Fanfic su artisti musicali > Beatles
Ricorda la storia  |      
Autore: Chiara_LennonGirl06    22/04/2014    8 recensioni
[...]
“Sai, Paul, avevamo ragione.” sussurrò, ancora vicino all’altro.
“In che senso?” chiese Paul, stupito per quell’affermazione.
“Avevamo ragione, quando abbiamo scritto ‘I want to hold your hand’.” affermò John, con gli occhi che brillavano per l’emozione.
“Continuo a non capire.”
"Avevamo ragione a volere l’uno la mano dell’altro. L’unica certezza che mi è rimasta è che vorrei sempre avere le tue dita intrecciate nelle mie. Solo le tue mani mi trasmettono la sicurezza e l’amore di cui ho bisogno.” rispose il maggiore, avvicinandosi pericolosamente a lui.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I Want To Hold Your Hand

 
 
 
“Per favore dimmi
che mi permetterai di essere il tuo uomo
e per favore dimmi
che mi permetterai di stringere la tua mano

ora lasciami stringere la tua mano
voglio stringere la tua mano

e quando ti tocco mi sento felice dentro
è una sensazione che, amore mio,
non riesco a nascondere”

-“I want hold your hand”

 
***
 
 Liverpool, 6 luglio 1957, Festa della Woolton Church.
 
“E questa femminuccia chi sarebbe?” chiese con la sua solita ironia un giovane John Lennon, mentre Ivan gli presentava il suo amico.

Io sono Paul.” gli rispose il ragazzo, sorridendo e ignorando la battuta.

Paul gli strinse per qualche secondo la mano e a quel gesto John si sciolse immediatamente. Nessuno aveva mai avuto quell’effetto su di lui. Quelle mani gli avevano infuso così tanta sicurezza e fiducia che lui, spaventato da quel nuovo sentimento, salutò il ragazzo e decise di mandarlo via, come faceva ogni volta che qualcosa lo colpiva nel profondo.
Si voltò più volte nel vederlo uscire dal locale, ma sfogò il nuovo sentimento provato nell’ennesima bottiglia di whiskey.
 
***
 
Liverpool, 16 luglio 1958
 

John!” gridò Paul dopo aver girato la chiave nella maniglia per entrare in casa.

John, lo so che sei qui!” continuò il ragazzo, preoccupato.

Lasciami in pace!” rispose John in malo modo dalle scale.

Paul, dopo aver udito le sue parole , salì velocemente al piano di sopra e si ritrovò in camera sua. Vide John piegato in due sul letto, con la testa nascosta nelle gambe.
In quella stanza, quel giorno, era sceso stranamente il silenzio, rotto ogni tanto dal suono dei singhiozzi disperati di John.
 
“Ti avevo detto di andartene e di lasciarmi solo!”  sibilò John con voce fioca, alzando il viso.

“Sai che non posso farlo.”  rispose Paul, avvicinandosi al suo letto.

“Non ce la faccio Paul. Mi scoppia la testa, è tutta colpa-”

“No John, non è colpa tua. Smettila di dire cazzate.” lo interruppe il ragazzo, fissandolo negli occhi.

E’ morta, Paul! È andata via per sempre! Proprio ora che stavamo ricostruendo il nostro rapporto, l’ho persa di nuovo!”

“Si, John. Ma sono sicuro che tua madre ora sarebbe fiera di te.” rispose dolcemente Paul, prendendogli la mano.

John gliela strinse e ci si aggrappò con tutto se stesso.
Sua madre era appena morta, tutte le sue certezze erano crollate, quella mano era l’unica cosa che lo teneva ancora in vita.
“Paul, tu non te ne andrai mai via, vero?”

Sono qui per restare. Non ho nessuna fretta.”

“Grazie.”
 
***
 
Liverpool, 18 agosto 1959
 

“John, ma quante volte devo dirti che quello è un accordo per banjo?” chiese Paul, sfinito dopo tante ore di prove.

Lo so che è un accordo per banjo, ma non riesco a suonare il do maggiore con la chitarra.” replicò il ragazzo, seccato.

Dai avvicinati, ti faccio vedere come devi fare.” gli propose l’amico, ridacchiando.

Ecco, ora metti un dito qui e con l’altro premi la corda in basso.”

“Così?”

“Aspetta, ti aiuto.” disse Paul, poggiando la propria mano su quella di John.

Il più grande sentì la pelle andare a fuoco, mentre le sue mani cominciarono a tremare sotto quel tocco delicato.
Amava quando Paul lo aiutava con la chitarra, era sempre stata una buona scusa per permettere alle sue dita di intrecciarsi con quelle del compagno.

“Ecco, bravo.”  sussurrò con un sorriso Paul, togliendo cautamente la propria mano da quella di John.
 
***
 
Londra, 23 aprile 1964
 

Paul era sfinito.  Avevano girato le scene per il loro primo film tutto il giorno e il suo corpo implorava un po’ di meritato riposo.
Hey, femminuccia. Cosa ci fai qui, tutta sola?” chiese John con un sorriso malizioso, dopo essere entrato in camera sua.

Sparisci, Lennon. Oggi non è giornata.” rispose Paul, decisamente seccato.

Hey, oggi siamo isteriche? Cosa ti prende?” continuò il maggiore, provocandolo.

“Sono stanco, John. Sono maledettamente stanco ed ora voglio solamente riposarmi.”

John gli si avvicinò lentamente, sedendosi accanto a lui e prendendo la sua mano.
Cominciò ad accarezzarla con dolcezza, portandola alla bocca per baciarla.
Stamattina non mi hai neanche salutato come si deve.” Sussurrò, furbescamente.

Quale parte del ‘sono stanco e voglio solamente riposare’ non ti è chiara? Ribatté il ragazzo, sorridendo e ricambiando il gesto.

Quel giorno, la mano di John gli era mancata terribilmente. 
Aveva provato a cercarla con lo sguardo per delle ore, perché gli mancava tutto l’amore che John riusciva a trasmettergli, soltanto sfiorando le sue dita.
“Non sembra che tu sia così stanco, visto che mi stai stringendo la mano così.”

“Vaffanculo, Lennon.” rispose Paul, ridacchiando.
 
***
 
New York, Shea Stadium, 15 agosto 1965
 
“John, dove ti sei cacciato adesso? Possibile che tu debba sempre scappare prima dei concerti?” chiese Paul, mentre entrava timidamente nella stanza del compagno.
Il bassista fece qualche passo in più, prima di trovarsi di fronte a un John Lennon impaurito e seduto a terra con la chitarra in mano.

John! Ma cosa fai seduto lì? Dai, alzati. George e Ringo ci stanno aspettando per salire sul palco.”  

“Non ce la faccio, Paul. Non credo di essere in grado di fare un concerto.” rispose John con voce tremante ed impaurita.

Paul lo fissò per qualche secondo, incerto sul da farsi, prima di sedersi accanto lui e incoraggiarlo.

Di cosa hai paura?” gli chiese, comprensivo.

Ho paura di non farcela. Paura di perdere la voce, di stonare. Ho paura di rovinare tutto.” rispose John, confidandosi con lui.

John, ma cosa dici? Tu sei il più bravo di tutti, la tua voce è sempre stata perfetta.

Perché ora non dovrebbe? Andrà tutto bene, vedrai.”
affermò Paul, dandogli una pacca sulla spalla.

Ne sei davvero convinto?”

Ne sono sicuro.”

“Se però mi dessi la mano, salirei su quel palco senza problemi.” disse il chitarrista, cercando di sfoggiare nuovamente un tono beffardo.

Sei sempre il solito, Lennon. Alzati e datti una sistemata. Sei un disastro.”
 
***
 
Londra, 3 settembre 1969
 

Quella mattina di inizio autunno, John si recò a casa di Paul per un ultimo saluto, prima di partire definitivamente per New York.

“Chi è?” chiese Paul, incerto, dopo aver sentito qualcuno suonare al campanello.

“Sono io” rispose il chitarrista, sorridendo.

John, che piacere. Come mai da queste parti?” domandò l’amico, dopo averlo fatto accomodare in salotto.

Passavo di qui. E poi, domani parto.”

“Quindi, te ne vai davvero?” chiese Paul, cercando di non far trasparire una nota di malinconia, nel pronunciare quelle parole.

“Così sembra.” si affrettò a rispondere il compagno.

Allora suppongo che ci dovremmo salutare.”

Credo proprio di sì.”

John si alzò dal divano e si avvicinò lentamente al più piccolo, stringendolo per un’ultima volta tra le proprie braccia.
Sai, Paul, avevamo ragione.” sussurrò, ancora vicino all’altro.

 
In che senso?” chiese Paul, stupito per quell’affermazione.

“Avevamo ragione, quando abbiamo scritto ‘I want to hold your hand’.” affermò John, con gli occhi che brillavano per l’emozione.
 
“Continuo a non capire.”

"Avevamo ragione a volere l'uno le mani dell'altro. L'unica certezza che mi è rimasta e che vorrei sempre avere le tue dita
intrecciate alle mie. Solo le tue mani mi trasmettono la fiducia e l'amore di cui ho bisogno."  
Rispose il maggiore avvicinandosi pericolosamente
a lui.

"John.."
 
Paul riuscì solo a sussurrare, prima di baciare il suo amato con desiderio.
In quel momento, nulla era davvero importante.
Forse quella sarebbe stata davvero l’ultima volta in cui si sarebbero visti. Forse John stava andando via dalla sua vita per sempre.
 
Contavano solo Paul e John, John e Paul, che si lasciarono travolgere dalla passione per mettere a tacere tutto quel gioco di sguardi e di mani.
 
 
***
 
 
New York, 8 dicembre 1980
 
 
John è sdraiato a terra, con quattro proiettili conficcati nel corpo.
 
La sua mano è abbandonata sul freddo pavimento dell’ingresso del Dakota. Non è più in quella di Paul, che amorevolmente sapeva svegliarlo da ogni incubo.
John sa che non si risveglierà più, che la sua mano non sfiorerà mai più quella del suo compagno e che, ora, è davvero giunto al capolinea.
 
Rivede improvvisamente tutti i momenti passati con Paul: i loro sorrisi, le loro canzoni, le loro carezze e le notti d’amore.
John ha paura. Paura di morire, paura che Paul possa dimenticarsi di lui.
E’ quella la vera morte. Non il fatto di essere stato colpito, ma di essere dimenticato da Paul, il suo Paul. Quel ragazzo che gli strinse la mano nell’estate del 1957 e che da allora lo accompagnò in un continuo crescere d’amore e di emozioni.
 
L’unica cosa che lo teneva in vita, ormai, era andata via per sempre.
 
John chiude gli occhi, fa cadere delicatamente la mano vicino al suo viso e con l’ultimo respiro che gli rimane sussurra lentamente:
 
"I want to hold your hand, Paul."


Fine. 
 
Angolo autrice:
 
Salve a tutti,
Eccomi con la mia quarta one- shot. Questa storia è il frutto dell’effetto che mi ha fatto ascoltare ‘I want to hold your hand’ per un’ora di fila. Ho sempre amato particolarmente questa canzone e sono sicura che alla sua base ci siano state profonde ispirazioni. Così ho deciso di fare una raccolta riportando diversi momenti di quotidianità tra John e Paul. So che risulterà molto banale e sicuramente schifosa, datemi tempo e cercherò di migliore sempre di più. J
Ringrazio in primis ringostarrismybeatle per la correzione e per tutto il supporto morale che mi è servito per pubblicarla. Tesoro, sei davvero una persona speciale e preziosa. Sono felice di avere ampliato la nostra conoscenza e spero che questa maturi con il tempo.
Ringrazio inoltre le fantastiche autrici che rispondono al nome di: lety_beatle; Evola_Love_Beatles; Kia85 e Missrocker per le recensioni, i consigli e i complimenti che mi hanno fatto nelle mie precedenti ff. Siete davvero tutte speciali e non saprei che aggiungere.
Avrete presto mie notizie, il mio cervello sta lavorando su un’altra one-shot che spero arrivi presto e su due idee per due long.
Ringrazio infine ogni lettore, aspetto con ansia vostre recensioni e consigli, ovviamente sono tutti ben accetti.
 
Alla prossima,

Chiara_LennonGirl06
  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: Chiara_LennonGirl06