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Autore: Serpeverde_    19/04/2014    3 recensioni
Una semidea, figlia della dea della verginità. Ha infranto un' antico giuramento.
La luna scomparirà.
Un'antica vendetta si ripercuoterà su entrambe.
Un impresa per salvare la madre,
una profezia,
un sacrificio,
chi porterà a termine l'incarico?
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Artemide, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apachtheís ~ Rapita

(2)


Mendicanti Spaventosi
 
-Collina Mezzosangue, Farm Road 3141, Long Island, New York 11954-
La voce femminile continuava a indicarmi sempre lo stesso indirizzo, ma dopo essere sgattaiolata fuori dal nostro appartamento a New York, nessuno sapeva dirmi dove si trovava questo posto.
Mi sedetti su una panchina affranta sapendo che erano le undici di sera e non sarei potuta tornare a casa, mio padre mi avrebbe vista.
Camminavo da un'ora senza sosta, mi sentivo completamente persa ma alla fin fine lo ero sempre stata. Mi rattristiva vedere a scuola i ragazzi e le ragazze abbracciate ai loro genitori così uniti, ed io sola a camminare verso una casa dove mi aspettava – se così di può dire – un padre egoista.
Con i piedi scostavo qualche pietra per terra – Perchè la fortuna non è mai dalla mia parte? - urlai attirando l'attenzione di un mendicante seduto sul ciglio della strada.
Mi guardò accigliato, mettendo in mostra degli occhi glaciali e brillanti.
Di primo impatto pensai fosse un mostro, così aggrappai subito il coltello che mi ero messa in tasca prima di scappare.
La lama era incandescente, come se non volesse essere usata.
L'anziano si alzò sistemando delle vesti sporche e molto più grandi di lui, per poi in camminarsi verso di me. Sudavo freddo, ma i piedi non mi si scollavano da terra.
'la ragazza trema, capo' sussurrava una voce proveniente dal taschino dell'uomo.
E poi cominciai a tremare, sta volta per davvero.
Lui tappò con una mano la sua camicia, come per zittire la voce.
- Serve aiuto – sussurrò con tono delicato.
Io scossi la testa leggermente spaventata, troppe cose in una sola giornata.
'La ragazza mente, capo' proseguiva 'zitta Martha o si spaventerà, poi io voglio un topo' incalzò
un'altra voce.

- Stai per caso cercando un posto? Io ti potrei aiutare, orsù- pian piano stavo ri acquisendo la forza di
aprire bocca, ma fu una questione di tempo.

Collina Mezzosangue, Farm Road 3141, Long Island, New York 11954?- 
Trattenni un gridolino, e coprii subito l'indirizzo che mi ero da poco scritta sul braccio per paura di
dimenticarmelo, ma ovviamente la voce nella mia testa continuava a ripetermelo ad intermittenza.

Poi annuii.
Lui con un cenno violento fece fermare un taxi per poi parlare all'autista come se volesse persuaderlo. 
La portiera si aprì di scatto facendomi arretrare di qualche passo.
L'uomo mi sorrise seppure sprigionasse ancora molta freddezza.
Una forza mi stava premendo la schiena affinchè io entrassi all'interno del taxi, mi opponevo ma la
pressione aumentava, così mi ritrovai seduta sul sedile posteriore dell'auto. La portiera si chiuse senza darmi il tempo di riporvare un tentativo di fuga.

L'uomo abbassò il finestrino per poi sussurrarmi – Buona fortuna, semidea -
Non riuscivo a staccarli gli occhi di dosso notando una luce appariscente attorno alla sua figura. A scatti mi appariva un uomo biondo con dei lineamenti soffici, ma poi tornava nella forma in cui mi si era presentato: un vecchio mendicante ridotto in povertà. 
Semidea non so perchè ma quella parola l'avevo già sentita. Probabilmente in uno dei miei sogni, in uno di quelli che mi perseguitavano ogni sera.
La macchina ingranò la marcia e partì, l'autista sembrava convinto di dove stesse andando. Io certamente non sapevo nemmeno verso cosa mi stavo imbattendo.
La macchina procedeva senza sosta, di tanto in tanto il taxista mi rivolgeva un sorriso dallo specchietto retrovisore, ma sembrava essere tutt'altro che rassicurante.
Appoggiai la testa sul finestrino per ammirare quella notte particolarmente stellata. Con l'inquinamento luminoso, a New York, potevi ritenerti fortunata a intravedere qualche bagliore; ma in mezzo al nulla – in poche parole dove mi trovavo io in quel momento – era possibile vedere a pieno la bellezza delle costellazioni.
Quella sera, la luna, non c'era e percepii immediatamente che c'era qualcosa di strano.
Ma la concezione dello 'strano' da quel giorno, cominciai a dimenticarla.
Gli alberi si stavano infittendo molto velocemente, e dopo pochi minuti l'uomo sulla cinquantina arrestò l'auto in prossimità del nulla.
-Scusi- affermai impettita – C'è qualche problema?-
-Oh no-
Continuai a fissarlo confusa, ma il signore non si poneva domande anzi sembrava soddisfatto di essere arrivato finalmente a destinazione.
-Beh, si affretti io avrei altre destinazioni.. non vede?-
Mi sentivo decisamente stupida.
-In realtà io..- non mi lasciò finire la frase e qualcosa mi diceva che quel tipo stava cominciando ad arrabbiarsi.
-Insomma vuole scendere da questa vettura?- si mise una mano tra i capelli brizzolati dove nella nuca scomparivano.
Scesi dalla macchina, non volevo farmelo ripetere un'altra volta, e tutto mi sembrò un inganno. Quel mendicante mi aveva fatto portare in mezzo a una foresta, lontano dalla città in pasto agli eventuali altri
mostri, perchè ce ne sarebbero sicuramente stati degli altri.

-Questi stupidi semidei- imprecò spingendo l'acceleratore. 
Mi guardai attorno, e cominciai ad avere veramente paura. Tutti i minimi rumori si ingigantivano prima di arrivare alle mie orecchie, come se il mio cervello stesse andando in tilt.
Il nero mi avvolgeva. Intravidi delle sinuose colline dove sulla più alta si ergeva un pino, seppure le tenebre mi impedivano di andare più affondo.
Dei piccoli pallini gialli erano sparsi qua e là tra gli altipiani, e -a menoche non fossi rimasta in preda al nulla e alle mucche – sarebbe stata la mia meta.
Speravo di incontrare qualcuno che mi potesse indicare di nuovo la metropoli, avevo completamente perso la speranza di trovare il Campo MezzoSangue.
Mi incamminai guardandomi costantemente alle spalle per paura che qualcuno mi prendesse alla sprovvista, come.. chessò.. qualche mostro?
Mi mancava il respiro, più salivo più mi sentivo il cuore in gola.
Arrivai in prossimità del pino che prima mi sembrava una torcia nel nulla, e mi resi conto che ai suoi piedi giaceva un telo d'oro, e non solo. 
Al di sotto dell'albero dormiva – e russava – un ammasso di cavi viola, ma presto realizzai che non erano cavi viola.
Sorrisi istericamente, tipico mio sintomo di quando ho raggiunto il limite di sopportazione, e credetemi quel limite l'avevo superato da molto. Cercai di schivare il grosso bestione detto anche drago ma tutto quello che ottenni fu il suo dolce risveglio.
Spalancò le fauci in uno sbadiglio, e cacciai subito la mano nella tasca. Impugnai immediatamente il coltello ma aspettai prima di scagliarmi in attacco.
Il drago mise a fuoco la mia figura, e a passi pesanti mi si avvicinò. Era alto tre metri e largo il doppio.
-Buono piccolino, buono- farfugliai arretrando. Intanto esso era già a pochi centimetri da me. Contai quattro passi prima di inciampare in una radice, e cadere di schiena. Stranamente, sdraiata in posizione supina, mi sentivo così coccolata che a momenti mi addormentai. Sorrisi beatamente e cominciai a perdere i sensi a causa della forte botta alla testa.
Prima di chiudere gli occhi riuscii a intravedere un cartello che prima la grande massa del drago mi impediva di scorgerlo. La scritta era i greco ma non mi fu difficile decifrarne il significato. Venni cullata dal suono di alcuni passi scaltri ma ormai avevo già perso la cognizione del tempo.
Il cartello diceva 'Campo MezzoSangue'.

 



 
Bon Apès-midi
Diciamo che la nostra protagonista si sta lentamente avvicinando al suo destino.
Ho pochissimo tempo quindi vi lascio, mi raccomando fatemi sapere la vostra :) 

 
 

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