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Autore: Agapi    23/04/2014    1 recensioni
A quella festa sembravano divertirsi tutti, o quasi tutti. Sì, perché in un angolo Noah, solo e pensieroso, sembrava voler essere ovunque a parte che lì ma cos'era? Cosa gli impediva di stare in pace e divertirsi? Solo una parola, anzi solo un nome: Cody.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cody, Noah, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Noah odiava le feste.

E allora che ci faceva lì? Quello stupido di Cody era riuscito a convincerlo a partecipare al party di fine reality promettendogli di stare con lui, ma appena dentro il mega-locale prenotato da Chris si era messo a sbavare dietro  Gwen e il suo abito super attillato e ora si ritrovava seduto solo come un cane nell’angolo più abbandonato della sala. Si guardò attorno, era davvero l’unico a non divertirsi? Conduttore, sconfitti e vincitrice si stavano divertendo da pazzi mentre lui non sopportava più tutto quel chiasso! Ne aveva davvero abbastanza, voleva solo alzarsi e andarsene  a casa a leggere un libro e lo avrebbe anche fatto se non fosse stato per Cody. Noah sorrise amaramente, davvero pensava che quel piccoletto potesse vederlo come qualcosa di diverso da un amico? E poi era chiaro che, nonostante tutto, a lui piacesse Gwen e in ogni caso se non ci fosse stata lei, Sierra era sempre in mezzo a loro. L’indiano sbuffò, mangiò un cioccolatino e lesse il bigliettino nascosto nella carta del dolce:

 
“Per le belle cose, vale la pena aspettare”
 
Il ragazzo accartocciò furioso il foglietto e lo buttò da qualche parte nella sala. Era stanco di quella frase ed era stanco di aspettare, lo aveva fatto per cinque lunghe stagioni, lo aveva fatto quando durante gli esami per i debiti di Cody aveva deciso di aiutarlo a studiare e anche quando lo consolava per i comportamenti bruschi che Gwen gli conservava e, accidenti, lo stava aspettando anche ora!

“Ehi amico, che ci fai qui tutto solo?” Noah alzò lo sguardo e lo posò su Owen dopo aver dato una veloce occhiata a Cody per controllare che cosa stesse facendo  “Aspetto” si ritrovò a rispondere senza neanche volerlo e quando l’ “amico” gli chiese che cosa stesse aspettando, l’allergico si trovò in seria difficoltà, in fondo non lo sapeva nemmeno lui, anzi una cosa la sapeva: non importava quanto aspettasse, quel piccoletto non avrebbe mai provato nulla per lui, era così stupido che non si era nemmeno accorto di cosa Noah provasse nei suoi confronti. Il bruno si alzò e prese la sua giacca e poi rivolgendosi a Owen disse “Nulla. Ora vado, puoi dire a Cody che sono and-” “Non dirmi che te ne vuoi andare per lui!” lo interruppe “Guardati attorno, non sei l’unico che ha sofferto per amore eppure si stanno divertendo tutti, Courtney, Trent e anch’io... Anche se forse io e Izzy ci rimettiamo in-” “Sono felice per te” disse l’allergico con pochissima enfasi “Ma ora me ne vado” Fece per andarsene ma Owen lo fermò “E dai, rimani per me! Sei il mio amichetto e senza di te non avrebbe senso rimanere neanche per me” “Ma che dici? Tu qui hai un sacco di amici e fin’ora ti sei divertito anche senza di me… Non sentirete nemmeno la mia mancanza” Il biondo mise il broncio come fosse stato un innocente bambino “Non è vero,lo sai che ti voglio bene e se proprio ci tieni a voler rimanere qui a deprimerti, rimarrò ad ascoltarmi i tuoi lamenti invece di godermi la festa, va bene?”. Noah era combattuto, a casa c’era un bel libro ad aspettarlo ma parlare con qualcuno di quello che stava provando non era di certo una cattiva cosa. Alla fine cedette e decise di rimanere, ritornò a sedersi e Owen prese posto di fianco a lui e così il moro iniziò a raccontare. Parlò per ore e, stranamente, Owen gli fu di conforto. Quel grassone riuscì perfino a farlo ridere... Ah, quanto l’odiava, quell’imbecille riusciva sempre a strappare una risata agli altri, lo invidiava profondamente. Noah era il tipico e insopportabile “so tutto io” che, anche involontariamente, riesce a farsi odiare dagli altri, “Sei troppo insolente” gli ripeteva spesso Cody “Non puoi guardare sempre tutti dall’alto in basso come se fossi il migliore” però a Noah questo discorso sembrava davvero stupido, insomma, non per essere narcisisti ma lui si reputava come il migliore. Era intelligente, di bell’aspetto (sì, forse non era Alejandro Burromuerto ma di certo non si poteva dire che fosse brutto) e il suo sarcasmo riusciva a renderlo simpatico quel tanto che basta per provocare il sorriso altrui, ma allora perché non riusciva a piacere agli altri? Forse Cody aveva ragione. Di nuovo si trovò a cercare quel piccoletto in tutta la sala ma ‘sta volta non lo trovò... Dov’era finito?

“Owen, dov’è Cody?” disse preoccupato il ragazzo “Rilassati, ne abbiamo appena parlato, il tuo mondo non deve girare attorno a lui, pensa ad altro” “Okkay, lo farò appena sarò sicuro che sta bene!” Il biondo sbuffò e anche Noah si rese conto che anzi che fare un passo avanti ne stava facendo uno indietro(o anche due) ma non ci poteva fare nulla, suo malgrado era sempre preoccupato e in ansia per Cody. “Non lo so, ma dove vuoi che sia? Sarà in bagno o forse è uscito a prendersi una boccata d’aria”.  Noah con un solo sguardo fece capire all’altro cosa c’era da fare, entrambi si alzarono e l’indiano prese la giacca “Io cerco fuori, tu controlla un po’ in giro, ok?” Owen annuì e sorrise; l’indiano non l’avrebbe mai ammesso ma per lui, l’altro era un buon amico su cui contare e quella era la motivazione per cui l’unico a sapere dei suoi sentimenti per Cody fosse proprio il biondo. Il ragazzo ricambiò il sorriso e in un attimo si trovò fuori dal locale.

La musica cessò e finalmente un po’ di silenzio arrivò all’orecchio del ragazzo. L’aria era fresca ma si stava piuttosto bene, “Meglio di quel buco” pensò prima di essere distratto da un piccolo urlo, appena accennato, e dal frastuono di alcuni oggetti metallici. Noah seguì quei suoni e scoprì che gli artefici erano Duncan e Cody che in quel momento si trovava a terra scaraventato su dei bidoni dell’immondizia. “Te lo ripeto per l’ultimissima volta, stai lontano dalla mia ragazza!” disse, o meglio sbraitò, il punk. “Come al solito quel cretino avrà combinato qualche sciocchezza,non dovrei nemmeno difenderlo ma..” non completò il pensiero che si mise tra i due “Duncan, lascialo in pace”. L’altro puntò i suoi occhi di ghiaccio fissi in quelli di Noah e dopo poco sorrise a mo’ di sfida, non aveva ancora finito. “Ma guardate, è arrivato il principino a soccorso del piccolo nerd... Che pensi di fare, nanetto?”  Il moro alzò gli occhi al cielo, ma perché doveva ritrovarsi in quella situazione? “Dai, smettila” “Oppure? Dammi una motivazione” Duncan si chinò verso di lui e il ragazzo indietreggiò, “Oppure?” ripeté mentalmente ”Non posso fare nulla. Di certo non mi metto a fare a pugni con uno che il doppio di me per un tipo che se ne frega dei miei sentimenti e che ha fatto chissà cosa per farlo incavolare”. Ancora  una volta pensò che sicuramente la cosa migliore era tirarsi indietro e lasciare che Duncan facesse quello che voleva ma... Cody. Si girò a guardarlo “Non ho idea di cosa ti abbia fatto ma, lo sai, è uno stupido ” Duncan rise  “Ti ho detto di darmi una motivazionem, non di dirmi cose ovvie e straovvie” Noah tornò a guardare il punk “Non penso che Gwen sarebbe d’accordo a quello che vuoi fare” l’altro rise di nuovo “Pensi che se eliminassi quel fastidiosissimo e appiccicoso babbeo lei s’incazzerebbe?”in quel momento Noah si giocava tutto,o avrebbe convinto Duncan o avrebbe condannato Cody,non c’erano altre sfumature. L’indiano sospirò “Sì. Infondo sono amici, se avesse voluto eliminarlo l’avrebbe fatto lei, non credi?” Il punk ci pensò qualche attimo e poi fece un ghigno “Sei convincente, sai?” l’indiano sorrise “Però dovete andarvene subito, non voglio più vederlo per tutta la serata o lo faccio fuori” “Figurati, mi stai facendo un piacere” pensò Noah, ma preferì non dirglielo e si limitò ad annuire. Il punk rientrò nel locale lasciando così soli Cody e l’indiano.

 
Noah aiutò l’altro ad alzarsi, Cody si appoggiò a lui e gli sorrise “Grazie, come al solito sei riuscito a salvarmi” l’indiano arrossì lievemente e chiamò un taxi.


Era ora di tornare a casa.
 
  
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