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Autore: Gloria Bennet    23/04/2014    2 recensioni
«Ciao, Bonnie!»
Come attirata a sé da quella voce, lei gli si avvicinò fino a ritrovarsi seduta accanto a lui, a un respiro di distanza.
«Non pensavo di trovarti qui.» gli disse.
«Neanche io lo pensavo. Ma non potevo non venire.» le sorrise.
«Perché?»
«Perché ho capito.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardando il cielo


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Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi.

- Pablo Neruda

 

Le azalee avevano iniziato a schiudere i petali colorati e gli uccellini con il loro cinguettio si facevano eco da una parte all'altra del giardino, quando Bonnie si trasferì nel suo primo appartamento.

Era piccolo e accogliente, proprio come lei. Non era sfarzoso e neppure troppo minimal. Rispecchiava in tutto i gusti della proprietaria.

La cosa che più preferiva di quella casa, oltre al profumo di gelsomino, era il giardino.

Era anch'esso piccolo, ma ogni pianta, ogni cespuglio, ogni fiore lo rendeva immenso. Pieno di mille sfumature di verde e di colori pastello. Pieno di dolci profumi e brillanti speranze. Le piante erano rinate, i fiori erano tornati a sbocciare... e anche l'aria che si respirava sembrava essersi rinnovata. A ogni alito di vento, una lieve brezza faceva ondeggiare i fiori, le foglie e l'altalena, sotto la grande quercia.

Bonnie ci si sedeva sempre a pensare, a lasciarsi cullare dai suoi pensieri, a sognare a occhi aperti, guardando il cielo.

Quel giorno, il sole stava per tramontare quando Bonnie si avvicinò, come sempre, all'altalena. Questa volta, però, era diverso.

Prima ancora di vederlo, sentì un profumo diverso da quello del gelsomino.

Profumo di lui.

Di Damon.

Senza accorgersene, pronunciò il suo nome a voce alta, chiaro come il cielo, necessario quanto un respiro.

E lui, lui si voltò. E la guardò, la guardò così a lungo che Bonnie temette di bruciare, sotto il peso del suo sguardo. Quando Damon la guardava, non sapeva più cosa provasse perché era travolta da una marea di emozioni e niente sembrava più sicuro dentro quegli occhi dannatamente belli e profondi che si ritrovava.

«Ciao, Bonnie!»

Come attirata a sé da quella voce, lei gli si avvicinò fino a ritrovarsi seduta accanto a lui, a un respiro di distanza.

«Non pensavo di trovarti qui.» gli disse.

«Neanche io lo pensavo. Ma non potevo non venire.» le sorrise.

«Perché?»

«Perché ho capito.»

Bonnie sgranò gli occhi. Il suo modo di parlare era sempre così criptico.

Non capiva mai che cosa intendesse e, insieme, bruciava dalla voglia di scoprirlo.

«Io vengo sempre qui, ogni sera, a cercare di capire.» disse lei. «Sai, guardo il cielo e cerco di vedere oltre...» sorrise, arrossendo. «Lo so é stupido.»

Damon la guardò intensamente. «Non lo è. Io lo sono.»

Bonnie scoppiò a ridere. «Almeno l'hai capito.»

Damon ridacchiò, restando a contemplare, un po' più del necessario, Bonnie che rideva.

«Ma non ho guardato il cielo per scoprirlo, l'ho sempre saputo.» continuò lui.

In realtà, non sapeva perché fosse andato a casa di Bonnie, né perché ci fosse andato tutte le altre sere, senza il coraggio di scendere da quella dannata quercia e sedersi accanto a lei.

Perché non lo riusciva a capire o, forse, non voleva.

Capirlo avrebbe significato ammetterlo.

«Damon, perché sei qui? Ora?» gli chiese ancora lei, gentilmente impaziente di avere una risposta.
«Non lo so. Con Elena non ho mai avuto una conversazione.»

Lei lo guardò, stizzita. «Ti servi di me come psicologa?»

Damon iniziò a innervosirsi. Non gli piaceva il tono di voce con cui Bonnie si stava rivolgendo a lui.

«Che diamine centra, Bonnie? Se vengo qui a trovarti, potresti anche mostrarti contenta di vedermi! Potresti dirmi che ti sono mancato!»

Bonnie si alzò in piedi, furente. «Come farebbe miss perfezione-amata da entrambi i Salvatore-Elena Gilbert, giusto?»

«NO!» urlò lui. «COME FAREI IO CON TE!»

Improvvisamente, l'espressione di Bonnie mutò. L'urlo di Damon anziché farla arrabbiare ancora di più o spaventarla, le aveva dato forza. Le aveva dato coraggio e speranza.

Ecco perché, ora, non ebbe paura di mantenere il suo sguardo alto, in direzione di Damon.

«E allora perché non l'hai fatto? E perché mi chiami Bonnie?»

Damon, finalmente, si alzò e le diede la sua solita non-risposta.

«Perché non sono mai sceso da quell'albero fino a oggi, intendi? Perché ti ho osservata senza mai farmi vedere? Perché ti ho sempre chiamata con un nomignolo che ora non voglio più pronunciare? Perché ho capito, Bonnie!»

«Che cosa hai capito, Damon?» gli chiese lei, esasperata.

«Ho capito che sei diversa dagli altri. Sei diversa come me.»

Bonnie si addolcì, riflettendo l'espressione di Damon.

Riusciva a farle cambiare umore a ogni sguardo odioso o dolce che fosse.

«E allora?»

«Allora voglio guardare il cielo, con te. Voglio vedere il sole sorgere e tramontare. E come i suoi raggi ti illuminano il viso e i capelli. E sono tremendamente stupido a dirti queste cose smielatamente stupide...»

«Damon, fermati.» gli disse lei, prendendogli le mani e stringendole alle sue.

«La verità é che sono contenta che tu sia qui, che tu mi abbia osservata tutte le sere, che tu abbia iniziato a chiamarmi con il mio nome. E, e mi sei mancato.»

Damon le strinse più forte le mani. Erano così piccole e fragili, ma erano anche più forti delle sue perché non avevano paura di amare, di lasciarsi andare a quell'onda di emozioni che, anche lui, sentiva dentro.

«Guardiamo il cielo?» disse lui, ma non le diede neanche il tempo di rispondere che l'abbracciò forte.

Come se lei fosse una seconda pelle. La sua seconda pelle.

Come se, dove finiva lui, iniziasse lei.

Come se la primavera fosse dentro quell'abbraccio.

Bonnie lasciò che le sue braccia lo stringessero forte fino a legarsi a lui.

Perché lo sapeva, l'aveva sempre saputo, guardando il cielo.

Si appartenevano.

Damon, al di sopra della spalla di Bonnie, si mise a sorridere.

Anche se non lo avrebbe mai ammesso, anche lui guardava sempre il cielo per capire e ora, ora aveva capito e il cielo non gli era mai sembrato più luminoso.


 

A/N


E' da un sacco di tempo che non scrivevo sul #BookBamon *--*

Mi mancavano, quindi, oggi, ho pensato bene di scriverci qualcosa al riguardo, qualcosa come la 'storiella' che avete appena finito di leggere. Volevo un Bamon un po' primaverile, se così si può dire ;) E, dato che la maggior parte delle cose che scrivo su di loro sono angst, ho preferito andarci più lieve e romantica in questa shot. Spero che vi piacerà e spero anche di sapere il vostro parere, grazie alle recensioni (: Ricordo, a chi fosse interessato, che ho aggiornato la mia long sul Bamon anni '20 “You have me” e ho scritto una flashfic Stelena sulla 5x18 “This is real”. Dopo essermi palesemente pubblicizzata, auguro a tutti una buona serata!

Un bacio,

Gloria

 

   
 
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