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Autore: pinkwad    21/04/2014    0 recensioni
'Siamo tutti curiosi (o meno) di scoprire cosa ci aspetta dopo la morte, ma nessuno sa cosa accade realmente. Neanche io ne sono a conoscenza ma immagino il continuo del viaggio di Beatrice Prior dopo aver lasciato Tobias e i suoi amici nel mondo reale. Sarà un atto di coraggio quello di affrontare la sua decisione di sacrificarsi per il fratello ma con l'aiuto di un altro ultraterreno, August Waters, riuscirà a scoprire e terminare il suo viaggio.' August e Beatrice provenienti da due storie si incontrano, per aver lasciato entrambi qualcuno da amare sulla Terra.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tris
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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TRIS

Le braccia di mia madre sono l'ultimo ricordo che i miei occhi hanno focalizzato quando ero ancora all'interno della camera del siero della memoria, mentre la mia ferita provocata da David mi allontanava sempre di più dalla vita reale. Tasto il collo per vedere in che condizioni è ma oltre il buco del colletto non c'è traccia del colpo, solo la pelle liscia. Non avevo ancora aperto gli occhi fino a quel momento, non per volontà ma perchè non riuscivo, i miei occhi erano come bloccati. Realizzo che ero morta, sola e nel buio delle mie palpebre, sono morta. Non appartengo più a quel mondo, non respirerò più l'aria del mio paese e non rivedrò più i miei amici. Non rivedrò più Tobias. I miei occhi non diventano umidi malgrado voglia piangere, posso solo sentire il dolore della mia anima, una voragine nel petto. Ho salvato Caleb con la speranza di sopravvivere al siero della morte ma non alla brutalità di David, ho lasciato Tobias solo dopo le nostre promesse e la speranza di sopravvivere al piano per poter stare insieme. Capisco che il mio dolore non è paragonabile a quello che lui proverà quando gli verrà comunicata la mia morte. E' un dolore atroce, ma il pensiero di aver salvato mio fratello riesce a bilanciarlo con un lieve sollievo. I miei pensieri non fanno altro che peggiorare il mio stato ora devo solo capire dove sono. L'unica certezza è che sono morta e che ciò che accade nell'aldilà per me è un taboo, non ho mai creduto molto nelle religioni predicate nelle comunità delle fazioni ma ho comunque sempre pensato all'esistenza di una vita ultraterrena. Cerco di muovermi senza successo, ma più mi agito più riesco a prendere controllo del mio corpo. La mia gamba destra comincia a prendere sensiblità, poi le dita delle mie mani ed infine gli occhi. Riesco ad aprirli ma una luce bianca mi irrita l'iride e devo sbatterli più volte per poter avere una visuale di ciò che mi circonda. Riesco a muovere il braccio e quindi a sfregarmi gli occhi e quello che vedo è una stanza di ospedale completamente bianca. Mi alzo dal lettino su cui ero sdraiata supina, anche questo bianco, e vedo un tipico arredamento ospedaliero tutto rigorosamente dello stesso colore. Sembra una simulazione ma non lo è. Tocco il cassettone difronte al lettino per vedere se è reale o meno, lo tocco ed è duro, di legno grezzo sbiancato. Con la visuale ancora appannata noto che non ci sono né finestre né porte e che il tasto di chiamata alle infermiere non è presente. Sono bloccata in questa stanza per l'eternità? E' impossibile. Non posso essere cosciente per poter passare così il resto dei miei giorni, altrimenti i mobili e la stanza da dove salterebbero fuori se non da qualcuno di esterno? Non soffro di claustrofobia ma Tobias si, era una delle sue quattro paure, il ricordo di me assieme a lui in quella piccola stanzina, uno dei nostri primi momenti mi stringe il cuore. Questa volta i miei occhi diventano umidi e riesco finalmente a piangere. Le lacrime scorrono e la voragine si riapre. Non riesco a rimanere in piedi così mi accascio al suolo contro l'anta dell'armadio bianco mettendo la testa fra le mani. Continuo a navigare nella mia tristezza fin che le lacrime non finiscono e mi ritrovo a pensare ancora a lui, a quante poche volte gli ho detto ti amo, ai nostri pochi momenti insieme, tutto passato. Finito. Siamo in due realtà diverse, forse parallele, ma non ci rivedremo più, questo è quanto. Con le dita bagnate mi tasto i capelli per sistemarli. Sono corti e scompigliati, ma hanno ancora il loro color biondo cenere. Alzo lo sguardo per un momento, cercando di placare il mio rimpianto, quando vedo la parete laterale a me sprofondare e formare una porta dalla maniglia argentata. Intravedo nella serratura della porta una chiave con attaccato un foglietto ingiallito, e una frase scritta sopra. La curiosità prende il sopravvento e io di certo non voglio rimanere incubata in questa stanza per sempre, così mi alzo titubante e mi dirigo verso la parte della parete dove si è formata la porta. La struttura è di una porta tradizionale, per quanto riguarda il biglietto lo prendo con delicatezza estraendolo dalla serratura con la chiave. Sfilo il cordoncino che lo teneva chiuso e leggo il messaggio: Quando ti senti pronta valca la soglia.
  
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