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Autore: Dyx    21/04/2014    1 recensioni
Cosa potrebbe succedere se si unisce un dio a un angelo??
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Vieni da me- una voce nel buio mi chiamava.
-Perché dovrei?- chiesi urlando e guardandomi attorno.
-Così morirai- mi sussurrò la voce.

Mi svegliai di soprassalto. Ero nella mia sansa, stesa sul letto ancora vestita e avevo le cuffie alle orecchie, la musica a tutto volume.
Mi alzai e andai allo specchio per guardare attentamente la mia immagine riflessa. Avevo i capelli legati in una coda che non permetteva ai miei boccoli ribelli di uscire, un ciuffo era però sfuggito all’elastico ed era sistemato a sinistra, lo accomodai dietro all’ orecchio per poi concentrarmi sugli occhi. I miei strani occhi che cambiavano colore a seconda dell’ intensità della luce: dal verde sfumavano al marrone per poi diventare neri come la pece. E questi occhi scuri erano circondati da pelle chiarissima , per questo ero spesso paragonata a un lenzuolo dalla mia migliore amica Annabeth .Indossavo un paio di jeans scuri e attillati, una canotta rosa sintetica e una felpa rossa.Finalmente mi allontanai dallo specchio. E prendendo gli stivali di pelle nera mi sistemai il braccialetto di mia madre: un’ala incastonata a un fuoco … l’unica eredità che mi aveva lasciato.Presi la borsa, anch’essa in pelle nera e uscii piano dalla mia camera per non svegliare mio zio che dormiva nella stanza a fianco.
Guardai l’orologio appeso al muro del corridoio: erano le 3 e 11. Bé, io ero sempre stata mattiniera, ma i mattinieri non si svegliano alle 3 del mattino.Scesi le scale attenta a non fare rumore e andai in cucina. Mangiai la mia colazione in silenzio e quando ebbi finito presi una bottiglia d’ acqua.Uscii di casa veloce e mi allontanai per le strade di una New York addormentata per fare una lunga passeggiata in attesa del momento in cui dovevo avvicinarmi al posto prestabilito.

Avevo appuntamento con Annabeth alla stazione dell’autobus per una gita fuori città nel primo giorno d’estate. La trovai lì seduta su una panchina, con i capelli biondi dove che le incorniciavano un viso sapiente con meravigliosi occhi grigi.
Mi sorrise quando mi vide avvicinarmi.
-Ciao- dissi abbracciandola.
-Ciao- rispose lei restituendo l’abbraccio.
Indossava dei fusò neri, una maglia bianca semi-trasparente e delle scarpe bianche.
-Come va?- chiesi sedendomi accanto a lei.
-Bene te?-
-Mmm, non male.… - risposi.
-Bè ora partiremo per questo campo … spero ti piaccia … io lo frequento da quando ero piccola …- sembrava pensierosa:- cioè … ascolta … io … non so da dove cominciare … - disse mentre si torturava le mani.
-Comincia dall’inizio- le sorrisi.
-Hai presente i vecchi miti greci sull’ Olimpo?- chiese. Io annuii e la guardai interrogativa.
-Bè … non sono miti, gli dei greci sono esistiti veramente e esistono ancora oggi, essendo immortali,e ora si trovano negli Stati Uniti d’America … sai, questi dei ogni tanto fanno figli con gli umani … e … -
-Aspetta un po’-la zittii con un gesto per cercare dentro la borsa. Ne tirai fuori una busta bianca stropicciata.
-Che cos’è?- chiese lei mentre me la rigiravo tra le mani:-tu lo sapevi già?-
-Io … sì Annabeth, lo sapevo- sussurrai.
Ed era vero, mia madre, prima di andarsene abbandonandomi a suo fratello, mi aveva lasciato questa lettera insieme al braccialetto: “carissima Light, mi dispiace dover andarmene, lo sto facendo per proteggerti, ti prego di andare a un campo quando avrai raggiunto i tredici anni. In questo campo scoprirai la tua esistenza. Atena mi ha promesso che ti avrebbe fatto proteggere … mi mancherai … mamma”
-Mi ha lasciato un po’ di indizi-dissi porgendogliela con mano tremante.
-Ok … ma perché?-chiese le dopo averla letta.
-Non lo so-dissi.
-E’ meglio se andiamo … -sembrava agitata.
-Certo- avevo la voce tremante.

-Sicure di voler scendere- aveva chiesto il taxista:-qui non c’è niente-
-Oh, non si preoccupi- disse Annabeth prima di aprire la portiera:-Grazie-
La imitai scendendo dalla macchina.
Ci inoltrammo nel bosco che costeggiava quella strada solitaria di long island.
-Questa è la collina mezzosangue. Vieni- mi disse lei.
E quando superammo l’altura ci si presentò davanti un campo di fragole e una fattoria.

-Chirone- Annebeth si avvocinò decisa a un centauro mentre io rimanevo a bocca aperta.
-Annabeth- rispose lui con un sorriso:-Com’è essere tornati a New York?-
-Oh, è fantastico. Chirone, lei è Light, è una mezzosangue…. Light, lui è Chirone, il direttore delle attività del campo.- ci presentò lei:-vieni, ti faccio vedere un filmato orientativo.- si rivolse poi a me.

Finito il filmato chiusi gli occhi.
-Andiamo- Annabeth mi tirava per la maglia. Mi alzai per seguirla e incrociai le braccia al petto.
La ragazza che era di fronte a me sgranò gli occhi guardandomi il polso destro.
-Che c’è?- chiesi seccata.
-Chirone!- gridò per chiamare il centauro che entrò poco dopo.
-Era proibito…- sussurò lui:-non può essere così…-
-Che succede?-chiese Annabeth.
Ma le loro voci erano già distanti anni luce.

Aprii gli occhi di colpo.
-Ehi, tranquilla, sei all’infermeria del campo- Annabeth era di fianco a me.
-Che è successo?- chiesi io.
-Abbiamo scoperto chi sono i tuoi ganitori…- mi rispose lei:-andiamo…- disse poi quando mi fui alzata.
Quando uscimmo da quell’infermeria, che non era altro che una capanna in legno, c’erano un centinaio di ragazze e ragazzi che mi fissavano.
-Ave alla figlia di Efesto e Cliha, dio del fuoco e regina degli angeli!-gridò uno di loro .
-Ma che…?-mi girai verso Annabeth.
-E’ la verità…- sussurò lei senza guardarmi.

  
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