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Autore: BeatriceNataliePrior    20/04/2014    4 recensioni
Cosa sceglierà la piccola nata Abnegante, Beatrice Prior? Eruditi, Abneganti o Intrepidi?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andrew Prior, Caleb Prior, Natalie Prior, Tris
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Beatrice, il risultato del tuo test è inconcludente. »
Che cosa? INCLONCLUDENTE? Come fa ad essere inconcludente? Il test doveva indicarci dove e cosa fare, e ora…
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Mi rendo conto di essere ridicola, perché le scelte sono solo cinque, e dovrei semplicemente andare per esclusione, difatti sono distesa sul letto, e mentalmente riesamino la lista per la ventesima volta, come se potesse cambiare qualcosa. Poi scuoto la testa, perché la mia Divergenza torna a galla, perché per me le scelte sono effettivamente tre: Abnegante, Erudita o Intrepida?
Abnegante. Sono nata fra questa gente, ho vissuto, osservato i loro modi di fare. Sono certa di voler rimanere? È questo quello di cui ho bisogno? Mi sento realmente a casa, o è solo il senso di colpa a perseguitarmi? Ovvio. Se me ne andassi, i miei genitori non riuscirebbero più a guardarmi in faccia, e sarei sola.
Sola, in una nuova fazione.
Un rischio che va comunque corso.
Per di più, non riuscirei mai a sacrificarmi per chiunque non sia membro della mia famiglia. È da egoisti, lo so, ma è questo quello che sono: un’incredibile egoista.
Erudita. Il fascino del sapere, dell’arte, della letteratura, della scienza. Poter trovare risposta ad ogni singolo dubbio, ogni mia minuscola e repressa curiosità. Sarei libera, culturalmente viva.
Ma è davvero la Fazione che fa per me? Sono certa di essere d’accordo con il loro modo di pensare?
Papà ha detto che stanno cercando di ribaltare il sistema politico, che vogliono salire al potere, e che vogliono distruggere gli Abneganti.
Sarà vero? Non lo so, ma ora come ora non posso credere a tutto quello che sento, ma solo a quello che vedo. Eppure, nonostante tutto, devo pur sempre tenere in conto che –nel caso scegliessi gli Eruditi- mio padre mi ucciderebbe. Si sentirebbe tradito, e darei solo maggior credito alle voci che la fazione degli Eruditi sta appunto spargendo, e cioé che i figli degli Abneganti scappano dalla loro Fazione. In parte è vero, e forse se non con gli Eruditi potrei farlo con un'altra Fazione, ma lì il rischio è grosso, e i loro modi di fare sono scorretti. Quindi, automaticamente la escludo, senza ripensamenti. Affascinante, sì, ma non ne vale la pena.
In fine, Intrepidi. Non riesco a togliermi dalla mente la scena vista stamani, quando sono saltati giù dal treno in corsa, urlando e correndo a loro volta. Un brivido mi percorre la schiena, lo avverto, lo vivo appieno, e forse mi sento a casa.
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È il Giorno della Scelta.
Le ginocchia tremano, le gambe si fanno molli e la gola secca. E’ una fortuna non dover parlare.
Mamma è dolce e affettuosa, papà un po’ meno, ma so che ci sta provando, e che entrambi sono terrorizzati all’idea di perderci, ma sanno che è l’ora della scelta.
Arrivati all’enorme edificio, mi guardo attorno con circospezione, scrutando i visi di tutti i sedicenni che ci sono: siamo pochi, ma so che sarà una cerimonia ricca di sorprese.
Da lontano individuo il viso pallido di Susan, che con un cenno della mano mi saluta, senza staccarsi dai suoi genitori.
Mamma si china e avvicina le labbra al mio orecchio.
« Come stai? »
Tutti gli Abneganti solitamente pongono alle persone questa domanda in un gesto di cortesia, nel tentativo di mettere il benessere altrui davanti al proprio, obbligandosi a preoccuparsi per qualcuno. E' una regola della Fazione, secondo me dettata molto spesso dalla falsità, celata da un'obbligata cortesia.
Mia madre invece è sincera, quando pone questa domanda, è spontanea: le esce dal cuore. Non è meccanica, non è rigida, è dolce.
Per questo mi sforzo il più possibile di essere meno egoista anche io e di non esporre la mia preoccupazione, bisbigliando un “Bene, grazie.”  È l’unico gesto Abnegante che mi riesce, frenare le mie emozioni e metterle da parte. Ma solo con mia madre.
Per di più, sarebbe crudele spaventarla più di così, per questo sforzo un sorriso, tirando i lati della bocca, poi torno a fissare la punta delle mie scarpe.
Quando Marcus inizia il discorso, sono presa da un’attacco di panico, perché solo ora mi rendo conto di non sapere che cosa voglio.
Mi vengono in mente le parole di Caleb “Dobbiamo pensare alla nostra famiglia, ma anche a noi.”
Ma non ci riesco, non riesco a pensare a nessuno ora, nemmeno a me, o a mamma, o a Caleb –che pare così dannatamente tranquillo-, o a papà –a cui invece stanno sudando le mani.-
Marcus parla, presenta brevemente la storia delle nostre Fazioni, e le descrive una a una, con semplici parole.
« Quelli che davano la colpa all’aggressività fondarono la fazione dei Pacifici. »
Trattengo il fiato fin da ora, anche se siamo solo all’inizio della lista, mentre con la coda dell’occhio osservo il gruppo colorato.
« Quelli che incolparono l’ignoranza divennero gli Eruditi. »
Ci penso. Ci ripenso. E so per certo che comunque vada, quella non è la mia casa.
« Quelli che accusavano l’ipocrisia si chiamarono Candidi. »
Osservo anche il loro gruppo, tutti vestiti di bianco, e intanto mi chiedo se metteranno mai dei filtri alla loro bocca.
« Quelli che condannavano l’egoismo formarono gli Abneganti. »
Io condanno l’egoismo a mia volta? Certo. Ma saprei sacrificarmi per una persona? Non credo. No, assolutamente. E sedici anni fra di loro me ne hanno dato la prova certa.
« E quelli che incolpavano la codardia diventarono gli Intrepidi. »
Lo stesso brivido della sera prima mi percorre di nuovo la schiena, e il mio battito cardiaco accelera vertiginosamente. Una scossa, un’energia.
Ma i dubbi atterrano comunque nella mia mente, terrorizzandomi: sono abbastanza forte? O troppo codarda? Non lo so, non ne ho la minima idea, e questo inizia a farmi paura.
Marcus finisce di parlare, e inizia a chiamare i ragazzi in ordine alfabetico: io sono tra Caleb e Danielle Pohler, una Pacifica.
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Non ci posso credere.
Caleb, un Erudita?
Lo osservo allontanarsi verso il gruppo di persone  vestite di blu, e uno di loro lo accoglie porgendogli la mano.
Sono scossa, confusa, non ci posso credere: mio fratello, un Abnegante nato, lo stesso che mi rimproverava ogni volta che non aiutavo spontaneamente qualcuno.
Ma non ho faccio in tempo a riprendermi dalla notizia, che la solenne voce di Marcus mi chiama.
« Beatrice Prior. »
Devo alzarmi. Non so se ci riesco, non so se posso, non so se sono capace. Ma lo faccio, automaticamente, ma lo faccio. Sono stordita, non ho ancora scelto, e ho una paura immaginabile. O forse sì? O forse ci sono altre persone in questa sala Divergenti come me?
Non posso saperlo. Non voglio saperlo. Devo solo bloccare questo flusso di pensieri che mi sta incasinando la mente, mandandomi  nel panico più totale.
Il panico.
Una forma di paura, di terrore. Non lo so. Non lo so, non voglio saperlo. O forse voglio, ma non riesco, non capisco.
Mamma mi stringe la mano, mi abbraccia velocemente, e papà mi sfiora il braccio, ma non capiscono. Non possono vedere questo misto di emozioni interne, perché ora come ora sono ferma, dritta di schiena, e cammino in maniera stabile. Quasi fossi sicura. Perché è questa l’impressione che devo dare, di sicurezza. Ma la verità è che non so che cosa voglio.
Mi concentro sui miei passi, mentre sento addosso gli sguardi curiosi di tutta la sala, come se si chiedessero cosa mai sceglierà una piccola Abnegante.
Resterà nella propria Fazione, per sicurezza?
Andrà negli Eruditi, per stare con il fratello?
Correrà dai Pacifici, per la tranquillità?
Seguirà i Candidi, per la sincerità?
O si butterà negli Intrepidi, per la sete di avventura?
Loro non mi conoscono. Nemmeno i miei genitori.
Ma io? Io mi conosco davvero?
Con la mano destra afferro il pugnale.
Appoggio la lama sul palmo della mano sinistra.
Il coltello scorre sulla pelle, e faccio scivolare il sangue fuori dalla ferita.
Stringo il pugno, alzo il braccio.
Chiudo gli occhi e faccio la mia scelta, sposto la mia mano avanti e il sangue scivola sui carboni ardenti.
Sono egoista, sono coraggiosa.

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Intrepida.
Ma un pensiero circola nella mia mente.
E' viscido, insistente, ma ha il sapore della libertà, della vittoria. Un sapore che la Fazione degli Intrepidi riesce a darmi solo per metà. Una cosa che ha semplificato di gran lunga la mia scelta.
Intrepida o Abnegante? Intrepida o Abnegante?
Ho scelto, certo.
Ma una cosa è ovvia.
Una cosa è chiara.
Una cosa è immutabile.
E cioé che non sono un'Abnegante, non sono un'Intrepida.
Sono una Divergente.
  
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