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Autore: Nephilim332    21/04/2014    2 recensioni
- E posso anche dire che sono qui e ti amo. Non c'è fine per noi, no? Quindi non ho intenzione di dirti addio, ma arrivederci. -
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Senza fine.


Arianne Young avrebbe potuto avere qualsiasi cosa desiderasse: un'auto sportiva, una casa alle Hawaii, uno yacht... tutto.

Proveniva da una famiglia molto ricca e, inoltre, essere un'attrice di successo faceva guadagnare molto bene, oltre a concedere centinaia di vantaggi.
Eppure, se avesse potuto, avrebbe volentieri barattato tutto con... con qualcosa di molto più importante.

Dopo aver percorso quattordici kilometri, Arianne scese dal suo SUV e il vento le scompigliò i capelli; non perse tempo a sistemarli e attraversò speditamente le porte a vetri, senza minimamente notare il suo riflesso, il riflesso di una ragazza con lunghi capelli neri, occhi azzurri segnati da profonde occhiaie violacee e una grande sofferenza dipinta sul volto scarno.

L'acre odore tipico degli ospedali le fece arricciare il naso. Pensò che, dopo tutto quel tempo, avrebbe dovuto essersi abituata ad esso, ma la verità è che non ci si abitua mai a ciò che ha il sapore della morte.

Rallentata dall'antiquato ascensore, raggiunse la stanza 206, situata al quinto piano, in cinque minuti che le parvero un'eternità. In quel momento, ferma sulla soglia, fu come se il pavimento le venisse strappato da sotto i piedi; sentì il cuore salirle in gola; le mani cominciare a sudare; gli occhi pizzicavano. Forse, per gli altri, essere sempre così preoccupati era assurdo.

Per lei non lo era, non in quella situazione.

Tyler era lì, qualche metro più avanti, come al solito, disteso nel letto più vicino alla finestra. Arianne espirò e iniziò a camminare per raggiungerlo. Lui, appena sentì il suo passo, un po' pesante per una ragazza così esile, sorrise inconsapevolmente. In fondo, lei era l'unica e sola fonte della sua felicità anche se era incastrato in quel letto, contro la sua volontà, e anche se probabilmente ci sarebbe rimasto fino alla fine.

- Sei in anticipo - le disse in un sussurro appena Arianne lo raggiunse.

- Già. Oggi non avevo molta voglia di lavorare. -

- Non stavi girando un film importante? -

- Si. -

- E allora perché non sei sul set? -

Arianne sbuffò. - Perché tu sei più importante. -

Lo sguardo di Tyler si addolcì ulteriormente al suono di quelle parole, e dovette lottare, combattere affinché le lacrime non gli rigassero il volto. Non poteva cedere, non poteva procurarle ancora altra sofferenza.

Era bello e doloroso averla accanto, sentire il suo respiro caldo confondersi col proprio. Ora erano ancora più vicini, perché lei si era seduta sul letto accanto a lui e aveva preso la sua mano fra le proprie. Tyler chiuse gli occhi. Rammentava tutto ciò che avevano passato insieme: il loro primo incontro, il loro primo bacio, il primo appuntamento, la loro prima volta. Ricordava tutto, anche la tremenda notte di due mesi prima.

Erano usciti in moto. Arianne aveva sempre odiato quell'affare, ma Tyler amava il brivido, amava sentire il vento sferzargli il viso. Era come volare, in un certo senso. Si sentiva libero e invulnerabile. Ma, quella sera, era andato tutto storto. Si era fatto prendere la mano, come al solito, e aveva spinto la moto a 160 km/h. Quando aveva provato a fermarla, però, i freni non avevano risposto al suo tocco. Ed era stato l'inizio della fine. Lui e Arianne erano finiti in ospedale. Lei con una leggere commozione, lui in fin di vita.

Ed era ancora lì, chiuso fra quelle quattro mura, dopo due mesi in cui aveva dimenticato totalmente cos'è la libertà. Non c'era niente da fare, ormai. Respirava, poteva parlare, ma era solo questione di tempo. Tyler sarebbe morto. E Arianne non riusciva a crederci, non voleva. Non poteva.

Strinse ancora di più la mano del ragazzo e, in quel gesto, lui percepì tutta la sua disperazione.

- Andrà tutto bene. - le sussurrò, ancora una volta grato che il castigo peggiore non fosse toccato a lei.

- Non mentirmi, Tyler. Ti prego, non mentirmi. -

Tyler annuì e riuscì, con non poca fatica, a prenderle il volto fra le mani. Lei gli si avvicinò, cercando di rendergli il compito più semplice, e lui la baciò. C'era disperazione, in quel contatto, dolore,  un dolore così forte che ad entrambi si spezzò il cuore. Ma l'amore che c'era sempre stato fra loro era più potente, così grande da sovrastare qualsiasi cosa. Arianne, dimentica di essere in una stanza d'ospedale, lo strinse a sé ancora di più, affondandogli le dita fra i capelli color miele. Tyler continuava ad accarezzarle il viso. Continuarono così, avidi di baci, avidi di quell'amore che da sempre condividevano, per un tempo molto lungo, ma che a loro parve fin troppo breve. Si staccarono l'uno dall'altra, col fiato corto, le mani tremanti.

- Sei dimagrita. - sussurrò lui, preoccupato.

- Mi baci e poi mi dici che sono dimagrita... - riflettè lei, - si, lo prendo come un complimento. - sentenziò.

- Ari, devi farmi una promessa. -

Lei si fece seria. - Qualsiasi cosa. -

- Morirò, hai ragione... -

- Tyler! - lo interruppe Arianne.

- No, ti prego, fammi finire. Morirò, è inutile negarlo, ma sarò io a morire, non tu. Non devi pensare a me, devi continuare a vivere, lasciarti il passato alle spalle, me alle spalle. Devi promettermi che amerai ancora, che vivrai ancora. -

- No, non posso promettertelo, Tyler. - affermò Arianne con le lacrime agli occhi. - Non posso amare qualcun' altro che non sia tu. Posso provare a far proseguire la mia vita normalmente, ma non chiedermi di innamorarmi nuovamente. Io non posso farlo. Io ti amo, ho sempre amato solo te e sarà così, fino alla mia fine. Ci incontreremo di nuovo, quando morirò, deve esserci qualcosa dopo la morte, perché non posso immaginare che i nostri baci possano avere una fine. -

Tyler smise di trattenere le lacrime e baciò la mano di Arianne intrecciata alla sua.

- Non avresti potuto farmi promessa più bella. E si, hai ragione: per noi non è finita qui - le disse.

- La manterrò. Te lo giuro. - ribattè lei, determinata.

- Non ho dubbi, Ari. - sussurrò ancora Tyler. - Non ho dubbi. -


  ***



- Con il sudore del tuo volto mangerai il pane - mormorò l'officente, - finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei, e in polvere ritornerai. -

Era un uomo grasso, i cui capelli neri brillavano alla luce del sole.

Erano passati esattamente trentaquattro giorni dalla promessa che Arianne aveva fatto a Tyler in ospedale.

La ragazza era in prima fila, in piedi, mentre grosse lacrime le rigavano il volto, uniche testimoni di una sofferenza che le aveva spezzato il cuore e lacerato l'anima. Era dolore puro, quello che sentiva, così devastante da farla barcollare. Sapeva che sarebbe successo, sapeva che Tyler sarebbe morto, eppure la speranza era sempre stata lì, insieme a lei fino all'ultimo secondo. Non era stata con lui quando aveva esalato l'ultimo respiro; unica testimone della sua morte era stata Joanne, sua madre. Una donna con cui non aveva ancora avuto occasione di parlare.

Arianne si avvicinò alla bara, tremante, poi si rivolse ai presenti: - Avevo preparato un discorso. - disse, - Un discorso che ho ripetuto un centinaio di volte, nelle ultime due ore, ma non posso pronunciarlo adesso. Non c'è discorso che regga, in questa situazione. Tyler non merita- meritava- un discorso al suo funerale, Tyler meritava la vita. Posso dire solo questo. - si fermò,  poi sussurrò, quasi parlando esclusivamente col corpo chiuso nella tomba, - E posso anche dire che sono qui e ti amo. Non c'è fine per noi, no? Quindi, non ho intenzione di dirti addio, ma arrivederci. -

Si allontanò piano, e iniziò a camminare per il giardino. Il sole era alto nel cielo azzurro, sfondo di una giornata tanto orrenda e triste. Arianne si lasciò cadere a terra, sull'erba appena tagliata, e diede sfogo a tutta la sua frustrazione piangendo, singhiozzando, mentre stringeva la mano all'altezza del cuore temendo che potesse uscirle fuori dal petto.

Qualcosa, però, attirò presto la sua attenzione e alzò lo sguardo. Una donna bionda, alta e bellissima, con impresso un dolore sul volto pari al suo, la scrutava dall'alto. Era Joanne, la madre di Tyler. Arianne la conosceva, ovviamente, ma se così non fosse stato, l'avrebbe riconosciuta fra mille: i suoi occhi erano verde smeraldo, uguali a quelli del figlio defunto.

- Salve. - riuscì a sussurrare la ragazza.

- Ciao, tesoro. - mormorò la donna.

- Scusi per il... discorso. Non sono riuscita ad aggiungere altro. -

Joanne si sedette accanto a lei, incurante del fatto che il suo costoso vestito potesse sporcarsi. - Sai, credo proprio che le tue parole siano state le più belle, invece. Soprattutto quelle che hai sussurrato solo a lui. -

Arianne arrossì. - Le ha sentite? -

Joanne annuì. - Non era mia intenzione, ma ero proprio dietro di te. Volevo parlarti. -

- Mi dica tutto. -

- Tyler è morto davanti ai miei occhi, Arianne. Ha iniziato a respirare affannosamente, e ho subito capito che per lui era arrivata la fine. Gli ho chiesto di parlarmi, e lui l'ha fatto. Mi ha detto: - Mamma, ti voglio bene. Voglio bene anche a papà, ma ti prego, devi dire ad Arianne che la amo, che avrei voluto tanto dirglielo ancora, e ancora, ma non posso. Ti prego, fallo al posto mio. Dille anche che ci rivedremo. Lei capirà. -
Ho capito anche io. E si, vi rivedrete. Non so quanto tempo passerà, ma lui ti aspetterà, ovunque sia adesso. -

Arianne non sapeva cosa fare. Stava già piangendo, e i respiri che produceva erano già troppo corti; se si fossero accorciati di più, sarebbe morta anche lei. Si avvicinò a Joanne e, per la prima volta, l'abbraccio. La donna la tenne stretta a sè, mentre la ragazza era scossa dai singhiozzi. Entrambe stavano soffrendo, entrambe avevano ormai accolto il dolore come parte integrante del loro essere. Eppure, Arianne non poté non pensare a quanto fosse grande e incommensurabile l'amore, e non poté fare a meno di sperare che, dopo una vita che avrebbe vissuto al meglio a causa della promessa fatta a Tyler, la loro storia si sarebbe ripresa proprio da dove era stata interrotta e che, quella volta, sarebbero stati insieme per sempre.




Note dell'autore
Non so se questa storia vi piacerà, ma io sto ancora piangendo. Raramente i miei racconti mi colpiscono, ma questo credo mi rimarrà impresso. Spero possa piacervi. Fatemi sapere!

Vi lascio, come sempre, storpiando il Manzoni :" Ai lettori l'ardua sentenza."

Sperando di leggervi in tanti, vi abbraccio con tutto il cuore💜
  
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