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Autore: _SamanthadettaSam_    20/04/2014    2 recensioni
Dal testo:
"- Davvero pensi di poterti nascondere, di scappare da questo inferno chiamato Dark Lake? ahahahahah -
La vecchia si alzò dalla sedia, incrociando i suoi occhi spenti in quelli glaciali del ragazzo.
- Potresti farlo sai? Scappare da qui, e rifarti una vita. Ma a Lei basterà annusare l'aria, e in meno di un minuto, sarà già sulle tue tracce. E senza che tu te ne renda conto, ti troverai il suo fiato sul collo, e i suoi denti nella tua carne. -"
Un'antica creatura si è risvegliata,
Una città maledetta,
Sei ragazzi speciali,
Il destino dei propri cari è nelle loro mani.
"Non si può scappare dalla Creatura.
Non si può scappare da Dark Lake."
Genere: Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Dark Lake - Capitolo 11

Il castello del Regno di Fara era una costruzione leggiadra e proiettata verso l'alto. La pietra era dello stesso colore della sabbia intorno, tanto da farlo sembrare di sabbia anch'esso. Egli si sviluppava verso il cielo con alte e sottili torri un'affianco all'altra. La cosa però più strana che attirò l'attenzione di tutti furono le mura che lo circondavano:
Esse non erano di pietra, ma erano fatte di sabbia che turbinava nell'aria come mossa da un forte vento. Ai lati della porta, come a proteggerla, vi erano due immense figure femminili. Esse erano parte integrante della cinta muraria e guardavano sospette e minacciose le due carrozze.
- Chi va là? Amico o nemico? - Chiese solenne la figura a sinistra, sfoderando una lancia dal nulla e puntandola verso il cocchiere della prima carrozza che ospitava la regina.
- Amici. Porto la regina e i sei Guardiani. - Annunciò l'uomo non intimorito dalla mole delle due creature.
Le due Donnedisabbia si guardarono negli occhi, per poi aprire il cancello e far entrare i due convogli all'interno. Si ritrovarono in un cortile deserto, dove vi erano sostate carri, carrozze e altri veicoli.
Un forte vento colpì i volti dei Guardiani appena scesi dalle carrozze. Duncan alzò leggermente lo sguardo intorno a sé, trovando solo sabbia e dune. Erano in mezzo ad un deserto, senza neanche una goccia d'acqua nel giro di chilometri. Si chiese come un castello potesse sorgere in un posto del genere...
Volse il suo sguardo verso le mura e in particolare verso le due figure a guardia della porta che avevano lo sguardo fisso verso l'orizzonte.
- Queste mura sono incantate. Le ha costruite un potente stregoni secoli orsono. Non solo ci proteggono dai nemici ma anche dalle tempeste di sabbia che qui sono numerose... - Spiegò la regina mentre con la mano li invitava a seguirla all'interno del castello. Appena entrato, Duncan potè ammirare i numerosi vasi fioriti posti ai lati di ogni corridoio. Per tutto il tragitto che fecero tra corridoi e scale Marylee gli faceva da Cicerone, illustrando tutti i segreti di quel luogo.
- Il castello è stato costruito in mezzo a questo deserto per una questione strategica: da qui si possono osservare tutte le terre del regno, nessuna esclusa. Questo ci da l'opportunità di tenere sottocontrollo e di avvistare in largo anticipo l'arrivo di qualche invasore. Il castello si sviluppa anche sottoterra; lì le sale sono adibite a mercato cittadino per tutti gli abitanti della capitale, a magazzino per le scorte e abbiamo anche molte serre da cui vengono ovviamente tutti i fiori che vedete in giro... - Il moro smise di ascoltarla nel momento stesso in cui il suo sguardo incrociò due occhi acquamarina che lui conosceva molto bene:
In un dipinto quasi nascosto vi era impressa l'immagine di sua madre, vestita con un semplice e meraviglioso abito celeste. Ella portava tra le braccia un fagottino, da cui spuntava il viso di un neonato che dormiva placidamente tra le braccia della madre. Sulla cornice vi era una piccola targa d'oro, impolverata. L'uomo tolse con la mano la polvere e lesse la piccola scritta che vi era impressa:

"Un giorno, torneranno a regnare su Fara"

Egli sgranò gli occhi spaventato e indietreggiò, fino a poggiare la schiena sul muro di pietra.
Quella visione gli provocava un forte capogiro.
- Duncan dove sei? Stiamo perdendo il gruppo... - Gwen lo raggiunse poco dopo, non vedendolo più. Appena arrivò lì anche lei fu attratta da quel dipinto. Si avvicinò ad esso con cautela e con ancora più cautela lesse la targhetta.
- Che significa tutto ciò? - Chiese lei, guardando sconsolata prima lui poi il quadro.
Duncan prima respirò a fondo, mentre cercava la voce che aveva perso, poi guardò negli occhi la donna e disse: - Qualcuno qui ci sta nascondendo qualcosa... - Non finì però di pronunciare la frase, dato che Dana li stava chiamando a raggiungerli.
I due si riunirono al gruppo e insieme imboccarono uno stretto corridoio che li portò in un altro corridoio centrale e molto luminoso. Su una parete sei porte si affacciavano su di esso.
- Queste miei cari sono le vostre stanze, tutte sono collegare tra di loro. All'interno di esse troverete una piccola sorpresa: d'ora in poi avrete con voi un piccolo angelo custode, rappresentato da un animale tipico delle terre dei vostri elementi. Esso vi proteggerà da eventuali attacchi della Creatura a Dark Lake. Per oggi è tutto, riposate bene poiché domani dovrete presentarvi ai vostri addestratori. Buona notte. - Concluse Marylee, mentre il gruppo si inoltrava nelle proprie stanze.
Appena Duncan aprì la porta, fu accolto da una creaturina molto strana, per non dire bizzarra.
Una grossa e cicciotta falena corse svolazzando a mezz'aria verso di lui. Appena lo raggiunse, l'animaletto si aggrappò con le zampette alla felpa del moro, osservando il suo nuovo padrone con i suoi grandi occhi neri. Duncan rimase per un po' interdetto. Non era cosa di tutti i giorni incontrare una falena grande quanto un cucciolo di cane.
- Tu saresti il mio "Angelo custode" insettone? - Disse lui, staccandolo dolcemente dalla sua maglia. La stanza era molto grande e decorata leggermente negli angoli delle pareti. Il letto a baldacchino era in legno scuro e le lenzuola erano di colore celestino. Un grande camino riscaldava e illuminava la stanza assieme alle candele. L'uomo si sedette sul morbido letto e lì appoggiò la falena. Ella svolazzò tutta felice per un po', poi si accoccolò sulle sue gambe. Solo in quel momento si accorse che indossava un piccolo collarino celeste con una targhetta dorata.
Su di essa non vi era inciso ancora niente.
- Stai aspettando un nome allora... -  Sussurrò lui, accarezzando leggermente le antenne pelose della creaturina, che intanto si era addormentata placidamente. Dal colore del collare capì che l'esserino sulle sue gambe era un maschietto.
- Sei maschio, quindi ti chiamerò... Scraffy! - Annunciò, dandogli il nome della sua amata tarantola domestica defunta.
Scraffy emise un piccolo verso che il moro tradusse come un verso d'approvazione, come se lo avesse sentito.
Adagiò il suo nuovo animaletto sul cuscino, stendendosi poi anch'egli di fianco.
Quella situazione era puramente assurda.

Come poteva esserci un dipinto di sua madre, se lei 
aveva sempre vissuto a Dark Lake?
L'avevano spiata per anni?
Cosa voleva dire la scritta sotto al quadro?

Tutte quelle domande frullavano frenetiche nella sua testa, tanto da provocargli un leggero mal di testa. Più cercava una risposta a questi quesiti, più si sentiva confuso. Di una cosa era certo però: avrebbe risolto quel mistero, a tutti i costi.

***

- Questo sarebbe il famoso figlio di Evelyne? Non le somiglia molto. - Disse Oleg, Guardiano elementale della Terra mentre osservava nella sfera di cristallo l'immagine del moro.
- Oleg guarda bene, ha i suoi stessi occhi... - Gli fece notare Elisabeth, Guardiana elementale dell'aria. La regina aveva riunito tutti i Guardiani elementali per una riunione straordinaria. Ordine del giorno: l'arrivo dei Guardiani e soprattutto di Duncan.
- Chi sarà il fortunato che lo addestrerà? Qui tutti siamo impazienti di sapere questo... - Domandò Perceval, Guardiano elementale del fuoco. La regina osservò negli occhi tutti i presenti nella sala del trono, leggendovi un'evidente trepidazione nel sapere tale notizia.
- Le sue pietre parlano chiaro. Greg, sarai tu ad addestrarlo. Duncan è il Guardiano del tuono. - Annunciò Marylee, facendo nascere un leggero sorriso sul volto imperscrutabile del Guardiano elementale del tuono. Ci fu un attimo di silenzio finché la Guardiana elementale dell'acqua, Belle, pose la domanda che tutti volevano dire ma nessuno aveva il coraggio di farlo:
- Cosa succederà adesso mia regina. Le regole di successione parlano chiaro... - 
La regina si alzò e a passo lento si diresse verso il grande finestrone a destra della stanza. Osservò per molto tempo la tempesta di sabbia che infuriava fuori e le mura che servili proteggevano il castello dalla tempesta.
- Questo cambia tutto. Lascerò che però sia lui a scegliere. - Disse lei, senza distogliere lo sguardo dal finestrone.
- Sua maestà non credo sia possibile una cosa del genere. La profezia dice... -
- Non mi importa della profezia! Per colpa della stessa profezia ho perso la cosa più importante che avessi. Sceglierà lui che fare punto e basta! - Ordinò autoritaria la donna, voltandosi verso i presenti e riuscendo ad intimidire anche i temibili Guardiani elementali.
Respirò a fondo e dopo essersi calmata, ritornò a guardare la tempesta al di fuori delle mura.
- Dopotutto non è da tutti i giorni diventare il re di un regno... -

***

Il sole era già calato quando Gwen arrivò nella sua stanza. Avevano passato tutta la giornata nelle loro camere, mentre delle cameriere gli portavano i pasti a pranzo e a cena.
Dovevano riposare dopo il viaggio con il portale, dicevano. Ed infatti dopo quella traversata Duncan era stato investito da una pesante stanchezza, che lo aveva fatto dormire quasi tutto il giorno. Adesso aveva recuperato le forze, abbastanza per poter affrontare un discorso con Gwen.
Sapeva benissimo di cosa voleva parlare...
Era pronto, anche se non sapeva esattamente cosa dire.
La donna si avvicinò a lui, mentre dietro di lei trotterellava un piccolo gattino completamente nero. La cosa strana di quel cucciolo era che possedeva quattro occhi che emettevano luce propria.
- Come lo hai chiamato il gattino? - Disse lui indicando la pallina di pelo dietro di lei.
- Si chiama Luna e non è un gatto... È una pantera fulminea. Una serva mi ha detto che è la creatura più veloce del regno... - Mormorò lei, prendendo in braccio il cucciolo e accarezzandolo soprappensiero. L'uomo la guardò per un po', prima che lei ponesse la sua domanda:
- Ti sei fatto qualche idea su quel quadro? -
- Mia madre è nata qui, ne sono sicuro. Adesso voglio trovare lei... - Sibilò lui, stringendo il bicchiere di cristallo da cui stava bevendo.
- Lei chi? -
- La donna che ha avuto il coraggio di abbandonarla. La donna che l'ha gettata via dopo averle dato la vita... - Quella frase e quei pensieri provocavano in lui una così grande rabbia, che il bicchiere di cristallo si ruppe nel suo pugno stretto. Subito il moro sentì il dolore del tagli procurati con il bicchiere ma nonostante tutto continuò a stringere la presa.
La rabbia ancora scorreva bollente nelle sue vene. Ma per fortuna con lui c'era Gwen che preoccupata e paziente raccolse tutti i pezzi e lentamente cercò di medicare al meglio i suoi tagli.
Gwen sembrava essere nata per fare questo. Medicare le ferite della sua rabbia e fermarlo prima di commettere qualche guaio.
Nella stanza regnò il silenzio più assoluto, mentre la mora continuava a medicare la mano.
- Pensi sia ancora viva? - Disse lei, senza guardarlo negli occhi.
- Spero di si. Perché voglio guardarla in faccia e chiederle tutti i perché che ho. - Sospirò lui, sentendo una strana tristezza impossessarsi di lui. Senza neanche rendersene conto, la donna lo abbracciò, stringendolo in una dolce stretta. L'abbraccio di Gwen ebbe il potere di annullare tutta la rabbia che aveva in corpo. Non ci pensò più di tanto però, dato che il suo unico pensiero in quel momento era stringere a sua volta la mora con tutte le sue forze, fino ad imprimersi addosso il suo profumo.
I due rimasero stretti per molto tempo, ma a loro non importava. Sarebbero rimasti in quella posizione anche tutta la notte.
- Cosa intendi fare adesso ? - La domanda di Gwen arrivò come un vento improvviso, che fece ritornare le grandi incertezze che fino a quel momento si erano assopite nell'animo del moro.
- Non so, investigherò in giro... -
- Io intendo con il mandato d'arresto... Che farai? -
Duncan si era quasi dimenticato di quel particolare. Cominciò a giocherellare con una ciocca dei capelli di Gwen, mentre fuori la tempesta di sabbia si fermava del tutto.
- Non posso più tornare a Dark Lake, almeno non adesso. Mi credono morto è vero, ma è meglio aspettare che si calmino le acque... - Disse lui. La donna a sentire quella frase si liberò bruscamente dall'abbraccio e si alzò.
- E quanto aspetterai? Altri quattordici anni?! - Disse lei velenosa.
- Te ne sei andato quando è morto Daniel e mi vuoi lasciare di nuovo da sola. Hai un talento ad abbandonarmi quando ho più bisogno di te vero? - Quelle parole riuscirono a distruggere in un lampo il rivestimento di pietra e a colpire il cuore del punk.
Gli faceva male sentire tutto quel veleno da parte della mora.
Non credeva di averle fatto così male andandosene allora.
Questo era lui: chiunque gli stava accanto soffriva. D'istinto la raggiunse, la fece voltare in modo da imprigionare i suoi occhi in quelli color ossidiana della donna.
Delle grosse lacrime sporcavano quelle profonde iridi scure e questo gli spezzò il cuore.
La strinse a sé fortissimo, quasi a soffocarla mentre dolcemente con le mani asciugava il suo viso dalle lacrime.
- Non posso nascondermi da te. Sarebbe la prima casa dove mi andrebbero a cercare e tu finiresti nei guai. Non voglio trascinarti nella mia rovina. - Sussurrò Duncan, mentre la baciava tra i capelli per calmarla.
- Ti credono morto, l'hai detto anche tu. Non ti cercheranno... - Singhiozzò Gwen, prendendo tra le mani il volto del moro.
Egli prese le mani della donna e li strinse nelle sue.
Aspettò che i singhiozzi di Gwen cessassero, mentre la piccola Luna si strusciava tra le sue gambe per consolare la sua padrona.
Lo sguardo dell'uomo non abbandonò neanche per un istante quello dell'amica che invece era rivolto verso il basso.
Si era ripromesso di non lasciarla sola, ma stava per rompere quella promessa. Ci pensò su per un attimo, cercando la soluzione più giusta che potesse conciliare le richieste della donna e non coinvolgerla nei suoi guai.
- Facciamo così: resterò per un po' qui. Tu intanto cercherai di capire se lo sceriffo mi crede davvero morto o si ostina ancora a cercarmi. Se tutto andrà bene, ti lascerò da sola solo per qualche giorno. - Bisbigliò lui lentamente, lasciando andare la presa dalle mani di Gwen. La mora si ricompose e, dopo aver alzato lo sguardo gli disse con voce ferma:
- Promettimi che non sparirai di nuovo. -
- Ti starò sempre accanto, non ti abbandonerò di nuovo. - Aggiunse lui dandole un bacio sulla fronte.

La luna e le poche stelle in cielo gli furono da testimoni.

Angolo dell'Autrice:

Salveeeeeee!!!!
Ecco un'altro capitolo!
Adesso stiamo entrando nella vera atmosfera di Dark Lake...
Quindi aspettatevi molti intrighi, misteri e molte immagini fighe come questa!

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Bella vero? io la trovo fantastica!!!
Qui sotto trovate le immagini cucciolose degli "Angeli custodi" di Duncan e di Gwen
Questo è Scraffy :3

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E questa è Luna (Ho preso un'immagine di Homestuck per rappresentare questo animaletto)

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Non sono puccettosi questi cuccioletti?
Per me si, molto...
Nei prossimi capitoli metterò anche le immagini dei Guardiani elementali, così giusto per mettere altre immagini fighe! :D
Adesso vi lascio, ho un sacco di uova di cioccolato che mi attendono
Buona Pasqua a tutti!!!
Un bacione:^.^:

Sammy

   
 
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