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Autore: Eliot Nightray    21/04/2014    1 recensioni
"Pensi che ci sia un motivo particolare per cui i nostri Patronus sono così diversi fra di loro, ma allo stesso tempo così simili?"
Arthur ripensò a questa domanda un'ultima volta mentre gli occhi si facevano pesanti e mesti
"Non siamo così diversi, siamo entrambi schivi , timidi ed aggressivi. Una volpe e un lupo, una strana coppia lo devo ammettere, ma non credo che sia impossibile"
Le avrebbe voluto rispondere così quella volta in cui gli aveva posto la domanda... le avrebbe risposto così anche in futuro? Con la mano stretta nella bacchetta Arthur pensò un'ultima volta al volto dell'italiana . Prima di esalare un ultimo sospiro " fanculo a tutto"
HogwartsxHetalia ff
ATTENZIONE LA STORIA PRESENTA LA MIA VERSIONE DI ITALIA DEL CENTRO CATERINA VARGAS
Coppia misteriosa (TROLL)
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Scozia, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Sarebbe bastato davvero così poco per farsi perdonare una cosa del genere? Arthur comunque continuava a sospettare di aver ragione, che in realtà a Nathan piacesse fin troppo Caterina. Erano pure simili, testardi, rompipalle , stupidi e coraggiosi. Non erano mancati momenti in cui Arthur si era domandato il perché del collocamento di Caterina fra i Serpeverde. Era abbastanza coraggiosa da tenere testa ad un drago, cosa che faceva quotidianamente considerato che viveva in un allevamento di quei cosi. Una tradizione familiare, gli aveva spiegato un giorno. Suo padre era umano, sua madre una strega e proprio nella famiglia materna era tradizione allevare ed accudire i draghi. Tuttavia, quando sua madre aveva incontrato suo padre, essa aveva abbandonato quella tradizione fino a quando non si erano decisi a tornare in Francia per ricominciare. Caterina non mancava mai di descrivere con dettagli macabri e disgustosi, almeno a detta sua, il modo in cui i draghi svolazzavano qua e là afferrando mucche dei vicini. Particolari che lasciavano in parte tramortito il povero Arthur che si trovava costretto a tenere fermo con la forza suo fratello William, un amante sfegatato di quei lucertoloni. Addirittura Caterina gli aveva regalato un draghetto per il suo compleanno, bestiolina che raggiunte dimensioni ragguardevoli la madre di Arthur si era preoccupata di fare sparire. Suo fratello non aveva ancora superato il lutto. Tornando al discorso principale, perché Caterina era finita fra i Serpeverde? Insomma i suoi genitori avevano predetto la sua casa dal primo giorno in cui aveva cominciato a leggere libri di magia. Così come avevano predetto quella di Nathan e gli altri. Affondò la testa all’indietro fra i capelli ondulati di Caterina, distesa accanto a lui sul prato verde.
Si erano per così dire accampati fuori dall’edificio principale in attesa di Veneziano Vargas, il fratello iperattivo di Caterina nonché professore di Cura delle creature magiche. Un corso che aveva già seguito, ma non poteva di certo lasciare Caterina da sola con quel pazzo diabetico. In realtà fra i due gemelli Veneziano era quello che lo inquietava di più, nessun essere vivente sarebbe stato capace di portarsi dietro quella paralisi di sorriso ogni giorno, per ogni dannatissimo secondo. ERA UNA COSA IMPOSSIBILE! Quindi, sotto sotto doveva essere una di quelle persone oscure o cattive o altro. Non poteva essere davvero così felice, stava sicuramente nascondendo qualcosa. In realtà ad Arthur non interessavano i segreti di Veneziano, ma non poteva fare a meno di inquietarsi un poco, ok forse non un poco ma tanto, tutte le volte che gli passava accanto .
Caterina si alzò appena per passarsi una mano fra i capelli un poco annodati, non le aveva neppure chiesto il perché di quel cambio improvviso. In realtà non avevano mai avuto del tempo per parlare normalmente tra di loro. Di certo non poteva contare la conversazione che avevano intrapreso nella stanza di Caterina come “normale”, perché per lui non era un’abitudine introdursi nella camere delle ragazze. Dopo un po’, giusto il tempo per intrecciare in un filo turchese un ciuffo di capelli ed annodarlo con cura, Caterina sbuffò tornando d’improvviso a terra. Il Platano picchiatore non troppo distante da loro dondolò un poco scomodando uno stormo di corvi. Gli era oscuro il perché di quella sua totale incapacità di conversare assieme a lei, da sempre si intrattenevano con lunghe conversazioni , ma in quel momento gli sembrava impossibile parlare di qualcosa che avesse senso. Insomma, si le avrebbe voluto chiedere se provava una qualche forma di attrazione verso Nathan o Alfred, ma d’altronde non erano affari suoi. Alla fine Caterina si voltò su un fianco, il capo rivolto verso di lui, gli occhi socchiusi. Sembrava pensierosa, probabilmente quella storia del Calice di Fuoco non le andava a genio. Con le braccia incrociate dietro il capo Arthur voltò la testa per ritrovarsi a sfiorare il naso di Caterina che trattenne uno starnuto di rimando.
 
  • Caterina…
  • Si, Arthur?
  • Mi chiedevo perché ti fossi tagliata i capelli…. – Caterina tornò a rivolgere lo sguardo verso il cielo scuro sopra di loro. Era una cosa che avevano in comune entrambi con Gilbert, amavano l’oscurità. Questo era decisamente un punto a favore di Caterina come Serpeverde. La ragazza si accarezzò i capelli , adesso un poco preoccupata.
  • Niente, mi andava di cambiare…
  • Mm.. – Arthur sollevò il busto di rimando poggiando il corpo sulla gamba piegata, stava mentendo di questo ne era certo. – ne sei sicura?
  • Si… che vuoi che sia successo? Romano trasformatosi in licantropo mi ha rifatto l’acconciatura.. contento?
  • Perché devi sempre scherzare?
  • Francamente, preferisco ridere su tutto almeno con te. Con il resto del mondo lo sai come sono…. Glaciale, acida, scorbutica..
  • Non è assolutamente vero…. Sei tu che pensi di essere così..
  • Di quello che ti pare… posso farti una domanda?
  • Non abbiamo ancora risolto la mia…
  • Dicevo..
  • Perché non mi ascolti mai?
  • Pensi che ci sia un motivo particolare per cui i nostri Patronus sono così diversi fra di loro, ma allo stesso tempo così simili?
  • Eh?
  • Si insomma il tuo Patronus è una volpe, il mio un lupo.. mi domando se siano legati in qualche modo..
  • Legati? Che intendi dire..
  • Non so.. la domanda l’ho fatta a te…
  • E che .. come diavolo dovrei rispondere? E’ una domanda senza senso.. – Caterina si alzò ed Arthur voltò rapidamente il capo davanti allo svolazzare della gonna. Sembrava ancora turbata, ma Arthur si era abituato a quei cambi di umore così repentini così si alzò rosso in viso per confrontarsi faccia a faccia con la ragazza
  •  Hai proprio ragione.. sono tutte stronzate.. andiamo da Veneziano vah.. a quest’ora avrà già iniziato a lanciare Grifoni in capo alla gente..
 
Arthur borbottò un si, lento e biascicato. Ok non aveva capito niente di quella conversazione e gli serviva urgentemente un traduttore perché forse si era perso qualcosa. Patronus diversi, aveva detto lei? Beh di certo un lupo ed una volpe non erano animali molto simili, la prima curiosa e timida l’altro così aggressivo e coraggioso. Lui lo sapeva perché il suo protettore, per così dire, era una volpe. Era stato il primo animale che aveva avvistato assieme a Caterina se lo ricordava bene perché quel giorno si era messo a piangere come un poppante. Si erano ritrovati chiusi fuori dal cancello, presi com’erano dalle loro ricerche di unicorni non si erano accorti che l’ora si era ormai fatta tarda. Il piccolo Arthur di soli undici anni aveva tentato inutilmente di convincere la sua testarda neo amica a tornare indietro. Preso da un attacco di panico, ben celato sotto un ghigno acido l’aveva invitata a restare lì da sola. A quel punto era sparita, scomparsa nel bel mezzo della foresta. Arthur era rimasto paralizzato, temendo il peggio aveva cominciato ad urlare il nome dell’altra fino a quando la bambina in questione non aveva fatto capolino da un cespuglio. Alla sua vista era scoppiato a piangere e l’aveva colpita più volte in testa con sassolini e foglie, tanto per farle capire quando fosse rimasto sconvolto. Lei lo aveva abbracciato teneramente ed allora una piccola volpe era sbucata dalla sua tana osservandoli , curiosa. Quello era stato il suo ricordo felice, il caldo abbraccio di Caterina attorno al suo corpo, la mano delicata di lei che gli ripuliva il viso dalle lacrime, le labbra morbide ed infantili che si poggiavano sulla sua fronte. Tutto quel ricordo era stato condensato nell’immagine della piccola volpe. Però, non aveva mai saputo perché il Patronus di Caterina fosse un lupo. Ovviamente Nathan si era scelto l’animale più imponente del mondo, un leone.
 Improvvisamente , per una qualche ragione a lui oscura, o forse per il semplice fatto che sentì l’urlo di Alfred , Arthur si ricordò che l’idiota aveva accennato ad un.. ballo. Si, il ballo del Ceppo per l’esattezza.
“Ballo.. non è mica che era uno di quei cosi dove la gente… balla?”
Questo fu il primo pensiero di un Arthur turbato e quasi cianotico che si stava lasciando trascinare dalla corsa impetuosa di Caterina. NO ,aveva smesso con quelle cose.. quei balli, piedi che si muovono, fianchi che scuotono, ragazze da invitare che declinano ridacchiando il tuo invito. Quando finalmente riprese il possesso del proprio corpo si accorse di una strano calore sul corpo, nonché di un indistinguibile e marcato odore di zolfo. DRAGO! Si guardò intorno alla ricerca di Caterina, ma costatò semplicemente di essere immerso fra gli studenti più giovani e che la ragazza in questione fosse ben distante da lui tutta intenta a saltellare davanti ad una gabbia decisamente poco sicura. Con un balzo felino di cui si complimentò da solo Arthur si portò accanto a Caterina. Il luogo in cui erano finiti, o per meglio dire dove LEI lo aveva trascinato, era una piana desolata priva di alberi ma cosparsa di arbusti secchi. Accanto a loro con quella sua solita paresi Veneziano stava sorridendo spiegando sommariamente ai ragazzi del terzo anno i segreti dei draghi. Quindi, c’era davvero dentro quella gabbia così poco sicura un drago sputa fuoco? William, uno dei suoi fratelli minori, non tardò a lanciarsi sul professore con domande di ogni genere e sorta. L’italiano sembrava sull’orlo di un pianto isterico, ma l’intervento repentino del professore di pozioni, Ludwig, impressionò a tal punto il piccolo Kirkland da farlo indietreggiare. In tutto questo Caterina non sembrava essere interessata molto al fratello. Non ebbe il tempo di spostare lo sguardo verso William che già Caterina aveva infilato un braccio dentro la gabbia. NO , NO, NO ! la spinse via facendola cadere a terra con un tonfo sordo e la bestia celata sotto il velo, dentro la gabbia, sbuffò animatamente sbattendo il muso, o qualche altra parte corporea, contro la cella. La ragazza lo fissò interrogativa, perché giustamente c’era pure da chiedere il perché di quello strano gesto.  L’animale sbatte nuovamente il capo contro la gabbia che tremò. Non sembrava un drago adulto, probabilmente era giovane considerate le dimensioni della cella. Comunque a detta di Arthur restavano dimensioni più che ragguardevoli.
Veneziano gli scompigliò i capelli aiutando Caterina a sollevarsi da terra, l’altra grugnì inferocita lasciando che il fratello introducesse lei ed Arthur come due dei migliori studenti dell’ultimo anno, volendo sottolineare le innate abilità della ragazza nel volare su un drago. Volare? Probabilmente l’intento di Veneziano era di fare entrare nelle grazie dei ragazzi del terzo anno Caterina, così che potesse avere qualche fans, ma la cosa non stava aiutando il già pessimo umore dell’inglese, anzi l’idea di poter avere dei rivali persino più giovani di lui lo stava distruggendo. Arthur incrociò le braccia al petto rimanendo con lo sguardo fisso a quello di Caterina, sembravano entrambi sul punto di ammazzarsi. Veneziano invitò Arthur e gli altri studenti ad allontanarsi, ma l’inglese troppo preso a dimostrare alla ragazza tutta la sua rabbia non si mosse. Tuttavia, quando Veneziano sollevo con un gran sorriso il mantello da sopra la gabbia per rivelarne l’ospite Arthur saltò quasi all’indietro. Era terrorizzato, era spaventato a morte dai draghi e di certo il fatto che Caterina fosse lì accanto a quel coso non lo tranquillizzava affatto. Gli studenti tutti attorno a lui osservavano con curiosità le carezze delicate con cui Caterina deliziava la creatura. Con la bocca coperta , così da evitare di arrostire qualcuno, il giovane drago strusciava la testa quasi fosse stato un gattino contro la mano di Caterina. Era di un colore intenso, blu notte con spine nere sul dorso e la coda. Con le gambe piegate e le braccia tese a sorreggere il peso del corpo, Arthur non riusciva ad alzarsi da terra e sapeva che una volta che ci fosse riuscito non le avrebbe rivolto parola per un po’. Veneziano gli sorrise facendogli l’occhiolino ed Arthur boccheggiò in cerca d’aria mentre il drago lasciava uscire una zampa per poggiarla sulla spalla di Caterina. Nuovamente il brusio degli studenti si fece più intenso, forse preso da un impeto di coraggio uno dei ragazzini si lanciò quasi verso la gabbia. Veneziano riuscì a bloccarlo per il cappuccio giusto il tempo per vedere l’animale sollevarsi sugli arti inferiori e sbattere le ali impetuosamente, scatenando il panico fra i ragazzini , ma soprattutto in Arthur che aveva finalmente ritrovato al forza per alzarsi.
 
  • Just close your eyes, you’ll be allright – Caterina in piedi , con le braccia sollevate stava cantando una canzone babbana all’animale. Quest’ultimo sbatté un’ennesima volta le ali contro la gabbia prima di tornare a rannicchiarsi nell’angolo. – i draghi sembrano grandi e grossi, ma sono solo creature incomprese e voi non potete pensare di saltargli davanti come fossero dei gattini! In più questo è il mio drago, quindi vi pregherei di fare a meno di terrorizzarlo – Ecco spiegato tutto quello doveva essere Ezio, il drago che Caterina aveva iniziato ad accudire da cucciolo!
  • Dici così perché sei strana!
  • Si sei la tipa strana dei Serpe!
  • Piantatela! – Arthur si impose fra l’orda di stupidi ragazzini e Caterina, che non sembrava altro se non divertita dalla situazione
  • Dove?
  • Arthur.. – Veneziano gli sorrise teneramente prima di rivolgersi alla banda di studenti – penso che sarà molto interessante dare uno sguardo alle vostre abilità, il vostra coraggio .. perché se la tipa strana qui riesce a toccare un drago anche un ragazzino che ha tanto coraggio da urlare nel bel mezzo di una lezione può farlo, no? – l’italiano rivolse un sorriso glaciale allo studente che aveva cominciato per primo quella baruffa. Quest’ultimo rimase un po’ interdetto sul da farsi prima di lasciare che Veneziano riprendesse la parola – soprattutto quando la strana – e nel dirlo imitò delle virgolette con le dita- è proprio la sorella del professore che sta tenendo una lezione. – altro sorriso.

“FATALITY BITCH!”
Caterina tirò un buffetto al drago che rivolse uno sguardo carico d’odio verso Arthur. PURE I DRAGHI?! Di certo la ragazza non sembrava molto a suo agio all’idea di abbandonare la povera creatura in balia di quei marmocchi, ma Veneziano fu sufficiente dal farle cambiare idea. Di sicuro, ci sapeva fare con sua sorella. Ludwig si congratulò a bassa voce, colpendo imbarazzato la schiena dell’italiano con una “leggera” pacchina, che costrinse Veneziano ad accartocciarsi al suolo dolorante. Nel trambusto generale, fra un tedesco in preda ad un attacco d’ansia e la folla piagnucolante delle ragazzine, Caterina scomparve. Arthur dovette impiegare tutte le sue doti di osservatore per individuare la Cercatrice sulla via di ritorno alle aule. Il secondo match Vargas vs Kirkland, stava per cominciare ed a detta di Arthur gli italiani stavano avendo il sopravvento, DECISAMENTE, e non avevano ancora tirato fuori la loro arma segreta: Romano Rompi Palle Vargas. Frontino mentale catastrofico in arrivo.
Corse dietro a Caterina, ma quella gli fece cenno di andarsene. Forse lo sapeva perché il suo patronus era un lupo, Caterina preferiva sempre restare da sola , isolata, quando si sentiva triste o arrabbiata. Le prese un braccio e l’altra, solo allora, si voltò per lanciare uno sguardo carico di odio dietro di lui.
 
  • Li odio.. li odio tutti, solo perché sembrano feroci non vuol dire che lo siano davvero.. maledizione
  • Ti rendi conto di quello che hai fatto? – Arthur alzò la voce lasciandola stordita.
  • Di che stai parlando? Non dirmelo è per via del drago? Allora avevo fatto bene ad arrabbiarmi prima, sei proprio come loro! – Caterina fece un passo indietro inclinando il corpo in una posizione di attacco. Un lupo sia dentro che fuori.
  • COSA? – Arthur impose il busto in avanti mostrando i denti quasi fosse stato un animale feroce. Avete mai visto una volpe ed un lupo fronteggiarsi nel bosco, con la più piccola che ringhia per incutere timore nell’animale davanti a lei? – se vuoi farti ammazzare da un drago fai pure! Sai quanto me ne frega!
  • Lui non mi avrebbe mai fatto del male
  • Sono animali non puoi sapere cosa gli stia girando in testa, stupida! – Arthur stava urlando , avrebbe finito con lo sputare un polmone probabilmente. Caterina davanti a lui si ritirò , stringendo i denti e i pugni
  • Non è assolutamente vero
  • DAVVERO? Bene allora baciati un drago, sai quanto me ne può fregare di te e delle tue stranezze – Arthur si bloccò col fiato sospeso, cosa.. aveva detto? Tentò di bloccarsi, ma la risatina acida che uscì trasformò la già sconvolta Caterina in condizioni pietose. Fece un passo avanti per scusarsi, ma l’unica cosa che gli riuscì fu di stare zitto. Caterina sbuffò appena prima di voltarsi e lasciarlo solo.

“direi che sono nella merda, ma giusto un poco”
L’aveva combinata grossa, probabilmente non gli avrebbe parlato almeno per due settimane, ma lui che poteva farci se si era spaventato per lei? Non era abituato a vederla accarezzare lucertoloni giganteschi con un rifornimento di coltelli e fuoco. Intravide con la coda dell’occhio Veneziano correre verso la sorella e probabilmente , se non aveva visto male, c’era pure Ludwig. Non gli era mai piaciuto quel professore, tendeva ad urlare troppo per i suoi gusti. Una volta , furioso come non mai, aveva iniziato a sbattere il palmo della mano sulla cattedra urlando NYEN NYEN NYEN. Non era stato un bello spettacolo. Si allontanò rapidamente per lasciare maggiore distanza fra lui e i due fratelli. Si sistemò all’ombra di un albero, carta pergamena in mano e penna incantata dall’altra parte, le avrebbe scritto una lettera per scusarsi e forse per dirle anche qualcosa di più. Si morse la guancia con tanta forza da sanguinare, perché doveva sempre finire così? Avrebbe perso anche Caterina alla fine, era già un miracolo se i suoi familiari riuscivano ancora a sopportarlo. Sbatte la testa contro la dura scorza dell’albero maledicendosi mentalmente per le parole brutali che aveva usato, una lettera non sarebbe bastata. Si alzò bruscamente perdendo l’equilibrio, loro non c’erano più. tornò a fissarsi i piedi per poi sedersi di nuovo con un tonfo. Forse avrebbe potuto pagare Francis per costringere Caterina a perdonarlo.
Cara Caterina mi dispiace, non avrei voluto dirti delle cose così tremendi, non lo penso davvero ero solo spaventato. Mi piaci davvero tanto , penso che tu sia una persona meravigliosa con un carattere bellissimo e vorrei
Arthur non ebbe il tempo di finire di scrivere l’ultima riga che il foglio stava già svolazzando sulla sua testa. Alfred stava leggendo e ridacchiando allo stesso tempo.
 
  • Quindi è a te che piace Caterina… non a Nathan.. strano ho visto che indossava quel lacciolino..
  • QUALE LACCIOLINO? E comunque non sono affari che ti riguardano!!
  • A no?
  • E ridammi quel foglio ! – Arthur si sbracciò in avanti e l’unica cosa che ottenne fu la bacchetta dell’americano puntata contro di lui
  • Levicorpus – Arthur si ritrovò sollevato in aria per la caviglia, gli pulsava la testa per via del sangue, ma non riusciva a stare fermo rivoleva il suo foglio e delle spiegazioni – dicevo, glielo ha regalato Nathan quando Caterina è passata da voi quest’estate, lo so perché l’ho notato prima quando l’ho vista qui con te. Quindi a te piace Caterina, ma tuo fratello le fa regali.. interessante. A giudicare dalla letterina amorosa che stavi scrivendo l’hai fatta incazzare
  • Non sono affari tuoi
  • Ah ah
  • Smettila di ridere e tirami giù STRONZO
  • Nope
  • Ti ho detto di lasciarmi andare guarda che sono bravissimo con gli incantesimi- peccato che la bacchetta gli fosse sfuggita dalla tasca per finire a terra – beh…
  • Lo so..
  • Ora lasciami!! – Arthur si stava infuriando non tanto per il fatto che era a testa in giù quanto piuttosto per l’ennesima bugia di suo fratello. Si morse la lingua per evitare di urlare infuriato
  • ALFRED! – la voce di Caterina lo tranquillizzò, soprattutto per il fatto che la ragazza in questione si era lanciata a cavallo della scopa contro il povero portiere dei Grifondoro. Arthur era caduto a terra come un sacco di patate e Caterina aveva lasciato la scopa per tenerlo stretto al petto. Lui era rimasto imbambolato per un po’ prima di ricordarsi di quel maledettissimo foglio di carta – che ti è saltato in mente
  • INCENDIO – il foglio di carta pergamena nella mani di Alfred svanì nelle fiamme e l’americano si ritirò ancora intontito per la botta
  • Fortuna che io non sono stupida come dici… - Arthur rimase in silenzio , il cielo si adombrò per poi illuminarsi per via di un lampo. – se ti stessi chiedendo perché sono tornata indietro, devi ringraziare Veneziano.. mi ha detto che ti eri spaventato. Anche se ancora non capisco perché..
  • Che cazzo avrei dovuto fare io scusa? – Arthur si alzò strusciando la mano contro la fronte, un rivolo di sangue gli attraversò il palmo. Caterina intrecciò il dito nei capelli prima di corrergli incontro a controllare la ferita. Che cosa significava davvero?  - non è niente! – Arthur si allontanò dall’abbraccio della donna che gli si lanciò addosso di rimando.
  • Piantala dai… perché fai così?
  • Perché ti sei tagliata i capelli?
  • Te l’ho già detto…
  • Perché hai quel coso ni capelli?
  • È un regalo…e di chi??
  • Perché fai così Arthur? – le prime gocce di pioggia iniziarono a bagnarli i capelli, Caterina aveva le ciocche attaccate sulla fronte. – ARTHUR?! – anche lei aveva alzato la voce senza smettere di fissarlo. Sembrava spaventata, ma lui era troppo arrabbiato e .. geloso per poter rispondere o persino accorgersi della cosa.
  • Niente Caterina.. lascia stare..
  • Come faccio a lasciare perdere? Non ti capisco, sei strano! In più hai bisogno dell’infermeria!! Non ti vedi? Sei pieno di sangue, hai bisogno di farti curare….- Caterina gli accarezzò il viso ed Arthur si lasciò sfuggire una lacrima assieme ad un grugnito. Caterina stava già con Nathan? La ragazza davanti a lei lo scosse con forza , non riusciva neppure a sentire la sua voce da quanto era forte il rumore della pioggia. – ARTHUR!!

Arthur sii alzò e prese a correre in modo scomposto verso la tettoia, Caterina non riuscì a mantenere il passo troppo sorpresa dalla sua fuga repentina. Fortuna che si era tenuto il mantello dell’invisibilità in borsa. Nascosto sotto il velo della morte, al coperto dalla pioggia sotto la tettoia, Arthur vide Caterina completamente fradicia impugnare la scopa e guardarsi intorno alla sua ricerca. Chiamò il suo nome più volte, persino lei sembrava spaventata e non aveva mai visto la ragazza così insicura, fragile. Ad un certo punto ebbe l’impulso di sollevare il mantello ed abbracciarla , ma poi apparve suo fratello Nathan. Quest’ultimo corse incontro alla ragazza.
 
  • Che succede ad Arthur?
  • Non lo so è sparito… stavamo parlando poi si è arrabbiato perché ho toccato un drago. Me ne sono andata , ma Veneziano mi ha spiegato che stavo facendo la cosa sbagliata e cosa ti trovo? Arthur in aria sotto un incantesimo di Alfred! Ovviamente l’ho liberato, ma poi ha iniziato a fare domande strane. Perché ti sei tagliata i capelli’ perché porti quel laccio?
  • Sa.. qualcosa…
  • NO, assolutamente no… non posso dirglielo devo proteggerlo..
  • Lo sai.. non possiamo mantenere il segreto a lungo… 

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