Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: LORIGETA    15/07/2008    6 recensioni
I pensieri di C 17 dopo aver ucciso e distrutto...
Cosa mi hai fatto, lurido schifoso? Non trovo risposte, non trovo speranze, non trovo via di fuga da questa vita non vita, da questo mio corpo che hai riplasmato a tuo piacere.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 17, 18
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fumo negli occhi.

 

 

 

Un rombo d’intensità crescente infrange il silenzio: le costruzioni esplodono, i vetri si frantumano, i muri crollano, la gente urla, si perde il senso dello spazio e del tempo.

Fumo. Polvere. Lacrime.

Il volto pallido e fragile di una madre che stringe al petto il proprio bambino.

Davanti ai miei occhi c’è l’inferno, c’è la morte; un fumo denso che riempie i polmoni, un fumo che si leva dalle lingue devastanti delle fiamme e poi discende, per posarsi come un sottile velo su quello scempio, che fa sembrare tutto irreale, confuso, soffocato.

Che fa sembrare tutto senza vita.

Un uomo continua a gridare, un'unica voce in quel silenzio: grida anche quando quel fumo gli penetra nel naso e nella gola; barcolla, ma continua a gridare, anche se l’odore è acre, anche se la sua pelle ha odore di bruciato, anche se sa che è la fine; lui continua a gridare.

Non voglio morire. Non voglio.

Rimango a guardarlo senza emozione: fermo, immobile, guardo lo scintillio delle fiamme che riflette nei miei occhi senza luce; rivolgo l’attenzione a quel fumo, a quell’uomo che paralizzato dalla paura ora mi fissa, mi guarda con quella faccia ossuta,  paonazza,  annerita, con quello sguardo di chi sa che deve morire.

Fumo. Orrore. Desolazione.  

È morto.

E’ morto. Quell’uomo è caduto in ginocchio, ed è morto mentre mi guardava: crepando di dolore, di un caldo infernale, crepando con quel fumo nei polmoni, mentre va in fiamme. 

Quell’uomo non assomiglia più ad un uomo: è una palla informe di fuoco; lui stesso è fumo adesso, quello stesso fumo soffocante che aveva respirato prima di morire. 

Quello stesso fumo che io respiro, e che non mi provoca alcun fastidio, quello stesso fumo che ha oscurato il paesaggio.  

Non riesco a vedere bene, adesso il fumo è troppo denso, ma so che non è rimasta traccia di quelle case, di quella gente. 

E’ crollato tutto: ci sono solo macerie e, sotto a quella coltre grigia, centinaia di cadaveri bruciano, alimentano quel fumo che, sospinto dal vento, arriva a sfiorare il cielo e a toccarne quell’azzurro limpido, sporcandolo di nero.

Non ricordo niente di me: il mio passato è stato allontanato con forza dalla mia mente; nuovi pensieri hanno preso il posto di altri pensieri, sono stato privato di ricordi, nozioni, parole.

Sono stato privato d’ogni emozione: mi hanno reso superiore, non sento fame e freddo, non sento l’odore del fumo, provo un’unica sensazione, una voglia incontrollata di distruggere.

La mia espressione è brutale: non mi importa di quello che ho fatto, del mio essere spaventosamente crudele, del mio essere stato solo un ragazzo qualunque, di essere stato privato dell’anima.

La città è grande, abbiamo appena cominciato. Afferro una pietra e la chiudo nella mano, la sbriciolo con facilità: diventa polvere, e granello dopo granello sfugge dal mio pugno chiuso; incapace di qualsiasi umanità respiro quel fumo, quel dolore, quel vento che alza la cenere e la fa vorticare tenendola prigioniera.

Respiro per inerzia, non mi serve respirare.

Sono libero di sorridere alla sofferenza, libero di continuare a distruggere, libero di essere crudele, di essere bastardo, libero dalle lacrime che rendono l’uomo fragile.

Non ci sono rughe sulla mia pelle, non ci sono lacrime sulle mie guance, non c’è altro che ghiaccio nel mio sguardo; non c’è altro che questo. 

Il dottor Gelo non voleva che provassi paura, che provassi pietà e rimorso, che provassi debolezza. Quel fottuto bastardo non voleva; le sue mani fredde e avide mi hanno strappato il cuore, hanno ridotto a brandelli la mia anima, hanno fatto dissolvere ogni mio sentimento, ogni briciolo d’amore.

Mi hanno reso una macchina.

Inghiotto il mio disappunto, ogni tanto è come se qualcosa in me non fosse spento, che tornasse per reclamare ciò che ero, che pretendesse la mia ribellione e quella di mia sorella, che ora mi osserva soddisfatta da questa desolazione, dal fumo che lascia intravedere appena le alte fiamme.

Cosa mi hai fatto, lurido schifoso? Non trovo risposte, non trovo speranze, non trovo via di fuga da questa vita non vita, da questo mio corpo che hai riplasmato a tuo piacere.

La cattiveria mi consuma: scorre nel mio corpo, guida ogni mio gesto, ogni mia parola, si è impossessata di me.

C 18 emerge da quel fumo; in piedi, silenziosa, mi guarda: aspetta un mio cenno per ricominciare, non siamo mai stanchi, non abbiamo bisogno di riposare, di dormire, non abbiamo bisogno di niente di umano.

Avanzo verso di lei, sono trascinato dal mio destino, trascinato verso nuovo dolore, verso nuove vittime. 

Il tempo passato non esiste più, conta solo il futuro; la sfioro appena senza sorriso, le mie dite incontrano il suo viso, è così bella mia sorella, così insensibile, anche la sua testa è piena di nebbia, di confusione, di rabbia.   

Frastuono e fumo turbinano attorno alle nostre figure: adesso possiamo andare, adesso quel fumo denso blocca i raggi del sole, ma non importa,  noi cyborg non abbiamo bisogno di calore. 

 

 

Fine.

 

 

Ciao a tutti, è la prima volta che scrivo qualcosa sui cyborg , spero che il risultato non sia deludente, mi farebbe piacere un commento, il vostro parere è sempre bene accetto.

Un bacio grande da

LORIGETA ^^

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: LORIGETA