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Autore: FangirlFreakYoli    22/04/2014    1 recensioni
Kurt e Blaine.
Sherlock e John.
Vite diverse, ma stessa storia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Oh beh, I'm Ronnie. Mi è stato chiesto di tradurre questa OS, enjoy.



Kurt Hummel era la definizione della solitudine.
 
Era al suo ultimo anno di liceo, non aveva amici ed era vittima di bullismo a causa della sua sessualità.
 
Suo padre non lo capiva, perché Kurt non aveva il coraggio di dirglielo, considerato il suo infarto dell’anno precedente. Non voleva correre il rischio di causargliene un altro per via dello stress.
 
Kurt non aveva nessuno con cui parlare.
 
Era solo e triste, non aveva i voti che meritava e faceva tutto schifo.
 
Sentiva come se la propria vita fosse finita.
 
Era a casa, nella sua stanza, e ascoltava della musica, leggendo qualche giornale. Era tutto quello che faceva, solitamente, oltre a leggere moltissimi libri. Erano le sue uniche vie di fuga.
 
Dopo un paio d’ore andò a dormire.
 
Forse domani andrà meglio..
 
Si addormentò con una canzone nella testa.
 
Let’s go all the way tonight
No regrets, just love
We can dance until we die
You and I, will be young forever

 

 
 
Blaine Anderson, penultimo anno alla Dalton e nessuno si interessava a lui.
 
Al suo primo anno era stato timido, a causa del bullismo subito alla sua vecchia scuola. Il secondo anno era un ragazzo felice con molti amici, ma qualcosa era successo durante l’estate. Quando era tornato era molto più.. triste. Non parlava più così tanto, aveva abbandonato gli Usignoli, e i suoi voti erano calati. Nessuno lo notava, incluso Blaine stesso.
 
Per la prima metà dell’estate era stato depresso. Ai suoi genitori non importava, non lo avevano mai accettato. Smise di vedere i suoi amici.
 
Non sapeva cosa fosse successo, era successo e basta.
 
In quel momento ascoltava la musica leggendo un libro, come in un giorno normale.
 
Dopo un paio d’ore, andò a dormire con una canzone nella testa.
 
You make me feel like I’m living in a teenage dream
The way you turn me on, I can’t sleep
Let’s run away and don’t ever look back
Don’t ever look back
 
 
Kurt camminava nel corridoio, cercando di ignorare le risate e i commenti, ma era difficile, quando tutti lo additavano. Era quasi al suo armadietto, quando fu spinto violentemente. Kurt semplicemente continuò a camminare.
 
Aveva avuto davvero una pessima giornata. Era stato granitato tre volte –aveva un solo ricambio- spinto contro gli armadietti quattro volte, e non poteva contare tutti gli insulti che aveva sentito.
 
Mangiò da solo, come sempre, andò a lezione, cercò di rimanere concentrato.
 
Quando le lezioni terminarono, decise di andare a prendere del caffè.
 
E aveva ancora in mente quella canzone.
 
 
 
Blaine aveva avuto una giornata orribile. I suoi amici avevano provato a parlargli, ma lui li aveva ignorati. Non disse nulla durante le lezioni, odiò il cibo della mensa e tutto era.. orribile.
 
Andò al Lima Bean per un caffè, ancora con quella canzone in testa.
 
Una volta arrivato, il locale era già quasi pieno, così entrò, prese il caffè e si diresse al tavolo che aveva adocchiato in precedenza, ma era già stato preso.
 
Chiedere non mi farà del male.
 
“Scusami? Posso sedermi qui? È tutto pieno.” Disse Blaine, e l’altro ragazzo alzò lo sguardo. Blaine si sentì improvvisamente male. Sembrava, beh, triste. Gli occhi blu, con chiazze grigie e verdi. Era come l’oceano, ma un oceano solitario. Solo come lui.
 
“Uhm, va bene.” Sorrise e si sedette.
 
“Grazie. Io sono Blaine.”
 
“Kurt.”
 
“Vivi qui a Lima?” chiese, e Kurt alzò lo sguardo, come se fosse sorpreso.
 
“Sì, ci vivo da sempre. Vado al McKinley. Tu di dove sei?” chiese, e Blaine si sentì strano. Non parlava con i ragazzi a scuola, ma voleva parlare con lui come se fosse una cosa che aveva sempre fatto.
 
“Westerville, vado alla Dalton.”
 
“Carino. Ho sentito che sia una buona scuola.” Disse Kurt, e Blaine annuì.
 
“Sì, è fantastica!” disse Blaine, ma si zittì, quando sentì Kurt canticchiare la canzone nella sua testa.
 
“Ti piace la musica?” chiese, e Kurt smise, chiedendogli il perché della domanda.
 
“Stavi canticchiando ‘Teenage Dream’, è una delle mia canzoni preferite.” Disse, e desiderò di non averlo detto. Non ci sono molti ragazzi che amano Katy Perry.
 
“Oh sì. Ce l’avevo in testa. Per rispondere alla tua domanda, sì. Amo la musica. E Lady Gaga, e i Musical.” Disse Kurt, per poi abbassare lo sguardo, pentito.
 
“Bello, anche a me. Il mio preferito è ‘Wicked’.” Disse Blaine, e Kurt alzò lo sguardo, interessato.
 
“Anche il mio. È fantastico.” Disse Kurt, e Blaine per poco non si strozzò con il caffè. Aveva trovato qualcuno come lui? Cominciò a chiedersi se Kurt non fosse gay, perché non a molti ragazzi etero piacevano i musical e Lady Gaga.
 
“Bella giacca,” gli disse senza pensare, ed era vero. Era una semplice giacca nera, ma molto alla moda.
 
“Grazie, è una delle mie preferite. Amo molto la moda.” A quel punto Blaine aveva bisogno di chiederglielo.
 
“Questa forse è una domanda davvero strana, da farsi, ma sei gay?” chiese sperando in una risposta affermativa.
 
“Uhm, sì.” Disse abbassando lo sguardo, e Blaine realizzò che stesse pensando che Blaine fosse omofobo.
 
“Va tutto bene. Anche io sono gay.” Kurt alzò lo sguardo sorridendo. Blaine guardò l’orologio, capendo di dover andare via.
 
“Ehi, devo andare. Potremmo scambiarci i numeri, forse. Mi piacerebbe conoscerti meglio.” Disse, e Kurt annuì.
 
Blaine andò via sentendosi come non si era sentito per un anno intero.
 
 
 
 
Kurt e Blaine erano abbracciati sul letto, nel loro appartamento di New York, tre anni dopo quell’incontro.
 
Kurt si sentiva come se gli ultimi tre anni non fossero mai accaduti. Aveva Blaine, Blaine aveva lui, avevano l’un l’altro.
 
Entrambi si addormentarono con la stessa canzone nella testa.
 
You make me feel like I’m living in a teenage dream
The way you turn me on, I can’t sleep
Let’s run away and don’t ever look back
Don’t ever look back
 
 
 
 
Kurt si svegliò realizzando una cosa. Blaine non era lì. Aprì gli occhi e si guardò intorno. Guardò la sua vecchia stanza. Si alzò velocemente e raggiunse lo specchio. Era un adolescente.
 
Era stato tutto un sogno.
 
Scoppiò in lacrime, perché si era sentito come una persona felice, si era sentito come se qualcuno lo amasse, lo ascoltasse.
 
Non ce la faceva più. Questo era troppo.
 
Aveva ufficialmente dato fine alla sua vita.
 
 
 
 
Blaine si svegliò aspettandosi di trovare Kurt accanto a lui, ma non c’era. Era nella sua vecchia camera. Corse allo specchio. Era un adolescente.
 
Kurt era un sogno. La sua vita era stata un sogno. Non era reale.
 
Si buttò sul letto, prima di ricominciare a piangere. Non era mai stato così felice come quando aveva sognato lui, e sapere che non fosse reale era la goccia che fece traboccare il vaso.
 
Ne aveva abbastanza.
 
Aveva ufficialmente dato fine alla sua vita.
 
 
 
 
Anni dopo, due uomini si incontrarono. Erano in un bar, con un unico tavolo a disposizione e un’unica sedia occupata.
 
John Watson sospirò, ma chiese comunque.
 
“Scusami? Posso sedermi?” l’uomo alzò lo sguardo, e John guardò i suoi occhi. Erano difficili da definire. C’erano così tanti colori, ma erano come l’oceano, e John si sentì come se conoscesse quegli occhi.
 
“Va bene.” Rispose l’altro, e John si sedette, sorseggiando il suo caffè.
 
“Sono Blaine.”
 
“Sono Kurt.” Dissero all’unisono, ed entrambi sembrarono confusi. Blaine? John si domandò da dove venisse.
 
“Mi dispiace, non so perché l’ho detto. Sono John, John Watson.”
 
“Non so perché ho detto Kurt. Mi chiamo Sherlock, Sherlock Holmes.”
 
“Beh, felice di conoscerti, Sherlock.” Disse John, anche se non sapeva che quella era la continuazione della storia di Kurt e Blaine, di come avrebbe dovuto essere.
 
 
 
 
Sette anni dopo, Sherlock e John erano sul letto di Sherlock, con il loro figlio, Haymitch che dormiva nell’altra stanza.
 
Quella notte fecero lo stesso sogno che Kurt e Blaine avevano condiviso tutti quegli anni addietro, ma quella volta erano veramente, felicemente insieme.
 
 
  
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