Titolo: They've got all the right moves and all the wrong faces {They'll be the king of hearts and you’re the Queen of Spades}
Personaggi: Rei Ryugazaki (+ gli altri Quattro Pirla di sfuggita)
Genere: introspettivo, angst (a little)
Avvisi: OOC (stavolta sì, ci vuole)
Rating: giallo
Note:
Hola, Free! Fandom.
Ho guardato l’anime secoli orsono, e, uhn, per quanto sia un’allegra porcata senza molto senso, ci sono cose che meritavano di passare attraverso la mia tastiera (il che equivale a dire che chiedo innumerevolmente perdono per aver scempiato questa sezione e che sparirò il più presto possibile per nascondermi in Guatemala ad espiare tale peccato >.<)
Perché, ecco, a quanto sembra ho un GIGANTESCO soft spot per quei poveri diavoli che loro malgrado si ritrovano a riempire le voragini lasciate da altra gente impegnata ad angstare altrove, che magari hanno le capacità sociali di un bradipo sotto caffeina, che si lasciano coinvolgere da gente overentusiasmica a inseguire traguardi che non gli sono propri gettando all’ortica un passato e una vita dignitosa *fissa un quartetto di trofei a caso* salvo poi doversi far da parte perché il qualcuno impegnato ad angstare altrove decide che ha angstato abbastanza, perché per quanto i rapporti che hanno instaurato sono fondamentali e catartici, non saranno mai profondi e viscerali come quelli verso quel qualcuno.
Detto questo, personalmente ritengo Rei un personaggio meraviglioso perché una tale abnegazione, un tale spirito di sacrificio e un tale altruismo, specialmente in ambiente sportivo agonistico, sono veramente ORO.
Il titolo (che come al solito è quasi più lungo della shot in sè) viene da All the right moves, by OneRepublic
They've
got all the right moves and all the wrong
faces
{They'll be the king of hearts and you’re the Queen of Spades}
{They'll be the king of hearts and you’re the Queen of Spades}
Li
vede imboccare le scale che portano agli spogliatoi,
correndo, già concentrati e dimentichi di qualunque cosa che non sia la
gara, l’acqua,
la superficie fredda della piscina che li sta aspettando, e si vede
costretto a
fermarsi, lasciandoli scomparire nel buio.
È strano. È un dolore infido, sordo e strisciante, è uno spasmo che brucia tutto il corpo. Perché una parte della sua mente vorrebbe invogliare le sue gambe a continuare a camminare, a correr loro dietro, ad andar con loro, a tuffarsi insieme a loro. È strano, perché non sapeva esistesse, questa parte di sè che scalpita e brama acqua e idiozie e divertimento e amicizia.
L’altra parte, quella savia, razionale, composta e allo stesso tempo goffa e incapace, cerca di acquietarlo. Gli impedisce di strofinarsi la maglietta, lì all’altezza del petto, per provare ad alleviare la pressione e quel peso che sente al cuore, e lo invoglia invece a voltare le spalle, ad espirare, e a raggiungere con calma gli spalti, per osservare. Per ammirare.
Ci vuole tutto il suo autocontrollo per impedirgli di mettersi a urlare.
Alla fine, era giusto così.
È strano. È un dolore infido, sordo e strisciante, è uno spasmo che brucia tutto il corpo. Perché una parte della sua mente vorrebbe invogliare le sue gambe a continuare a camminare, a correr loro dietro, ad andar con loro, a tuffarsi insieme a loro. È strano, perché non sapeva esistesse, questa parte di sè che scalpita e brama acqua e idiozie e divertimento e amicizia.
L’altra parte, quella savia, razionale, composta e allo stesso tempo goffa e incapace, cerca di acquietarlo. Gli impedisce di strofinarsi la maglietta, lì all’altezza del petto, per provare ad alleviare la pressione e quel peso che sente al cuore, e lo invoglia invece a voltare le spalle, ad espirare, e a raggiungere con calma gli spalti, per osservare. Per ammirare.
Ci vuole tutto il suo autocontrollo per impedirgli di mettersi a urlare.
Alla fine, era giusto così.