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Autore: AliceWonderland    20/04/2014    1 recensioni
(...)Seto lo incenerì con lo sguardo e, serrando il manico della ventiquattrore, si voltò procedendo verso l'ascensore, cercando di non fare troppo caso al folto gruppo di fotografi e tecnici in attesa nell’ingresso della KC.
Se non fosse stato Mokuba a proporre l'idea della campagna pubblicitaria per supportare il rilancio dell’immagine dell’azienda (e di nuovi prodotti), dopo la faccenda di sigilli maledetti e attentati alla sua persona, il ragazzo avrebbe sicuramente provveduto a togliere dalla circolazione l'idiota che aveva osato avanzare un'idea tanto balorda!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alister/Amelda, Atemu, Seto Kaiba, Yuugi Mouto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi presenti in questo racconto appartengono al loro rispettivo creatore. Questa fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!



-Le situazioni di Lui&Lui-



-Per favore, fallo solo un'ultima volta! Sei davvero bravissimo!-.
Il ragazzo si voltò verso la schiera di segretarie supplicanti, e il suo volto si fece minaccioso e imperscrutabile.
-E sia, banda di insulsi smidollati. Aprite bene le orecchie e statemi a sentire, non lo ripeterò due volte- disse -Io sono Seto Kaiba, il grande, invincibile e onnipotente Seto Kaiba; credo solo in ciò che vedo, e non certo a idiozie come il giorno del mio compleanno, Babbo Natale e il coniglio Pasquale. Tsè! E ora tornate al lavoro, affinché io possa accrescere ogni giorno di più il mio immenso capitale e il mio insopportabile e smisurato ego. Ahahahah!-.
Al seguito di quella risata, un silenzio sepolcrale si impadronì dell'atrio della Kaiba Corporation; le segretarie, impallidendo, si ritirarono a frotte negli uffici confinanti, tra un bisbiglio e l’altro, le guardie indietreggiarono di qualche metro, infine, una pianta grassa sita accanto alla reception perse tutti i suoi aghi e si afflosciò a terra come un calzino.
Perplesso dal susseguirsi di quelle strane reazioni, Amelda inarcò le sopracciglia, e, alzando lo sguardo alle proprie spalle, scorse due occhi blu notte stagliarsi minacciosi su di lui.
-Sbaglio- sibilò a denti stretti Seto Kaiba -O dovreste già essere al Kaiba Dome per le riprese?-;
-Non prendertela con me. Il regista ha dato appuntamento alla troupe qua davanti, ma non ho idea del perché sia così in ritardo… Non dirmi che te la sei presa. Era solo per divertirsi- sbuffò Amelda, riferendosi all’imitazione di poco prima -My, my! Sei davvero un ragazzo tetro, Kaiba-boy! Lo stress gioca brutti scherzi, eh?- aggiunse lasciando scemare il timbro di Pegasus e riacquistando il proprio.
A poca distanza da loro, Yugi alzò timidamente una mano in segno di saluto, ma Seto lo incenerì con lo sguardo e, serrando il manico della ventiquattrore, si voltò procedendo verso l'ascensore, cercando di non fare troppo caso al folto gruppo di fotografi e tecnici in attesa nell’ingresso della KC.
Se non fosse stato Mokuba a proporre l'idea della campagna pubblicitaria per supportare il rilancio dell’immagine dell’azienda (e di nuovi prodotti), dopo la faccenda di sigilli maledetti e attentati alla sua persona, il ragazzo avrebbe sicuramente provveduto a togliere dalla circolazione l'idiota che aveva osato avanzare un'idea tanto balorda!
Come se non bastasse, si ritrovava fra i piedi anche il gruppetto di compagni ficcanaso che seguiva Yugi ovunque.
A quel pensiero digrignò i denti seccato. In quello spot sarebbe dovuto comparire lui per duellare contro il rivale, l'attuale campione in carica di Duel Monsters, ma con tutti gli impegni, i nuovi progetti in sviluppo e le scartoffie che da tempo si accatastavano sulla sua scrivania, e che richiedevano costanti attenzioni, si era dovuto rassegnare a cedere il posto a qualcun altro.
Un posto che l'agenzia pubblicitaria aveva riempito osando presentarsi con Amelda; ironia della sorte, proprio UNA delle cause che l'avevano costretto ad adibire il Kaiba Dome a ‘set cinematografico’, pur di rimediare in parte alle perdite subite durante il periodo in cui lui e i suoi compagni al seguito di Dartz avevano spadroneggiato, sguinzagliando creature e belve infernali per tutto il pianeta, preannunciando l’ennesima catastrofe.
Seto non aveva neanche potuto trarre soddisfazione nel licenziarlo, nel recidere il contratto per avvalersi dei servigi di un’altra compagnia; gli accordi tra i suoi rappresentanti e l'agenzia pubblicitaria, malauguratamente, erano già stati confermati durante il suo viaggio in Egitto, gli spazi prenotati, i tecnici, i fotografi e gli operatori ingaggiati, e in caso di insolvenza del contratto la ‘penale’ si annunciava astronomica…
-Maledizione!-;
-La giornata non si preannuncia delle migliori, vedo-;
-Cosa?!-.
Seto trasalì bruscamente, mentre Atem, alle sue spalle, lo osservava a braccia conserte.
-Ah, sei tu-;
-Sei un po' troppo nervoso negli ultimi giorni- gli fece notare l'egiziano.
-No, non mi dire, cosa te lo fa pensare?- replicò il ragazzo, uscendo dall'ascensore non appena le porte si furono aperte davanti a lui.
-Ehi, anch’io ho avuto a che fare con torce e forconi, ai miei tempi- gli ricordò Atem -Immagino non sia il massimo dover concedere una seconda possibilità ad Amelda, ma non potevi certo pretendere che l'agenzia per cui lavora fosse al corrente dell'astio che c'è stato fra voi. Lui lo fa per pagarsi gli studi. E poi non se la cava affatto male, sai? Sta anche aiutando molto Yugi. Verrà fuori un'ottima...-.
Atem si interruppe. Pronunciare quella parola negli ultimi giorni poteva risultare deleterio; avrebbe solo contribuito a rendere il sarcasmo e la stizza del moro più letali del solito, perciò si trattenne.
-Sei venuto solo per ricordarmi che le sciagurate cause del mio imminente tracollo finanziario ora si trovano qui per, ironia della sorte, arginarlo o c'è dell'altro?-;
-Non ti sembra di esagerare? So che l’idea dello spot pubblicitario ancora non ti convince; qualunque sia il risultato, la differenza la farai tu con le tue idee, ma non hai pensato all'eventualità che Amelda abbia accettato l'incarico per farsi perdonare?- gli chiese Atem, paziente.
-Quello ha accettato solo per rovinarmi ulteriormente la giornata e l'umore- ringhiò Kaiba, gettando la ventiquattrore sulla scrivania, e svanendo dietro un'immensa pila di pratiche accatastate. Il suo ufficio non era mai stato tanto disordinato prima.
-Anche questa è un'ipotesi, oppure è più simile a te di quanto pensi, e di certo non è il tipo da presentarsi nel tuo ufficio, in ginocchio, con un mazzo di fiori e tante scuse-;
-Sarebbe stato meglio. Me ne sarei liberato in pochi minuti, invece di averlo fra i piedi per quasi due settimane- soffiò Seto, avviando il pc.
-Kaiba...-;
-Sono molto occupato, quindi, se non c'è altro, puoi anche togliere il disturbo. Non credo di averti dato il permesso di seguirmi fin qui-.
Atem piegò le labbra in un sorrisetto: -E da quando ho bisogno di un permesso per entrare nel tuo ufficio?- gli domandò, poggiando le mani lungo la scrivania e sporgendosi verso di lui, senza però ottenere alcuna risposta -… Kaiba?-.
Un brontolio seccato emerse da dietro il monitor, dando conferma al congedo.
Atem corrugò la fronte e, battendo i pugni sul tavolo, fece oscillare una grossa catasta di documenti che si abbatté sul presidente della Kaiba Corp.
-Che cosAAAAAH!-;
-Che testa dura! A volte tutto questo stress te lo vai proprio a cercare da solo- sbottò l'egiziano, uscendo dall'ufficio a passo deciso, e lasciando il suo occupante solo e frastornato tra le numerose scartoffie.
-Ma che diavolo ti…! ISONO, VIENI QUI! SUBITO!-.

-Ha la testa più dura del marmo-;
-Per non parlare di quell'aria di sufficienza con la quale ti squadra da mattina a sera!-;
-E quando vuole sempre avere ragione…!-;
-NOI NON LO SOPPORTIAMO PIU'!-.
Sotto gli sguardi sbigottiti di Yugi, Jonouchi, Anzu e Honda, Atem e Amelda sollevarono i loro bicchieri di succo e lo bevvero tutto d'un fiato, per poi sbatterli sul bancone della caffetteria, simultaneamente.
-UN ALTRO!-;
-Su, non fate così- sussurrò Anzu, con la cautela di un artificiere -Le riprese termineranno in giornata, quindi perché prendersela tanto? Oggi Seto rimarrà in azienda, non lo incontrerete-;
-Anzu ha ragione- le diede man forte Yugi -Si tratta di una situazione temporanea. Calmatevi, d'accordo?- ;
-Calmarsi?!- scattò Amelda, gli occhi plumbei che lanciavano saette -Dico, avete visto per chi sto lavorando? Non so se vi dice qualcosa!- sibilò come un aspide, facendo arretrare i due sui loro sgabelli -Se non fosse per la paga che mi mantiene gli studi non sarei di certo qui a posare come uno spaventapasseri... Bah, ma cosa parlo a fare-;
-In effetti la situazione ha del paradossale- ammise Honda -Proprio tu che fino a un mese fa volevi...-;
-Ti risulta che soffra di amnesie?-;
-Ehm, n-no. Come non detto-;
-Ad ogni modo hanno ragione: Kaiba ci tratta tutti come stracci. Da quando sono cominciate le riprese per quello spot non c'è modo di scampare alla sua arroganza- aggiunse Jonouchi.
-Nel tuo caso, Jono, anche prima dell'inizio delle riprese- puntualizzò sardonico Honda.
-Dopo tutto quello che è successo è normale che ora sia di pessimo umore e in ansia per le sorti dell'azienda- gli ricordò Yugi -Prima Dartz e la faccenda del Sigillo, poi il tentativo di Siegfried di metterlo in cattiva luce davanti al mondo intero...-;
-Finora, l'unico in grado di averci a che fare, tra alti e bassi, sembra essere stato Atem- disse la ragazza, spostando l'attenzione sull'interessato, fattosi taciturno e pensieroso.
-E dovrebbero erigere un monumento in suo onore, per questo- affermò convinto il biondino, brandendo un cucchiaio e tornando a concentrarsi sulla sua coppa di gelato.
-Un santo martire- mormorò pensoso Amelda, rivolgendosi al ragazzo accanto a lui -Fossi in te lo pianterei. Ma come hai potuto sopportare lui e quel suo smisurato ego per tutto questo tempo? Mi chiedo cosa ci vedrai mai in quell'individuo. E mi stai dicendo che per un tipo simile tu hai rinunciato a essere un Re e a vivere nella tua epoca, servito e riverito? Aah, fossi in te rivedrei le mie priorità, cercherei una buona macchina del tempo e filerei dritto a casa, faraone-;
-Non ho alcuna intenzione di lasciarlo, Amelda-.
Atem distolse l'attenzione dal gruppo e la spostò oltre le ampie vetrate della caffetteria del Kaiba Dome, percorrendo il profilo della città con lo sguardo, fino a distinguere, in lontananza, l'imponente grattacielo della KC troneggiare maestoso tra gli edifici del centro.
-Yugi ha ragione. Come lo è stato per noi fino a poco tempo fa, ora questo è un momento difficile per lui. La KC attuale è rinata dalle ceneri della vecchia azienda di Gozaburo Kaiba, e Seto ha lavorato instancabilmente notte e giorno, per anni, per ripristinarne il buon nome. Ha sacrificato molte cose per arrivare dov'è ora, cose a cui la maggior parte dei nostri coetanei non avrebbe saputo rinunciare, e anche se lui non è certo un campione di sorrisi e buonumore, guardate quanta gente riesce a rendere felice, e con quanta professionalità e onestà svolge il suo lavoro. Ammetto di ammirarlo molto per il suo impegno e la sua dedizione. Questa mattina, per un attimo, ho scordato il significato che quell’azienda ha per lui e anche per Mokuba. La KC è il loro mezzo per poter avverare i loro sogni e quelli di molte altre persone…-;
-Hmm, sì, ne hanno fatta di strada dal periodo in cui tentavano di farci fuori a Kaibaland, ma questo lo devono anche a te, faraone, non scordiamolo- sottolineò con gentilezza Jonouchi –In ogni caso, per qualunque cosa, noi ci saremo sempre, ricordalo. Gli amici servono a questo, no? E se Kaiba dovesse comportarsi male con te ci penserà il Grande Jonouchi qui presente a fargli abbassare la cresta, stanne certo-.
Sospirando, Atem abbozzò un sorriso : -Sì, grazie, Jonouchi-;
-Comincia ad abbassarla tu, la cresta, ‘Grande Jonouchi’- sospirò ironico Honda, battendo qualche pacca sulla spalla dell’amico –Mi risulta che fino ad ora a Kaiba sia sempre bastato un soffio per metterti al tappeto, o sbaglio?-;
-Ehi, ehi, non ha vinto proprio niente, quello sbruffone! Gliela farò vedere io…!-;
-Sto tremando, davvero, ma adesso sarà meglio togliere il disturbo- li interruppe Amelda -Lo shooting è fra mezz'ora e dobbiamo prepararci- disse alzandosi -Muto, andiamo-;
-Eh? S-sì, ti raggiungo subito- deglutì Yugi, sull'attenti come un soldatino.
-Buon lavoro, allora- disse Anzu, rivolta ai due -Mettetecela tutta, mi raccomando!-;
-Sapete una cosa? A me quel tipo fa più paura di prima- bisbigliò Jonouchi, sospettoso, seguendo con la coda dell’occhio Amelda avviarsi verso gli ascensori -Siamo sicuri che l'Orichalcos...?-;
-Tu trovi inquietanti tutti quelli a cui non si capisce cosa passi per la testa, Jono. Sei troppo sempliciotto- gli fece notare Honda.
-Ad ogni modo, faraone, sono sicuro che tutto si sistemerà- disse Yugi, tornano a rivolgersi all'egiziano -Kaiba è un capace imprenditore, saprà sicuramente risolvere ogni problema in poco tempo, come ha sempre fatto-.
Atem ricambiò il sorriso del più piccolo e annuì: -Sì, lo penso anch'io, Yugi-.

-Signor Kaiba, è tutto pronto per la videoconferenza-.
-Molto bene. Isono, che non voli una mosca all'interno di questa stanza, sono stato abbastanza chiaro?-;
-Certo, signore. Ai suoi ordini-.
Seto Kaiba era da poco riuscito a stabilire equilibrio sia in ufficio sia dentro di sé quando, improvvisamente, una chiamata giunse tempestiva prima che avesse tempo di dare inizio alla conferenza.
-Cosa c'è?-;
-Signore, una chiamata dal Kaiba Dome-;
-Ora non ho tempo-;
-Sembra importante. Così mi è stato riferito-.
Una vena marcata svettò sulla fronte di Seto: -Augurati che lo sia- si limitò a sibilare.
La segretaria rabbrividì e il suo volto scomparve dal monitor.
-Ehilà-;
Maledettissimo Amelda...
-Amelda. Non ho tempo di starti a sentire, ...-;
-Neanche io morivo dalla voglia di trovarmi la tua faccia truce davanti prima delle riprese- sottolineò l’interessato –E non riattaccare. Si tratta del faraone- aggiunse aggrottando la fronte.
-Grrr- ringhiò Seto, spezzando in due la penna con cui stava firmando alcuni documenti –Cos’è successo questa volta? Isono, porta questi documenti al piano terra e fammi avere quanto prima le relazioni dei nostri esperti sulle ultime analisi di vendita- ordinò -Dì a Karen di contattare il broker. Voglio che ci tenga aggiornati sugli andamenti durante la conferenza-;
-Sissignore-;
-Quello che... Sentimi bene, quello che devo dirti non richiederà più di un minuto- cominciò Amelda, indispettito dalla scarsa attenzione prestatagli.
-Se la cosa riguarda il “faraone” per quale ragione mi stai contattando tu?- lo interruppe, gelido, il presidente -Vedi di tenere il naso fuori dalle nostre questioni; ti avverto, Amelda, stai tirando troppo la corda da quando sei arrivato, e non sarò disposto a tollerare queste tue intromissioni ancora per molto tempo!- esclamò, battendo un pugno sulla scrivania, e scorgendo con la coda dell'occhio le pile di carta oscillare pericolosamente al suo fianco –ISONO, REGGI...!-.
Atem aveva ragione. Seto era un fascio di nervi in quel periodo.
Amelda scostò l'orecchio dalla cornetta del telefono, quando un pesante tonfo cartaceo e urla disumane si levarono dall'altra parte del ricevitore.
Per la seconda volta, l'immensa torre di pratiche era tornata a scagliarsi sul presidente della Kaiba Corp, facendolo ululare di rabbia sotto lo sguardo dell'inerme Isono, che non era riuscito a intervenire in tempo a sostegno dei pilastri cartacei.
Altri assistenti intervennero, annaspando tra le scartoffie: -Signor Kaiba! Ci dia un segno, ovunque si trovi!-.
Amelda fissò la scena dallo schermo, sogghignando.
-Lavoro arretrato, Kaiba?-.
Da sotto un fascio di bilanci si levò un bizzarro sfrigolio: -Grrr!-.

La sera...
-Finalmente è finita!- sospirò Yugi, stiracchiandosi -Non mi sono mai sentito così in soggezione. Faraone, continuo a pensare che se avessi preso il mio posto...-;
-Sei tu il campione in carica, ora, Yugi. Questo ti dà privilegi e, soprattutto, responsabilità- disse Atem, camminando al suo fianco -Ti assicuro che farai un figurone. Diventerai molto popolare a scuola, ci hai pensato?-;
-Dici così perché sono stato affiancato ad Amelda; se al suo posto ci fosse stato Seto, sono certo che mi avresti sostituito più che volentieri- gli fece presente il più piccolo -In fondo, voi due siete molto più affiatati-.
Atem si fermò ai margini del vialetto che stavano percorrendo, e le sue labbra accennarono a un sorrisetto astuto che fece trasalire l'amico.
-Aah sì, in effetti hai ragione- lo punzecchiò, stuzzicandogli la spalla con l'indice -Ma se si parla di affiatamento, direi che anche Jonouchi avrebbe fatto la sua bella figura al tuo fianco, dico bene?-.
Le gote di Yugi si imporporarono.
-EEH?! Jo-Jonouchi, dici? Non capisco, f-figurati se Kaiba permetterebbe a Jonouchi di comparire in una sua pubblicità! Come ti è venuta in mente un'idea simile!-;
-Aibou, sei un libro aperto, e non cambierai mai- disse Atem, divertito, fermandosi sulla soglia del negozio ancora illuminato.
-Insomma, non prendermi in giro!- protestò Yugi, rosso come il fuoco, allungando il passo e raggiungendolo.
-Per quanto riguarda Kaiba- continuò l'egiziano -Vorrei poter fare qualcosa per lui, ma al momento credo che la cosa migliore sia lasciarlo stare per conto suo; in fondo, pensandoci bene, lui è uno che reagisce molto meglio sotto stress. È sempre stato così-.
-Faraone, non vorresti tornare indietro, a volte?- gli chiese il ragazzino, dopo una breve pausa di silenzio -Scusa. Ma non posso fare a meno di pensare che spesso ti manchino i tuoi amici, e oggi ti ho visto così, be’…-;
-Yugi, è normale che senta la mancanza di Mahad, Mana e degli altri, ma non è certo a causa di Seto- lo tranquillizzò Atem -Sai, lui non aveva tutti i torti quando affermava che restare legati al proprio passato non avrebbe portato nulla di concreto al futuro; un po' drastico ma con un fondo di verità, non trovi?-;
-Uhm. Ti riferisci a quello che è successo con Seth e quella ragazza...?-;
Il faraone annuì: -Io e Seth abbiamo fatto le nostre scelte, e gli auguro di poter essere felice quanto lo sono io qui con voi. Aibou, vivendo in questo tempo ho imparato molto, ho avuto modo di fare chiarezza, e mi sono reso conto che i miei sentimenti per lui erano cambiati il giorno in cui avevo incontrato Kaiba- si interruppe per un momento, alzando lo sguardo al cielo -…Forse non proprio il primo giorno, ma ora che ho ritrovato la mia memoria, e che ne ho la possibilità, guarderò anch'io avanti, e lo farò accanto a lui. Non sarà qualche battibecco a farmi avere dei ripensamenti. Sapevo sin dall'inizio che con Kaiba sarebbe stata un'ardua impresa ma, in fondo, è questo che rende interessante il nostro rapporto- ammiccò.
-Sì! Sono felice che tu sia rimasto con noi, faraone-;
-Anch'io lo sono, però credo sia ora che la smettiate di chiamarmi così. È fuori luogo, qui a Domino. Chiamami semplicemente...-.
-K-Kaiba!-;
-Eh? Perché Kaiba, scusa?-.
Yugi scosse la testa, e la sua mano si levò indicando qualcuno comparso a poca distanza, alle spalle dell’amico: -No, intendo dire che... Guarda!-;
-Kaiba… Cosa fai qui a quest'ora?- gli domandò Atem, sorpreso, scorgendo il presidente della Kaiba Corp, in piedi, a fianco dell’auto scura.
-Ehm, io ti precedo, va bene? Coraggio!- ammiccò Yugi, entrando nel negozio e chiudendosi la porta alle spalle.
Atem si voltò, sbirciando il ragazzo immobile sul lato opposto della strada.
-Potevi avvisarmi che saresti venuto- disse raggiungendolo –È tardi. Aspetti da molto?-.
Seto scosse le spalle: -Sono arrivato ora- rispose piatto, mentre il più piccolo gli stringeva le mani nelle sue, lanciandogli occhiate circospette. Era gelido.
Abbozzò un sorriso, allacciandogli piano le braccia attorno alla vita e stringendosi a lui, constatando quanto, effettivamente, i suoi abiti fossero pregni della pungente brezza serale: -Potevi almeno entrare in negozio. Il nonno non mangia nessuno, sai?-.
-Tsè, per quanto quella bettola mostri una minima parvenza di abitabilità, dubito fortemente che là dentro sappiate cosa sia un impianto di riscaldamento- replicò il moro, in un soffio che si perse nel vento –Mi stupisce che tu non ne sia ancora uscito con un riversamento pleurico-.
Atem non fece troppo caso alle sue parole; il lungo tempo trascorso assieme al maggiore dei Kaiba l'aveva trasformato in un bravo interprete, e oramai sapeva fin troppo bene che quella era la particolare maniera che Seto aveva per manifestargli le sue 'preoccupazioni'. A volte, tuttavia, l'egiziano non poteva fare a meno di domandarsi perché mai Madre Natura fosse stata così avara di tatto con lui...
-Quanta pazienza- sospirò il faraone –Allora, dimmi, com’è andata a lavoro?-.
La conversazione cadde per qualche minuto nel silenzio, e quando Atem si discostò dal ragazzo per cercare il suo sguardo, avvertì le braccia di quest'ultimo stringersi attorno alla sua figura esile e attirarlo nuovamente verso di sé.
-Kaiba- sussurrò –È successo qualcosa di cui non sono al corrente, per caso?- s'informò sollevando il viso e scorgendo il proprio riflesso specchiarsi nelle iridi blu del ragazzo…
-Yami, devo…-;
-YUGI! DOV'È FINITO ATEM?-.
Un grido rozzo si levò dalla casa alle loro spalle, facendoli trasalire bruscamente, prima che le loro labbra avessero occasione di toccarsi; una siepe a pochi metri dall’auto si mosse appena, lasciando Atem perplesso. Seto non sembrò notarlo, dato che, in risposta dalla casa, erano giunte altre voci che avevano attirato la sua attenzione.
La voce di Yugi: -Ha una questione da sbrigare, nonno; ci raggiunge appena possibile-;
-Siamo sicuri?- s'informò la madre del suo aibou, preoccupata -Speriamo si sbrighi, la cena si fredda-.
Il moro digrignò i denti seccato, fulminando il Turtle Game con uno sguardo che avrebbe potuto incenerirlo all'istante, decretandone la fine.
-Al diavolo!- sbraitò -Possono anche sopportare l'idea di non averti sotto questa catapecchia per una notte. Adesso vieni con me-.
Atem batté le palpebre, attonito: -Cosa? Aspetta, quanta fretta! Ma dove andiamo?- esclamò, lasciandosi condurre dentro l'auto scura, che partì pochi istanti dopo.

-Ehi, ci siete?-.
La testa bionda di Jonouchi fece capolino da dietro il muretto di cinta del quartiere.
-Per poco non ci facevano scoprire- disse Anzu, comparendo al suo fianco e facendo segno a Honda e Otogi di uscire dal loro nascondiglio.
-Scusate, quel grido mi ha fatto prendere un bello spavento. Il fiato non manca al vecchio Sugoroku- constatò quest'ultimo, raggiungendoli e togliendosi delle foglie secche rimaste impigliate fra i capelli corvini -Be’? Adesso che cosa facciamo?-;
-Mokuba ha detto di avvisare anche Yugi e gli altri- spiegò la ragazza, facendo spallucce -Dobbiamo muoverci, abbiamo poco tempo-;
-Va bene, va bene. Ci pensiamo io e Jonouchi. Voi avvertite il nonno e Yugi, e ci ritroviamo tutti voi-sapete-dove-;
-Sperando che non sia una trappola come l'ultima volta. Ho ancora difficoltà a scordare quel banchetto avvelenato, sapete-.

Quella sera Domino era deserta, silenziosamente osservata da miriadi di stelle e da un chiaro di luna che, di tanto in tanto, faceva capolino tra qualche nuvola solitaria nel cielo.
Immerse nell’oscurità, le mani di Seto si muovevano frenetiche, circuendo lascive il corpo di Atem; le labbra si distaccavano quanto bastava ai due ragazzi per riprendere fiato, per poi tornare avide a incontrarsi, fra gemiti e impercettibili sussurri all'interno dell'abitacolo dell'auto che sfrecciava nella notte.
-Ah, vedo che ti è ritornato il buon umore- sussurrò Atem, compiaciuto -Significa che potremo tornare tutti quanti ad avere contatti vagamente pacifici con te, nei prossimi giorni?-.
Sul volto di Seto si disegnò un sorrisetto beffardo, mentre le sue mani sfilavano la t-shirt del compagno, gettandola da parte.
-Per quanto riguarda gli altri, possono anche risparmiarsi questo sforzo- affermò poggiando il capo sul quel petto nudo e caldo -E così Seto Kaiba ha avuto ancora una volta ragione- enunciò compiaciuto, poco dopo.
-A cosa ti riferisci?-;
-“Restare legati al proprio passato non porta nulla di concreto al futuro”. Hai detto così. Vedi che alla fine sei arrivato a darmi ragione?-.
Atem poggiò i palmi sulle spalle del ragazzo, allontanandolo: -Darti ragione mi pare eccessivo. Diciamo che, ora che ho recuperato la memoria, mi sono trovato a concordare riguardo alcuni aspet...-;
-Sciocchezze. Ascoltami, invece- sbuffò Seto, lasciandolo cadere sul sedile e bloccandolo tra sé e il poggia schiena -Ti perdono per aver nominato quella persona soltanto perché il tuo discorsetto mi ha davvero toccato nel profondo- sogghignò.
-Tu_perdoni_me?- scandì il faraone, sbigottito da tanta presunzione -Un momento, hai sentito tutto?-;
-Come volevasi dimostrare, ho avuto ragione. Se ricordi bene, IO ho continuato a ripeterti all'infinito che il passato non è un buona fonte d'investimento, ma per colpa della tua testardaggine abbiamo tirato avanti per anni, tra una cosa e l'altra, prima che ritrovassi la memoria e ti rendessi conto di aver sempre avuto davanti la risposta che cercavi- proseguì, carezzandogli la pelle calda e scendendo a solleticargli con le labbra i capezzoli bruni.
Atem trattenne a stento un gemito, stringendogli i capelli castani fra le dita, e alzando appena il viso paonazzo su di lui.
-Cosa stai dicendo?- ansimò -Quale risposta?-;
-Che eri già pazzo di Seto Kaiba, e che rivangare storie passate non è servito ad altro che a dare ragione al sottoscritto e a confermare quello che già supponevi, ossia che io sono il migliore e l'uomo giusto per te-.
L'egiziano aggrottò la fronte, indispettito: -Che! Che razza di... di egocentrico!-;
-Ho torto?- lo ignorò Kaiba, per poi sollevargli il viso -E già che ci siamo, voglio mettere in chiaro un'altra cosa una volta per tutte: non voglio più sentirti parlare del tuo passato. Non guardarmi così. Hai promesso che non ti saresti più voltato indietro, o erano solo belle parole quelle che hai rivolto a Muto poco fa?-;
-Intendi il mio passato o 'qualcuno' in particolare che ne ha fatto parte? Kaiba, questa tua gelosia nei riguardi di chi so io è ridi...!-;
-Idiozie- lo interruppe Seto, più serio che mai -Ricordalo, noi ci siamo scelti. E tu hai scelto me, non lui. Il capitolo è chiuso, adesso. E quanto dico ‘chiuso’, intendo chiuso per sempre-.
Atem rispose al suo bacio, meravigliato dal trasporto e dalla sicurezza che erano state impresse in quelle parole; avevano improvvisamente abbandonato quell'insopportabile presunzione, quel fastidioso sarcasmo, ed erano venute spontanee, istintive.
-Seto... ma questa È gelosia. Allora era anche questo il problema…?-.
-Tsè. Se c’è una cosa che non tollero è di scorgere il riflesso di qualcun altro nei tuoi occhi, quando mi guardi- gli rivelò lui, la voce profonda e gli occhi blu traboccanti di desiderio e affetto -Perciò ho intenzione di chiarire la cosa qui, adesso. Chi stai guardando in questo momento?-.
Una lacrima scivolò sul viso ambrato di Atem, gli occhi, leggermente socchiusi, andarono assumendo una sensuale sfumatura crepuscolare, e le labbra si schiusero per un attimo in un gemito che fece fremere di piacere il ragazzo sopra di lui. Era per quel ragazzo che il faraone aveva affrontato e rischiato tutto, e in quel momento, scorgendo il profondo affetto, la quasi morbosa devozione che quegli zaffiri gli stavano rivolgendo, l'avrebbe rifatto mille volte ancora, senza ripensamenti, senza mai pentirsi della sua scelta.
-Un testone egocentrico- gli sussurrò Atem con un sorrisetto, avvicinando le labbra al suo orecchio -Nonostante abbia quasi rischiato la vita per te, continui ad essere assillato dai dubbi… Potrei offendermi-.
Sorpreso, Seto contemplò in silenzio quella meraviglia esotica stesa sotto di lui, tornò a baciarla con tenerezza poi con passione, assaggiando con le labbra umide la sua pelle ambrata e profumata; voleva accertarsi che non si trattasse solo di una sua fantasia, e quando dalla bocca di Atem si levò ancora il suo nome, intrecciato a un estasico ansito di piacere, ebbe la certezza che l'avrebbe avuto sempre e solo per sé e che, specchiandosi in quegli occhi d'ametista, avrebbe ritrovato solo il proprio riflesso, e non quello del sacerdote che il faraone aveva amato in passato.
-Un’ultima cosa: per quanto riguarda questa mattina…-.
Atem ridacchiò, circondandogli il collo con le braccia nude e tirandolo verso di sé: -Giusto, a proposito di questo, dimmi: d'ora in avanti, per riparare ai nostri alterchi giornalieri, hai intenzione di ricorrere a questo sistema?-tergiversò -A lungo andare potrebbe rivelarsi estenuante-;
-Io non chiedo mai scusa, mettiti l'anima in pace-;
-Oh Ra, mi sfinirai!- sospirò il più piccolo, finendo ancora una volta disteso sul sedile, le mani del ragazzo che lo trattenevano, impedendogli ogni movimento: -Seto, ma...!-;
-Basta parlare. Ti darò un assaggio di ciò che ti attende questa notte- gli sussurrò l'interessato facendolo gridare di piacere.
-S-signore?- la voce esitante dell'autista li raggiunse dall'interfono, facendoli sobbalzare.
-CHE C'È ADESSO?- ruggì Seto, infastidito, distaccando bruscamente le labbra da quelle del compagno, che ne approfittò per divincolarsi, riprendere ampie boccate d'aria e rivestirsi sotto le occhiate contrariate di quest'ultimo.
-Mi perdoni, signore. S-siamo arrivati, signore- biascicò, nel frattempo, l'inserviente.
-Ah, bene-.

Palazzo Kaiba era una delle abitazioni più imponenti del quartiere residenziale; quella che, sotto l'opaca luce della luna, spiccava sia per l'elegante e sobria facciata classica, sia per i suoi giardini rigogliosi e sempre ben curati.
Il suo fascino occidentale e il placido silenzio in cui era sempre avvolta, uniti all'immagine dell'altrettanto austero proprietario, facevano sì che chiunque vi passasse accanto non potesse fare a meno di ammirarla con una sorta di timore reverenziale. Persino Atem provò per un attimo soggezione di fronte a quell'edificio, nonostante in passato avesse 'alloggiato' in una dimora ben più estesa e altrettanto maestosa...
-Be’?-;
-Non è cambiato nulla- sorrise l'egiziano, alzando le spalle e constatando quanto, effettivamente, quella casa rispecchiasse il suo proprietario.
-Hm, non c'è paragone. Dovresti abituarti a tornare qui, la sera, invece di rintanarti in quella bettola con Muto alle calcagna- ghignò Seto, superandolo e varcando il cancello di ferro battuto.
-Abituarmi?- ripeté Atem, perplesso.
Il ragazzo si limitò a una vaga alzata di spalle: -Sei liberissimo di scegliere tra una partita a briscola prima di addormentarti dentro quella caffettiera, o trascorrere piacevoli serate, qui, in mia compagnia-.
Egocentrismo allo stato brado.
-Vuoi dire... Vivere insieme?- ne concluse Atem, a bocca aperta -Vuoi che venga a vivere qui?-;
-Hm- soffiò il presidente della Kaiba Corp, fermandosi a metà della scalinata -Come non detto. Non...-;
-Non ho detto di no- gli fece presente il più piccolo, trattenendolo per il soprabito chiaro –Questo significa che vivremo come una famiglia? Tu, io e Mokuba?-.
A quelle parole, Seto Kaiba si fermò, sgranando gli occhi blu notte.
Era così preso da Atem, dal desiderio sempre più crescente di averlo con lui, e dalla voglia di stuzzicarlo per scoprire la sua reazione a quella proposta che, involontariamente, non aveva considerato i desideri di Mokuba, di cui Atem si era subito ricordato. Per un momento Seto si era fatto prendere dalla situazione. D’altronde, era certo che il fratellino minore provasse molta ammirazione e rispetto per il suo compagno, quindi il timore che potesse avere da ridire su quella convivenza, senza prima essere stato interpellato, svanì subito, tranquillizzandolo.
Atem era la persona giusta, e gliene dava conferma ogni giorno. Ogni attimo.
-Forse non è questo che...-;
-No, è come dici tu- lo interruppe Seto, cercando di imporsi un minimo di autocontrollo, e scorgendo i grandi occhi di Atem guardarlo con sempre più crescente felicità.
-Be’, perché no?- asserì infine quest'ultimo, alzandosi in punta di piedi e posandogli un bacio sulle labbra -Potrebbe rivelarsi interessante-;
-‘Interessante’, dice lui…-.
Seto rimase per qualche istante immobile, a contemplare i lineamenti di quel volto piacente ed esotico, per poi chinarsi su di lui e premere nuovamente le labbra sulle sue, senza fastidiose interruzioni, questa volta.
-Seto…-;
-Eccellente- disse questo, pratico, tornando a voltarsi e lasciando il faraone sulla soglia, con le labbra ancora schiuse e le gote paonazze -Manderò Isono a prendere le tue cose stasera stessa-;
-Eh?! Di già?- esclamò Atem.
-Dritti in camera, ora. Abbiamo già perso abbastanza tempo, questa sera… Mh?-.
Seto si interruppe, fermandosi così bruscamente che Atem, dietro di lui, sbatté contro la sua schiena, barcollando.
-Cosa succede?- gli domandò tastandosi il naso dolorante, e cercando nell'oscurità il punto che aveva attirato l'attenzione del compagno.
-Chi è là?-.
La luce si accese e si spense a intermittenza per un paio di volte; i due ragazzi udirono dei piccoli scoppi levarsi attorno a loro e, quando la sala fu invasa dalla luce del grande lampadario, avvertirono un boato riempire il piano terra della villa e diverse facce piuttosto familiari fissarli compiaciute.
-SORPRESAAA!-.
Seto e Atem li osservarono sbalorditi.
-Che diavolo ci fa questa gente in casa mia?!- sibilò il primo, gli occhi blu spalancati come non mai. A giudicare dal tono della sua voce, avrebbe preferito di gran lunga trovarla invasa da una mandria di lama maleodoranti.
Ignorando il pallore impadronitosi del volto del fratello, Mokuba gli corse incontro con un ampio sorriso disegnato sulle labbra.
-Ben arrivati!- li salutò, per poi rivolgersi al faraone -Hai visto che bella sorpresa ti abbiamo organizzato, Atem? Non indovinerai mai di chi è stata l'idea!- esclamò.
-Esigo saperlo seduta stante- sottolineò il maggiore, ancora sconvolto da tutta la ressa di conoscenti stipata nella sala -Mokuba, chi è...?!-;
-È stata un'idea di Kaiba, faraone- intervenne Amelda, intervenendo prontamente e sollevando verso di loro una bottiglia di spumante -Io e Mokuba ci siamo occupati solo del lato pratico, per ovvi motivi-;
-Davvero?- balbettò Atem, spostando l'attenzione su di un Seto prossimo A) allo svenimento, B) all'omicidio -Avete fatto tutto questo per me?-;
-CHE COSA?!- ruggì il proprietario di casa, ancora indeciso su quale di quegli intrusi buttare fuori a pedate per primo.
-In realtà ne abbiamo approfittato anche perché oggi si sono concluse le riprese. Non potevamo crederci quando Mokuba ci ha detto che la villa era a nostra disposizione per festeggiare- spiegò Anzu.
-I ragazzi hanno avvisato me e il nonno appena rientrato a casa- continuò Yugi, sorridendogli.
-E mentre tu, Atem, venivi qui con Kaiba, noi vi abbiamo preceduti- aggiunse Ryou, sempre sorridente.
-Allora era questo che ci attendeva sin dall'inizio! Certo che hai recitato proprio bene la tua parte- osservò Atem, voltandosi verso il ragazzo.
-Ma cosa diavolo state dicendo?-.
Seto schiumava.
Maledetto, maledettissimo, stramaledettissimo Amelda. Era tutto un suo piano, ed era riuscito, oltretutto, a farsi complice Mokuba! Improvvisamente, Seto capì MOLTE cose. Quel disgraziato (Amelda) aveva cercato sin dall'inizio di ‘intercedere’ per Atem, quel pomeriggio, speranzoso del fatto che lui l'avrebbe raggiunto a casa Muto la sera stessa... in modo da avere la casa libera, organizzare la festa a sorpresa coinvolgendo Mokuba e rovinare la SUA di festa!
Come se non bastasse, Atem e la sua cricca avrebbero pensato per sempre che lui era davvero l'organizzatore di tutto quel putiferio.
-Questa me la pagherai molto, molto cara, Amelda- mugghiò violaceo, le mani che gli prudevano.
-Su, su, non è il caso di prendersela tanto. Che senso ha mantenere un palazzo del genere se non lo si riempie di gente, di tanto in tanto? E poi la casa è anche di Mokuba; può disporne anche lui come meglio crede- gli sussurrò l'italiano, badando di non farsi sentire da Atem -Goditi la festa e il buffet, Kaiba-boy! Ti vedo un po' sciupato, ultimamente-;
-E piantala con queste tue stradannate imitazioni!-;
-Sai, Kaiba, sei stato davvero generoso!- disse Ryou, spensierato, rivolgendosi al padrone di casa, mentre Shizuka annuiva concorde alle sue spalle -Chi l'avrebbe mai detto che un giorno avresti organizzato una festa, e che avresti invitato tutti noi. Pensavamo che ci odiassi!-.
-Da questa sera, in effetti, è ufficiale- gli assicurò Seto, sibilando come un cobra -Yami, non...!-;
-E così verrai a vivere qui?- lo interruppe nuovamente Amelda, porgendo un calice di champagne all'egiziano –Complimenti; sembra che tu sia destinato ai palazzi, faraone-
-Eh già, c-così pare- asserì Atem, imbarazzato -E tu Amelda? Che programmi hai?-;
-Tra un mese otterrò il brevetto di volo in Italia- rispose questo, piuttosto compiaciuto -Sono stato assegnato ad una compagnia di volo come co-pilota-;
-Appena ci sarà occasione torna a trovarci, e...-.
Amelda intercettò il suo sguardo e alzò un pollice in segno d'approvazione.
-Sì, sì. Starò alla larga da isole e continenti sperduti-.
Atem replicò divertito e, voltandosi, scorse Seto rivolgere poche parole a Isono, per poi allontanarsi a grandi passi.
-Kaiba?-.

Il deserto.
-Il faraone ha preso la sua decisione. Ha scelto di lasciarsi alle spalle il passato, ma lui non appartiene a questo tempo e, dunque, la sua anima è destinata a svanire-.
Un tempio in rovina scavato dal vento e dalla sabbia, una lunga scalinata polverosa che conduceva a una sempre più soffusa oscurità.
-Non avrei mai potuto andarmene senza compiere la mia scelta. È te che voglio, Seto. E tu... che cosa provi?-.
Atem aveva bisogno di sapere, prima di andarsene. Svaniva lentamente sotto gli occhi dei presenti e, attraverso il suo corpo, Seto cominciava a intravedere le proprie braccia e quelle di Yugi, sostenerlo. Quella vista gli gelò il sangue nelle vene.
-Questo è assurdo, maledizione! Perché non mi hai detto di questo viaggio, e come ti sei potuto ridurre in questo stato?- sibilò il moro voltandosi, poi, verso gli Ishtar -Ci dev'essere una qualche maniera per impedire che scompaia per sempre!- ruggì stringendo la mano di Atem nella sua.
Un lungo silenzio, poi, la voce di Malik rivolto alla sorella...
-Ciò che occorre all'anima è un corpo in cui risiedere. Pensi che tramite le Divinità...?-.
-È molto complesso, ma non impossibile. Tuttavia, oltre al benestare delle Divinità, occorre il sacrificio delle medesime e del loro immenso potere-.


Quel giorno, le carte delle Divinità svanirono per sempre dopo aver dato vita a quel nuovo corpo.
Yugi presentò Atem ai compagni e ai conoscenti come un cugino venuto dall'Egitto, e Seto si adeguò a quella nuova situazione prima di quanto avesse immaginato. Dopo tanto tempo, forse una sorta di pacata rassegnazione a tutte quelle ‘misteriose assurdità’ che aleggiavano intorno ai Muto, avevano finalmente cominciato a lasciarlo indifferente.
L'importante per lui era essere tornato a casa, a Domino, con Atem. Lo stesso Atem che aveva detestato, con cui si era scontrato sin dal giorno del loro primo incontro, l'Atem che gli aveva sconvolto e cambiato la vita, con cui aveva affrontato Battle City e, suo malgrado, un'infinità di altre ‘disavventure’. A vederla così sembravano davvero trascorsi secoli, e invece...
-Ah, sei qui-, la voce di Atem, fermo sulla soglia della biblioteca, lo raggiunse distogliendolo da quel nugolo di pensieri -Vuoi una fetta di torta?- gli domandò raggiungendolo sulla terrazza.
Seto tacque, fissando la torta morsicata.
-… Ehm, l’ho quasi salvata da Jonouchi- gli spiegò il faraone, notando l’aria perplessa che il compagno ostentava nei confronti del dolce. Certe cose, probabilmente, non sarebbero mai cambiate.
-Non ha importanza. Non sono dell'umore adatto per festeggiare-.
-Be’, puoi sempre gustartela mantenendo quell'aria sostenuta da funerale- ammiccò il più piccolo, avvicinandosi a lui e prendendo posto sul mancorrente -Come pensavo: Amelda ha fatto saltare i tuoi programmi, eh?- gli chiese con un sorrisetto, guardandolo di sottecchi.
-Allora...- sibilò Seto, voltandosi verso di lui.
-Organizzare una festa coi miei amici in casa tua, invitare addirittura Jonouchi! Non c'è la tua firma, si capisce- dedusse il faraone -Amelda è davvero dispettoso, però è una brava persona, non trovi? Non riesci proprio a fartene una ragione, eh?-;
-Tsè-.
-Per quanto riguarda la nostra serata, avremo tutto il tempo per recuperare, no?- gli bisbigliò –Sei così frettoloso, a volte. Guarda, Kaiba, che io non ho alcuna intenzione di scappare-.
-Mh-;
-Questa torta al cioccolato è deliziosa. Spero ne sia rimasta ancora- disse, poi, Atem, riferendosi all'ultimo pezzo di dolce rimasto nel piatto -Non sai cosa ti perdi-.
-Fidati, quando avrò finito con te i morsi della fame saranno solo un ricordo- affermò Seto, afferrandogli il polso e trattenendolo.
-Cosa?! Kaiba, adesso no!- esclamò Atem -Ci sono tutti! Ascoltami, ci sentiranno!-;
-Ti converrà trovare una maniera per evitarlo, allora. Tranquillo, non c'è pericolo che i tuoi amichetti si addentrino in una biblioteca-;
-Ma che...! Non hai proprio un briciolo di pazienza! Kaiba, insomma!-.

FINE.

Disse l’Autrice:
SaloaH (?) and Happy Easter to all!
Altra piccola fanfic senza pretese, che giaceva dormiente nel mio pc da eoni e che, fosse stato per me, non avrei scomodato, ma tant’è che ora è qui, grazie alle insistenze di uno spirito lurkatore (arigatA’, donut <3), e spero che abbia contribuito, abbastanza piacevole nella sua spensieratezza e lineare puerilità (?), a farvi trascorrere una piacevole mezz’oretta. In caso contrario, siamo spiacenti di informarvi che non verrà rimborsato il tempo speso per suddetta lettura. ù_ù. *Si sottrae al lancio di pomodori, uova e armi da taglio*.
Pubblicata anche questa, la puntigliosa, paranoica e soprattutto frigida cervide, spera di poter presto continuare ciò che già da tempo ha iniziato sia in questo che in altro fandom; sono curiosa di vedere dove mi condurrà questa mia insopportabile (non)ispirazione! <3
Detto ciò mi dileguo, ringraziando chiunque abbia speso un po’ del suo tempo su questa umile storiella senza troppe pretese. Ancora Buona Pasqua a tutti, illustri membri del fandom di I-Gi-O! (?), da parte della vostra frigida cerbiatta claudicante! *O*/

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