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Autore: Shir    24/04/2014    2 recensioni
Crossover fra Aph e SnK dedicata a Micchan
Perdonami perchè non è degna di essere letta (?)
Dal testo:
Stava lì. Immobile dietro al tavolo. L’odore acre del sangue le pervadeva le narici e la paura le faceva tremare le gambe.
Irunya era terrorizzata. I giganti la terrorizzavano.
Crack paring NorUkr perchè Micchan vuole così u.u
Genere: Azione, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Norvegia, Ucraina
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Stava lì. Immobile dietro al tavolo. L’odore acre del sangue le pervadeva le narici e la paura le faceva tremare le gambe.
Irunya era terrorizzata. I giganti la terrorizzavano.
Aveva visto i suoi compagni lacerati e mangiati da quelle creature mostruose. Non aveva la forza di rialzarsi e riaffrontare la realtà.
 
Scorse di poco oltre il tavolo e come aveva previsto  non c’ era niente di rassicurante.
Il titano stava fermo lì, davanti alla finestra, ad osservare la stanza.
La ragazza si strinse istintivamente le gambe, ormai conscia del fatto che non aveva più via di scampo.
Come era possibile che la sua vita potesse finire in quel modo? Come era possibile che quella fosse la fine di tutta l’ umanità?
Solo cinque anni prima la sua vita e quella dei suoi fratelli era stata sconvolta dal Titano Colossale e il Titano Corazzato che avevano aperto una breccia nel Wall Maria per far entrare i titani. Avevano perso madre, padre, parenti… amici.
Questo aveva fatto si che i suoi fratelli più piccoli si arruolassero nell’ esercito e Irunya, da brava sorella maggiore, li aveva seguiti per continuare a vegliare su di loro. Anche se alla fine si era dimostrato il contrario.
Ivan, il fratello, e Natalia, la sorella, si erano piazzati rispettivamente primo e seconda nella graduatoria, mentre Irunya per miracolo aveva raggiunto la decima posizione.
E a cinque anni di distanza il Titano Colossale si era ripresentato e aveva sfondato il Wall Rose, facendo entrare i titani; in quel momento la paura più grande era che potesse venire anche il Titano Corazzato e sfondare il cancello di Trost. E allora si che sarebbe stata la fine per la razza umana.
E il solo pensiero che ciò potesse accadere la spaventava a morte.
Affondò la testa nelle gambe e iniziò a piangere disperata. Piangeva senza ritegno, come una bambino che era caduto mentre giocava.
I suoi lamenti avevano spinto il gigante a sfondare la finestra con la mano, in cerca della fonte del rumore.
Irunya sobbalzò di colpo quando sentì il rumore del legno e del vetro infranto dal titano.
Indietreggiò fino alla parete con le gambe, allontanandosi dal tavolo ed estraendo le spade, per quel che potevano servire.
Il titano continuava la sua ricerca freneticamente, mettendo  a soqquadro la stanza e e rompendo il legno delle pareti;  di lì a poco la stanza sarebbe crollata.
La ragazza cercò di indietreggiare ancora, ma ormai era arrivata alla parete e il soffitto stava ormai per crollare.
Chiuse gli occhi aspettando una ormai certa fine.
Avendo chiuso gli occhi il senso dell’ udito si fece più forte: potè udire le urla disperate della gente, gi edifici che crollavano, i versi disumani dei titani e …  Il suono di un meccanismo di manovra tridimensionale vicino, molto vicino.
Aprì gli occhi solo quando sentì cessare la ricerca smaniosa del titano e il suo urlo inumano.
Appena mise a fuoco l’ immagine riuscì a vedere una chiazza nera che si muoveva attorno al gigante e quest’ ultimo che cadeva sull’ edificio affianco.
Si asciugò gli occhi e si alzò in piedi ancora tremante. La chiazza nera, che poi si era definita meglio come una soldato,  si era posata sul pavimento della stanza dove si trovava Irunya.
L’ uomo si avvicinò a passo lento e solenne, la cappa verde del Corpo di Ricognizione si librava leggera nell’ aria.
Appena lo ebbe davanti, la ragazza lo scrutò meglio.
Era molto giovane, bellissimi occhi blu scuro, biondo e aveva un fermaglio a fermargli i capelli di lato…
 Non ci poteva credere. Dopo tanto tempo non pensava nemmeno che fosse vivo. Le lacrime cominciarono a sgorgare nuovamente dai suoi occhi.
-ERICK!- Irunya corse verso il ragazzo, abbracciandolo con foga.
Erick era in amico di infanzia di Irunya, ma si erano persi di vista dopo la caduta del Wall Maria.
Il biondo davanti a lei non si scosse ne cambiò espressione; sembrava serio, quasi annoiato.
-Il mio spazio…-
Non era cambiato di una virgola, sempre molto riservato. La sua voce era molto profonda e priva di espressione, non sembrava sua.
L’ ucraina si staccò immediatamente dall ‘abbraccio, aveva scordato che il norvegese era restio al contatto fisico.
La guardò negli occhi con fare inquisitorio, per poi inquadrarla da capo a piedi. Anche se era un vecchio amico ad Irunya non piaceva essere guardata, soprattutto per via del petto prosperoso.
-Sei cresciuta molto..- esordì, spostando lo sguardo sugli occhi.
 -Anche tu… Pensavo fossi morto.- rispose sempre incerta la ragazza, guardando il basso per non incrociare lo sguardo del biondo.
-Lo credevo anche io di te..- rispose Erick, asciugandole le ultime lacrime rimaste.
-Seguimi, ti porto all’ accampamento.- disse secco l’ altro, non dando la possibilità di replicare.
Irunya non potè quindi fare altro che seguirlo.
 
Erano accampati tutti al di fuori del cancello di Trost; i feriti erano tanti, i morti molti di più. La giovane recluta percepiva l’ aria di disperazione che aleggiava in quel quartiere.
Erick le prese improvvisamente la mano. Il cuore le iniziò a palpitare, sembrava volesse uscire dal petto.
-Così non ti perdi. Fai attenzione comunque.- fu il consiglio  dell’ amico.
Irunya annuì poco convinta e si lasciò trascinare. Erick la strattonò verso il proprio fianco per non tenerla dietro, come se non volesse perderla di vista.
-Hai già deciso a che Corpo ti iscriverai?- sembrava volesse iniziare una conversazione. Potevano parlare di ciò che avevano fatto in quegli anni, di come stavano le loro famiglie… Invece Erick era finito su quell’ argomento lì.
-Da quanto ho capito ho iniziato l’ addestramento un anno prima di te. Mi sono unito al Corpo di Ricognizione.-
L’ ucraina sembrò pensarci un attimo per poi rispondere:
-Dato che sono decima in graduatoria pensavo di entrare nella Polizia…-  rispose lei.
-Hmpf… la gente che si iscrive alla legione esplorativa è sempre di meno. Dopotutto nessuno vuole morire, o sbaglio? Quelli della Polizia Militare devono sentirsi al sicuro nelle mura interne, nella loro bambagia e pigrizia. Nessuno di loro ha a che fare con i titani o con i problemi dei poveri cittadini…-
Sembrava quasi un monito rivolto a lei, dopo quello che aveva visto era ancora più convinta di unirsi alla Polizia; i titani le facevano paura.
Non sapeva nemmeno cosa rispondere dato che aveva ragione. La legione esplorativa rischiava la vita, mentre la Polizia era al sicuro nelle mura interne. Si sentiva quasi in colpa per quello che aveva detto e abbassò istintivamente lo sguardo.
Erick la fissò mentre pensavo a quanto aveva detto prima… Sembrava dispiaciuta. Sapeva di sembrare sempre freddo e duro nei confronti degli altri, anche se non era sua intenzione.
-Non era un rimprovero…  Solo un invito a riflettere.- le disse sempre con tono atono.
Irunya continuò a guardare torvo intorno a sé fino a quando non raggiunsero la zona dei soldati.
 
Si mise in fila assieme Erick con le scodelle in mano per la zuppa. La fila dei civili doveva essere lunga più di trenta metri, mentre quella dei soldati solo una decina.
-Allora … Che fate voi della legione esplorativa?- Chiese Irunya un po’ impacciata.
Il norvegese si girò verso di lei sorpreso. Non credeva riaprisse l’ argomento.
-Bhe  ci occupiamo di uscire fuori dalle mura e di uccidere i giganti, così facendo dovremmo raccogliere informazioni su di loro..-
-Perché “dovremmo”?- porsero le scodelle e se le fecero riempire di zuppa calda.
-Perché non serve a niente.- camminarono con le scodelle verso il tavolo prendendo due pezzi di pane bianco.
Si sederono ad un tavolo in fondo alla taverna, l’ area riservata ai soldati.
Irunya  girò il cucchiaio nella sua scodella, soffiando appena un po’.
-Se dici che è inutile allora perché lo fate?- chiese ancora, decisa a scoprire quale era il motivo che spingeva quei pazzi a rischiare la vita.
Erick non ci pensò molto, sapeva già cosa rispondere:
-Credo che sia per… Darci speranza. Ognuno di noi vuole liberare le proprie ali e uscire da queste mura che ci hanno tenuto richiusi per anni. Ognuno sogna di volare sulle ali della libertà ritratte dalle nostre mantelle.- Nemmeno lui pensava di essere così poetico e forse quella era la prima e l’ ultima volta che sarebbe uscito qualcosa del genere dalla sua bocca.
A Irunya si illuminarono gli occhi. Libertà… Quella si che era una bella parola.
Lei e i suoi fratellini da piccoli sentivano spesso storie su come fosse il mondo esterno; dicevano che c’ erano grandi distese di acqua salata, altri posti erano pieni di sabbia ed aridi, altri ancora erano ricoperti di neve ed erano gelidi.
Avrebbe voluto vedere come era il mondo fuori, esplorarlo e osservare ciò che all ‘umanità era stato tolto più di cento anni fa.
Quella libertà negata da quei mostri che gli avevano tolto anche la dignità e li avevano umiliati costringendoli a rinchiudersi nelle mura.
A quel punto si fece un minimo di coraggio e sempre guardando verso il basso chiese:
-Quante sono le probabilità che una come me riesca a sopravvivere nel Corpo di Ricognizione?-
La domanda arrivò chiara e secca alle orecchie di Erick, il quale quasi stentava a crederci. Quella ragazzina piagnucolona che per poco non moriva quasi un’ ora fa, voleva entrare nel Corpo di Ricognizione?
Alzò lo sguardo e la guardò negli occhi; la piagnucolona che aveva sempre vistoe con cui giocava spesso non c’ era più, in quegli occhi solo determinazione.
Il soldato sorrise, era da tempo che non la vedeva così determinata a fare qualcosa.
-Da quello che ho visto non sopravviveresti un giorno… Ma non ti ho ancora visto in azione.- fu la risposta del norvegese.
Si alzò dal tavolo lasciando la ciotola mezza vuota e le prese una mano; la condusse fuori la taverna, vicino dei palazzi.
-Mostrami ciò che sai fare.-
 
Irunya sentiva di essersi messa nei guai da sola. E se non avrebbe superato le aspettative? Aveva una gran paura. Ma la cosa che le dava più fastidio era che Erick la fissava, era un amico certo, ma anche un soldato più esperto di lei.
Si montò il meccanismo di manovra tridimensionale addosso,stringendo tutte le cinghie e montando bene le spade e gli arpioni; prese una debole rincorsa e si lanciò verso il palazzo più alto, attivando il meccanismo.
Erick la osservava mentre si librava in aria e compieva capriola dopo capriola nonostante fosse sera; era brava, non c’ era che dire, ma… Come se la sarebbe cavata con i giganti? Trovò un secchio accanto all’ entrata della taverna, lo prese e lo lanciò contro la recluta. Irunya lo vide solo alla fine e lo scansò per poco.
-Se fosse stato un gigante ti avrebbe già preso.- disse con voce atona l’ ufficiale. Erick lanciò una seconda volta il secchio, intercettato quasi immediatamente da Irunya ed evitato con una capriola.  Non accontentandosi del secchio, il biondo iniziò a lanciare sassi grandi quanto un palmo.
La giovane recluta li evitava a fatica, ma comunque riusciva a cavarsela; stava per puntare al muro  della taverna per scendere, ma il sasso fece allontanare l’ arpione. A quel punto entrambi gli arpione erano staccati dal muro e la ragazza si trovò in balia della forza di gravità.
Appena riuscì a lanciare uno degli arpione verso il muro, strisciò su di esso ed andò a finire sopra Erick.
Il norvegese, non essendo molto muscoloso, trovò difficile cercare di spostare il peso dell‘ ucraina dal proprio corpo. Appena provò ad alzarsi sentì sentì il petto di lei contro il proprio e ciò fece arrossire la ragazza che, prontamente, cercò di spostarsi da sopra l’ amico, scivolando di lato.
-Oddio… Mi dispiace tanto, io…- provò a scusarsi lei, rialzandosi a fatica.
Erick si rialzò da solo, più velocemente di lei. E con la stessa inespressività le disse:
-Non c’ è male… Conto di vederti come recluta del Corpo di Ricognizione.-
Irunya non credeva alle proprie orecchie: non si era arrabbiato? E soprattutto, era andata bene?
-Cos’ è quella faccia? Forza devi andare a dormire, il giorno della suddivisione nei vari Corpi è domani.-
Detto questo, si congedò da lei, lasciandola lì in piedi in mezzo alla strada buia.
Ancora stentava a crederci a ciò che aveva sentito.
Con un po’ di scetticismo si ritirò anche lei all’ accampamento con ancora l’ adrenalina che le pervadeva il corpo. Non vedeva quasi l ‘ora che arrivasse il giorno seguente.
Certo, il norvegese era una persona fredda e distaccata da quando ne aveva memoria, ma nel momento in cui le aveva preso la mano il cuore aveva incominciato a palpitarle forte e il suo viso a farsi rosso.
Ma che andava a pensare? Erano amici da tantissimo tempo, uno dei suoi primi ricordi era insieme a lui. Che avesse sempre avuto una cotta per lui? Probabile, ma quello non era il momento adatto per pensarci.
Entrò nella sua tenda, si tolse l’ attrezzatura e la divisa e si mise sotto le coperte. Quella era stata una giornata impegnativa e piena di emozioni.
Si lasciò lentamente avvolgere dall’ abbraccio di Morfeo e il tepore del letto la avvolse.
 
Erick rientrò nel campo più tardi, era stata una giornata impegnativa un po’ per tutti , ma anche una giornata gloriosa dato che era la prima battaglia che vincevano contro i giganti. Ma in quel momento poteva sparire tutto, tutto tranne Irunya. Un’ amica ritrovata valeva più di tutti i giganti che aveva ucciso fino a quel momento.
Passò per la sua tenda, dormiva già. Quanto era bella quando dormiva, il viso rilassato e contento; quanto gli era mancata quell’ espressione.
Le si avvicinò un po’ di più, si chinò e le diede un casto bacio sulla fronte; la vide sorridere appena.
Inclinò gli angoli della bocca verso l’ alto per tentare di fare un sorriso, cosa che gli riuscì malissimo.
Si alzò e si diresse verso la sua tenda.
Non gli importava se non sapeva sorridere, avrebbe avuto tutto il tempo di imparare insieme a lei.
 
 
 
Angolo delle Scemitagini:
Allora, questa è una shot dedicata a Micchan e ad una Crack che mi ha fatto apprezzare.
Questa storia , a dire l vero, l ho scritta per incoraggiare il fandom di APH a fare crossover con SnK; perché il mondo ne ha bisogno (?)
Tralasciando il fatto che è venuto orribilmente lunga e una mezza schifezza spero che vi sia piaciuta (almeno un po’)
Per il nome di Nor non mi picchiate, c’ è una spiegazione
Lukas Bondevik non è un nome non molto amato dai fan norvegesi perché:
1 Bondevik è il cognome di un politico che non andava tanto a genio ai norvegesi
2 Lukas è un nome troppo recente e guai ad usarlo durante epoche antiche
Dato che seguo il blog di una fan norvegese che ha dato una lista dei nomi che più apprezza, a me piaceva Erick Hansen; anche se mi piaceva anche il nome Sigmund, ma lo faceva sembrare troppo vecchio.
Il nome di Ucraina sta iniziando ad essere usato ora nel fandom.
 
Chiarito questo, spero di ricevere almeno qualche recensioncinainainaina.
Alla prossima,
Shir
  
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