cambio di pagina.
E così ha inizio, con quell'aggrovigliato mondo di pensieri e di solitudine, quella realtà sentimentale strappata troppo presto a chi della vita non ne può sapere quasi nulla, quella naturale inconsapevolezza dell'aver bisogno di qualcuno, ha inizio la routine dei sogni.
Un biglietto per cambiare mondo non te lo offrono certo ovunque, non puoi certo rinunciarci, e dopo che te l'hanno strappato  distrattamente inizi ad essere distratto anche tu, inizi a trovare difficile ascoltare e rimanere cosciente di ciò che ti circonda per poi realizzarlo solo per farti stare male, inizi a ricordare i "Non andartene mai, per favore" sussurati da una voce tremante che ti ha abbracciato un'ora, un giorno, una settimana fa, come tutte le strette, come tutti gli sguardi e le lacrime che hai pesato sulle tue stesse spalle, senza però dargli un vero peso al momento. Eppure tutto ciò un peso ce l'ha eccome, e lui inizia a realizzarlo solo quando vorrebbe che qualcuno di speciale lo sentisse mentre gli batte il cuore prima di andare a dormire, da solo.
Eppure qualcuno di sveglio e solo ci dev'essere, qualcuno che ha bisogno di lui come lui ha bisogno di qualcuno.
Non dice niente, continua la sua routine senza dire una parola sull'argomento, perchè è una cosa stupida. Si può essere tormentati per amore, quando puoi avere tutto dalla vita? Tutti gli dicono di no, il modello di società che si è costruito attorno a lui gli dice di dimenticare la favola secondo la quale ognuno di noi è destinato a trovare la sua metà, il suo pezzo mancante, ma lui ci crede ancora. Ci sarà qualcuno che ci crede ancora.
E il tempo corre, più veloce che mai, e scivola via. Lui pensa che sia uno dei più grandi problemi dell'uomo, che si lamenta perchè non trova il tempo di fare nulla quando in realtà ce l'ha e va sprecato. E il tempo non torna indietro, può pentirsi di non aver guardato negli occhi la ragazza che aveva tutto il suo mondo davanti, ma non può tornare indietro a contare quante cose si è perso.
E fa male, e gli sembra di essere un pezzetto perso in una scatola di puzzle dimenticata in un angolo polveroso in soffitta, con le ragnatele che si accumuleranno fino a non far passare più la luce dalla finestra dopo aver dormito sopra a tutti questi pensieri. Ma ci sarà qualcuno che avrà voglia di finire un puzzle a cui manca un pezzo.
Ci sarà qualcuno che vuole stargli accanto, mentre il tempo scorre, mentre il cielo è sempre lo stesso, mentre il suo cuore batte, mentre torna a dormire e torna a svegliarsi.
Intanto, lei rimane sveglia a fissare una luce di un lampione che inizia a cedere come la sua speranza di farcela, come il suo desiderio di stargli accanto.