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Autore: LaMusaCalliope    20/04/2014    3 recensioni
è passato un anno, un anno in cui sono cambiate molte, troppe cose. le vacanze di Natale le passano tutti insieme, ma ancora una volta qualcosa cercherà di dividerli.
Buona Pasqua!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Era passato un anno da quando si erano visti l'ultima volta, da quando erano ancora una squadra. In un anno sono cambiate tante cose: Fabio e Karl sono andati a vivere da loro, Sofia ha iniziato il liceo a Roma, Schlafen... era il solito professore di antropologia un po’ eccentrico, ma soprattutto non erano più Draconiani. Non avevano più alcun drago con loro e questo a Sofia in fondo mancava. Nonostante i pericoli corsi, le sfide, i rinunci; quella vita le mancava.
Tra pochi giorni però sarebbe stato come una volta: sarebbero stati insieme.
Sofia era agitata e Lidja più di lei, avrebbe rivisto Ewan dopo un anno, anche se si sentivano quasi ogni giorno, ma non era esattamente come vederlo. Per Karl era lo stesso, lui e Chloe si sentivano di meno e quindi gli mancava tantissimo.
Tutta la famiglia Schlafen era in fermento per questa visita.
Tutta la casa era stata decorata con festoni natalizi e alberi di Natale in ogni stanza. Non era mai stata così luminosa se non quando era stata incendiata da Ofnir.
Non rimaneva che aspettare il 21 dicembre.

Sofia si svegliò che erano le sei, non le era mai capitato di svegliarsi così presto la mattina. Quel giorno sarebbero arrivati i MacAlister. Scese giù in cucina per prepararsi una tazza di cioccolata calda e trovò Lidja che mangiava una ciambella.
" Agitata?" le chiese Sofia mentre prendeva anche lei una ciambella.
" Non dovrei?"
Nel frattempo scese anche Fabio, che era solito fare.
Colazione a quell'ora. Salutò Lidja con un ciao distratto e andò da Sofia, salutandola con bacio.
" Come mai sveglie a quest'ora?" prese una brocca e la riempì di latte.
" Lidja è emozionata perché oggi rivedrà il suo Ewan!" disse Sofia in tono scherzoso.
Sbuffò e si versò un po’ di latte in una tazza e ci mise anche del cioccolato in polvere.
" Comunque non sono l' unica. Ieri sera Karl è rimasto sveglia fino a tardi per giocare con quella roba. Credo che abbia perso, non faceva che arrabbiarsi".
" Quando arriveranno secondo voi? Qui l'atmosfera si sta facendo pesante. Secondo me gli diamo troppa importanza a questi MacAlister" chiese Fabio, ancora invidioso del fatto che Ewan era più forte di lui ai tempi dei Draconiani.
" Bè avevano detto che sarebbero atterrati all'aeroporto per quest'ora. A minuti saranno qui". Rispose Sofia mentre finiva di bere il suo latte caldo, rinunciando a una tazza di cioccolata.
Dopo mezz'ora di attesa, la famiglia arrivò insieme al professore e Thomas. Appena arrivati, Ewan si precipitò da Lidja ignorando gli altri. Ciò fece salire la rabbia di Fabio che stava salutando Gillian e Chloe. Karl non era ancora sceso perché stava ancora dormendo così, appena Chloe ebbe finito di salutare tutti, salì da lui a dargli il buongiorno.
Tutta la mattina passò con la sistemazione delle camere. Ewan e Chloe avrebbero dormito nella stessa camera, accanto a quella di Gillian, al piano terra.
Il pomeriggio si misero tutti nel salotto mentre Gillian aiutava Thomas A preparare la merenda. Il professore era uscito. I ragazzi si sedettero sul tappeto. Fabio, come prima della battaglia aveva preso un libro, Cronache del Mondo Emerso e aveva iniziato a leggerlo agli altri, accanto a Sofia. Stava leggendo di quando Nihal, dopo giorni di solitudine, fa la conoscenza di Laio. A un tratto la voce di Fabio si fermò, chiuse il libro tenendo il segno con un dito.
" Vi va di andare al lago? È una bella giornata".
Si avviarono sulla riva, e lì finirono di leggere. Appena finito, parlarono dei vecchi tempi, di quando lottavano per la salvezza del mondo e vivevano tutti insieme, sotto lo stesso tetto. Parlarono del tempo che hanno passato divisi, senza vedersi. I gemelli si erano trasferiti di nuovo a Edimburgo e avevano riaperto il Guest House.  A scuola si era regolato tutto ora che non avevano più Kuma con loro, ma a entrambi mancava il loro drago come anche agli altri.
Fu un attimo. Piccoli fiocchi di neve iniziarono a cadere sopra i ragazzi. In breve tempo, il prato fu ricoperto da un alto strato di neve. Fabio prese l’iniziativa. Tirò un’enorme palla di neve in faccia a Ewan. Era il minimo che poteva fare dopo che, ai tempi di Edimburgo, Ewan aveva corteggiato Sofia. Iniziò quindi una vera e propria battaglia di neve. Erano tutti così felici, desiderarono che quel momento non finisse mai. Passarono così tutto il pomeriggio; a prendersi a palle di neve. La sera, dopo cena, andarono in camera da pranzo. Ewan aveva messo un film, un horror sicuramente. Sofia rimase comunque, non voleva rinunciare ai suoi amici a causa di un capriccio. Si mise quindi vicino a Fabio che la abbracciò stringendola forte a sé. Se le avessero detto che un giorno si sarebbe ritrovata abbracciata al ragazzo che amava e che la ricambiava mentre vedeva un horror in compagnia di ragazzi che, fino a qualche mese prima ospitavano dei draghi, sicuramente non ci avrebbe creduto, ma ora … ora loro erano la sua unica certezza, erano tutto per lei. Si strinse a Fabio che la baciò. Fu un bacio breve ma che per lei significava una cosa sola: lui la amava e questa consapevolezza la rese felice più che mai. Il film finì tardi, quando ormai la mezzanotte era passata. Ewan accompagnò Lidja in camera e lo fecero Fabio e Karl con Sofia e Chloe.
“Buonanotte occhioni verdi!” le sussurrò Fabio e se ne andò. Sofia rimase sola. Si affacciò alla finestra e osservò il lago con nostalgia. Su quel lago lei aveva scoperto la sua vera natura, aveva fatto la sua prima missione, aveva evocato Draconia, aveva detto addio ai suoi poteri, alla sua spada, a Thuban, ma soprattutto su quel lago aveva passato una giornata indimenticabile. Ora il lago era ghiacciato, la luna si rifletteva chiaramente sul ghiaccio. Il giorno dopo sarebbero andati a pattinare. Qualcuno bussò alla porta, strappandola dai suoi pensieri. Era Lidja. I capelli neri erano raccolti in una treccia astretta e indossava un pigiama rosa con piccoli orsacchiotti disegnati.
“È stata una bella giornata!” si avvicinò alla finestra, accanto a Sofia. “Già! È stata una bella giornata.” Le rispose lei sorridendo. “Mi è mancato così tanto stare tutti insieme. Vorrei che non finisse mai”. Lidja sospirò. Sapevano entrambe che non era possibile. Sofia la abbracciò intuendo cosa stesse pensando. “Ewan tornerà a trovarci. Lo so, fidati. Lui tornerà da te.”
“Come puoi esserne così sicura? E se …” una lacrima rigò la guancia di Lidja. Sofia non l’aveva mai vista piangere. “Lui ti ama. Se ti ama davvero tornerà da te.” Pensò a Fabio, a tutte le volte che era tornato da lei. “Grazie Sof” si staccò dall’abbraccio e si asciugò le lacrime. Era tornata la ragazza forte che conosceva. Si avviò verso la porta e uscì.
Sofia, ormai sola, decise di andare a dormire ma l’immagine di Fabio glielo impediva. A occhi chiusi riviveva tutti i momenti che avevano passato insieme. Ricordò Benevento, quando si erano conosciuti al circo, la loro prima battaglia sotto Santa Sofia, quando lui le aveva salvato la vita. Ricordò Monaco, quando Fabio aveva ucciso Ratatoskr, quando era sparito per delle ore e se lo era ritrovato davanti alla porta ferito e sporco di sangue. Ricordò Edimburgo, il loro primo bacio, il suo silenzio che per giorni l’aveva tormentata, la loro passeggiata quando lei aveva incontrato Beatrice, sua madre; ricordò il suo addio, a casa di Gillian. Ricordò Matera; gli abbracci; il conforto; i Marshmallow. Ricordò la battaglia, le sue parole, i suoi baci...
Il sonno se ne era andato ormai. Prese il lettore mp3 e iniziò a sentire Unintended dei Muse. Era la loro canzone, quella che aveva fatto da colonna sonora al loro primo bacio, quella che li aveva accompagnati a Matera. Li rappresentava. Si diresse verso la mensola, la parte che più preferiva della sua stanza. Sopra c’erano sei draghi di colori per lo più diversi: verde, rosa, giallo blu e due viola. Per lei rappresentavano: Thuban, Rastaban, Eltanin, Aldibah e i due Kuma. Guardò l’orologio, era tardissimo. Andò a dormire e, finalmente, si addormentò.
Il giorno dopo si svegliarono tutti presto.  Avevano una giornata intensa. Dopo colazione, scesero tutti al lago e pattinarono. Ewan e Chloe avevano regalato pattini a tutti per la fine della battaglia e per festeggiare la vittoria. Sofia trascinò Fabio sul ghiaccio e pattinarono insieme, tenendosi per mano e, soprattutto per farsi sostegno a vicenda. Lidja li guardava ammirata. Era incredibile di come Fabio sia cambiato in così poco tempo. Non avrebbe mai pensato che lo avrebbe visto pattinare allegramente mano nella mano con Sofia.
“Vieni?” Ewan le porse la mano. Lei la prese e lo abbracciò. Voleva godersi ogni istante. Voleva stare il più possibile con il ragazzo che amava. Sentì il suo profumo, un profumo che le era mancato così tanto. Lui la tenne stretta a se e insieme cominciarono a pattinare. Karl e Chloe erano rimasti sulla riva, a parlare del più e del meno. Karl non sapeva pattinare e non gli interessava imparare, così Chloe era rimasta a fargli compagnia. La ragazza si divertiva sempre moltissimo con lui, ma il ragazzo sembrava poco interessato a stare con lei. La realtà era che lui non voleva parlarle per paura di annoiarla con i suoi discorsi sui videogiochi e sui computer perché non voleva perderla. Karl la guardò e sul suo volto notò un’espressione d’invidia nei confronti degli altri. Prese i pattini e li indossò. Chloe ce li aveva già e non li aveva tolti perché sperava di pattinare. Karl si mise sul ghiaccio, barcollando. Stava per cadere ma Chloe lo soccorse tenendolo per un braccio. “Vedi, si fa così.” E gli mostrò come pattinare. Karl la seguì titubante e insieme si unirono alla comitiva. Fino all’ora di pranzo rimasero al lago a pattinare e quando si furono stancati, si sedettero sulla riva e parlarono. A mezzogiorno tornarono alla villa e pranzarono. Gillian e Thomas avevano preparato pasti deliziosi tra cui: brezel, porridge e un’enorme teglia di lasagne. Avevano unito le pietanze di Inghilterra, Monaco di Baviera e Italia. Si potrebbe dire che avevano fatto un pranzo multiculturale. I ragazzi, sazi per il pranzo, si riposarono. Chi leggendo, chi ascoltando musica, chi dormendo. Sofia e Fabio erano in camera di lei. Il ragazzo aveva messo le canzoni del suo mp3 e stavano leggendo, abbracciati. Fabio chiuse il libro di colpo. “Che succede?” gli chiese preoccupata Sofia. Fabio sorrise. Da quando la guerra era finita, Fabio sorrideva molto di più e Sofia con lui. Le venne in mente il primo sorriso che aveva visto sulle sue labbra, a Benevento, quando lei se ne stava andando. Era convinta che lo avrebbe rivisto e adesso … adesso era lì, nella sua stanza, che le sorrideva come allora. Fabio le si avvicinò, appoggiò la sua fronte a quella di lei, facendo combaciare l’Occhio della Mente. La guardò dritto negli occhi e si perse in quel verde intenso. “There’s none like you in the universe” Sofia arrossì all’istante, comprendendo il significato delle parole. In sottofondo, il cantante le stava ripetendo, intonandole su una melodia dolce e lenta. Sofia lo baciò. Fabio non la smetteva di sorprenderla. Era per questo che lo amava, imprevedibile e misterioso, eppure così romantico. Fabio si staccò da lei, prendendola per mano le disse: “Follow me” Sofia rise, “Dove mi porti?” gli disse correndogli dietro e stringendo più forte la mano di lui. “Lo scoprirai”. Erano in biblioteca, nel punto in cui, una volta, c’era l’enorme albero intorno al quale si sviluppava la villa, ma non era quella la loro meta. Fabio proseguì e raggiunse la porta. Prese il cappotto di Sofia e la aiutò a metterselo. “Grazie!” le sussurrò lei all’orecchio. “Prego!” le rispose Fabio. Anche lui s’infilò il cappotto. Aprì la porta e uscirono entrambi. “Non dovremo avvisare che siamo usciti? Si preoccuperanno e …” Fabio le mise un dito sulle labbra per farla tacere. “Non ti preoccupare Occhioni Verdi. È tutto ok. Ho pensato a tutto io.” La baciò e, insieme, si avviarono verso il lago.
 Lo costeggiarono per un bel po’ di tempo. Si tenevano per mano e stavano parlando. “Se ci pensi” Disse Sofia “questo è il primo vero Natale che passiamo insieme. Senza …”  “Pericoli” completò Fabio. “Quello che sto per dire probabilmente ti stupirà ma …” Fabio fece una breve pausa, era imbarazzante parlarne, anche perché non era una cosa normale. “Mi manca Nida” Sofia si bloccò. Questo era davvero strano. “Non so dirti perché, ma mi manca combattere contro di lei, mi manca il fatto che me la ritrovavo ovunque e che mi odiava a morte. Non lo so, sarà il fatto che la sua morte è stata improvvisa, o che lei, in un certo senso, sapeva cosa vuol dire odiare qualcuno, ma mi manca. Mi manca tutto di prima. Draconia, la ricerca dei frutti, la mia lancia, le nostre avventure.” Sofia vide una piccola lacrima uscire dagli occhi di Fabio. Era raro che piangesse. Lo aveva fatto così poche volte. I suoi occhi divennero ancora più belli. Sofia lo abbracciò, era strano per lei essere quella che consola il tipo più tosto del gruppo. Non se lo sarebbe mai immaginato. “Io ci sono, ricordatelo, non me ne andrò mai. No ti sbarazzerai tanto facilmente di me.” Fabio la strinse forte. In quel momento aveva bisogno di lei, più di qualsiasi altra cosa. Guardò l’orologio che aveva al polso: segnava le sei. Dovevano tornare a casa. S’incamminarono verso casa. Sofia ripensò alle parole di Fabio. Cercò di capire le sue parole, cosa voleva dire con quelle frasi. Poi pensò a Ratatoskr, alla sua morte. Quando aveva ucciso Nidhoggr, non aveva pensato a niente, la sua mente era sgombra. Fabio aveva ucciso Ratatoskr solo per vendetta, non aveva pensato che molto probabilmente quella morte lo avrebbe sconvolto e cambiato nel profondo. Si sentì egoista a pensare che, se lui non avesse ucciso Ratatoskr, non sarebbe mai salito su quella terrazza a Edimburgo, e niente di tutto questo si sarebbe avverato. Dopo mezz’ora furono di nuovo a casa. Nessuno sembrava preoccupato per la loro assenza, anzi, erano tutti riuniti intorno al tavolo nella cucina e stavano parlando animatamente. “Bentornati!” li accolse Lidja che, accanto a Ewan, stava parlando con Gillian del suo periodo al circo. “Avete fatto una buona passeggiata?” strizzò l’occhio, facendo intendere a Sofia che la ragazza doveva sapere qualcosa a lei sconosciuta. “Sì, grazie.” Si sedettero anche loro intorno al tavolo e presero parte alla discussione.
Il giorno successivo passò tranquillo, rimasero a casa perché si era scatenato un orrendo temporale, i gemelli pensarono a quando erano loro a scatenarli. Alla tv avevano dato un film horror e si erano messi tutti a vederlo, facendo compagnia a Ewan.
La vigilia di Natale arrivò e tutta la villa era stata, se possibile, decorata ancora di più. Gillian aveva comprato a Edimburgo delle bellissime ghirlande e le aveva appese a ogni porta, anche quella dello sgabuzzino. La mattina, Lidja, Chloe e Sofia erano in biblioteca. I ragazzi erano fuori a dare una mano al professore per rimettere in moto la sua vecchia auto. Sofia era seduta alla scrivania, leggeva un libro di mitologia norrena. Fece per alzarsi ma inciampò alla gamba del tavolo, finendo a terra con un tonfo. Le altre ragazze iniziarono a ridere e Sofia, dopo essersi massaggiata le ginocchia doloranti, si unì a loro. Guardò la scrivania e cercò un piccolo pulsante, proprio sulla gamba, con sua grande sorpresa lo trovò e, senza pensarci e con il cuore che le batteva forte, lo spinse e una galleria si aprì. “Che cosa è successo?” le chiese Lidja, che aveva smesso di ridere. “Non lo so. Ho premuto il pulsante e la galleria … la galleria che portava al dungeon si è aperta.” Le ragazze si guardarono, incerte su cosa fare. “Beh, io entro. Voi che fate? Venite o no?” Lidja entrò senza aspettare una risposta. Sofia e Chloe la seguirono. La delusione comparve sui loro volti quando scoprirono che il passaggio non era diventato altro che una piccola cantina, dove Karl metteva tutta la sua attrezzatura da nerd. “Neanche il dungeon esiste più!” disse Chloe.  Si sedettero sul pavimento. “Vado a farmi una cioccolata, volete qualcosa?” chiese Sofia col muso lungo. “no grazie Sof. Vado a vedere se hanno bisogno di una mano.” Lidja uscì dalla biblioteca. Dopo poco si sentì la porta chiudersi con un forte botto. “Se vuoi, ti faccio compagnia!” Chloe le sorrise, era l’unica che riusciva ad accettare la cosa, se non del tutto, meglio di chiunque altro. Insieme andarono in cucina e bevvero la cioccolata.
Alle dieci i ragazzi rientrarono e con loro anche Lidja abbracciata, come al solito al suo Ewan. Sofia la guardò con tenerezza. Anche a lei erano mancati i gemelli ma Lidja … Lidja aveva visto allontanarsi tutte le persone a lei care e ora che Ewan era tornato, voleva stargli accanto. Sorrise e si avvicinò al suo Fabio. Lui la baciò sulle labbra, lievemente. Chloe porse a Karl una tazza di cioccolata che aveva tenuto al caldo per lui. Schlafen arrivò poco dopo con Thomas tutto sporco di olio. “Com’è andata?” gli chiese Sofia. “ah, non vuole saperne di partire. La porterò al più presto da un vero meccanico.” Si sedette sulla sedia, stanco per il duro lavoro. I ragazzi, proprio come il professore, erano sporchi e stanchi. Dopo un po’ andarono tutti a farsi una doccia. Mentre le ragazze stavano in cucina e aiutavano Gillian, ritornata dalla spesa, a cucinare. Il pranzo della vigilia era molto ricco, prevedeva, infatti, un’enorme quantità di specialità italiane, fatta eccezione per l’haggis. Quando Sofia lo vide, iniziò a ridere al ricordo di quando lo aveva assaggiato per la prima volta, a Edimburgo. Gillian fece le porzioni del piatto a tutti e a Fabio, che lo mangiava per la prima volta, non gli furono svelati gli in gradienti finchè non lo ebbe divorato. La faccia che fece fu, senza dubbio, di disgusto nel sapere che aveva appena mangiato il cuore, il fegato e i polmoni di una pecora dentro lo stomaco di un agnello. Scoppiarono tutti a ridere e la felicità s’impossessò di quel momento. Il pomeriggio, poco prima di cena, scartarono i regali. L’albero di natale che si trovava nell’angolo della sala da pranzo era enorme, i colori che lo avvolgevano, naturalmente, erano i colori dei loro draghi. Era stata un’idea di Sofia. Si sedettero tutti sulla moquette che ricopriva il pavimento e Gillian distribuì i pacchetti. Sofia ricevette molti libri e, da Fabio, il Cd dei Muse che avevano ascoltato a Matera. Lidja ricevette perlopiù borse e sciarpe, siccome le adorava, una di queste l’aveva fatta Gillian a mano. Karl ricevette dei videogiochi e una bellissima cornice con una foto sua e di Effie da parte di tutti. A Chloe fu regalato un computer da Karl così da poter rimanere sempre in contatto. A Ewan regalarono libri e DVD di film horror e una maglietta dei Kasabian da Lidja. A Fabio Sofia regalarono un nuovo mp3, quello che aveva era vecchio e si sentiva malissimo. Gillian ricevette un set di padelle dal prof. e un ricettario italiano dai ragazzi. Thomas ricevette sciarpe e un biglietto aereo per Monaco, era da troppo tempo che mancava da casa. A Schlafen furono regalati altri libri sulla mitologia norrena, tra cui spiccava il bellissimo volume dell’“Edda” di Snorri, rilegato in pelle. Fu un Natale particolarmente felice e tutti se lo goderono al massimo. La cena fu molto lunga ed era a base di pesce come tradizione. Quando ormai erano le dieci e mezzo, finirono di mangiare e iniziarono a chiacchierare allegramente. I ragazzi tirarono fuori l’argomento Draconia, parlandone come se fosse uno dei libri del professore. Non volevano essere presi per pazzi, ma avevano bisogno di parlarne con loro, condividere indirettamente le loro emozioni. Passarono tutta la serata così, fino a quando l’orologio non batté l’una e tutti andarono a dormire. Tutti eccetto Sofia e Fabio. Lui l’aveva presa per mano e portata in garage, dove dormiva. Era cambiato radicalmente. Al posto delle mura grigie c’erano enormi poster che raffiguravano lo skyline di Edimburgo. Il ragazzo si avvicinò allo stereo, lo accese. Partirono subito quelle note lente e tristi. Unintended riecheggiò per tutta la stanza. A Sofia sembrò di essere tornata indietro nel tempo, a un anno fa, su quella terrazza, gli occhi le brillavano dall’emozione.
“Fa schifo, vero?” Le disse Fabio come se volesse giocare.
“Cosa?” gli rispose Sofia allora, voleva vedere dove sarebbe andato a parare. Il cuore le batteva forte nel petto, proprio come allora.
“Essere gli unici a ricordare Draconia” il ragazzo si avvicinò a Sofia,”Non lo so. Forse, ma almeno nessuno ha sofferto e il prof. non si ricorda di Effie. Questo potrebbe essere un …” Sofia non poté finire la frase che Fabio l’aveva stretta a sé e l’aveva baciata. Fu un bacio lunghissimo, diverso dagli altri, era come se Fabio volesse trasmetterle tutto l’amore che provava per lei. “Sei carina quando arrossisci!” le sussurrò all’orecchio dolcemente. Sofia lo abbracciò forte, sentendosi protetta nelle sue braccia. Inconsapevolmente, iniziarono a ballare sulle note Explorers. Una lacrima scese sulla guancia di Sofia, era così felice di poter stare con lui, sperò che quel momento non finisse mai, che sarebbero rimasti per sempre abbracciati. “Ti amo”. Due parole, cinque lettere. Sofia rimase sbalordita nel sentirle da lui, “Anch’io”. Si abbracciarono ancora, poi Fabio accompagnò la ragazza in camera. Non si era mai sentito così felice in tutta la sua vita. Non sapeva spiegare come quelle parole erano potute uscire dalle sue labbra, ma più ci ripensava più capiva che erano vere. Se ne tornò in camera sua e si mise a dormire, con un sorriso sulle labbra.
La mattina del venticinque Sofia bussò alla porta di Lidja, aveva bisogno di una chiacchierata. Le aprì una ragazza spettinata e assonnata, stretta in un pigiama di lana. “Che succede?” le chiese Lidja sbadigliando. “Posso parlarti?”
“Si, certo. È successo qualcosa?” la fece entrare e si sedettero entrambe sul letto.
“Niente di grave, anzi. È solo che …” Sofia le raccontò ciò che Fabio le aveva detto la sera precedente. “Secondo te che vuol dire? Devo preoccuparmi?” Lidja sgranò gli occhi. “Sof, non capisco quale sia il problema, Fabio ti ha detto una cosa carina. Perché ti preoccupi?” Sofia si accorse che Lidja aveva perfettamente ragione. “Sì, infatti, hai ragione, scusami.” Sofia fece per andarsene quando Lidja la bloccò. “Sof, Fabio ha detto la verità, altrimenti non te lo avrebbe mai detto. Non ti farebbe mai soffrire.” Sofia sorrise e se ne andò in camera sua, continuando a dormire.
Sofia e gli altri sono appena entrati a Villa Mondragone, fuori, Fabio e Nida lottano contro Ofnir. Fabio riesce a difendersi ma Ofnir gli stringe il collo in una morsa letale. Per Fabio è la fine. La stretta si allenta. Il ragazzo cade a terra. Alza lo sguardo e vede un uomo e una viverna lottare, fiotti di sangue nero escono da entrambi i corpi. Un lampo, improvviso. Il tridente di Ofnir si conficca nel corpo di Nida, trapassandolo. Il corpo cade a terra appena il tridente viene svelto. Fabio lo prende appena in tempo. Le parole di lei gli rimbombano nella mente: “Mi avete contagiata con la vostra stupida vita. E tu … tu più di tutti.” Gli occhi si chiudono. Nida è morta.
Fabio si sveglia di colpo, sudato. Un altro incubo, lo stesso che si ripete da ormai un anno. La sua mente non riusciva ad accettare la morte della ragazza e, soprattutto, non riusciva a capire il significato di quelle ultime parole. Non pensava che le sarebbe mancata così tanto, come d’altronde le mancava la sua vita di prima, il suo potere.  Per fortuna, pensò Sofia è ancora con me. Gli bastò il suo ricordò per farlo sorridere. Guardò l’orologio, erano le otto. Chissà se è sveglia.
S’incamminò verso la sua stanza con il libro e l’mp3 in mano. Era abitudine passare i pomeriggi a leggere e a sentire la musica insieme. Era davanti alla sua porta. Bussò delicatamente e aprì.
Sofia era già in piedi, dopo essere andata da Lidja, non si era più riaddormentata. Così aveva approfittato e si era messa a sistemare la sua camera, prestando sempre molte cure alla sua amata mensola. In più era riuscita a sistemare in una cornice la foto dei suoi genitori; l’aveva presa a Matera quando era andata lì con Fabio per cercare il frutto. Ora la foto era accanto ai draghi, in bella vista. La ragazza la stava disponendo quando entrò Fabio. “Buongiorno Occhioni Verdi!” quell’affermazione gli fece pensare al sogno che aveva fatto e che era stata Nida a chiamarla così, per prima, glielo aveva raccontato Sofia appena lui era tornato dopo la fine della missione, un aneddoto non molto importante ma che aveva fatto scegliere a Fabio il soprannome per la sua Sofia. S’incupì un istante e Sofia se ne accorse. “Tutto bene?” Fabio si riscosse e annuì “Ho dormito male. Guarda che ho qui?” le mostrò il libro e l’mp3. Sofia prese il suo libro dal comodino e iniziarono di nuovo a leggere accoccolati su letto di lei. Leggevano lo stesso libro così da poterlo commentare insieme. Entrambi adoravano quei momenti, c’erano solo loro due e i libri che avevano in mano, in sottofondo le canzoni rock di Fabio.
Quando furono le dieci, si ritrovarono tutti in cucina. Lidja non era di buon umore. Qualcosa non andava. Sofia le si avvicinò “Hey, che hai?” Lidja la guardò. “Vieni, ti spiego.” Andarono in sala da pranzo, probabilmente per non far preoccupare Ewan. “Allora?” chiese Sofia preoccupata. “Oggi, a colazione credo, Gillian ci dirà una cosa che mi ha anticipato ieri sera Ewan” fece una pausa, tirò su col naso “Partono dopodomani” gli occhi della ragazza s’inumidirono e le lacrime non tardarono a scendere “Perché?” Sofia non poteva crederci, erano arrivati da poco tempo e già se ne andavano. “Beh, ecco, Gillian è stata chiamata da una sua amica a Edimburgo dicendo che aveva ricevuto una lettera importante. Da quello che ho capito, questa donna si occupa del Guest House ora che Gillian non c’è. Nella lettera c’è scritto che deve tornare in città per sbrigare delle faccende legali, ci sono dei problemi con l’attività.”. Un’altra pausa, poi riprese quasi con rabbia “Ewan era fuori di sé, diceva che era tutto in regola, che non capiva perché dovevano ritornare a Edimburgo. Non voglio che se ne vada, non di nuovo. Mi è mancato troppo, non voglio riprovare quelle sensazioni.” Il pianto si fece più violento, ma Lidja non emetteva un suono, era troppo orgogliosa per farsi sentire piangere. Sofia la abbracciò forte, Lidja non le era mai parsa così debole. Una volta era lei a sostenere la piccola Sofia impaurita, a farle coraggio quando le mancava. La scomparsa di Draconia aveva cambiato tutti loro rendendo i forti più vulnerabili, e viceversa. “Grazie Sof.” Lidja si staccò dall’abraccio con gli occhi non più rossi di quanto fossero già. Sorrideva, ma Sofia sapeva quanto enorme poteva essere la sua tristezza. Si avviarono insieme in cucina, sorridendo. “Thomas, a Lidja doppia cioccolata, ha bisogno di energie.” Disse Sofia al maggiordomo, che rispose annuendo. Fecero colazione e si misero a chiacchierare. Karl, per ringraziare Chloe per avergli insegnato a pattinare, le aveva fatto provare uno dei suoi giochi e se ne stavano in camera di lui a giocare. “Quei due si sono proprio trovati” commentò Fabio che ricevette un’occhiataccia da Ewan. I gemelli non avevano ancora avvisato i ragazzi della loro imminente partenza. Pensarono di farlo a pranzo. Ewan era distante, scortese. La verità era che aveva il cuore a pezzi. Lidja gli sarebbe mancata tantissimo, si erano visti per pochi giorni dopo un anno di lontananza, ma non era solo per Lidja, era per tutti (tranne che per Fabio, lui non riusciva a stargli simpatico). Con loro aveva condiviso tutto: battaglie, sofferenze, momenti felici. Era stanco di dover abbandonare DÌ NUOVO i suoi amici, lo aveva fatto troppe volte e ora … ora voleva restare con loro, per sempre.
Il pranzo arrivò troppo presto. Tra poco quell’atmosfera felice si sarebbe rotta, e a soppiantarla sarebbe stata la tristezza. Appena furono tutti a tavola,Gillian richiamò la loro attenzione e disse: “Ragazzi! devo dirvi una cosa importante” raccontò della lettera e della loro partenza. “Che cosa? Siete appena arrivati, non potete andarvene” sbottò Fabio “capisco la tua rabbia, ma …” Ewan era intervenuto, fece fatica ad ammetterlo, ma quello scorbutico aveva ragione.
“No. Tu non puoi capire. Sei troppo concentrato su te stesso per capire. Chiede a Lidja se può capire che tu te ne andrai di nuovo, chiedilo a Karl.” Fabio si era alzato in piedi, rosso in viso. “Senti, non è colpa mia, okay?! Io voglio restare, come lo vogliono tutti, ma non posso. La mia casa è Edimburgo e se mia madre deve tornarci, beh, io e Chloe andremo con lei. Qui sei tu che non puoi capire. Tua madre è morta, non puoi capire quello che provo.” Ewan si accorse con un secondo di ritardo quello che aveva detto. Non fece in tempo che Fabio lo aveva già scaraventato a terra. Schlafen si mise in mezzo, cercando di dividerli, riuscendoci. “Calmatevi!” urlò il prof. Fabio era arrabbiato, ma non era l’unico “Non puoi fare lo spaccone solo perché sei l’unico che ha ancora una madre. Non hai nessun diritto di offenderci. Perché offendendo me, hai offeso tutti noi. Non farlo. Non farlo mai più.” Sofia non aveva mai visto Fabio così arrabbiato, ma non poteva dargli torto. “Perché? Se no che fai?” Ewan stava rispondendo alla provocazione “Mi bruci? Mi riduci in cenere? Io non sono Ratatoskr e tu non sei più il più forte. Non hai più Eltanin; come d’altronde io non ho Kuma. Non puoi farmi niente.” Fabio stava per caricarlo di nuovo se il prof non lo avesse tenuto per le spalle. “Ora basta. Non voglio più sentirvi litigare. Sedetevi a tavola e mangiate. Si discuterà poi.” Il pranzo continuò in silenzio; ma tutti, dentro, urlavano.
 
 “Io quello non lo sopporto proprio” Ewan era da Lidja che gli stava mettendo del ghiaccio sull’occhio nero. “Ha ragione” sussurrò lei. Erano rare le volte che gli dava ragione, e le dava fastidio, ma .. aveva ragione, Ewan non poteva capire; non conosceva il dolore. “Quello che ho detto è sbagliato, è vero; ma lui deve smetterla di vantarsi del suo omicidio” Lidja premette più forte il ghiaccio sull’occhio. “Lui non si vanta, e poi non conosci la storia.”
“E quale sarebbe la storia? Uno stupido ragazzino assetato di vendetta uccide un nemico. Commovente, davvero.”
“Sarebbe successo lo stesso, lo sai. Senza di lui non avremo mai vinto.”
“Tu dici? Io credo di sì”  Ewan era fuori di sé, avere tutti contro lo rendeva nervoso. “Perché lo hai tirato fuori? Perché hai detto quelle cose? Lo conosci ormai, ci vuole poco per farlo arrabbiare.” Lo rimproverò Lidja. Analizzò l’occhio del ragazzo, si stava sgonfiando ed era meno nero. “Non so perché l’ho detto, mi è scappato. Mi dispiace, okay. Mi dispiace che i vostri genitori siano morti o se ne siano andati; ma andare su tutte le furie non li farà tornare indietro.” Abbassò lo sguardo, aveva paura di trovare in quello di lei odio, furore. Prese coraggio,alzò gli occhi su di lei e li trovò pieni di tristezza. “Io voglio solo stare con te. Tu … tu mi sei mancato così tanto.” Lo abbracciò forte a sé ed Ewan ricambiò l’abbraccio.
“Non voglio che te ne vada.” Gli sussurrò Lidja sul collo. “Resta con me. Ti prego”.
“Vorrei, ma non posso. L’ho già detto a Fabio. Devo andare” Lidja si staccò da Ewan, seccata. “non puoi essere arrabbiata solo perché …”.
“solo perché cosa? Tu mi lasci sola di nuovo, non posso più andare avanti così”. Aprì la porta e uscì dalla stanza, lasciando il ragazzo da solo.

Nel pomeriggio Schlafen li aveva convocati nel salotto. “oh bene. Credo che tutti sappiate perché vi ho chiamato” una lunga pausa seguì le sue parole. Fabio era seduto accanto a Sofia. Si era calmato dall’ora di pranzo, ma era sempre arrabbiato con Ewan per ciò che aveva detto. Non gli importava che, tra pochi giorni sarebbe tornato in scozia anzi, ne era quasi felice, ma gli dava fastidio vedere Karl e Lidja tristi e Thomas distratto perché, se ne era accorto, tra lui e Gillian c’era molto più che di un’amicizia. Ewan invece era tutt’altro che calmo e il suo sguardo era di fuoco quando guardava Fabio. Sapeva di aver sbagliato, ma la reazione di Fabio era stata esagerata. Mentre tutti si guardavano arrabbiati e nervosi, il prof osservava la scena e gli sembrò quasi di averla già vissuta, tanto tempo prima. Scacciò quei pensieri, diede un colpetto di tosse e ricominciò a parlare. “non voglio altre parole offensive o che vi picchiate, preferirei che tutti voi restiate seduti al vostro posto” guardò Fabio e Ewan con uno sguardo d’intesa “Gillian e i ragazzi devono partire e non credo che stia a noi criticare la loro, chiamiamola così, “decisione”. Ora, Gillian, sai quanto tempo dovreste impiegare? Nel senso, riuscirete  tornare prima della fine delle vacanze natalizie?”
Gillian, sentendosi tirata in causa, si alzò dalla sedia “Non saprei … ma non penso che riusciremo a tornare prima della fine delle vacanze, mi dispiace ragazzi, ma dovrete aspettare le prossime vacanze per rivedervi.” Detto questo, si sedette. Fabio continuava a sbruffare, innervosito e Sofia lo guardava preoccupata. Non voleva altri litigi, le dispiaceva. Loro dovevano essere uniti. Si alzò in piedi e le sembrò di essere ancora il capo, come quando erano Draconiani. “Non credo che questa situazione cambierà le cose. Ne abbiamo passate tantissime insieme, non sarà questo a dividerci. Abbiamo sconfitto ogni genere di avversità.”
“ma quando succedeva eravamo insieme, Sof. Lo hai dimenticato?” la interruppe Lidja, per la prima volta era lontana da Ewan, e nessuno dei due sembrava essere a proprio agio. “Fabio ha deciso di seguirci. Questa è un’avversità che ha superato  da solo, non può valere poco” Sofia lo guardò e lui annuì convinto. “e poi si tratta di pochi mesi, non abbiamo niente da temere la fuori, niente è più come prima” il prof le rivolse un’ occhiata interrogativa, confuso e così anche Gillian. Le dispiaceva molto il fatto che loro non potevano ricordare. “dobbiamo essere forti e uniti. Soprattutto uniti. Non contano le distanze, l’importante è che noi siamo insieme, il destino ha deciso di unirci, non credo che ci dividerà di nuovo.” Sofia si sedette, sperando di aver convinto tutti. Non poteva impedire la partenza dei MacAlister ma poteva almeno alleviarne la mancanza. “abbiamo ancora del tempo da passare insieme, non rattristiamoci prima del tempo. Godiamoci gli ultimi istanti senza rancore o malinconia, va bene?” Gillian era la sola che riusciva a risollevare il morale di tutti, sarà per il suo strambo comportamento o per il suo viso da bambina, riusciva sempre a far scappare una risata.
I ragazzi si guardarono cercando sicurezza, ma i loro occhi esprimevano tutt’altro: tristezza, rassegnazione.
“Dai ragazzi, non pensateci. Godetevi gli ultimi momenti, okay? Prima dell’ora di cena ci sono ancora due ore. Divertitevi.” Detto questo, Gillian e il prof erano andati via, lasciandoli da soli. “Io non ho voglia di stare qui, vado in camera” Fabio fece un cenno con la mano e se ne andò e così anche gli altri. Karl e Chloe rimasero in salotto, da soli, a torcersi le mani per paura di parlare e rovinare il loro rapporto. “Mi mancherai” Karl lo disse a voce tanto bassa che la ragazza ci mise un po’ per capirlo. Gli si avvicinò, prendendogli la mano, “Anche tu”. Lo abbracciò forte. Non sapeva dove aveva trovato il coraggio di farlo ma non voleva che la paura l’avesse di nuovo vinta su di lei. Karl la abbracciò, stringendola a sé, gli sarebbe mancata troppo, quindi fece come aveva detto Gillian: si godette ogni istante di quell’abbraccio. Quando si staccarono, erano entrambi arrossiti. Chloe si alzò “Vado a vedere se a mia madre …” Karl l’aveva bloccata, prendendola per il polso “Non andare. Resta con me.” La attirò a sé e la baciò. Il ragazzo non si era mai sentito così felice in tutta la sua vita. “Scusami” le disse quando si guardarono negli occhi. “Scusami se non ti parlavo, è che avevo paura di annoiarti. La gente di solito scappa quando parlo perché so parlare solo di computer e di videogame. Io non volevo farti scappare.” Abbassò lo sguardo, rosso in viso per quella dichiarazione. “oh, you are so … cute! Tu non mi annoierai mai!” e lo baciò di nuovo.
Dietro lo stipite della porta, Gillian osservava la scena triste. Chloe ed Ewan avevano finalmente degli amici, non potevano andarsene, lasciandoli. Pensò a tutti i sacrifici che loro avevano fatto ogni volta che li aveva costretti a trasferirsi in qualche altra città. “Mi dispiace” sussurrò, ma nessuno poté udire quelle parole, nessuno eccetto Thomas che si era avvicinato a lei e le aveva messo una mano sulla spalla per incoraggiarla. “Capiranno” le disse all’orecchio “Lo spero”. Gillian abbracciò Thomas e pianse stretta a lui.


Il giorno successivo fu lungo e pieno di tensione, nessuno osava parlare per non rompere quell’equilibrio che si era andato a formare tra di loro. Fabio ed Ewan ancora si scambiavano occhiate di fuoco e faticavano a stare nella stessa stanza. Lidja e Sofia erano sempre insieme. Sofia raccontava a Lidja ciò che aveva fatto Fabio, di come l’aveva sorpresa con la camera e le sue parole. “Beh ecco …” Lidja aveva un sorrisetto sornione, segno che sapeva qualcosa. “Ti ricordi la passeggiata sul lago? Mentre voi camminavate io e gli altri abbiamo sistemato la sua stanza. È stato un lavoro enorme perché quell’idiota non sistema mai e impedisce a Thomas di pulire.” Sofia era incredula, Lidja che collaborava con Fabio. Se glielo avesse detto qualcun altro non ci avrebbe creduto. “Davvero? Tu hai aiutato Fabio? Fabio?scusa ma, non lo odiavi a morte una volta? Le chiese Sofia. Non riusciva proprio a credere “Per la tua felicità questo e altro” replicò Lidja. Il sorriso era un po’ meno sincero ora. “Mi dispiace per ciò che ha detto Ewan”abbassò lo sguardo. Anche lei doveva starci male. “Non sapeva cosa diceva” Sofia le mise le mani sulle spalle “Non ti preoccupare, è tutto a posto” la abbracciò forte e Lidja non poté fare a meno di pensare quanto sia cambiata. “Allora? Che ti ha detto Fabio?” chiese a Sofia appena si fu staccata. La ragazza le raccontò tutto e Lidja si meravigliò di quanto anche Fabio sia cambiato Però! Non lo credevo un tipo da smancerie. Draconia e la sua scomparsa ci hanno cambiato davvero tanto …

Il 27 dicembre arrivò troppo presto. I gemelli e Gillian si alzarono presto per preparare le valigie.
Ewan era nella sua stanza, da solo. Chloe era andata ad aiutare la madre. La sera prima gli aveva raccontato di quello che era successo con Karl. Era rimasto stupido, ma sapeva che sarebbe successo, lo aveva detto anche Fabio, dopo tutto. Perché deve sempre avere ragione? Si ritrovò a pensare. Gli dava fastidio il suo comportamento e non osava nemmeno fingere che gli piacesse. Non sapeva spiegare il perché, ma quel tizio non lo convinceva. Chiedere il loro aiuto per una cosa che riguardava solo lui, non aveva senso. Lidja lo aveva pregato di aiutarli, se non fosse stato per lei, non avrebbe mosso neppure un dito. Eppure, ora che ci pensava, sapeva che gli sarebbe mancato. Aveva rischiato la vita per salvare sua sorella, non lo avrebbe mai dimenticato, ma non era questo che gli interessava al momento. La sua unica preoccupazione era la lite con Lidja. Non avevano più avuto occasione di parlare da quando avevano discusso e lui ci stava male. Lidja era l’unica persona che non voleva perdere, l’unica dopo sua sorella. Guardò l’ora. Tra due ore sarebbero dovuti partire. Non poteva andarsene senza aver chiesto scusa, a Lidja almeno. Si alzò e si diresse verso la sua camera, sperando che fosse già sveglia. Bussò, ma la porta era già aperta e la camera vuota. Si girò e fece per andarsene ma sbatté contro qualcuno. Era Lidja, già vestita e pronta per accompagnarli all’aeroporto. “Ciao” disse lui, sottovoce. “Ciao” gli rispose lei, scansandolo per entrare nella sua camera.  “Lidja” iniziò lui, ma lei non si voltò e iniziò a sistemare dei vestiti che aveva appoggiato sul letto. “ti prego parlami” Lidja lo guardò negli occhi “non ho niente da dirti. Potresti uscire per favore, devo cambiarmi” Lidja lo spinse fuori e fece per chiudere la porta, ma Ewan la bloccò “Stai benissimo così, non c’è bisogno che ti cambi. Se non vuoi parlare, almeno ascoltami” Lidja rimase davanti a lui, la porta ancora mezza chiusa, indecisa se ascoltarlo o meno. Alla fine aprì la porta e lo fece entrare. Il ragazzo oltrepassò la porta, che si richiuse alle sue spalle. “Allora? Che dovevi dirmi?” Lidja si era seduta sul letto e Ewan aveva preso una sedia e si era messo accanto alla ragazza. “Mi dispiace. So che te l’ho già detto, ma voglio ripetertelo: mi dispiace, e tanto. Sono stato uno stupido.” Ewan si alzò e se ne andò. Appena fu sull’uscio, sentì due braccia stringersi attorno alla sua vita. Il ragazzo si girò e abbracciò Lidja. Le prese il volto tra le mani e la baciò. Quanto le era mancata in quei due giorni. “Chiamerai?” gli chiese lei. “Sempre” la abbracciò ancora più forte al pensiero che non l’avrebbe rivista per quattro mesi. “mi mancherai” gli sussurrò lei sul collo. “ehi, io non me ne vado adesso, abbiamo ancora del tempo” le sorrise, accarezzandole la guancia. Gli sarebbe mancata anche lei.

Alle nove in punto erano tutti in aeroporto, pronti a salutare i MacAlister.  Anche Fabio era andato con loro, lo fece più per Gillian e Chloe che per Ewan. Appena furono davanti all’imbarco la tristezza si appropriò dei loro cuori. Lidja salutò Gillian e Chloe con un caloroso abbraccio ed Ewan con un lungo bacio. Le sembrò di essere nei sotterranei della villa, davanti al sottomarino. Lei che salutava Ewan e si preparava ad affrontare il nemico. Quando il ragazzo salutò Fabio, disse: “Scusami per l’altro giorno, hai ragione, non posso capire. Sono stato insensibile.” Fabio lo guardò di sbieco, “già” confermò. “e poi, volevo ringraziarti. Sai, tempo fa hai rischiato la vita per salvare mia sorella e io non ti ho mai ringraziato, quindi …” Fabio era incredulo, non si sarebbe mai immaginato una cosa simile. “Dovere” Ewan le porse la mano “Amici?” Fabio la afferrò, senza pensarci. “Amici, anche se non riesco proprio a perdonarti una cosa.” Ewan si accigliò, non capendo a cosa stesse facendo riferimento. Fabio, comprendendo il suo dubbio chiarì: “A Edimburgo, quando ci siamo incontrati e tu hai passato la giornata con Sofia. Non mi è piaciuto il modo in cui l’hai salutata. Non provarci mai più. Eltanin o no, io ti riduco in cenere lo stesso.” Ewan rise “Tutto chiaro”. I MacAlister si allontanarono appena ebbero finito di salutare, era lì anche Thomas, che diceva di nuovo addio a Gillian. Aveva sorpreso tutti quando l’aveva abbracciata e baciata con passione mista a tristezza. Sofia si avvicinò a Lidja e le mise una mano sulla spalla. Insieme guardarono allontanarsi i loro amici. Qualche lacrima rigò il volto della ragazza, ma non furono molte, non voleva mostrarsi debole davanti agli altri.
Quando tornarono, la casa sembrò loro vuota. Erano rimasti per poco tempo, ma avevano acceso d’allegria le loro giornate, riportando a galla quelle sensazioni che avevano provato tanto tempo prima.
Sofia e Fabio erano in camera di lui, ancora con lo skyline di Edimburgo attaccato alle pareti. “Sai, credo che la lascerò così” disse Fabio mentre leggeva, Sofia annuì. “Che cosa hai detto a Ewan prima che partisse?” gli chiese. Fabio sorrise “Niente” e riprese a leggere. Sofia lo guardò, curiosa. “Non ci credo, tu gli hai detto qualcosa” insistette lei “Ma niente, era una sciocchezza” Sofia lo guardò e pensò che fosse la cosa più bella che avesse mai visto. Si soffermò sugli occhi. Erano ancora quei pozzi neri, bellissimi, indecifrabili, ma non c’era più odio. “A che pensi?” le chiese il ragazzo. “Niente” arrossì lei. “che c’è? Vuoi farmela pagare perché non ti voglio dire cosa ho detto a Ewan?” si alzò, mettendo le mani su un piccolo cuscino che aveva per terra. “Non è vero, non vog …” il colpo arrivò improvviso, non ebbe il tempo di finire la frase che il cuscino la prese in piena faccia. Sofia si mise a ridere, prese un cuscino e glielo tirò. Passarono dieci minuti a fare la lotta con i cuscini che finì appena Fabio bloccò Sofia per la vita. “Allora? A che pensavi?” la guardò negli occhi e vi notò una nota di imbarazzo insieme al rossore che si andava diffondendo sulle sue guance. Lei alzò lo sguardo su di lui “che sei bellissimo” lo baciò, mettendoci tutto l’amore che provava per lui. Fabio si staccò sorridendo. “Gli ho detto, che non deve più salutarti in quel modo” Sofia capì a cosa stava facendo riferimento, ma chiese lo stesso: “Quale modo?” Fabio divenne improvvisamente rosso “A Edimburgo, quando hai passato tutto il giorno con lui” Sofia iniziò a ridere. “che c’è? Perché ridi?” Sofia non riuscì a smettere. “allora eri geloso!” e continuò a ridere. Fabio era incredulo “certo che ero geloso! Come potevo non esserlo?!” riprese il cuscino e glielo tirò. Sofia smise di ridere e la battaglia ricominciò. Lidja e Karl, sentendo il rumore provenire dalla stanza di Fabio, entrarono e Karl fu colpito da un cuscino e fu così che anche loro si unirono alla battaglia e la tristezza se ne andò, lasciando quattro ragazzi felici e senza preoccupazioni.

   
 
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