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Autore: Lullaby_Esteimer    21/04/2014    0 recensioni
"Buio.
Era tutto...buio.
Mi circondava, mi coccolava, mi faceva sentire apprezzato, quasi vivo." dal Capitolo 1.
Oscuri segreti, misteri e avventure, ma anche una forte passione, su questo è incentrata la storia. L'unica soluzione è andare avanti...
Genere: Drammatico, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

Premetto che i luoghi, i comportamenti e alcuni aspetti della storia sono ispirati da alcuni libri, anime, manga e altro.

"Anche la cosa più insignificante
racchiude sempre un po' d'ignoto.
Troviamolo."
Giorgio Caproni

 

Qualcosa di caldo mi avvolgeva, qualcosa di rovente, ma leggero, quasi familiare, qualcosa di accecante, rosso, arancione...delle fiamme.
  Tutto stava andando a fuoco, ma non avevo paura, anzi, mi sentivo a casa, con l'odore inebriante della legna bruciata, ma soprattutto un altro aroma stuzzicava il mio olfatto. Era lieve, ma lo sentivo abbastanza bene, doveva essere vicino a me. Mi ricordava i giorni passati in miniera o quelli da schiavo, quella flagranza mi aveva accompagnato in tutte le mie ''avventure'', eppure non riuscivo a definirla. Ce l'avevo sempre avuta addosso, come un ombra, soprattutto quando...quando...ora rammento, quando mi maltrattavano, mi usurpavano, quel terribile odore compariva all'istante. Quell'odore contenente odio, disperazione, tristezza, che poi ho tramutato in felicità e sollievo, per poter dimenticare quei dolorosi momenti.
  
Ora proveniva dalla mia mano, dalle goccioline che piano piano scendevano da essa formando traiettorie definite, come la strada di una mappa da consultare. Erano morbide e soffici, quasi fatte di cotone, ma quando lasciavano il mio palmo, un peso mi abbandonava, goccia dopo goccia. Le guardavo librarsi leggere e libere nell'aria...col colore del rubino, come piccole gemme rosso scarlatto che cadevano bruscamente sul pavimento.
  
L'aroma ora lo riconoscevo, quello del ferro, potente, deciso, però allo stesso tempo delicato, unico nel sua normalità, ma anche comune nella sua particolarità. Quello era sangue...il mio?

 

 

Buio.
Era tutto...buio.
  
Mi circondava, mi coccolava, mi faceva sentire apprezzato, quasi vivo. Vivo?!? Impossibile, io non ero neanche mai nato, non avevo visto niente, nei miei ricordi non c'era nessuna immagine diversa da quella che vedevo ora. Ma c'era qualcos'altro: una voce, anzi più voci, chi squillante e assordante, chi soave e dolce, tuttavia avevano una caratteristica in comune, erano tutte sconosciute. Ogni timbro veniva immagazzinato nella mia scatola vuota della memoria, pronto per essere collegato ad un volto e ad un giudizio. C'era un altro problema che mi assillava, perché non vedevo niente?! Sentivo dei rumori ma erano provenienti dal vuoto...erano forse fantasmi?
  
- Daniel apri gli occhi, ti prego, non lasciarci - stava parlando con me, dovevo essere io “Daniel”...che strano nome, già non mi piaceva. La voce dolce aveva detto di aprire gli occhi, forse era per questo che non riuscivo a guardare oltre il nero dell'oscurità. Ho provato ad alzare una palpebra, ma c'era qualcosa che in un certo senso mi bloccava, come se una entità superiore stesse decidendo al posto mio. Ho riprovato con più volontà e intenzione, concentrando tutte le mie forze in quei pochi centimetri quadrati di pelle. Uno spiraglio sempre maggiore di luce bianca, accecante entrava nella mia visuale.
  
Ora capivo cosa provava un bambino appena nato appena vedeva il mondo che lo circondava. La sensazione che mi provocava il Sole era diversa da come mi immaginavo: era caldo, soave, ma, per la scarsa abitudine, pizzicava il mio bulbo oculare, mi faceva quasi male, ma era sopportabile, come se ci fosse stato di peggio.
  
Alcune sagome hanno coperto la maggior parte dei raggi dorati. Inizialmente non riuscivo a distinguerle: erano una massa informe e multicolore che mi si avvicinava sempre di più, aumentando di volume e più la distanza diminuiva, più le strane figure diventavano nitide. C'erano uomini e donne di tutte le età. Stravagante ed esagerato, così definirei il loro modo di vestire. Predominavano i colori forti e sgargianti, erano quasi più abbaglianti del Sole. Vestiti dalle forme più ambigue, aderenti, ma anche molto appariscenti grazie all'uso di più stoffe. Anche il trucco non era da meno: il loro volto era un quadro di arte impressionistica, incentrato sull'interpretazione. Li guardavo e vedevo solo persone finite, manichini, manipolati dalla voglia di primeggiare sugli altri, basati sulla perfezione ideale e l'importanza dell'apparire, peccato che tutto questo non fosse reale, erano solo ridicoli nei loro costumi da strapazzo. Solo una persona era diversa, aveva anche lei la sua dose di lustrini e ritocchi, ma emanava un'energia e un senso di libertà che mi travolgeva.
  
Il tempo si é fermato appena l'ho intravista e una strana sensazione calda é cresciuta dentro di me. Non sapevo cosa fosse, non avevo mai provato una cosa del genere, in realtà non avevo mai provato niente. Più l'ammiravo più il calore cresceva. Indossava un "semplice" vestito corto color pesca con le maniche a sbuffo e una scollatura importante. Il tessuto sembrava duro, non molto flessibile, ma mentre si muoveva piccole strisce morbide di velo si staccavano dalla gonna e fluttuavano nell'aria. Le braccia erano quasi completamente ricoperte da bracciali luccicanti che urtandosi provocavano un fastidioso tintinnio. I capelli ricci, naturali o non, di un colore poco più scuro del vestito, erano raggruppati per formare un "morbido e sinuoso" fiocco ornato da piccoli gigli bianchi, alcune ciocche ribelli, però, si distaccavano da questa severa rigidezza e le ricadevano davanti al viso, anch'esso ben decorato. Se non l'avessi studiata a fondo, sarebbe sembrata una superficiale ragazzina come tutti gli altri, ma nei suoi occhi c'era qualcosa di diverso. Nelle sue piccole perle nere scorreva un fluido molto più forte e appariscente di qualsiasi altro ornamento. Non sapevo ancora cosa fosse, ma l'avrei scoperto presto.
  
Quando ha visto che mi ero svegliato, mi si é subito avvicinata, facendosi spazio tra la folla.
  
- Daniel, Daniel - urlava spintonando con non curanza il pubblico. Era la voce che avevo sentito, quella che mi aveva dato la forza di aprire gli occhi. Quando mi fu vicino, avvicinò la mia testa alla sua, come se mi volesse parlare o...non so cosa volesse fare, ma un uomo abbastanza anziano la fermò:- Potrebbe essere successo qualcosa, potrebbe non ricordare, non affrettare le cose. Non ricordare!?!
  
Poteva essere, allora io avevo vissuto una vita, potevo aver fatto un sacco di cose che ormai erano andate perdute. La ragazza si é voltata di nuovo verso di me e mostrava due sensazioni contrastanti: il volto e la postura emanavano indifferenza e superiorità, ma i suoi occhi, i suoi due piccoli buchi neri la tradivano, comportandosi nella maniera opposta, riuscivo a scorgere preoccupazione e anche paura.
  
- Ti ricordi di me? - la sua voce era ferrea e non lasciare sfumature di fraintendimento. Ho scosso la testa, le sue pupille sono sprofondate in un oblio profondo. Alcune piccole goccioline scendeva al loro interno, ma non si vedeva niente all'esterno. Stava piangendo ma nessuno se ne sarebbe accorto guardandola, solo io, a pochi centimetri dal suo viso potevo vedere le 'sottili', ma anche scroscianti cascate che riempivano le sue iridi. Perché non usciva niente fuori? Perché tutto era rinchiuso nelle sue pietre nere? Vedendo la sua reazione, un'altra domanda ha preso il sopravvento, perché ero così importante per lei? E dalle emozioni che sentivo, anche lei era importante per me? Era solo l'inizio di una lunga caccia al tesoro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO DELLA SCRITTRICE

Salve, mi sono buttata in una nuova e strana avventura. Premetto che questo non è il mio genere, ma cercherò di dare del mio meglio. Come vi sembra?
Alla prossima
Baci baci
Lulu <3

 

  
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