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Autore: _scribble    20/04/2014    5 recensioni
Il tempo passa, la vita continua e i ricordi sbiadiscono.
Senza più colore, quasi trasparenti. Così indistinti. Così sfocati.
Le emozioni in bianco e nero, non più intense come una volta.
E la paura che, un giorno, possa dimenticarla.
[Spoiler!Allegiant] [Fourtris]
Genere: Sentimentale, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Four/Quattro (Tobias)
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: Senza colore
Genere: song-fic, triste, sentimentale?
Parole: 1520 circa. [Non è lunghissima, ma abituatevi, non sono capace di scrivere poemi] [Però potrei anche pensare di aggiungere dei pezzi, più avanti, altri ricordi]

Intro: Il tempo passa, la vita continua e i ricordi sbiadiscono. 
Senza più colore, quasi trasparenti. Così indistinti. Così sfocati. 
Le emozioni in bianco e nero, non più intense come una volta. 
E la paura che, un giorno, possa dimenticarla.
Note: Sono una brutta persona. Incoerente e anche masochista. Avevo detto che non avrei scritto sul Tobias post-Allegiant. Me l'ero promesso. Ma ovviamente, no, non ce l'ho fatta. Ho dovuto scrivere su di lui. (E, sì, è masochismo perché ho dovuto rileggere pezzetti dei libri. E ha fatto male, tanto male.)
Mi spiace, intaserò questa sezione, mi sa. Però, ehi, sono qui da un po' di tempo e ho intenzione di restarci. I'm sorry. Tra gli Abneganti non si facevano foto, giusto, ringrazio Weepsie per avermelo fatto notare. Beh, fate finta che in qualche modo quella foto era stata scattata. Decidete voi come. Non so perché il rating sia giallo, verde sembrava troppo poco. Giallo invece è un po' troppo. Quindi immaginatelo come un verdino (?) Comunque le frasi della canzone (in corsivo, a destra) sono prese da Everything Has Changed di Taylor Swift ed Ed Sheeran. Le parti che invece trovate in corsivo, a sinistra sono tratte dai libri, spezzoni dei momenti narrati, precisamente battute scambiate tra Tobias e Tris in quei momenti. Ho scritto su di lui perché merita di avere un lieto fine, è stato maltrattato dalla Roth per troppo tempo çwç
Vi voglio già bene, ma se lasciaste una recensione ve ne vorrò ancora di più. (Anche perché 'sta volta per questa shot mi sono impegnata,
quella precedente mi faceva pena e l'ho cancellata uwu) A presto. Endless~

 

Senza colore

 

Era estate. Il sole già alto nel cielo. Le lenzuola sapevano di bucato. Il viso di Tobias Eaton era completamente schiacciato contro il cuscino. Respirava pesantemente, ancora addormentato. La finestra era socchiusa e la luce le filtrava attraverso.
Un tonfo, non troppo pesante, lo svegliò. Proveniva dalla cucina. Qualcosa era caduto. Mugugnò e, dopo aver sbattuto ripetutamente le palpebre, aprì gli occhi. Si mise a sedere sul bordo del letto, facendo attenzione a non fare rumore. Si stirò e, ancora assonato, si diresse verso la stanza, strisciando i piedi sul pavimento. Si guardò attorno. Le due finestre sulla sinistra erano spalancate; due dei portafoto che stavano sul davanzale erano caduti. Chinandosi a raccoglierli, sbadigliò. Il primo, che si era guadagnato una crepa sul vetro, conteneva la foto di un Tobias sedicenne, vestito di nero. Nel secondo c'era una foto di un anno prima, in montagna, che, essendosi staccato il retro dalla cornice, scivolò fuori rivelando un'altra immagine, troppo piccola rispetto al portafoto. Raffigurava una bambina, capelli biondi e occhi azzurri. Tobias socchiuse gli occhi. Non ricordava di aver preso quella foto, eppure ora era tra le sue mani. Un piccola Beatrice Prior lo fissava curiosa.

And your eyes look like coming home

All I know it’s a simple major,

everything has changed

Tris. La sua Tris. Trattenne il respiro. Non pensava a lei da molto tempo, ormai. L'aveva quasi dimenticata. Non poteva permetterselo. Non doveva permetterselo. Lui non voleva dimenticarla, ma, lentamente, la stava mettendo da parte, lasciando i ricordi riguardanti Lei in un remoto angolo della memoria. Erano passati anni da quando Tris era morta; la sua vita, nonostante le difficoltà iniziali, era andata avanti. E solo ora si accorgeva che i ricordi stavano svanendo, sbiadendo col passare dei mesi, delle ore. E le emozioni provate, tanto forti, tanto intense e distinte, stavano perdendo il loro colore, lasciando spazio al vuoto, al bianco e nero.
Strinse la foto, stropicciandola. Quante cose erano cambiate. Si morse il labbro. Quante cose non riusciva a ricordare chiaramente.
Quanto era profondo il suo sguardo? Com'era il tono della sua voce? Il tocco delle sue mani?
Le lacrime gli velarono gli occhi.
Com'era stringerla? Baciarla?
Sfiorarle il viso? Passare la mano tra i suoi capelli?
Sentire il suo corpo pressato contro il proprio? Il calore della sua pelle?
Com'era quando Tris era viva?
Sembrava tutto così distante. Così irraggiungibile. Inafferrabile.

Chiuse gli occhi. Una lacrima solitaria percorse la sua guancia destra. La mano, fulminea, la asciugò. Cercò di visualizzare Tris. Cercò di ricordare.

And all my walls the two painted blue

And i’ll take them down,

take them down and open up the door for you

 

Vestito grigio. Vestito da Abnegante. Un tetto. Una rete.
L'iniziazione degli Intrepidi. Quando l'aveva vista davvero per la prima volta. Che strano, pensare a qualcosa come le fazioni. E una volta, quella per lui era la normalità, l'unico mondo che esisteva era Chicago.
Cercò di ricordare il meglio possibile, ma era difficile richiamare alla mente quel momento e tutti i suoi dettagli. Ricordava bene che Beatrice – da quando la chiamava Beatrice? – che Tris era stata la prima a saltare. Lei, nei suoi vestiti simili a stracci, aveva saltato per prima. Lui provava ammirazione. Coraggioso da parte della Rigida saltare per prima. E poi, e poi aveva afferrato la sua mano. Com'era piccola quella mano, ma com'era vigorosa la sua stretta. Lo era, vero? Si chiedeva se fossero ricordi veri, sensazioni reali o se tutto fosse solo una falsità creata dalla sua testa. No. Doveva essere così. Era così.

«Come ti chiami?»
«Ehm...»
«Pensaci bene. Non potrai più cambiarlo dopo.»
«Tris.»

Due squadre. Strappabandiera. La ruota panoramica.
Ricordava che lui ed Eric dovevano dividersi i trasfazione. “Voglio la Rigida”, aveva detto. L'aveva detto? Poco più tardi avevano cominciato a giocare. Tris. Cosa voleva fare, Tris? Cercare un punto abbastanza alto per riuscire a vedere l'altra squadra. E aveva scelto di arrampicarsi sulla ruota panoramica. Tobias era andato con lei, anche se una delle sue paure era l'altezza. Non gli importava. Era curioso di vedere fino a che punto si sarebbe spinta quella ragazzina.

«Va tutto bene, Quattro?»
«Sei umana, Tris? Stare così in alto...
Non ti spaventa neanche un po'?»

Si ricordava quando con insistenza aveva preso il posto di Al, per difenderlo. Ma perché? Cosa volevano da Al? Non lo sapeva più. Tris si era posizionata davanti al bersaglio. Era bassa, non raggiungeva nemmeno il centro. Quattro stringeva i coltelli tra le dita. Le aveva detto di non chiudere gli occhi, le aveva detto che altrimenti Al avrebbe preso il suo posto. Con un coltello le sfiorò il lobo, ferendola. Voleva aiutarla. Proteggerla da Eric, ma lei non l'aveva capito.

«Ne hai abbastanza, Rigida?»
«No.»

Lo strapiombo. L'alcol.
Non riusciva a ricordare con chiarezza. Era ubriaco. Non facilitava le cose. Ricordava che Tris era con Christina e aveva un abbigliamento diverso. Più intrepido. Ricordava – o almeno gli sembrava – che in quell'occasione aveva visto per la prima volta il tatuaggio con i tre corvi. Tre, come i membri della famiglia che si era lasciata alle spalle. Era quello il significato. Portò istintivamente la mano sinistra sulla scapola destra. La sua schiena, ricoperta di inchiostro nero. Quei disegni lo legavano al passato. Gli avrebbero dovuto ricordare costantemente chi era e, soprattutto, chi era stato. Ma anche quelli, oramai, avevano perso un po' del loro valore.
Poi si ricordò che non desiderava che Tris lo vedesse in quello stato. Ubriaco. Che si vergognava di se stesso.

«Ti chiederei di unirti a noi,
ma non dovresti vedermi così.»
«Così come? Ubriaco?»
«Sì... be', no. Immagino tu non abbia tutti i torti.»
«Farò finta di non averti visto.»
«Gentile da parte tua. Sei carina, Tris.»

Ricordava il loro primo bacio, sullo strapiombo.
Ricordava come lei lo aveva aiutato, attraversando con lui lo scenario della paura.
Ricordava quando le aveva svelato la sua vera identità. Quando le aveva parlato di suo padre.
Ricordava la simulazione. L'attacco degli Intrepidi.

«Forse sono innamorato di te.
Aspetto di esserne sicuro per dirtelo, comunque.»
«Molto premuroso da parte tua.»
«Forse sono già sicuro.
E' solo che non voglio spaventarti.»
«Pensavo mi conoscessi meglio.»
«Va bene. Allora... Ti amo.»

Ricordava la loro permanenza tra i Pacifici.
Ricordava che avevano discusso diverse volte. Ma non ne ricordava i motivi. Era una testa calda, Tris.
Ricordava quando erano stati allo Spietato Generale, con i Candidi.
Ricordava che non gli dava mai ascolto. Facendo sempre il contrario di ciò che le consigliava. Rischiando sempre la vita.
Ricordava di averle promesso che sarebbe stato la sua nuova famiglia, dopo che lei aveva perso entrambi i genitori e che Caleb, suo fratello, si era rivelato un traditore. Una promessa che era sta infranta, che non aveva potuto mantenere.

«Sarò io la tua famiglia, ora.»
«Ti amo.»

Man mano che Tobias si concentrava, i ricordi prendevano forma e colore. Forse erano più vividi di quanto immaginava. Forse erano solo immaginazione.

Come back and tell me why

I’m feeling like i’ve missed you all this time


 

Gli mancava quella sedicenne testarda e pronta a tutto. Avrebbe voluto averla lì, con lui. Avrebbe voluto sapere perché era successo tutto quello che era successo. Perché Tris aveva dovuto lasciarlo. Perché. Semplicemente perché.
Diverse volte, dopo la sua morte aveva soltanto desiderato dimenticare. Ricominciare da capo. Senza un passato. Ma era ingiusto. Sbagliato nei confronti di quella ragazzina.
Aveva desiderato poterla rivedere, almeno una volta. Sentire la sua voce, il suo cuore. E sapere che lei c'era. Che viveva.
Avrebbe voluto trascorrere più tempo con lei. Avrebbe preferito meno azione e più tranquillità. Avrebbe preferito un vero arrivederci. Non un addio, sotto le sembianze di un arrivederci.

«Ti amo.»
«Ti amo anch'io. A presto.»

Non sapeva che quell' “a presto” sarebbe stato in una stanza fredda, dove il corpo esile di Tris stava steso su una tavola, immobile, senza vita.

And meet me there tonight

And let me know that it’s not all in my mind

L'aveva sognata qualche volta. Erano sogni talmente reali che credeva ci fosse ancora. Ma in fondo lei c'era ancora. Nel suo cuore. Nella sua mente.
Lei ci sarebbe sempre stata.

Tobias ripose la foto, ma la mise davanti all'altra. Non voleva che fosse nascosta. Voleva vedere Tris ogni giorno. Anche se la sua vita ora era con qualcun altro. Tris meritava di essere lì con lui. Di continuare a condividere le sue gioie e i suoi dolori, per quanto lontani. Perchè, anche se i suoi ricordi stavano scolorendo, la sua vita non era senza colore, anzi.
Posò il portafoto sul davanzale, sospirando.

Tornò nella camera da letto. Si infilò sotto le coperte e chiuse gli occhi.
Si era addormentato quando una mano, dal tocco delicato, gli sfiorò la spalla. Tobias aprì gli occhi e se li strofinò. Si mise a sedere e si girò verso quel sorriso luminoso e quei ricci rossi che gli stavano accanto.
Emily gli prese dolcemente una mano tra le sue e la appoggiò sul pancione. Lui le sorrise.



  
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