Come lucciole….
Doveva salvarlo.
Aveva passato tanti anni con lui, e poco
più valeva di un animale da compagnia.
La cosa più utile da fare era portarlo
via, anzi, era mandarlo via. Farlo uscire da lì. Era la sua vita ma anche la
sua morte quel luogo. Meno ci viveva meglio era.
Era disposto a tutto, persino a
scarificarsi pur di avere la convinzione che quel sorriso sarebbe stato visto
ancora per molto.
-Ucciderai anche Cicada?- gli era stato
chiesto. Non valeva pensarci. -Se è necessario…-
Sapeva che doveva, perché chiederselo!?
Entrò nell’immensa sala del trono. Sul
pavimento grigio, un’enorme decorazione ,di colore rosa, risaltava. La normale
uniforme si fuse alla stretta tuta bianca e nera.
Guardò la figura seduta alla fine della
sala. Con il mento appoggiato al gomito sorrideva.
Era il momento buono.
Estrasse la sua arma ed attaccò. Aveva
però previsto l’intervento.
Cicada lo bloccò.
Iniziarono un combattimento leggiadro, con morbidi balzi che facevano apparire il tutto come una danza. Uno stupendo insieme di passi che stonavano con le armi.
Piroette nell’aria, colpi sferrati come
carezze, attacchi contemplati con determinazione, ma che sfociavano in uno
sguardo sereno, fin troppo per quell’istante, così irreale, così totalmente
insensato
da sembrare opportuno.
Nessuno avrebbe mai osato immaginare una
dimostrazione di grande freddezza in un momento simile.
Neanche una goccia di sudore, e ne’
ancora una di sangue, avevano macchiato il freddo pavimento.
La figura lontana, in penombra,
ghignava. In lontananza ghignava perfidamente. Non aveva paura. Qualsiasi fosse
stato il verdetto dello scontro il suo sorriso non sarebbe scomparso. Nessuna
differenza stanziava in lei nel perdere il servo fedele o l’infedele. Per lei
tutto era un gioco, un inutile stupido gioco. Tutte le sue pedine erano state
mosse, ora doveva solo aspettare il risultato del lavoro. Aspettava con apparente
pazienza, ma anche in lei un tremito di rabbia avveniva, rabbia evidentemente
ingiustificata, quando si prolungava il tempo d’attesa.
Intanto lo scontro procedeva con
infinita beatitudine e serenità. Le emozioni non sfociavano dai cuori dei
contendenti, erano freddi ed indifferenti. Sembrava attendessero
incessantemente anche loro, nonostante schivassero e sferrassero colpi.
In breve, quando entrambi furono fianco
a fianco, si avvertì la fine del duello. Uno scatto più veloce, un movimento
più rapido, una percezione apparentemente insignificante scattò.
Era stato dato il verdetto.
L’allievo aveva battuto il maestro e
senza tralasciare né la gioia nel il dispiacere si avvicinò alla Regina.
I loro sguardi si incontrarono, quando
le ginocchia del ragazzo si piegarono in un inchino. Delphine lo fissò
sorridendo.
Era il momento della verità dei
sentimenti.
Era arrivato il momento di far sentire la
sua voce, anche solo in poche parole, voleva dire ciò che si era tenuto
nascosto. Quello che per anni, fin dalla sua più tenera età, era stato costretto
a rimuginare negli angoli bui, in quegli unici momenti di pausa offertigli con
insufficienza.
Finalmente poteva confessarlo, quello
che segretamente gli era stato riferito dal cuore innocente di un bambino,
sotto il tavolo della sala da pranzo. Ora doveva dire il perché del suo pianto
di gioia al solo udire di poche parole, che però avevano valso tanto per lui
per il motivo che erano state dette dalla sua unica ragione di vita.
Quell’anello. Aveva sbagliato, solo poi
se n’era accorto.
-Chi sei tu per Dio?-
Doveva solo dire la verità, quello che
desiderava tanto confessare, che tanto lo rendeva felice. Ma l’anello?
-Sono un amico di sua Eccellenza Dio!-
-Davvero!?-
Come mille lucciole scintillanti nella
notte, era volato. In un sorriso tutto può essere detto. Nel ricordo il suo
sorriso apparirà come mille frammenti ormai perduti, ma andatisi ad incastonare
in altrettanti cuori. Con bagliori danzanti avevano illuminato il cereo viso
della donna. Ora vagavano senza sosta e senza meta, o forse predisponevano il
viaggio verso il cuore del loro amico. Volavano come avevano sempre fatto,
anche se accompagnati. Il suo pensiero raccoglierà essi ed il suo sorriso verrà
riflesso per sempre in quelle sfaccettature argentate.
-È bellissimo, Lucciola!-
Come lucciole guideranno ciò che si è
perduto.
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Come si è potuto notare questa fic è
dedicata alla puntata ‘Castling Lucciola’. I motivi per cui l’ho scritta sono due: il primo è perché questa puntata mi
ha straordinariamente commossa (fate conto che ho pianto tutta la sera^^), il
secondo motivo è che oltre ad una fic su Dio, che prossimamente pubblicherò,
avevo anche una gran voglia di scrivere su Lucciola, anche se sono stata
principalmente spronata dalla puntata sopra citata. Lucciola è un personaggio
complesso da descrivere, e penso che in questa fic non sia riuscita ad esprimere
al meglio i suoi sentimenti. Il fatto è che tenevo molto a descrivere il
combattimento, perché è uno dei punti della puntata che mi ha colpito
maggiormente. Il modo di sferrare i colpi, di pararli, il modo di muoversi, i
movimenti sinuosi e coordinati, insomma una cosa veramente spettacolare^^. Dopo
tutto questo commento vi vorrei solo ricordare di lasciare una piccola
recensione, anche solo per dirmi se vi è piaciuta o se potevo fare a meno di
scriverla. Ve ne sarei estremamente grata.
Mewberry
PS: Mi sa che è più lungo il commento
della fic. ^^’