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Autore: Ika_93    16/07/2008    3 recensioni
Quante volte il destino non è mai stato dalla nostra parte? Quante volte la gente che ci circondava era troppo superficiale per noi? Quante volte ci siamo sentiti stretti nei nostri panni, e volevamo cambiare, dare una svolta definitiva alla nostra vita? Così si è sentita Kathrin una normale liceale di 15 anni che desiderava con tutta se stessa cambiare e smettere di essere quella che non era. Voleva essere se stessa, fino a che una sera, si ritrova sotto il palco di un concerto rock di un gruppo..In quella serata dove tutto avrebbe potuto cambiare la sua vita e vide una certa persona che la stregò: “non avevo idea di chi tu fossi ma nei miei sogni ti avevo ti incontrato”, nella sua mente questo fu il primo pensiero che ebbe riguardo ad egli appena sotto i suoi occhi scorse la sua figura. Ed è proprio in quella serata dove tutto poteva essere possibile che la nostra storia ha inizio..
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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DESCLAIMERS: I personaggi descritti e citati in questa storia sono di nostra assoluta invenzione quindi non c’è stato plagio di alcun genere, né nella trama né nei personaggi.

Inoltre non è in nessun modo scritta a fini di lucro, da questa storia quindi non ne ricaviamo neanche un centesimo

GENERE: Romantico

AVVERTENZE: nessuna

RATING: Giallo

NOTE: Ciao a tutti prima di procedere volevamo ricordare che questa è una storia scritta a quattro mani da: Ginny 93 e Ika_93.

Speriamo che questa storia, possa essere di vostro gradimento^^ Renderete due scrittrici felici se la leggete e se commenterete, quindi vi ringraziamo per la vostra pazienza anticipatamente^^.  Beh che altro dirvi? Nient’altro se non augurarvi buona lettura^^

 

 

ON THE ROCK N’ ROLL WAY

 

Capitolo primo: Come tutto ebbe inizio

 

Molte persone quando ripensano ad un ricordo passato di anni, mesi settimane non ricordano perfettamente le loro emozioni. Per come la peso io non erano così forti come quelle che ho provato e che non smetterò mai di provare per te.

Io risento quel battito ritmico che era diventato il mio cuore andava dal petto alla gola e si fermava lì, un brivido lungo la schiena ad ogni piccola nota, ad ogni assolo di chitarra, il respiro mozzo ogni volta che riprendevi con il testo della vostra canzone inedita, con quella tua voce meravigliosa…

Lo sento ancora, come se fosse ieri..

Ricordo bene quella sera stavo lì in piedi che aspettavo con ansia che si spegnessero le luci, che la gente iniziasse a scatenarsi, che il tutto avesse inizio.

Ero piuttosto agitata, curiosa ma dentro di me serbavo una certezza di cui non sapevo l’origine: la certezza che qualcosa quella sera mi avrebbe colpito. Che tu mi avresti colpito.

In piedi, davanti a quella struttura che assomigliava ad un palco, mi mettevo le mani in tasca come mio solito, mi toccavo i bracciali per la noia e l’eccitazione e continuavo a guardarmi intorno, notando la gente che arrivando a fiumi si accalcava al palco a cinque minuti dall’inizio. E intanto io venivo sospinta ancora più vicina al palco con quella convinzione, ovvero che finalmente sarei riuscita a vederti di lì a qualche minuto, cominciai ad agitarmi rinchiudendomi in trepidante attesa, lì nella prima fila, dove la tensione si trovava al massimo.

Poi il chiacchiericcio si disperse lasciando l’ambiente in un silenzio quasi innaturale e carico di eccitazione, le luci si spensero lasciando tutti con il fiato sospeso. E poi vidi una sagoma entrare tra il buio, la gente che iniziava a urlare, l’atmosfera si faceva sempre più carica di adrenalina.

Quell’ombra prese forma, quell’ombra eri tu, un brivido freddo mi percorse lungo tutta la schiena e sembrava non volesse andarsene.

Ti guardavi intorno sicuro di te, di quello che facevi, camminavi con passo deciso, sguardo dolce ma serio, che non faceva trasparire alcun genere di insicurezza.

Avevi preso il microfono in mano, era quasi il tuo momento e iniziavi a incitare la folla. Mi feci subito stregare da quel tuo modo fare, così deciso. Un coraggio nel salire su quel palco che io come sognatrice, non possedevo per quanto desideravo un giorno essere al tuo posto. Mi lasciai comunque andare con un po’ di esitazione, emozioni e altre mille sensazioni che in quel momento mi pervasero. Ero in uno stato di forte eccitazione che mi bloccava lo stomaco e mi faceva venire un nodo alla gola. E poi le luci ebbero un tremolio, si spensero, appena la chitarra cominciò a suonare le prime note si riaccesero illuminando i tuoi fan ansiosi.

Era il momento: un’altra chitarra iniziò a suonare un riff stupendo che già mi stava facendo emozionare, fu questo che decretò l’inizio alla serata.

Il suono della batteria divenne il battito del mio cuore, il suono elettrico e allo stesso tempo melodicamente duro della chitarra, mi entrò senza preavviso nelle vene, nel sangue dandomi una scarica potentissima quasi fermandomi il cuore alimentato dal ritmo della batteria, batteva in gola, mescolandosi e diventando un tutt’uno con la mia anima.

E poi eccoti dopo aver preso il tempo con il piede e aver salutato tutti, portasti il microfono alle labbra e prendesti a cantare.

Per me fu del tutto una sorpresa: la tua voce melodiosa cominciò a viaggiare dentro di me come se facesse parte delle mie membra da sempre. Non ti avevo mai visto prima d’ora, non avevo idea di chi fossi, ma nei miei sogni ti avevo già incontrato.

Ti avevo visto per la prima volta pochi secondi prima e ora che ti vedevo su quel palco non riuscivo più a fare a meno di guardarti, di ascoltarti come se la tua voce mi fosse sempre stata famigliare. Era quella la sensazione che provai quando ti ascoltai.

Sì, è vero mi avevano parlato di te, ma volevo vederti di persona per trarre le mie conclusioni, se eri davvero così bravo, bello e simpatico come tutti dicevano e ti avevano descritto e per la prima volta in vita mia dovetti dare torto a me stessa e dare ragione alle chiacchiere. La tua voce era semplicemente la più bella e spettacolare che avessi mai sentito in vita mia, tu eri fantastico mi faceva invidia vedere la grinta che ci mettevi nel fare quello che desideravi. Sembrava che fra te e il pubblico ci fosse un filo telepatico e tu avessi il potere di appassionarli a ciò che cantavi. Quella sera tutti erano ipnotizzati da te, dalla tua voce e io anche dai tuoi occhi che brillavano. Come immaginavo e come ancora immagino oggi, doveva essere perché eri emozionato che anche quella sera ci fosse stato il pienone di persone venute solo per voi per ascoltare le vostre canzoni seppure prima di allora mi eravate completamente sconosciuti.                                       

La serata andò avanti, sempre più emozionante e io ero sempre più felice, anche se le emozioni ormai iniziavano a farsi largo in me in modo del tutto confuso.

Sentivo che quella sera era tutto perfetto, avrei voluto che durasse per sempre, sentivo che lì, in quel momento, c’era tutto ciò di cui avevo bisogno e credo che il centro delle mie esigenze fossi tu. Nella mia vita non ero mai stata sicura di niente, fino a quella sera.

Sentivo che la musica che usciva da dentro di te, non solo dalla tua bocca ma anche dal tuo cuore, aveva un influsso fortissimo su di me, sentivo che in quel momento avrei potuto fare qualsiasi cosa.

Ma purtroppo, come tutte le cose belle di questo mondo, anche quella sera finì e mi lasciò un grande vuoto, ma anche una grande soddisfazione interiore assieme a una confusione grandissima che non mi permetteva di pensare da persona lucida.

Dopo le ultime note della canzone di chiusura ci salutasti e in cuor mio speravo che tra la folla mi avessi notata, avessi notato me, piccola goccia in un mare, piccolo puntino in un dipinto.

Sognavo che fossi venuto da me a salutarmi, a chiedermi come ti avevo trovato, a domandarmi come avessi trovato la vostra musica, per poi perderci a parlare di qualsiasi cosa e poi… bla bla bla… ok stavo sognando troppo forse, non ti avevo neanche ancora conosciuto e già sognavo di essere la tua ragazza,stavo decisamente correndo un po’ troppo.

Ma che ci posso fare, sono una persona che le cose le sente subito, che è molto impulsiva, ma a volte purtroppo è un difetto.

La folla iniziava ad andarsene, la massa di gente che era venuta ad assistervi se n’era andata, ma questa volta non intendevo seguire la folla,pur essendo una persona timida che ogni tanto non ha il coraggio delle sue azioni questa volta volevo fare quello che sentivo: e quello che sentivo era restare lì ferma ancora per un po’, anche perché la mia testa si rifiutava di comandare alle mie gambe di spostarsi per andare altrove.

Ormai il concerto era finito da due o tre minuti ma io non avevo certo intenzione di andarmene, aspettavo lì.

Sinceramente non so neanche io cosa aspettavo, cioè, stavo aspettando qualcosa di impossibile, di questo ne ero consapevole, ma come si dice la speranza è l’ultima a morire.

Ormai erano cinque minuti e io non demordevo, stavo lì in piedi, toccando i miei braccialetti con un po’ di rassegnazione, quando venni distratta da una voce dolce che mi fece comunque sobbalzare e mi fece scendere dal mio mondo sulle nuvole: - Hey, il concerto è finito, se vuoi puoi andare- io alzai lo sguardo prontamente, quella voce l’avevo già sentita.

Il mio intuito non mi ingannava, quella voce era la tua e io non ci potevo credere che fossi realmente tu che stavi parlando con me.

Io non avevo idea di cosa rispondere, feci un sorriso timido e molto probabilmente arrossii.

Tu continuasti a parlare sorridendo:

-Purtroppo non ci possiamo permettere di suonare ancora, siamo solo dei dilettanti che scroccano un po’ di tempo nelle serate…- e rise molto spontaneamente.

Di nuovo non seppi come rispondere, anche se quelle parole mi colpirono. Eri uno dei pochi ragazzi che cantavano in un qualunque gruppo, che non era affetto di falsa modestia.

Quel che diceva lo pensava sul serio e non perché pensava di fare del vittimismo, il che era da ammirare, non molti si potevano vantare di avere quel pregio e lui era una di quelle persone che anche se l’avevano non se ne vantavano. E finalmente trovai le parole anche se di fronte a quel sorriso di sicuro ero arrossita, di certo non sarebbe stata la prima volta.

-E invece no! Io penso che siate stati molto bravi e poi tu hai cantato benissimo- feci rispondendo velocemente forse troppo velocemente abbassai lo sguardo velocemente arrossendo. Che cavolo mi era venuto in mente di dire?!? Mi morsi il labbro superiore lanciando uno sguardo al cielo e mi maledissi mentalmente da sola appuntandomi di far passare le parole dal cervello prima di parlare.

Avevo una voglia matta di scappare mia o sotterrarmi per parlare sempre a sproposito. Ma poi una nuova risata partì dalle tue labbra ed era di nuovo spontanea, poi mi guardasti ancora con il sorriso sulle labbra e scendesti la palco raggiungendomi e io potei ammirarti finalmente nei particolari, mentre camminavi con la tua camminata lenta ma decisa che quasi mi fece venire ansia. Il capelli sul lungo svolazzavano leggermente sul collo colpiti dall’aria fresca della sera, nulla di speciale nella corporatura decisamente normale come un qualunque ragazzo che ci si poteva aspettare di incontrare in una qualunque altra zona, in un qualunque altro posto in una qualunque altra città. Appena mi fu vicino potei notare come i ciuffi ribelli che sotto alla luce dei lampioni riconobbi come biondi, ti ricadevano sugli occhi di un azzurro - blu stupefacente. Non ne avevo mai visti di un colore simile e ti davano forse quel tocco in più, quel qualcosa che solo tu hai che non so come descriverlo; il naso dritto, all’insù e il mio sguardo scese alle tue labbra carnose, voluttuose e così perfettamente modellate, sembravano disegnate e poi colorate di un rosso–rosato e per quanto molto probabilmente avessi preso freddo alle labbra nel cantare, non c’era segno di screpolatura. Ti fermasti e solo in quel momento mi accorsi che eri più alto di me. Mi guardavi con un sorriso che ti illuminava il viso, dai lineamenti vagamente infantili, ma in fase di cambiamento per la tua età di sicuro tra i 15 e i 17 anni.

-Grazie per il complimento, è il primo che sento di persona- ridacchiò e ne rimasi quasi incantata, ma non riuscivo a guardati propriamente negli occhi. Poi d’improvviso ecco la tua mano sotto il mio sguardo ancora abbassato. Spalancai i miei occhi verdi e poi la tua voce mi raggiunse ancora alle orecchie e quasi mi sciolsi nell’averla così vicina.

-Comunque piacere, io sono Alex-

Alzai lo sguardo su di te e incrociai il tuo sguardo e mi feci un nuovo sorriso e io lo ricambiai e titubante strinsi la mano che mi stavi porgendo e anche io mi presentai:

-Io sono Kathrin. Il piacere è tutto mio- dissi facendo un sorrisetto timido e continuavo a stringere la tua mano, che mi sembrava così grande rispetto alla mia e così calda, mentre la mia era infreddolita, mentre un ciuffo nero di capelli mi cadde sull’occhio smosso dal vento… Ti lasciai la mano scusandomi, e abbassando lo sguardo, di sicuro stavi sorridendo.

lo misi dietro l’orecchio facendo intravedere il piercing nella parte alta del destro. Visibile segno di imbarazzo… Ma che ci potevo fare se ero così timida?? Semplicemente nulla.

-Allora- feci mettendoti le mani in tasca e fissandomi -come mai ti sei fermata ancora? Insomma è un po’ tardi e non hai freddo?- mi chiesi con tono dolce e gentile.

In quest’ istante mi si raggelò il sangue nelle vene.

Non avevo la più pallida idea di cosa rispondere, non potevo dire la verità e in quel momento non avevo la testa per dire una sola bugia, il mio cervello probabilmente era stato sostituito da qualcos’ altro, perché non riuscivo a pensare ad altro che a te.

Allora cercai di pensare qualcosa, una minima sciocchezza, la più stupida, la più credibile e ad un certo punto ebbi un lampo di genio, la tipica lampadina che si accende.

Risposi in tono un po’ sommesso: -Sto aspettando i miei per tornare a casa-

Ok la scusa più stupida del mondo, però era proprio un’emergenza e non potevo fare altrimenti.

Per mia fortuna tu ci cascasti e  dopo qualche secondo in tono scherzoso dissi:-ah ok, pensavo fossi rimasta qui per gli autografi!- e iniziasti a ridere dolcemente, potevo vedere che dai tuoi occhi che brillavano traspariva sincerità ed era davvero bellissimo vedere il tuo sorriso.

La tua risata sempre così spontanea e priva di derisione mi fece sfuggire un sorriso sulle labbra e non seppi nemmeno se ti era sfuggito o meno, anche se di sicuro non l’avevi visto impegnato com’eri a ridere.

Continuai a cercare di guardarti negli occhi e sentii che le mie guance iniziavano a scaldarsi, avevi quasi fatto centro: io ero rimasta lì per te.

Allora risi anche io imbarazzata finché l’effetto della tua battuta che mi aveva toccato nel profondo non finì. Ad un certo punto tu ripresi la conversazione e mi smossi per un attimo dai miei pensieri:- Mi dispiace vederti qui tutta sola, quando dovrebbero arrivare a prenderti?-

Il fatto e che non stavo aspettando proprio nessuno quindi l’unica cosa che mi venne in mente fu:

-Non lo so, sarebbero già dovuti arrivare ma avranno avuto un contrattempo-

Ora iniziai a fantasticare che tu avresti potuto riaccompagnarmi a casa sulla tua moto rombante, che mi avessi portata in un posto romantico… ok basta fantasticare!

Non posso vivere nei sogni!

-Ah capisco, beh allora ti farò compagnia finché gli altri del gruppo non mi chiamano-

Beh, ok non era proprio la moto rombante e appuntamento romantico però era molto gentile da parte tua.

-Non ti preoccupare, prima o poi arriveranno, sarà questione di minuti, beh comunque grazie.-

-Figurati!- mi rispondesti con un sorriso

Il fatto è che non sarebbe venuto proprio nessuno a prendermi e se avessi scoperto che ti avevo raccontato una bugia sarebbe stato piuttosto imbarazzante e tra le altre cose appena te ne saresti andato sarei rimasta lì da sola! Ma io volevo rimanere lì anche tutta la notte l’importante era che ci fossi stato tu con me e nessun’altro.

Ti guardavi intorno mentre io continuavo a guardare te e forse la cosa sarebbe risultata fastidiosa, eppure lo facevo così senza pensare che magari te ne saresti accorto, non riuscivo a smettere di osservare i tuoi lineamenti così perfetti.

-Allora Kathrin quanti anni hai?- chiedesti poco dopo con le mani in tasca e dando un calcio ad un sassolino che si trovava di fronte a te, ti osservavo e appena alzasti gli occhi su di me le parole mi morirono come se non ce le avessi più

-Ho 15 anni e ho finito da qualche settimana il primo anno di liceo classico-

-Oh, complimenti una liceale!- disse liberando un’altra risata cristallina -Beh non abbiamo tanta differenza di età, io ho 17 anni- mi dicesti con aria solenne, come se ti trovassi in una veneranda età che quasi non scoppiai a ridere.

-Ah. Ho capito e da quanto suoni?- chiesi incuriosita

-Beh da una vita! Diciamo che è sempre stato…-

Ma non seppi che cos’era sempre stato perché ad un certo punto sentii un urlo e un ragazzo si fece strada tra amplificatori, chitarre e fili vari:

-Hey, Alex ci vuoi fare aspettare ancora per molto? Dobbiamo festeggiare, salta in macchina che andiamo e non importunare le ragazzine!-

Una grande risata gli uscì di bocca, non riusciva più a trattenerla.

Ma che importunare! Anzi mi stavi davvero facendo un favore a stare lì con me, e poi, si io sarò una ragazzina ma tu non avevi  certo poi  così tanti anni in più di me.

-Ma smettila va! Arrivo subito stai tranquillo!-rispondesti ridendo e poi ti girasti verso di me: - Beh ora mi piace ma devo scappare, il lavoro chiama!-

Sentii un vuoto dentro di me che mi mise davvero a disagio, sapevo che non ti avrei più rivisto e questo mi faceva stare davvero male.

Ma poi aggiungesti un qualcosa che mi fece fermare il cuore per diversi secondo:

 -Comunque se ti siamo piaciuti ci saremo anche la prossima settimana qui, Kathrin-

Non ci potevo credere, mi avevi chiamato per nome, allora un po’ di me ti importava, ero al settimo cielo per una sciocchezza, ma riguardava te ed era tutt’altro che una sciocchezza.

-Allora vedrò di esserci anche al prossimo concerto, Alex-

Incredibile! Anche io ti avevo chiamato per nome, avevo avuto il coraggio di chiamarti per nome! Tutto stava diventando così naturale per me nei tuoi confronti.

Mi salutasti velocemente e iniziasti a correre verso il furgoncino dove all’interno c’erano i tuoi amici e mentre correvi urlasti: -Giovedì 4 alle 9, ti aspetto al prossimo concerto, ci conto-

Fu quello il tuo modo di salutarmi e rimasi lì ad osservare la tua figura andarsene e salire con i suoi amici a festeggiare il successo del concerto. Non riuscii neanche a risponderti perché eri già sul camioncino ma quella data non me la dimenticai di certo, ero euforica, mi sembrava di toccare il cielo con un dito. Poi un rombo di un motore e il camioncino partì passandomi davanti si sporse dal finestrino e mi salutasti con la mano e un sorriso, questo mi fece letteralmente sciogliere. Io alzai una mano in segno di saluto con aria sorpresa e le gote rosse.

Feci un giravolta su me stessa e la borsa a tracolla nera mi seguì andando poi a sbattere contro la mia anca. Guardai un puto indefinito del marciapiede e poi alzai lo sguardo e sul mio viso comparve un sorrisone enorme. Uscii dalla piazza con lentezza indefinita, mi sembrava di volare, con le mani dietro la schiena e sognante guardavo e non guardavo dove andavo e questo di tanto in tanto mi fece andare a sbattere contro diverse persone. La cosa non m’importava, avevo solo le immagini ella serata nella testa, mi passavano davanti come tante scene che messe insieme formavano un film. Il video del concerto e poi rallentarono fino a quando non ti conobbi e il mio sorriso si fece ancora strada sul mio viso.

Volevo urlare dalla felicità, far sapere a tutti quanto ero felice già solo per il fatto che per una volta in vita mia, ero stata in grado di fare quello che volevo, nell’esatto momento in cui lo volevo fare e questo mi rendeva orgogliosa di me stessa! E poi l’idea di rimanere lì aveva portato qualcosa di positivo e ciò non fece che giovare al mio animo già gioioso!

Quasi senza rendermene conto ero davanti casa feci girare le chiavi nella toppa, aprii la porta e entrando comincia a canticchiare le vostre canzoni di quel concerto assolutamente meraviglioso. Salii le scale diretta in camera mia e appena arrivata davanti al letto, senza nemmeno cambiarmi mi gettai sul materasso lasciandomi alla beatitudine che mi stava circondando da ore!! Abbracciai il cuscino trattenendo a stento degli urletti. Mi rialzai a sedere di scatto pensando ad avere un po’ di contegno che al momento sembrava svanito. Misi la solita ciocca ribelle dietro l’orecchio e mi venne in mente di nuovo la conversazione strana avuta con Alex solo qualche minuto prima. Mi sentivo troppo irrequieta e un nuovo sorrisone mi comparve sul volto.

Mi levai le all star e le lasciai cadere in chissà quale parte della stanza e poi mi lasciai la maglietta e i jeans senza avere la forza di togliere altro. Rimasi quasi tutta la notte ad occhi spalancati nel buio della camera troppo euforica per dormire e intanto mi abbracciavo il cuscino immaginando che fossi tu, immaginando me al tuo prossimo concerto per acclamarti e per essere di nuovo tra i fan.

La notte passò tra sogni, sorrisi nel buio della mia piccola camera. Il mattino non si fece attendere.

 

 

 

 

Ed eccolo qua! Questo è il primo capitolo, speriamo vivamente che via sia piaciuto… Come detto all’inizio del capitolo farete delle autrici felici se commenterete*-*

Ringraziamo anche solo chi leggerà^^! E questo è tutto!

A presto con il seguito!!^^

Ciauuu!!

 

 

 

  
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