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Autore: Non ti scordar di me    19/04/2014    3 recensioni
Bonnie,ha16 anni, frequenta il terzo anno delle superiori con le sue amiche, Elena e Meredith.
Come descriverla? Dolce, disponibile e ingenua, così ingenua che a voltala gente se ne approfitta.
Ma con il nuovo anno ci sono anche delle sorprese, tra cui, l'arrivo di un ex-studente: il figo Damon Salvatore. Damon Salvatore, 19 anni, ripetente, bello, fa parte di un brutto giro, un giro che ti risucchia completamente negli abissi più profondi della solitudine. La sua gang è poco raccomandabile, infatti trafficano droga e marijuana.
I due sembrano - apparentemente - agli antipodi, come nascerà la loro 'unica' storia d'amore? Per merito dell'amica Elena. Lei decide di voler conquistare Damon, da lì inizia tutto e coinvolge le sue amiche in tutto ciò.
Damon sembra essere interessato al piccolo Pettirosso. Bonnie, invece, vede del buono in tutti; ma in lui non trova nemmeno un briciolo di sentimento.
Bonnie rimarrà affascinata da lui o rimarrà disgustata da ciò che fa? Con questa storia impareremo che tutti possono riscattarsi dal proprio passato.
Ringrazio Angie94, Pagy94 e Puffetta2001 che mi sopportano sempre. La storia la dedico alle mie amiche Sery, Marzy e Simo.
Recensite in tanti ;)
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Meredith Sulez, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Love me, I just love you

Capitolo 12: L’Universo
Bonnie’s Pov
 
La casa di Stefan era, a dir poco, magnifica. Era enorme e luminosa. Era costituta parzialmente da legno e da grandi vetrate che facevano passare la luce.

Era a due piani. A piano terra c’era un enorme salotto. Quest’ultimo sembrava uno dei tipici saloni medievali. Con il camino e un tappeto di pelle d’orso, con tanti quadri e un banchetto di liquori posto nella parte più lontana della stanza.

La cucina era la parte più piccola della casa, ma in compenso era dotata di un soggiorno spazioso. Sul piano superiore c’erano le stanze. Eravamo arrivati da più di un’ora e i due già litigavano per la disposizione delle stanze.

Possibile che non riuscissero a non litigare? Io era seduta sul divano con Elena che teneva la testa poggiata sulla mia spalla.
Meredith era seduta sulla poltrona e cercava di placare gli animi, ma non era servito a molto.

« Perché devi dormire con lei? » sbraitò Damon. Sentendo quelle parole uscire dalla bocca di Damon, alzai la testa e cercai di seguire il discorso.
« E’ la mia fidanzata. E’ ovvio che voglia dormire con lei. » rispose Stefan infastidito da questi modi di fare che il moro teneva nei suoi confronti.
Sentendo la parola ‘fidanzata’, capii che c’entravo qualcosa in questa discussione. Anche Elena s’interessò maggiormente alla discussione, trattenendo a malapena le risate.

« Io non voglio che dorma con lei. » A quelle parole, Stefan non ci vide più e tirò un pugno dritto in faccia a Damon. Mi alzai dal divano ma Elena mi afferrò la mano.

« Non sei la fidanzata. Preoccupati per Stefan. » mi sussurrò la bionda all’orecchio. Cercai di darmi un contegno e mi avvicinai a Stef.
Damon teneva la mano sul naso, che sanguinava. Quasi non presi un colpo a vederlo così. Aveva esagerato.

Damon che prima aveva perso l’equilibrio, si stava avvicinando a Stefan minacciosamente. Mi misi davanti a Stefan, sperando che Damon si desse una calmata.

Peccato che non si fosse, affatto, calmato. Guardava in cagnesco sia me che Stefan. Non riusciva neanche a distinguere me da Stefan. La rabbia trasudava da tutti i pori della sua pelle.

« Damon…non mi fare male. » sibilai con voce bassa. A quelle parole sembrò calmarsi. Respirava pesantemente e se non ci fossi stata io davanti al mio amico, a quest’ora dovevamo chiamare un’ambulanza.

« Sono il suo fidanzato. Non puoi dirmi quello che vuoi. I tuoi sporchi pensieri tienili per te e non mettere le grinfie su Bon. » Non avevo mai visto, Stefan così arrabbiato. Damon non replicò, lo fissava semplicemente con espressione leggermente furente.

« Non metterò le grinfie sul Pettirosso. Basti solo tu. » Sbuffai scocciata. Di questo passo la vacanza sarebbe diventata un campo di guerra.
« Che ne dite se ci diamo tutti una calmata? » Intervenne saggia Mer. Stefan annuì di rimando, mentre Damon si allontanò da noi per tamponare la ferita.

L’aria tesa si stava smorzando, ma nessuno osava dire qualcosa.
Finché Elena non prese un po’ di coraggio.

« Qualcuno dovrebbe andare a vedere come se la sta cavando Damon con la ferita…» Deglutì. Tutti si scambiarono un’occhiata. In quel momento Damon avrebbe scannato chiunque cercasse di avvicinarlo.

« Alaric tu sei l’amico. Prova tu? » chiese timida Meredith, cercando di lavorarsi il ragazzo. Alaric la guardò stralunato.
« L’unica persona a cui, in questo momento, lui non farà niente è solo una. » pronunciò quelle parole, con tanta di quella serietà che poteva spaventare.

I presenti in sala si girarono verso me ed Elena.

« Elena vai a vedere come sta. » dissi io, accennando un sorriso tiratissimo. Lei mi fissò scettica e mi guardò seria. Anzi, tutti mi guardavano seriamente.

« Bonnie, sappiamo bene che ha un debole per te. » disse Alaric con tono ovvio. Annuii spaesata e mi alzai dal divano.
Ovviamente, una vera fidanzata chiederebbe prima al suo fidanzato se può andare; quindi se dovevo recitare una parte, almeno la interpretavo bene.

« Stefan, potrei…» Non riuscivo a fare la parte della fidanzata apprensiva. Oltre al fatto che non mi si addiceva, ma non essendo fidanzata mi sentivo in difficoltà.

« Vai, Bon. » m’interruppe Stefan,vedendo com’ero in difficoltà. Mi avviai verso la cucina, sperando che Damon avesse già risolto tutto e che non avesse bisogno del mio aiuto.

Lo trovai seduto a terra, poggiato con la schiena sulla gamba del tavolo. Il sangue dal naso continuava a colare, sporcandogli la maglia. Teneva lo sguardo basso e i pugni serrati.
Mi avvicinai con i piedi di piombo.

« Vuoi una mano? » chiesi timida. Alzò lo sguardo e quegli occhi mi spaventarono non poco. Erano più taglienti del solito. Non mi rispose.
Chi tace, acconsente…Giusto? Pensai io, sedendomi accanto a lui. Solo quando mi sedetti vicino a lui, si degnò di rivolgermi la parola.

« Come mai qui? » chiese. Non mi fece neanche prendere fiato per rispondere. « Perché sei venuta? Faccio da solo. » continuò scocciato.
« Sono venuta per darti una mano. » gli risposi con voce bassa. Lui scosse la testa e si alzò da terra. Lo imitai e mi ritrovai vicino a lui. Vicino al suo corpo. Vicino ai suoi occhi.

« Pettirosso…» soffiò sulle mie labbra. Mi scostai da lui, prima di fare qualcosa di cui mi potevo pentire. Presi un fazzoletto e lo bagnai con acqua gelata.

Damon teneva la testa indietro e con un dito premeva sul setto nasale. Mi avvicinai sorridendo.

« Quando esce il sangue dal naso, devi tenere la testa bassa; altrimenti il sangue si accumula nel setto nasale. » gli dissi. Fece come gli dissi, tenendo il fazzoletto sul naso.

Il sangue si era fermato dopo pochi minuti.
« Ti ricordi? » chiese all’improvviso, spiazzandomi. Se mi ricordavo? Cosa dovevo ricordarmi? Feci mente locale e mi ritornò in mente una scena.

Io che gli medicavo una ferita. Era successo il secondo giorno che lo conobbi. Sorrisi inconsapevolmente.

Damon mi prese per i fianchi e mi mise a sedere sul bancone della cucina. Teneva le mani sui miei fianchi e mi ritrovai completamente spiaccicata sul suo corpo.
Le mie gambe tremavano leggermente e circondavano il suo bacino. Le sue mani salirono verso l’addome, mantenendo una presa ferrea.
« Sai, cosa avrei voluto fare quella sera? » chiese con un fil di voce.

Per favore, fa’ che non dica qualcosa di estremamente eccitante. Pregai me stessa. Io ero fidanzata. Fidanzata, anche se per finta. Per lui, ero fidanzata.

Mi ripetevo dentro di me in continuazione.
« Volevo baciare ogni centimetro della tua pelle. Volevo toccare la tua pelle candida. E più di tutto sognavo di poter torturare quelle labbra. » sussurrò con voce roca.

Sentivo il cuore andare a mille. Lui…Era…Così…maledettamente LUI. Perfetto e perverso. In me, sentivo la voglia di baciarlo e di dirgli che pensavo le stesse cose che lui voleva; ma la realtà mi diceva di non fidarmi, che mi avrebbe spezzato più in là.

« Perché non lo fai, ora? » chiesi, guardandolo per la prima volta negli occhi. Mi accarezzò il volto e ternò a sorridere come faceva sempre.
« Perché tu sei fidanzata. » Era una risposta ovvia che avrebbe dato un qualsiasi ragazzo ma non era la risposta che mi sarei aspettata da Damon Salvatore.

Da quando a lui importava se ero o no fidanzata? Lui prendeva, senza chiedere. Faceva quello che pensava e non se ne pentiva.

« Non è una risposta coerente. » sussurrai a un palmo dalle sue labbra. Stavamo giocando ad un gioco pericoloso. Io stavo giocando un gioco troppo pericoloso.

« Non ti merito. » Mi rispose semplicemente. Per la prima volta, vidi Damon evitare il mio sguardo. Ero io, che abitudinariamente evitavo il suo sguardo e i suoi occhi.

« E chi lo dice? » chiesi io.
« Lo dice l’universo. » commentò. L’universo? E da quando, si faceva influenzare sui segni del destino?
« E cosa dice l’universo? » chiesi io, con un sorriso ironico. Lui non addolcì la sua espressione. Se era possibile, s’indurì ancor di più.

« L’universo pensa che tu e Stefan vivrete insieme e continuerete gli Studi insieme, mentre io rimarrò a osservare qualcun altro portarti via da me. » Quelle parole mi fecero sentire così…FELICE. Felice, perché io contavo qualcosa nella sua vita…Era lui che pensava che non fosse abbastanza per me.

« Vuoi sapere cosa dice il mio d’universo? » gli chiesi. Damon annuì sicuro, stringendomi di più a sé. Presi un respiro profondo.
« Ma quanto tempo ci…» disse una voce, entrando in cucina. Mi girai e vide Elena fissarci sconvolta. Damon non ci fece caso, io invece cercai di divincolarmi dalla sua presa per poter scendere la bancone della cucina.

« Volete che me ne vada? » chiese Elena fissandomi con gli occhi che chiedevano scusa. Stavo per replicare, ma Damon intervenne prima di me.
« No, tranquilla. Noi non abbiamo niente da dirci. » continuò, per poi andare verso il soggiorno. Io rimasi impalata sul bancone a fissare il punto in cui era sparito dal mio raggio visivo.

« Cosa vi siete detti? » Trillò Elena. Io sorrisi e non riuscivo a stare calma. Il mio cuore martellava al suo nome e il mio respiro era pesante, al ricordo di noi due vicini.

« Lui…è…perfetto…l’universo…» iniziai a mormorare frasi sconnesse tra loro. Elena non domandò niente e mi trascinò in salotto, mentre io ero ancora, con la testa tra le nuvole.

« Abbiamo trovato un compromesso. » annunciò Alaric con un enorme sorriso. Lo guardai interrogativo.

« Io e Meredith in una stanza. Voi quattro rimarreste da soli…Così visto che Elena non vuole dormire con Damon, ho pensato che tu ed Elena dormirete insieme e Stefan e Damon dormiranno in quella accanto. » Disse, terminando le spiegazioni. Rimasi a bocca aperta, capendo che Stefan e Damon avrebbero dormito nella stessa stanza.

« Cosa ne pensate? » chiese speranzoso. Elena prese immediatamente parole sorridendo.

« Io e Bonnie non abbiamo problemi. Ci sopportiamo da una vita. » Concordai con lei, sorridendo. Meredith al pensiero di dormire con Alaric, già fantasticava.

Damon e Stefan si avvicinarono e stranamente non iniziarono una rissa. Si strinsero la mano come si faceva nel Medioevo.
« Iniziamo la vacanza? » Chiese Elena, incrociando le dita. Damon accennò a un ghigno divertito e Stefan annuì venendo verso di me.
Mi prese in braccio e mi fece fare una giravolta, come si faceva con i bambini. Non riuscii a trattenere le risate, cosicché poco dopo Stef rideva con me.

Con la coda nell’occhio vidi Elena avvicinarsi a Damon. Affinai l’orecchio per cercare di udire cosa si dicevano.
« Geloso, Salvatore? » chiese la bionda, con un sorriso soddisfatto che non accennava a nascondere.
« Bionda, non sono in vena. » la liquidò velocemente.
Era geloso e non poteva che farmi contenta questa situazione.

Stefan mi mise giù pochi minuti dopo e incontrai i suoi occhi. Quegli occhi mi paralizzarono un minuto.
La donna al cimitero. Quella donna e Stefan avevano gli stessi occhi. Deglutì e continuai a sorridere. Non sapevo tante cose di Stefan, ma non perché non me le volesse dire, piuttosto io non gliel’avevo mai chieste.
Dovevo parlare urgentemente con le mie amiche. Loro forse sapevano qualcosa di più.
 
 ***
Stavo sistemando le ultime cose nella stanza, mentre Elena era andata a farsi la doccia. Non avevamo ancora avuto la possibilità di visitare la città, perché dovevamo aspettare quest’amico di Stefan che tardava ad arrivare.

« Bonnie! E’ tutta tua la doccia. » mi urlò Elena dal bagno. Mi ridestai dai miei pensieri e presi il beauty-case, per andare verso il bagno.
Elena era in accappatoio. Iniziai a sistemare i cosmetici, mentre la bionda si asciugava i capelli. Nessuna delle due parlava più di tanto.

Dopo la scena in cucina, nessuna era riuscita più a parlare con l’altra. Lei forse non aveva capito la situazione. Io ero bloccata da un senso di vergogna…Era come se in un certo senso stessi per tradire Stefan.

« Bonnie, io sono tua amica…E voglio sapere cos’è successo! » disse seria, ma con un sorriso in volto che la tradiva.
« Crede nei segni dell’universo! » sbottai io. Mi guardò sconvolta. Le raccontai brevemente la faccenda e rimase sconvolta.

« Bon, senti a me…Trovatene uno meno coglione. » La guardai sconvolta. Che cosa diceva? Dopo tutto il siparietto che Damon aveva fatto, lei se ne usciva con una battuta del genere?

« Il punto è che mi sentivo in colpa. Come se stessi tradendo Stefan. » Le spiegai. Mi guardò scettica, iniziando a riflettere. Si spazzolò i capelli con espressione pensierosa.

« Ma tu e lui non siete fidanzati…E’ una finzione per fargliela pagare, giusto? » chiese Elena. Annuii. « Allora, il piano sta funzionando. Credo. » continuò sorridente.
Scossi la testa e presi l’accappatoio.

« Sbrigati…Abbiamo intenzione di fare un giro in paese. Mi sono stufata di aspettare l’amico di Stef. » gridò uscendo dal bagno.
Mi tolsi i vestiti e m’infilai sotto la doccia. Di solito adoravo stare tempo sotto la doccia. Mi dava una sensazione di quiete e calma.

Iniziai a canticchiare una dolce melodia che mi ronzava in mente da un po’. Chiudendo gli occhi, nella mia mente vorticavano le sue parole.
Volevo baciare ogni centimetro della tua pelle. Volevo toccare la tua pelle candida. E più di tutto sognavo di poter torturare quelle labbra.
Torturare quelle labbra.

E più di tutto sognavo di poter torturare quelle labbra.
Con lui, tutto era diverso. E non capivo il perché. Io lo odiavo giusto? In un certo senso, aveva ucciso la mia amica, giusto?

Stufa di quei pensieri, uscii dalla doccia. Mi asciugai. Indossai la biancheria intima e raccolsi i capelli ricci in una treccia malfatta, per il momento.

Aprii leggermente la porta e fui investita da uno spiffero d’aria. Rabbrividii. Elena aveva lasciato la porta aperta probabilmente.
Indossai l’accappatoio e uscii dal bagno a piedi scalzi. Chiusa la porta del bagno, mi girai e vidi Damon seduto sul mio letto.
Cosa ci faceva là?

« Damon! Perché sei qui? » chiesi con voce stridula. Damon alzò lo sguardo e fece uno dei suoi sorrisi migliori.
« La tua amichetta ha una mente perversa, lo sai vero? » chiese avvicinandosi pericolosamente. Ricollegai velocemente quello che mi aveva detto alla scomparsa di Elena. E tutto mi fu più chiaro.

Elena aveva organizzato uno dei suoi strani piani per farci riappacificare o qualcosa del genere. Scossi la testa rassegnata.
« Damon…potresti uscire? » chiesi usando un tono di voce più contento e meno stridulo. Questa volta fu lui a scuotere la testa.

« Vorrei, ma è difficile ignorarti così. Sei…sei sublime. » A quel complimento, persi un battito. Se continuava così, non saremo andati lontano.
« L’hai detto tu stesso. L’universo non ci vuole insieme. » Deglutii a quell’affermazione. Mi costava molto dirlo, poiché non credevo granché ai segni del destino.

« Il mio universo. » Precisò lui. « E il tuo, cosa dice? » Continuò, mantenendo una certa distanza.    Che cosa diceva il mio universo? Ottima domanda.

« Il mio universo dice che non hai il fegato di confidarti con me. Non hai il fegato di combattere contro gli ostacoli. » Confessai seria. « Qualsiasi cosa tu voglia fare…Falla! » Dissi alterandomi. Mi guardò serio un secondo.

« Dovrei fare quello che mi sento, giusto? » chiese. Annuii sicura. « Lo farò Pettirosso. » Affermò, prima di prendere il mio viso tra le sue mani, per far combaciare le mie labbra sulle sue.

Sapeva di menta e morte. Un’essenza così…buona.
Buona da assaggiare. Da gustare.

Un bacio carico di passione. L’attimo in cui le nostre labbra si sono toccate, era paragonabile al vuoto di un burrone. L’emozione si un bacio ti faceva provare tutto.

La persona che stavi baciando diventava il centro del tuo mondo, tutto quello che c’era intorno a te si dissolveva. C’eravamo solo io e lui.

Solo noi due.
Io e Lui.
Lui e io.

Le nostre lingue erano un gioco di emozioni, cos’ complicate che non poteva essere decifrate. Non si potevano decifrare.
Che cosa provavamo l’uno per l’altra? Amicizia, non credo proprio. C’era qualcosa che mi spingeva verso di lui. Qualcosa che mi riportava a lui.

Mi staccai da lui con il cuore a mille. Ci eravamo baciati? Lo avevo baciato? Cosa aveva fatto? Quando intendevo “fai quello che ti senti”, non intendevo baciarmi! O forse, speravo che lo facesse?
Lo speravi… Disse la mia vocina. Una volta tanto che non parlava, doveva intervenire!

« Ecco cosa volevo fare, Pettirosso. » Disse con un po’ d’affanno. « E tu, invece? » Mi venne la pelle d’oca. Il suo respiro era pesante e si mischiava al mio.

« Te ne andrai? Dopo aver raggiunto questo misterioso obiettivo, te ne andrai? » chiesi con voce tremante. Strabuzzò gli occhi.
Lo avevo sorpreso ma non era l’unica ad essere sorpreso. Damon prima di rispondere, aveva riflettuto su cosa dire.

« E’ New York, casa mia. » Mi spiegò gentilmente. New York era casa sua? E io? Io cos’ero? Il passatempo da raccontare ai suoi amici New yorkesi?

« Non devi darmi spiegazioni. Volevo solo capire…Non devo innamorarmi di te, ci starei troppo male alla tua partenza. » commentai con un sorriso malinconico.

Tu sei già innamorata di lui. Mi disse la mia coscienza. Forse era vero. Già ero innamorata, solo che non lo volevo ammettere.
« Pettirosso, non è detto. Potremo provarci…» Tentò di convincermi. Scossi la testa e presi un respiro.

« Non voglio provarci. Ora, potresti uscire? » chiesi io, con un sorriso stampato in volto. Lui non si mosse di un centimetro.
« Uccellino, potremo farcela. » mi rassicurò, prendendomi per le spalle.

« E se provassimo a essere amici? » chiesi io. Damon scosse la testa rassegnato per lasciare la presa sulle mie spalle.
« Pettirosso, per te potrei fare qualsiasi cosa ma non mi puoi chiedere di essere amici. Dopo quello che è successo, tu vuoi che tu ed io siamo solo amici? MAI. » disse andandosene da camera mia.

Mi morsi il labbro. Che cosa farneticavo? Non credevo io alle parole che gli avevo detto, figurati se poteva crederci lui.
Mi sfilai l’accappatoio e indossai la calzamaglia da sotto. Ora dovevo solamente capire cosa c’era dentro la valigia.

Non l’avevo preparata io, quindi mi potevo aspettare di tutto. La aprii e notai che era abbastanza ordinata per gli standard delle mie amiche.
Osservando quello che avevano messo in valigia, non c’era neanche uno stupida jeans comodo! C’erano solamente jeans troppo stretti da indossare, magliette troppo scollate per i miei gusti, per non parlare delle scarpe che mi avevano rifilato Meredith ed Elena.

Me l’avrebbero pagata. Tutte e due.
Optai alla fine per uno dei tanti jeans stretti sbiaditi e una maglietta blu abbastanza pesante. Guardandomi allo specchio mi ero resa conto che dietro la maglietta si apriva con uno spacchetto che faceva intravedere una striscia del reggiseno.

Tolsi velocemente quella maglietta, per cercarne un’altra. In parte erano tutte simili tra loro. Alla fine scelsi una canotta argentata, con sopra uno scalda cuore nero.

Elena aveva esagerato. I jeans mi fasciavano le gambe e me le rendevano più slanciate e la canotta sembrava mi ingrandisse il seno. Perché dovevo andare in giro così?

Persino le scarpe che avevano portato erano scomode. Scelsi degli stivaletti neri scamosciati. I capelli li lasciai liberi, ad eccezione di qualche ciocca che legai ai lati con qualche fermaglio.

Non mi truccai, ad eccezione del mio gloss alla ciliegia.
Uscii di soppiatto dalla stanza, sperando di non incontrare nessuno.

« Bonnie, sei tu? » chiese una voce. Mi girai. Alto, biondo e con un enorme sorriso. Sage? Corsi verso di lui per abbracciarlo.
« Sei tu l’amico misterioso? » chiesi. Lui annuì divertito. Non sapevo che fosse ritornato da Seattle per le vacanze.
« Ti trovo cambiata. » Disse, facendo ovvio riferimento al mio vestiario. Annuii con aria stanca.

Quante cose dovevo raccontarti, amico mio! Pensai prima di scendere insieme a lui, in salotto.

***
 La serata era passata velocemente. Tra chiacchiere e alcune litigate eppure filava tutto liscio come l’olio. Strano ma vero.

Il paesino abbiamo deciso di visitarlo domani sera, poiché sembrava che il tempo fosse migliore. Così avevamo deciso di passare insieme la serata, come ai vecchi tempi.

In casa faceva molto caldo, ma non avevo intenzione di togliermi lo scalda cuore. La maglia era piuttosto scollata.
« Che ne dite se giochiamo a obbligo o verità, come facevano sempre? » propose Meredith. Tutti quanti erano entusiasti, tralasciando ovviamente Damon.

« Andiamo davanti al camino. » c’incoraggiò Elena. Davanti al camino? Lo faceva apposta. CI sedemmo tutti a terra in cerchio. Io avevo alla mia destra Stefan, che da premuroso fidanzato mi cingeva le spalle e alla mia sinistra Damon, che da stronzo mi faceva sentire osservata.

« Bonnie…non hai caldo? » mi chiese Elena con un sorriso satirico. Le feci un sorriso tirato e mi sfilai il giacchino nero. Vidi lo sguardo di Damon su di me assottigliarsi e deglutire. Stefan strabuzzò gli occhi e mi strinse di più a sé.
Solamente Sage e Alaric sembravano indifferenti. O meglio Alaric era occupato a osservare la scollatura della fidanzata.

« Sembrate due ragazzini con gli ormoni a palla. » commentò Sage. Stefan e Damon scossero la testa e accennarono una risata nervosa.
« Obbligo o verità, Stefan? » chiese Sage all’amico. Stefan ci pensò un po’ su e alla fine scelse verità.
« L’hai già fatto con ta petite?» chiese. Quasi mi strozzai con la saliva e fissai divertita l’espressione indecifrabile di Stefan.

«Sì.» Un monosillabo. Un problema. Tutti volti sconvolti. Tranne quelli di Elena e Meredith che sapeva della falsa.
Gli occhi di Damon si bloccarono e vidi le sue mani contrarsi a pugno. Dagli occhi traspariva la rabbia.

« Damon…Cos’hai? » chiese con espressione divertita Alaric. Damon non gli rispose neanche , rispose con un grugnito arrabbiato.
« Salvatore, sei geloso? » chiese Stef sorridente. Stava esagerando. Damon non stava reagendo bene ed era strano che non fosse ancora saltato sulla difensiva.

« Per niente. » rispose sereno. Strano. Questa era una delle reazione più normali…Bizzarro per Damon. Era sereno?
Elena aveva un sorriso poco rassicurante in volto e a volte la vedevo ammiccare verso Damon. Cosa mi nascondevano.
Scomparso lo sgomento iniziale, decidemmo di continuare il gioco. Alaric chiedeva a Damon.

« Obbligo. » disse Damon sbuffando. Alaric ci pensò su.
«Dai un bacio alla ragazza che reputi la più bella nella stanza.» Damon annuì scocciato. Si girò verso di me.

Con le sue mani mi trasse a sé. Mi portò completamente su di lui per baciarmi dolcemente. Un bacio con trasporto. Le sue mani erano sui miei fianchi e le mie nei suoi capelli.

Le nostre labbra combaciavano alla perfezione.
Altro che bacio da “Obbligo o Verità”, questo era un vero bacio. Il nostro bacio.

L’universo può decidere il destino delle persone.
Sono, però, le persone che lo compivano veramente.
E io farò di tutto per scrivere il mio destino.
 
“Una volta, tempo fa, dicesti che i miei occhi erano lucenti e che ti "parlavano". 
Se hanno parlato, significa che solo per te hanno il dono della parola.
Se hanno parlato, significa che ti parleranno ancora.
Se hanno parlato, significa che sai cosa provo quando incrocio il tuo sguardo.
Se hanno parlato, significa che capisci quando ho bisogno del tuo aiuto.
Se hanno parlato, significa che sai quanto sei importante per me.
Se hanno parlato, significa che sai che la distanza non può nuocerci.
Se hanno parlato, significa che vedi riflessi nei miei occhi la tua immagine.

Cosa ti succede, poi? Che non mi parli più, che eviti il mio sguardo, che non vuoi darmi aiuto, che fai finta che io non sia niente, che la distanza è troppo lontana, fai finta che io ti odi e cerchi di rinnegare ciò che provi guardandomi negli occhi. 
L'amore ti distrugge, pezzi per pezzi, lacerandoti l'anima.”
 
 
 
Angolo della pazza: Mi scuso immensamente per il mio ritardo. Non Era programmato. Sono stata troppo impegnata e non ho potuto fare altrimenti. Ho dovuto studiare pure durante le feste -.- , però stanotte ho avuto l’ispirazione e sto scrivendo da stamattina. Questo capitolo è frutto da uno spezzone del mio sogno, che mi ha colpito particolarmente.
La parte è quella in cui lei gli dice di vivere l’attimo e di fare ciò che desiderava e lui la bacia. Ovviamente riadatta al Bamon.
E’ venuta anche molto meglio di quanto potessi immaginare.
Spero che non ci siano obbrobri di ogni genere (cosa molto strana) e che vogliate lasciare un commentino. Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensano della storia anche i lettori silenziosi.
Dedico il capitolo a Simi_directioner e alla mia formidabile Martina (alias Puffetta99) che non si stufa mai di me XD
Alla prossima.
Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa
  
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