Come Un Battito
D’Ali
“Ciao”, sussurri
baciandomi la fronte.
“Ciao”, rispondo io. Le
tue mani mi cingono morbide la vita, e io mi aggrappo a loro.
Per qualche minuto
rimaniamo ad ascoltare i fruscii delle foglie e i canti dei grilli,
immersi in
un silenzio caldo, che odora vagamente di dolci e sicurezza.
“Com’è andata la
giornata?”, esclamiamo nello stesso momento, e insieme
ridiamo della nostra
telepatia, quasi sovrumana.
“Bene, come al solito,
cioè niente di nuovo. E la tua?”, prendo la
parola.
“Classica routine. Qualche
intervista qua, qualche autografo là, e foto.
Tantissime”. Un sospiro stanco
nasce dalle tue labbra e va a posarsi sulle mie, dove non lo lascio
più andare.
“Ti lamenti tanto, ma lo
sappiamo tutti e due che adori questa tua
‘routine’. A proposito, devo ancora
vederlo, l’ultimo sevizio fotografico”.
“Hai l’originale in carne
e ossa davanti a te e ti vorresti accontentare di un mio sosia di
carta?”.
“Sicuramente parlerebbe di
meno”.
Ridiamo, abbracciati
ancora più stretti, uniti, legati...
“Tom si è comportato
bene?”, domando allontanando un po’ il viso dal suo
per poterlo osservare bene.
“Non troppo male. Georg e
Gustav sono riusciti a sopportarlo senza troppe litigate”. La
sua voce, già
melodiosa di per sé, assume un timbro ancora più
dolce ogni volta che si lascia
scivolare sui nome dei suoi amici.
“Vi volete bene, vero?”,
chiedo giocando coi suoi capelli.
“Sì... Sono la mia
famiglia”, e sorride dolcemente. Già, la sua
famiglia... Ma io cosa sono
allora?
Il tempo passa piano,
scandito dai discreti ticchettii della radiosveglia. E io posso solo
rimanere
in silenzio, estasiata, a bearmi segretamente del calore del suo corpo
modellato sul mio, ad ascoltare innocentemente il battito del suo
cuore, ad
assaporare il suo profumo, delicato, mai troppo invadente.
Più volte l’avevo
confuso con il sapore delle stelle.
E fra le braccia
protettive del mio Amore, non posso fare a meno di rabbuiarmi.
È tutto troppo
perfetto, troppo. E in quel momento capisco che non posso
più continuare a
mantenere una benda di seta sugli occhi. Sospiro.
“Bill, perché tutte le
sere vieni qui, da me, nella mia stanza?”, mormoro, e ho
paura di conoscere la
risposta che, in fondo, custodivo già nel mio cuore.
“Non saprei addormentarmi
senza prima darti questo”, e mi bacia piano, con dolcezza,
leggero come un
battito d’ali.
Il mio cuore accelera,
ignaro del velo di tristezza sceso su di me, ma faccio di tutto per
farlo
tacere. Fuggo dalle sue labbra e mi rannicchio lì, da sola,
lontana da te.
“No, intendo il vero
motivo. Perché sei qui?”.
“Perché ti amo”. Mi volto
e rimango senza fiato. Il tuo sguardo trafigge il mio. Non posso non
notare anche
adesso, in penombra e con gli occhi colmi di lacrime quanto lui sia
maledettamente bello, avvolto da quell’aura lunare che fa
risplendere i suoi
capelli color ebano e avorio. Mi alzo a sedere, lui fa lo stesso.
“Non è vero. Questo è solo
quello che voglio sentirmi dire”, balbetto. “Il
solo amore di Bill Kaulitz è la
musica”.
“Non solo. Ci sei anche
tu”. Una pugnalata gelata al cuore. Lo guardo negli occhi,
sul serio per una
volta, e in un fruscio nascosto una benda cade a terra.
“Appunto. Tu non sei il
vero Bill Kaulitz, giusto?”.
Silenzio. Fatto di attesa
e paura. E colmo di rabbia e sensi di colpa.
‘Bill’ chiude gli occhi e
rimane immobile, incredibilmente immobile in quell’atmosfera
spettrale. Anche
l’aria si è raffreddata, intorno a noi.
La sua voce, dura ed
incantevole come un diamante mi prende alla sprovvista.
“Io sono colui che è al
tuo fianco ogni momento, nella notte più sola e nel giorno
più buio, fino
all’ultimo. Sono quello che ti abbraccia quando sei triste
per la fine di un
amore, e che salterebbe con te se solo tu decidessi di chiamarmi,
urlando nella
notte. Io sono e sarò sempre qui, per te, ogni volta che mi
cercherai io vivrò
per te. Sono solo tutto ciò di cui hai bisogno”.
Rimango ancora una volta
in silenzio, lo sguardo basso e distante. Sarebbero troppe le cose da
dire, o
forse non ce ne sarebbero affatto.
Una carezza mi sfiora il
volto, delicata come una piuma.
“Adesso devo andare.
Ricorda, sarò sempre qui per te... Sogni
d’oro”.
Il tuo abbraccio appena
accennato svanisce, il tuo profumo si dissolve. Un insolito torpore mi
fa
chiudere le palpebre e confondere la mente. Adesso potrei voltarmi e
chiamarti,
cercarti in ogni angolo... Ma non lo faccio. Ho deciso di accettare la
realtà,
che questa comprenda o meno il tuo sorriso. Semplicemente, mi
addormento
piangendo su un cuscino già umido.
Come ogni mattina, mi alzo
e vado ad aprire la finestra, e lascio che il vento asciughi le mie
guance e il
sole apra i miei occhi.
Il tuo bacio e il tuo
profumo sono proprio lì, sul letto, dove per un
po’ li lascerò dove stanno,
splendenti di mille, fragili colori e delicati come il battito
d’ali di una
farfalla. O come l’ipnotico, amaro mormorio di un Sogno.