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Autore: MissPark    22/04/2014    0 recensioni
Questa è la storia di Yuki Satou, una ragazza in viaggio per la Corea in cerca del suo primo amore Raiden Miura che sembra essere diventato una pop star. Raiden rinuncerà alla sua carriera in nome di un vecchio amore o la fama ha preso ormai il sopravvento?
PS: Ciao a tutti :) Sono un amante di anime e manga come avrete capito, e ho voluto coniugare questa mia passione con il mio amore per il kpop e i drama coreani. I personaggi sono di mia fantasia anche se il contesto in cui si muovono è il mondo reale. Spero vi piaccia, farò del mio meglio per rendere la storia interessante, buona lettura! -EmilyPark-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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I Capitolo-  COME TUTTO EBBE INIZIO 

Me lo ricordo ancora come se fosse ieri, era un'afosa giornata di luglio, avevo 7 anni compiuti da una settimana, e avevo deciso d'imparare ad andare in bicicletta, sì quella dei grandi, senza rotelle di sostegno e completa di marce. La nonna era intenta a curare il suo piccolo Bonsai con attenzione minuziosa e sembrava non sentire le mie chiassose richieste per farmi accompagnare al parchetto a pochi isolati dalla nostra casa; così con aria imbronciata corsi verso l'entrata, mi infilai le scarpe ed uscii.
Il cielo quella mattina era di un azzurro talmente splendente che non si riusciva a guardarlo senza strizzare gli occhi, solo qualche nuvoletta bianca faceva capolino evolvendosi in figure sempre diverse. 
"Raideeen! Raiden!" urlai a squarciagola sotto la finestra che dava sulla strada della casa della famiglia Miura. Sbucò da dietro la tenda la testa di un bambino magrolino con gli occhi e i capelli nerissimi che non esitò a sorridermi e a dirmi : " Yuki che ci fai quì? Vuoi venire a giocare?"
"No! Mi insegni ad andare in bicicletta? Quella dei grandi" gli risposi.
Il bimbo annuì e in meno di un minuto mi raggiunse nel vialetto portando con se la sua bicicletta rossa fiammante con attaccati sul manubrio degli adesivi dei Power Rangers un po' scoloriti.
"Sapevo che avresti avuto bisogno del mio aiuto, in fondo io sono un esperto, so guidare la bici già da un anno e mezzo. Ti posso dare qualche dritta" disse con aria spavalda. Raiden aveva solo due anni più di me ma si sentiva già un ometto,e io glielo lasciavo credere perchè come diceva la nonna, i maschi vanno sempre assecondati quando dicono cose sceme.
Le cicale frinivano incessantemente e riuscivo a sentire sulle caviglie il calore dall'asfalto rovente in battuta del sole. La strada per arrivare al parco passava su una collinetta dall'erba accuratamente tagliata seppur insecchita, che costeggiava un tratto di fiume attraversato da diversi ponti di pietra. Di solito era sempre affollato di persone di tutte le età; ma quel giorno,data la calda ora della mattina e l'elevato tasso di umidità nell'aria era deserta.
"Facciamo una gara a chi raggiunge per prima il ponte!" urlai, e senza nemmeno aver finito la frase mi misi a correre. 
Raiden mi raggiunse in fretta e per un breve tratto di strada mi sorpassò ma riuscì a tenergli testa, finchè, non inciampai. 
Un sasso, anche se di non notevole dimensione mi fece cadere, e senza nemmeno accorgermene iniziai a rotolare giù per la collina cadendo nel fiume in pochi secondi.
Ricordo che la testa mi girava e avevo una gran paura mentre sentivo l'acqua sommergermi completamente. "Aiuto!" riuscì ad urlare cercando di non soffocare. Tesi una mano verso la riva e chiusi gli occhi sperando di essere tratta in salvo.
Con mio grande sollievo sentii una stretta intorno al mio polso e per qualche istante riuscì a vedere la sagoma sfocata del mio amico, ma sfortunatamente perse la presa e venni spinta più lontano in balia della corrente. "Sono morta" pensai e iniziai a percepire nettamente il battito del mio cuore all'interno delle orecchie. Dopo pochi istanti mi sentii trascinare con fatica verso la riva; il piccolo Raiden si era buttato in acqua per salvarmi; allora era davvero un piccolo ometto. La corrente era abbastanza flebile in quel tratto di fiume e grazie all'aiuto del mio amico con un paio di bracciate riuscimmo ad arrampicarci sulla riva del corso d'acqua. Avevo l'adrenalina a mille, volevo piangere ma ero troppo stanca e spaventata per farlo. "Stupida..non sai nemmeno..correre" ansimò lui sdraiato sull'erba secca e scricchiolante affianco a me. Ero salva e tutto grazie a lui, a quel ragazzino che da quel momento in poi avrei amato per tutta la vita.
  
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