Sospirò, alzando il capo e posando lo sguardo su Goku, che camminava silenziosamente davanti a lei, facendole strada. A differenza del giorno prima, il Saiyan non indossava un completo sgualcito, ma una comoda tuta - chiaramente intuì essere una tunica da combattente di arti marziali - di colore arancio. Sopra, una felpa formato extralarge, grigiastra, con cappuccio e zip. I capelli, perennemente in disordine, erano vistosamente zuppi di sudore. Intravide qualche gocciolina risplendere sotto la luce lunare e rigargli persino il volto.
“Ti sei allenato molto oggi. Così, però, rischi di ammalarti”.
Goku si voltò appena per guardarla, senza smettere di camminare. Non si chiese come faceva a sapere dei suoi allenamenti; quei due occhi di ghiaccio erano l’unica cosa che risplendeva nel bosco della penombra, come due grandi fanali, che lo scrutavano indagatori. Gli ricordò vagamente un gatto.
“Tranquilla, ho delle buone difese immunitarie” scherzò, sapendo di essere abituato a molto, molto peggio.
“Mhm. Immagino”.
Si voltò di nuovo a guardarla. Lei non smetteva di fissarlo, con quegli occhi che sembravano capaci di curiosare e frugare fino l’angoletto più profondo del suo animo. Le sfuggì, distogliendo per primo i suoi, visto che cominciava a sentirsi a disagio.