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Autore: Ai Khanum    21/04/2014    2 recensioni
Questo breve racconto è una fanfiction dedicata al drago Smaug. Il secondo e unico personaggio che appare con importanza è Tauriel, la figura elfica inventata da Peter Jackson nel film "La Desolazione di Smaug". Questa è la mia personalissima versione dei fatti, che rende giustizia ad una decisione che non ho affatto apprezzato nel film. Buona lettura!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Smaug, Tauriel
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una questione d'intelligenza

2760, Terza Era della Terra di Mezzo

 

Vedere il mondo in un granello di sabbia.

Era questo che l’immenso Smaug osservava sotto i potenti colpi delle sue ali. Un mondo tanto grande per i mortali, quanto accessibile per la sua mole maestosa. Pur essendo antico, il riposo gli era precluso. Troppi i cambiamenti delle piccole e giovani razze, infiniti gli avvenimenti che solo creature millenarie come gli Ent avrebbero potuto percepire come lui: insignificanti.

Al contempo, tuttavia, l’insignificante lo stimolava. C’era sempre una miccia tra quelle minuscole menti, che si infiammavano come fiammiferi appena accesi, per poi spegnersi quasi istantaneamente.

E Smaug era alla ricerca di questo, una miccia con cui confrontare il proprio genio millenario.

Abbassò l’enorme testa bagnata d’oro verso i picchi montuosi, mentre i cirri bianchi venivano spazzati via verso il basso. Le Montagne Grigie allungavano i loro artigli verso di lui, sempre più in alto, senza mai riuscire a scalfire la sua corazza. Quale miglior piacere di volare sopra i giganti immortali? Quest’oggi però le gelide vette non erano l’obiettivo del drago, no…

Le smeraldine chiome di Bosco Atro attiravano l’attenzione dell’antico e verso di esse Smaug si appropinquò veloce e sicuro, alla ricerca di qualche altro essere che potesse comprendere la sua intricata intelligenza.

Chissà cosa gli avrebbe riservato quella visita? Era da tempo che non viaggiava verso la terra degli Elfi, che non metteva alla prova il loro presuntuoso acume. Sapeva di non essere ben visto, dopo tutto era sempre un essere invincibile, tuttavia era stuzzicante disquisire con loro.

I giorni di cammino sarebbero stati tanti per una qualsiasi delle razze inferiori, anche se a cavallo, ma Smaug riuscì in poco meno di quattro ore ad arrivare nel cuore di Bosco Atro.

Intricati gli alberi e i rami, così antichi e maestosi che era impossibile atterrare in qualsivoglia punto. Ma il drago era paziente e continuò nella sua ricerca, gli unici suoni ad accompagnarlo quello del vento e del battito delle sue ali.

In quella magnifica monotonia, fatta di profumi silvestri e colori vivaci, una collina spiccava solitaria, quasi la terra desiderasse godere anch’essa del caldo sole estivo. Smaug vi si avvicinò senza indugi ma qualcosa turbò l’idillio della sua solitudine. Un elfo femmina con l’arco teso che lo puntava.

Dalle fauci mastodontiche di Smaug uscì fuori uno sbuffo di fumo. Chi poteva opporsi alla sua potenza?

Senza preoccuparsi troppo, continuò ad avanzare e quindi aprì le grandi ali da pipistrello, frenando così il proprio volo per poi poggiare le enormi zampe posteriori sul suolo. Sentì un leggero “tah” contro la corazza, e abbassando leggermente il capo vide una freccia cadere al suolo.

Un nuovo sbuffo fuoriuscì dalle fauci, che ora aprì in un inquietante espressione, simile ad un sorriso.

“ O sei un elfo molto giovane, o molto stupida, figlia dei boschi”. Gorgogliò mentre dalla gola si intravedeva la potenza di una fiamma sopita.

“ Attento, Drago, la tua immensa potenza non spaventa il mio popolo!” esclamò la femmina d’elfo, con gli occhi fiammeggianti e con un’altra freccia già incoccata.

“ Non spaventa nemmeno me la tua arma… Dimmi, piccola, cosa spinge una donna immortale a cercare la morte?” chiese il drago mentre si accovacciava del tutto, richiudendo sotto sé stesso le grandi zampe e attorcigliando la coda intorno al corpo. Il collo era tenuto alto a guardare dall’alto in basso la figurina snella.

“ Il mio nome è Tauriel, Signore dei Cieli, e non cerco la morte. Ho letto di te, dei tuoi voli su tutta Arda, e conosco le tue gesta. Hai disturbato con la tua mole ogni singola creatura, terrorizzandola. Io sono qui a testimonianza del fatto che non tutti sono tue prede.” La voce di Tauriel si mantenne lineare, senza un filo di paura. Forse fu questo ad incuriosire Smaug, che le diede ancora da parlare.

“ Ciò che dici è giusto… Ma anche sbagliato. Vedi noi immortali come una razza dedita alla violenza, impulsivi e aggressivi. Ma noti come ancora mi punti la tua arma? Ed io cosa faccio? Potrei divorarti in un istante, non avresti dalla tua nemmeno l’agilità propria della tua razza a salvarti. Ma non è ciò che sto facendo.” Uno sbuffo di fumo uscì dalle narici del drago.

“No” continuò dopo qualche istante. “ Non è questo il mio obiettivo.” E tacque, inquadrandola con i suoi occhi serpentini, enigmatico.

Tauriel abbassò pian piano l’arco e rimase ferma, in piedi, a valutare la figura di Smaug. Poteva mai fidarsi? Di sicuro no, ma avrebbe giocato con il fuoco, dal momento che il fuoco era così interessato a dilettarsi. Non si sarebbe mai tirata indietro in un confronto, l’intelligenza degli elfi era troppo superiore, anche rispetto a quella dei draghi.

“ Cerchi che cosa in noi razze antiche?” Domandò invece, con un tono contenuto, incuriosito tuttavia.

“ Mettere alla prova la mia intelligenza. Tauriel, devi sapere che anche noi draghi abbiamo bisogno di confrontarci. Sono l’ultimo della mia razza, la solitudine a lungo andare mi distrugge. Ho con me l’esperienza del mondo e cerco qualcuno con cui condividerla.” Le pupille verticali del drago divennero due linee, mentre gli occhi vennero socchiusi, così tanto da far scattare le sottopalpebre, solo un attimo, prima di ritornare alla normale apertura oculare.

“ I tuoi segreti con me sarebbero custoditi nella mente, negli scritti elfici, la tua sapienza verrebbe decantata” rispose Tauriel, che appoggiò una punta dell’arco a terra appoggiandosi in parte ad esso, con fare spavaldo. Quello sguardo d’oro da cui era stata sempre messa in guardia ora non la impressionava più. Si sentiva scelta dal drago, e decise che avrebbe dovuto fidarsi di quella voce profonda e affascinante, del continuo calore emanato dal drago.

Smaug la studiava intensamente. Aveva trovato il suo giocattolo per quel giorno e il suo cuore cantava come se fosse un cucciolo. Si guardò bene dall’emettere ancora fumo dalle fauci, si accontentò invece di un lungo respiro dalle narici, che fece fuori uscire nuvolette di fumo.

“ Cosa vedi quando chiudi gli occhi, piccola Tauriel? Quale mondo infinito riesce a scoprire la tua mente oltre i fosfeni?” chiese con voce seducente il drago, come a fare sperare magnifici segreti svelati.

Tauriel guardò stranita il drago. Che diavolo di domanda era? Ma soprattutto, non doveva essere lui a raccontare i propri segreti a lei? Eppure… Ormai aveva deciso. Avrebbe cercato di estorcere i segreti dell’esistenza draconica e sarebbe stata l’unica in tutta la storia elfica. Perciò chiuse gli occhi…

Uno scatto, le fauci erano già attorno al corpo di Tauriel che venne smembrata con la forza di un morso. Dall’esterno sembrò che il drago stesse masticando qualcosa di croccante, poiché quello era il rumore delle ossa rotte. Non vi fu un grido, né lamento.

In poco tempo Smaug inghiottì, non gradiva molto giocare con il proprio pasto. Non rimase nulla di Tauriel.

Le enormi ali vennero aperte nuovamente e con un balzo spiccò il volo. C’era amarezza nell’animo dell’antico Smaug, amarezza perché si rendeva conto che anche gli elfi potevano essere ingenui, giovani. Aveva arricchito ancora di più la sua conoscenza di quel popolo, che sempre lo stupiva. Ma in fondo, non si preoccupava di ciò che era stato compiuto. Tuttavia, questa fu l’ultima visita di Smaug nel Bosco Atro, e così in tutta la Terra di Mezzo. Era ora di cercare un luogo in cui riposare, in cui perdersi nei propri infiniti pensieri.

L’eternità in un’ora…

  
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