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Autore: Ocean_wings    21/04/2014    1 recensioni
(Post- 5 stagione)
Come se l'unica cosa che in tutto l'universo fosse rimasta a Dean fosse il suo angelo ribelle, come se l'unica ragione per cui Castiel continuava a lottare fosse per quell'uomo, che gli aveva insegnato a vivere.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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In fondo si. Era la vita che aveva sempre voluto. Non era andato lì solo perché l'aveva promesso a Sammy, pensava di volere davvero una vita normale, Dean pensava di amare Lisa e di volere davvero bene a Ben. Pensava di provare tutto questo. Nonostante tutto, qualche sera, quando veniva preso dai ricordi di suo fratello che cadeva, dalla malinconia e dalle sensazioni di vuoto e tristezza che sapeva non se ne sarebbero mai andate, riprendeva le chiavi dell'Impala e guidava per due ore fino a un vecchio capanno fuori città. Era diventato bravo, o forse lo era sempre stato, a fai credere a Lisa che usciva con i suoi colleghi o che voleva solo stare un po’ con i suoi pensieri. Ma quando arrivava in quel capanno, pregava. Pregava perché quelle sensazioni andassero via o si affievolissero. Ma lui sapeva che non era possibile. Quindi chiedeva a Castiel di andare da lui, per potersi aggrappare a tutte le sue forze all'unica cosa che lo legava alla sua vecchia vita. E l'angelo arrivava, non tardava mai e non lo lasciava mai solo, consapevole che lasciare Dean solo con il dolore che si portava dietro da tutta la vita non l'avrebbe mai aiutato.
Le prime volte Dean si era limitato alla sua presenza, a cercare qualcosa in quei grandi e in quei momenti tristi occhi blu che tempo prima pretendevano da lui rispetto. Poi aveva cominciato, lentamente, a aprirsi con il suo angelo. In modo sconnesso, distorto e in un modo in cui Cas non sapeva gestire, in quei momenti si limitava a ascoltare le parole del cacciatore, a non farlo sentire in colpa quando rovesciava in grida su di lui la sua tristezza e poi a cominciare a abbracciarlo, nelle rare voòte in cui Dean si concedeva alla lacrime che Castiel sapeva essere sempre presenti nella sua anima.
Così, una sera, dopo una delle crisi più pesanti che il cacciatore aveva mai vissuto, Castiel lo aveva abbracciato, gli aveva preso il viso tra le mani desiderando con tutta la sua Grazie di poter alleviare un po’ quella sofferenza. E il cacciatore si era aggrappato a lui, stringendolo come a volergli fare male. E aveva poggiato le labbra sulle sue, con prepotenza con tutta l'energia delle sue lacrime, violando la bocca dell'angelo come se volesse avere tregua, come se la lingua di Castiel che rispondeva la bacio come a dire "tranquillo, io sono qui" potesse addormentare la sua anima. E passavano le serate così, l'uno nelle braccia dell'altro, sotto le stelle o sui sedili posteriori dell'Impala i cui finestrini a volte si appannavo per il calore dei loro corpi abbracciati, che si univano, che avevano bisogno l'uno dell'altro come l'aria, l'acqua, come se l'unica cosa che in tutto l'universo fosse rimasta a Dean fosse il suo angelo ribelle, come se l'unica ragione per cui Castiel continuava a lottare fosse per quell'uomo, che gli aveva insegnato a vivere.
  
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