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Autore: Mariange7a    22/04/2014    1 recensioni
Che stupidi che siamo! quanti treni persi per le nostre timidezze, quante felicità perdute per il nostro mancato coraggio. Le più grandi storie ci insegnano che le cose vanno sempre come devono andare e che, magari, grazie anche all'aiuto delle stelle tutto diviene più semplice.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Stelle Cadenti

Poche parole racchiudevano quei momenti. Nessuno dei due osava interrompere quella quiete ricca di pensieri, attimi, emozioni. Quel cielo notturno li aveva visti protagonisti di una giornata piena di sguardi silenziosi che si urlavano le parole più dolci. Era come una sorta di segreto, un rifugio, nessuno sapeva niente, nessuno vedeva niente, e ringraziavano ogni notte il cielo se a tutti non era concesso ascoltare il crescere del battito del loro cuore.
 Si amavano silenziosamente, eppure quello che avevano dentro scoppiava. Il segreto cresceva ed il loro amore aumentava di pari passo. La notte era calata e, ormai, tutto taceva, restavano solo in lontananza il fumo di qualche falò e i loro visi illuminati da quella luna e da quelle stelle, che inconsce, facevano da tetto a tutti quei desideri che li accomunava. Eravamo seduti su quegli asciugamani impregnati d’acqua che quasi mi infastidivano ma da cui non mi sarei lo stesso alzata perché ad averlo al mio fianco tutto diveniva perfetto. Lui, col gelo, col caldo, nel posto più sperduto e finché lo avesse desiderato, sarebbe sempre rimasto il mio luogo preferito.
 Di tanto in tanto mi giravo semplicemente ad osservarlo, ad osservare i suoi lineamenti scuri che come sfondo avevano dei magnifici falò scoppiettanti, lo guardavo con grazia, senza fare rumore, senza perdermene neppure un attimo, sperando che non si alzasse da là nemmeno per un istante, ero là a sperare che quello che desideravo lo desiderava anche lui, a sorridere naturalmente quanto bastava e ad amarlo più che potevo con un semplice sguardo e lui capiva tutto, senza che la mia bocca emettesse suono i suoi occhi e la curva delle sue labbra avevano appreso le mie parole. L’umidità calava e, per quanto riusciva, iniziava a distogliere quel pensiero fisso in cui mi perdevo costantemente, così presi il cappuccio della mia felpa e lo indossai quasi a proteggermi, tirai un lungo respiro e mi distesi del tutto su quella gelida tovaglia, poi misi un braccio dietro al collo, sorrisi ed iniziai a fantasticare ammirando la bellezza di quel cielo notturno. All’improvviso si alzò di scatto ed io mi girai nella sua direzione quasi istintivamente, si chinò su di me e disse sorridendo:
<< mi faresti spazio? c’è freddo! >>
Sorrisi nel vederlo lamentare come un bimbo che fa i capricci, così annuì e mi spostai fingendo lamentele, iniziai ad indicare il cielo un po’ forse per attirare la sua attenzione un po’ per cercare realmente di capire o immaginare che forma avessero quegli insiemi di stelle, ma poco gli importava. Abbassò il mio braccio senza pensarci troppo e si girò verso di me, sorrideva e quelle marcate fossette che gli si evidenziavano poco sotto lo zigomo destro mi facevano sciogliere ancora di più fra le sue braccia. Desiderava quanto me e più di me quello che io volevo davvero, ma mi mancava il coraggio e lui lo sapeva, lo sentiva. Scrutava ogni mio lieve movimento, ogni mia vibrazione. Mi fissava, metteva a nudo il mio carattere e le mie debolezze, mi stuzzicava con i suoi sguardi e mi imbarazzava, il colore dei suoi occhi non mutava ma cambiava forma fino a divenirmi quasi impossibile reggere lo sguardo. Allungavo le maniche della mia felpa e mi muovevo di tanto in tanto per prendere tempo, per rompere quei silenzi pieni di imbarazzo, obbligando, per quel po’ che riuscivo, la mia mente a pensare. Mente mia che da un secondo all’altro giaceva inerme senza parole e pensieri. Così mi si avvicinò ancora di più, il cuore mi pulsava anche oltre il petto, accennando un lieve sorriso, con voce sicura della mia risposta mi disse:
<< vuoi che vada via?! >>
-risposi di getto - << No! >> -sorrisi e continuai con la più naturale risposta : << resta con me! >> A quelle semplici parole le nostre labbra si sfiorarono e in un attimo fu tutto più semplice.
 Lo baciai, mi baciò. Ci baciammo sotto quella luna e quelle stelle che giurarono di tacere per noi. Mi abbracciava, mi stringeva, si prendeva cura di me e delle mie insicurezze, mi istruiva in quei movimenti dicendomi con lo sguardo di stare tranquilla, mi accarezzava il viso ed io facevo lo stesso. Il suo respiro nel collo mi dava sicurezza e pace ed escludeva ogni tipo di malizia, c’era purezza noi nostri sguardi, amore nei nostri movimenti. Mi avvolgeva con le sue dolci e morbide braccia e non capivo più niente, non distinguevo più la fine del mio corpo e l’inizio del suo, i suoi baci sapevano di dolcezza e sotto il mio naso c’era solo il suo intenso profumo con il quale non capivo più nulla, solo amore, solo baci, solo me e Lui.
 Gli sorrisi quasi a ringraziarlo del dono e del futuro ricordo che avrei avuto di Lui e di quella magica notte e lo strinsi ancora più forte godendomi al massimo quegli attimi che le prime luci del sole avrebbero cessato.
 Poi ad un tratto il mio sguardo fu catturato da quel cielo stellato, mi mossi di scatto:
<< una stella cadente! Esprimi un desiderio! >> continuò: << non serve, quello che desideravo si è già avverato. >>
 
Sorrisi stupita e lo baciai di nuovo e ancora una volta senza smettere mai fino alle prime luci dell’alba.
Ma per entrambi quella notte non fu mai abbastanza.
  
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