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5 volte in cui Tony è scappato e 1 in cui è rimasto

Tony scende in cucina, stiracchiandosi. È ancora assonnato, ha lavorato tutte la notte sulla nuova armatura e ha dormito davvero poco.

Entra in cucina, e chiede: «Caffè?»

«Buongiorno, Tony!» lo saluta Steve con allegria, girandosi e passandogli una tazza di caffè fumante.

La bocca di Tony si secca e la sua voce esce rauca. «Cos'è successo?»

Steve abbassa il capo sulla propria T-shirt ormai fradicia. «Ho rovesciato dell'acqua.»

Tony scende dal tavolo. «Non ho fame.» Se ne va, pregando che l'immagine degli addominali scolpiti di Steve, coperti solo da quel sottile strato di cotone trasparente, scompaia presto dalla sua mente.

* * *

Tony ha finito le sue scorte d'acqua e ha finalmente deciso di uscire dalla sua tana per poter prendere una bottiglia d'acqua.

Non l'avesse mai fatto.

Entra in soggiorno e si blocca alla vista della T-shirt, quella bagnata, di Steve sdraiata sul pavimento. Oh, e poi i suoi occhi catturano le braccia muscolose di Steve muoversi su e giù ritmicamente, le sue spalle tendersi, così come i muscoli delle sue gambe, mentre il soldato continua con i suoi piegamenti.

Tony fa un passo indietro.

Steve lo nota. «Tony! Cosa stai–»

«Ora ho da fare.» Qualcuno lassù deve proprio odiarmi, pensa.

* * *

Tony riesce a resistere per un po', ma poi la sete prende il sopravvento ed è costretto a salire le scale. Di nuovo.

Tony si guarda attorno. In salotto non ci sono né Steve né la sua T-shirt. Tony sospira sollevato.

Entra in cucina e, dannazione, nello stesso momento, Steve stappa una bottiglietta d'acqua gelata e si attacca ad essa con le labbra. Comincia a sorseggiare.

Gli occhi di Tony si fissano sul suo pomo d'Adamo che continua a muoversi su e giù, in un movimento lento, estenuante.

Tony alza gli occhi al cielo e geme disperato. Poi esce frettolosamente.

* * *

Tony si sveglia, dopo essersi riposato una ventina di minuti. Non che abbia dormito serenamente, ma almeno quelle immagini sono uscite dalla sua testa.

Forse.

Be', no.

Tony esce dalla stanza e vede la porta della camera di Steve aperta. Lancia un'occhiata dentro, cosa che non avrebbe dovuto fare, e vede uno Steve Rogers addormentato sul pavimento, con il viso e le mani coperti di tempera colorata.

Tony si avvicina lentamente.

Nota che anche le labbra del soldato sono macchiate. Di rosso.

Vorrebbe baciarle. Le sfiora con un dito.

Ma Steve si gira su un fianco e Tony scappa via.

* * *

La sera è passata. La cena è quasi finita e Tony pensa di essersela cavata bene.

Almeno fino a che Steve non si mette a tagliare una mela e a sbucciarla lentamente.

Gli occhi di Tony si sintonizzano sulle sue labbra, non appena Steve le arriccia, non appena morde uno spicchio; esse si bagnano con il succo di quel maledetto frutto, e, davvero, Tony non sa più cosa fare.

Vorrebbe scappare. Vorrebbe essere al posto di quella mela.

È meglio scappare.

Si alza e si volta verso la porta. Fa per allontanarsi, ma una mano lo ferma con delicatezza.

«Tony.»

* * *

Tony sente il calore della mano di Steve sul proprio fianco.

«Girati.» Tony adora quel tono così imperativo. Annuisce e si volta.

«Cosa succede?» domanda Steve, togliendosi il grembiule di dosso.

E, oh.

Oh.

«Fanculo, Coulson!» sussurra Tony. Poi afferra la T-shirt di Steve. Ne ha indossata una nuova, asciutta, che Tony subito riconosce.

«Questa maglia è mia.» Il suo tono è roco e basso.

«Lo so» risponde Steve con un sorriso scaltro.

Tony lo attira verso di sé e preme le proprie labbra contro le sue.

«Non dirlo a Coulson» dice, prima di dargli un altro soffice, tenero bacio.