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Autore: sweetie88    23/04/2014    0 recensioni
Evelyn è una giovane e bella ragazza che suo malgrado si innamora del suo collega François, di ben vent'anni più vecchio! La storia si evolve attraverso gli occhi ingenui e innamorati di Evelyn e i suoi sentimenti dapprima contrastanti, cresceranno fino a prendere il sopravvento. François ricambierà il suo amore? L'età è davvero un limite per l'amore? Scopritelo insieme ai nostri protagonisti ... il lieto fine ci sarà ... ma per chi?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quella mattina Evelyn spense la sveglia del suo cellulare con fare deciso. Dopo un solo squillo del telefono, scattò giù dal letto e mise a tacere la suoneria. C’erano state un’infinità di volte in cui quel suono le aveva fatto venire il nervoso, tristezza e molte volte rabbia (magari perché aveva interrotto qualche bel sogno). Ma quel giorno, come ormai le accadeva sempre più spesso, era ben felice di staccarsi dal calore del letto e prepararsi per andare a lavoro. Si stiracchiò sbadigliando forte e senza accorgersene stava già sorridendo. Andò in bagno e si preparò per la giornata, facendo particolare attenzione al trucco. Aveva due intensi occhi nocciola e pensò di accentuarli con della matita verde e dell’ombretto color lavanda. Mentre si colorava le guance con un tocco di phard, si fissò allo specchio e il suo sorriso divenne un ghigno. Si sentiva allegra, agitata, persino eccitata all’idea di andare a lavoro. Tornò in camera e indossò i suoi jeans preferiti con una camicetta rosa e un cardigan marrone chiaro e calzò con grazia gli stivaletti con il tacco dello stesso colore del cardigan.
Si spruzzò abbondantemente il profumo sul collo e sopra la testa facendo una piroetta per assorbirlo appieno. Voleva fare colazione ma aveva lo stomaco chiuso per l’agitazione.
Aveva da poco compiuto vent’anni ma vista esternamente quella mattina sembrava una bambina la mattina di natale. I suoi capelli erano di un castano chiaro e le incorniciavano il bel viso mentre le sue belle labbra piene e rosee continuavano a sorridere.
Uscì nella fresca aria mattutina di Belfast e sistemandosi un foulard rosa intorno al collo si avviò.
Abitava a dieci minuti di cammino dal posto di lavoro: la Connelly Enterprise. Una modesta ditta che si occupava della produzione e della rivendita di svariati pezzi di ricambio per automobili, motocicli e trattori. Erano “una piccola realtà” ma lavoravano tanto e in tutto il mondo. Lei aveva iniziato a lavorare li grazie a suo fratello Peter, che faceva l’operaio. Si era diplomata studiando economia aziendale e dopo un breve periodo di prova era stata assunta. Il loro capo, John Connelly era un omaccione con ispidi capelli rossi, una barba spesso incolta e una pancia prominente e incuteva timore e rispetto allo stesso tempo. Evelyn lo aveva subito catalogato come grande e grosso ma dal cuore d’oro, e non si era sbagliata.
La sua mansione principale era quella di segretaria d’azienda ma il suo contratto prevedeva anche che sapesse svolgere attività di magazzino; quindi spesso e volentieri era al banco del negozio a servire i clienti bisognosi di ricambi. Ed era proprio li che aveva visto François per la prima volta.
Quel primo giorno in magazzino era iniziato con un po’ d’ansia perché per quanto suonasse “sessista” il suo stesso pensiero, quello non era propriamente il luogo per una donna; si sentiva come un pesce fuor d’acqua e aveva letteralmente il terrore di combinare dei disastri, fare delle tremende figuracce e di venire licenziata in tronco per grave incapacità. Ma ecco che quando lo vide tutti questi pensieri vennero spazzati via in un batter d’occhio. Anzi due occhi, azzurri come il mare e limpidi come l’aria di montagna. Era arrivato in negozio con l’ombrello sotto braccio, quasi come se fossero a Parigi e in realtà fosse una baguette.
“Bonjour signorina, non credo di conoscerla!” e sorridendo si era tolto la giacca a vento e le stava porgendo la mano.
“Ehm … salve … io sono Evelyn … a quanto pare sarò la sua allieva” disse lei e gliela strinse.
“Io sono François, piacere! E ti prego dammi del tu!”
Evelyn era sicuramente carica di elettricità statica perché quando si toccarono, avvertì chiaramente una scossetta … o forse si era trattato di un brivido? Con i suoi 18 anni e mezzo mai si sarebbe aspettata di reagire così nel conoscere un uomo adulto. Quanti anni poteva avere? 32? 36? O forse addirittura 40?
Non ne era certa … aveva dei bei lineamenti, un viso dolce, un naso sottile e due occhi azzurri che la fissavano incuriositi. Trovò difficile distogliere lo sguardo da quelle calamite, ma si ricompose subito e disse:
“Devi scusarmi ma io non so assolutamente nulla di tutto questo” e indicò timidamente gli scaffali stracolmi di ricambi intorno a loro. “Mio fratello è l’esperto … io sono più per i numeri e i libri” e arrossì abbassando lo sguardo.
“Ehi non preoccuparti … nessuno nasce imparato giusto?” la rassicurò lui sorridendo ancora. “E così sei la sorella di Peter .. è un bel tipetto tuo fratello, ma è in gamba davvero! Quanto a te signorina, non farti troppe paranoie! Sei giovanissima e imparerai in fretta vedrai … ti aiuterò io!” e le fece l’occhiolino.
Evelyn aveva avuto tante reazioni tutte insieme alle parole di François:
-la parola “ehi” le aveva fatto battere forte il cuore
-il suo sorriso lo aveva ulteriormente accelerato
-il tono con cui aveva detto “la sorella di Peter” sembrava una maledizione e allo stesso tempo un motivo per farla santa subito
-“sei giovanissima” le aveva dato fastidio perché la faceva sembrare una bambinetta
-“ti aiuterò io” suonava un allettante promessa.
 
Quel giorno fu il primo di una lunga serie che i due si trovarono a passare insieme. Certo, Evelyn doveva anche sbrigare i suoi doveri da segretaria ma ogni momento libero lo dedicava al magazzino … o meglio, a François. Lui era di origini francesi e si era trasferito a Belfast quando aveva l’età di Evelyn e confessò di avere quasi 39 anni. Scoprirono di avere 20 anni esatti di differenza … mese più mese meno … ma lui aveva la mentalità di un giovane uomo. O forse era quello che Evelyn amava pensare. Le spiegazioni sui cuscinetti, le cinghie del motore e sui raccordi oleodinamici risultarono semplici e quasi divertenti. Quando François serviva i clienti, lei lo seguiva sempre per vedere dove si trovavano i ricambi all’interno del magazzino, dove erano i vari listini e soprattutto come si battevano gli scontrini. Nel giro di qualche settimana Evelyn prese confidenza con i clienti e provò a servirne qualcuno, sempre supervisionata da François. Molti clienti storcevano il naso nel vedere una ragazza dietro al bancone, ma lei fingeva sempre di non accorgersene. Quello che davvero le interessava era di non deludere il suo mentore.
Una sera, quando mancavano pochi minuti all’ora di chiusura, François stava finendo di compilare un lungo elenco di particolari che avrebbero dovuto preparare l’indomani.
“Evelyn domattina dobbiamo preparare il pallet per Stoccarda .. questo cliente è davvero un tipo scrupoloso … guarda che scorta di guarnizioni della testa ha ordinato per quel vecchio catorcio di trattore?!” e rise scuotendo la testa.
“Ah si? Fa vedere …” rispose Evelyn appoggiandosi al bancone incrociando le braccia. Erano vicini, molto vicini e François sfiorava inavvertitamente la spalla di Evelyn. Non era niente … visti esternamente erano semplicemente due persone che stavano leggendo lo stesso foglio ed erano vicine per quel motivo. Certo, visto con gli occhi di Evelyn però era un tumulto di sensazioni. Lei provava sempre una particolare emozione stando vicino a lui. A volte le bastava incrociare il suo sguardo, altre anche solo “scontrarsi” con il suo profumo quando gli passava vicino. I momenti più intensi erano sicuramente quando nel semplice gesto di passarle il telefono, le dita di lui sfioravano le sue … pura chimica, scintille, lampi e vortici di batticuore. Non capiva perché un uomo di quell’età avrebbe dovuto interessarle, o quantomeno provocarle quelle emozioni fortissime.
 
Dopo aver letto con scarsa attenzione l’ordine destinato a Stoccarda, Evelyn alzò lo sguardo per trovarsi quello di François attento su di lei. Ma in un batter d’occhio lui aveva abbassato lo sguardo sulla penna, afferrandola e scarabocchiando qualcosa in fondo alla pagina.
“Bene, allora io vado. Domattina ci dedicheremo all’imballo di tutta questa roba!” disse lei, un po’ scossa.
“Certo va pure … chiudo io stasera. Ci vediamo domani, buona serata!”
“Grazie anche a te … “ gli sorrise e andò a recuperare la sua giacca di pelle. Per un istante si convinse di essersi immaginata lo sguardo di François fisso su di lei. Aveva un po’ di batticuore mentre si avviava all’uscita, ma proprio quando era quasi arrivata alla porta quando si ricordò di aver lasciato il computer dell’ufficio acceso.
“Dannazione, devo tornare di sopra” disse tra sé Evelyn e salì al piano di sopra. Qualche minuto dopo finalmente poteva andarsene a casa tranquilla.
“Credevo di essere rimasto solo io” sentì la voce di François alle sue spalle, e trasalì.
“Oddio mi hai spaventata!” disse ridendo per sdrammatizzare.
“Scusami non volevo …” rispose prontamente lui.
“Avevo lasciato il pc acceso e sono andata a spegnerlo … ecco tutto! Allora già che ci sono ti aiuto a chiudere!”
“Dobbiamo solo uscire, chiudere a chiave e inserire l’allarme!” disse lui chiudendo la zip della sua giacca e tirando fuori dalla tasca il mazzo di chiavi.
“Oh beh, allora non sono di grande aiuto!” e sorridendogli timidamente uscì dal negozio, precedendolo.
“Beh almeno mi proteggi dai malintenzionati!” esclamò François chiudendo a chiave e inserendo l’allarme.
“Ah ah io proteggere te? Ma non dovrebbe essere il contrario?” rise lei.
“Beh io sono un tipo moderno e credo nella parità dei sessi … perciò anche tu puoi proteggere me e … d’accordo basta. Mi è uscita male la battuta … “ e si passò nervosamente una mano tra i capelli.
“Dai mi fa piacere, così mi sento più coraggiosa … comunque volevo ringraziarti per la pazienza con cui mi stai insegnando il tuo mestiere … “ confessò Evelyn.
“Ma figurati mai … sei un allieva esemplare … non è pazienza, è un vero onore!” disse lui con tono fascinoso. Si guardarono per un attimo e scoppiarono a ridere.
“A domani Evelyn, passa una buona serata!” disse lui sventolando una mano in saluto.
“Grazie anche a te … a domani!” e con un lieve sorriso imbarazzato Evelyn si incamminò verso casa. Era pazzesco pensare a quanta intesa ci fosse tra loro, nonostante l’apparente abisso di età. Ridevano e scherzavano come due adolescenti. Evelyn si sentiva a suo agio con François e la cosa sembrava reciproca. Spesso lei pensava che tutto il contesto che si era creato fosse in qualche modo sbagliato, che stonasse con quello che ci si sarebbe aspettato da una ragazza della sua età; pensò di aver frainteso molti dei comportamenti di François e si diede della stupida ragazzina per essersi presa quella specie di cotta per lui. Che cosa avrebbero pensato a lavoro? Quanto era stata stupida! In fondo si conoscevano solo da alcune settimane e non si erano mai fatti domande personali. Lei non sapeva nemmeno se lui fosse single, fidanzato o magari sposato. Non voleva pensare che fosse già papà … provò un’inspiegabile gelosia. Avrebbe dovuto farsi furba e dedicare le sue attenzioni ai ragazzi suoi coetanei, che non mancavano mai di farle complimenti e invitarla ad uscire. Eppure non era così automatico come sperava e trovava sempre qualche valida scusa per posticipare o addirittura per dargli bidone. Per quanto Evelyn riconoscesse che non era “sano” il suo attaccamento a François, i suoi pensieri si affollavano spesso su di lui. E a lavoro doveva pure stare attenta. Oltre a dover rimanere concentrata nel suo lavoro, non doveva far trasparire nulla agli occhi vigili di suo fratello. Peter aveva sempre avuto come una specie di radar per questo genere di cose .. insomma “roba da fratelli maggiori” e difatti aveva notato l’irrigidimento nella postura di Evelyn ogni volta che François passava dall’ufficio per preparare delle bolle o delle fatture per i clienti; sembrava quasi che trattenesse il fiato, come se fosse in apnea, come in un conflitto con se stessa, combattuta tra il restare concentrata e il lanciargli occhiate con la coda dell’occhio. Anche se lo aveva notato, per il momento Peter decise di non farglielo sapere.
 
Per quanto Evelyn si sforzasse di non prestare troppe attenzioni a François, spesso non poteva evitarlo; lui aveva l’abitudine di mettere una matita sull’orecchio mentre era intento a fare qualcosa di impegnativo e questo le strappava sempre un sorriso. A volte si incrociavano sulle scale del magazzino e lui le dava sempre la precedenza, improvvisando un inchino mentre lei passava, arrossendo tutte le volte. Lui era sempre cortese con tutti e raramente lo si vedeva triste o immusonito; aveva dei sorrisi per tutti, e naturalmente quando uno di quelli era per lei, Evelyn perdeva un battito del cuore. Fu dopo la terza settimana di lavoro che si accorse di avere un problema. La sua cottarella stava prendendo il sopravvento sulla razionalità e faceva fatica a restare concentrata. Era incredibile e per molti versi sbagliato, ma si stava affezionando sempre più a François e suo malgrado l’affetto stava cambiando, stava per evolvere. Si trovava in bilico tra l’affetto e quel qualcosa di più … e ne aveva il terrore. Ma quando dall’ufficio giunse la voce burbera di John che esclamava:
“François corri in ufficio! C’è tua moglie al telefono!” QUELLO fu il momento in cui Evelyn seppe di avere un grosso problema: si stava innamorando di un uomo sposato. 
  
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