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Autore: Milla Nafira    22/04/2014    0 recensioni
Mille giorni.
Quasi tre anni.
Quasi tre anni da quando ci siamo conosciuti e ormai quattro mesi dal nostro ultimo bacio, da quando ci siamo lasciati per l'ultima volta. L'ultima in assoluto.
Eppure mentirei se dicessi che non ti penso più.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non ti ho dimenticato, sto solo andando avanti.

Non cercandomi un altro, no. Non voglio aver bisogno di un uomo per farcela, voglio essere forte da sola, essere una donna emancipata e indipendente.

Non voglio neanche farmi vedere un pubblico con qualcuno per cui non ho sentimenti al solo scopo di ferire i tuoi. Non voglio farti del male, né a te, né ad un altro uomo, né a me stessa.

Sarebbe un atteggiamento stupido, infantile, egoista. Ma, soprattutto, sarebbe inutile. Perché la millenaria tecnica del chiodo scaccia chiodo non funziona, l'ho imparato a mie spese.

Prova a piantare un chiodo in un albero. Bene, ora piantane un secondo sopra il primo. Cosa hai risolto ora? Il primo chiodo non è uscito, si è solo conficcato più in profondità: se prima rimuoverlo sarebbe stato difficile adesso è pressoché impossibile. L'unico modo per toglierlo sarebbe squarciare il tronco, causando così una ferita che non avrà mai possibilità di rimarginarsi.

(Proprio così, ladies and gentlemen, spiacente di deludervi ma chiodo scaccia chiodo non funziona, a meno che non abbiate la profondità e lo spessore di un sottile strato di compensato. In quel caso smile, potete inserire tutti i chiodi che volete fino a diventare uno scolapasta. Ironia sottile, ma non troppo, giusto per smorzare il clima eccessivamente sentimentale)

Sto superando tutto solo con le mie forze; è stata la cosa migliore che potessimo fare, smettere di sentirci, ne sono convinta. Smettere di cercarci, di tenerci ossessivamente in sospeso a vicenda, è stata la decisione più saggia che potessimo prendere. La nostra stava diventando una relazione, se 'relazione' si può definire, insana, in cui entrambi volevamo solo impedire all'altro di andare avanti. Uscire da questo circolo vizioso è stata la miglior scelta della mia vita, mi ripeto ogni giorno, davanti allo specchio.

Eppure, sai, qualche volta ti penso ancora.

Non spesso come un tempo, certo, ma a volte, quando sono sola, appena prima di dormire, oppure quando sono in mezzo a tanta gente e qualche piccolo dettaglio mi ricorda te.

Allora vorrei scriverti, anche solo per chiederti come stai, perché non so più nemmeno questo. Non so se stai bene, se è successo qualcosa di nuovo, se hai un'altra, se stai andando avanti. Non so se fumi ancora, non so come stai andando a scuola, non so cosa farai quest'estate. Non so nemmeno se a me pensi ancora. Non so più niente della tua vita: talvolta questo pensiero mi ferisce e vorrei prendere il cellulare e farmi sentire.

Poi mi trattengo, perché so che mi farei soltanto del male e non sono pronta per soffrire ancora, il mio cuore è talmente ammaccato e provato dagli ultimi tre anni. Esiste un limite alla resistenza di un cuore umano al dolore? All'inquietudine? Al peso dell'amore infelice? Forse no, ma non ho intenzione di scoprirlo.

Eppure anche non sentirti mi fa male.

Non avrebbe alcun senso riprovarci, ma siamo adulti ormai, non potremmo creare un rapporto che non implichi né una relazione né attrazione sessuale? Non potremmo, qualche volta, parlare e basta?

"Ehi come stai? Io di merda, ieri sera è successa una cosa che non so spiegarmi neanche io. Ho paura, sono spaventata da me stessa. Mi sento scossa e vulnerabile. No, non posso scriverlo qui, non è il caso. Chiamami"

"No, non ho conosciuto nessuno che mi piaccia. Forse c'è un ragazzo che potrebbe interessarmi, ma è più piccolo, comunque niente di serio. E tu?"

"No, non sto più così male. Sono solo stanca, stanchissima, mi sento sfinita anche quando non faccio nulla. No, non preoccuparti, non c'è bisogno che tu venga qui. Domani mattina andrò in Consultorio per parlare con una psicologa. Certo, ti tengo aggiornato"

"Tutto bene? Io meglio, un po' di stress per la maturità imminente. Non so neanche cosa farò dopo il diploma, ma non penso più che mi iscriverò all'università. Sarà un enorme, spaventoso salto nel vuoto. Vorrei andarmene dall'Italia. Non solo per la disoccupazione, vivere qui non mi piace più. Voglio vivere in un posto pieno di persone dalla mentalità aperta, persone che non cerchino intenzionalmente un ritmo di vita stressante per esorcizzare il nulla di fondo che è l'esistenza umana. Ah, se potessi fare questi discorsi con chiunque senza essere presa per pazza! Vorrei scappare, in Sud America probabilmente, o forse ad Amsterdam. Dovevamo andarci insieme, ricordi? In questo caso non sarebbe una vacanza, ma un periodo un po' più lungo. Ti andrebbe bene lo stesso? Scappiamo insieme?"

Ma poi conto fino a dieci e non ti scrivo niente. Ho sofferto per amore a causa tua ma, se non fosse per te, non saprei neanche cosa sia l'amore.

Non ti penso più così spesso, è vero, ma quando lo faccio piango quasi sempre.

Mi manchi. Mi squarcia l'anima sapere che non possiamo più fare parte l'uno della vita dell'altra.

Poi raccolgo i pezzi del mio cuore e mi ripeto che ce la farò, come sempre.

Forse era destino che le nostre vite si incrociassero una volta sola, per poi procedere in direzioni diverse.

   
 
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