Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |       
Autore: Requiem_Poetica    24/04/2014    0 recensioni

Sospirò, alzando il capo e posando lo sguardo su Goku, che camminava silenziosamente davanti a lei, facendole strada. A differenza del giorno prima, il Saiyan non indossava un completo sgualcito, ma una comoda tuta - chiaramente intuì essere una tunica da combattente di arti marziali - di colore arancio. Sopra, una felpa formato extralarge, grigiastra, con cappuccio e zip. I capelli, perennemente in disordine, erano vistosamente zuppi di sudore. Intravide qualche gocciolina risplendere sotto la luce lunare e rigargli persino il volto.
“Ti sei allenato molto oggi. Così, però, rischi di ammalarti”.
Goku si voltò appena per guardarla, senza smettere di camminare. Non si chiese come faceva a sapere dei suoi allenamenti; quei due occhi di ghiaccio erano l’unica cosa che risplendeva nel bosco della penombra, come due grandi fanali, che lo scrutavano indagatori. Gli ricordò vagamente un gatto.
“Tranquilla, ho delle buone difese immunitarie” scherzò, sapendo di essere abituato a molto, molto peggio.
“Mhm. Immagino”.
Si voltò di nuovo a guardarla. Lei non smetteva di fissarlo, con quegli occhi che sembravano capaci di curiosare e frugare fino l’angoletto più profondo del suo animo. Le sfuggì, distogliendo per primo i suoi, visto che cominciava a sentirsi a disagio.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goku, Goten, Nuovo personaggio
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic
Chiuse la porta alle sue spalle. Serrò gli occhi, lievemente infastidito da tutta l’improvvisa luce. Li stropicciò appena. Inspirò ed espirò più volte, gustando quella prima aria primaverile, tiepida e profumata, che aleggiava. Ma sì, alla fine il cinguettio degli uccelli l’aveva messo di buon umore, nonostante fosse prima mattina.
Odiava le alzatacce, ma a scuola doveva pur andarci.
Mise in spalla lo zaino, insolitamente leggero – si rese conto di non averlo preparato, pensiero che non lo turbò minimamente – e si incamminò tra la natura, direzione città.
Fece qualche passo distratto, le mani in tasca. Si fermò improvvisamente.
Controllò che non ci fosse anima viva nei paraggi e, soprattutto, di essere abbastanza distante da casa.
Sua madre ChiChi non voleva che usasse i suoi poteri Saiyan nella quotidianità. Ma la prospettiva di fare tutta quella strada a piedi stanco ed assonnato non era molto allettante. Lo era molto di più spiccare il volo a tutta velocità.
Che c’era di male, in fondo? Si sarebbe fermato alle porte della città e avrebbe continuato a piedi, come un normale terrestre.
Con un balzo, superò le fronde degli alberi e ancora più su, verso il sole caldo, come un impavido Icaro. Lì, in alto, l’aria era molto più fresca e provava un profondo senso di libertà. Libertà dalle aspettative che tutti avevano nei suoi confronti.
Il figlio di Goku! Sarà fortissimo!
Il fratello di Gohan! Sarà diligente, responsabile e studioso come lui!
Ma a lui non importava. Non gli importava vincere i tornei di combattimento o prendere due lauree.
Lui voleva solo essere Goten.
Libero.
Volò a tutta velocità, superando il bosco e le montagne. Ecco, finalmente intravedeva la città.
Planò dolcemente, verso il parco. Si nascose tra i rami di un albero. Si affacciò poco per scrutare i passanti. D’altronde, a quell’ora c’era poca gente in giro, un paio di persone a fare jogging e altrettante a far fare passeggiate mattutine ai cani.
Si calò giù con  un balzo. Controllò che nessuno l’avesse scorto. Poi, con aria vaga, mise di nuovo le mani in tasca e si avviò verso l’uscita del parco, fischiettando.
Arrivato al marciapiede lungo la strada principale, si stiracchiò profondamente e diede una veloce occhiata all’orologio. Come al solito, quel volo gli aveva fatto guadagnare un sacco di tempo ed ora era spaventosamente in anticipo.
Scrollò le spalle; poco male, avrebbe avuto tutto il tempo di fare colazione con calma nel suo bar preferito.
Percorse un centinaio di metri ed entrò nel grazioso locale arredato nei toni dell’azzurro. S’avvicino al bancone, sfoggiando uno dei suoi ammalianti sorrisi.
“Buongiorno, tesoro” esordì a gran voce, rivolto alla ragazza vestita di una divisa intonata al posto. Lei si voltò nella sua direzione, alzando appena un sopracciglio con aria eloquente.
“Goten” proferì, quasi sbuffando. “Sai che non voglio che mi chiami così” .
Il giovane Saiyan posò i gomiti sul bancone, la testa tra le mani ed assunse un’espressione sognante: “Lo so, è che ancora non mi capacito di come sia possibile che ogni mattina che ti incontro sei sempre più bella” .
La ragazza rise appena ed arrossì. Poi però gli posò una mano sul capo, scompigliandogli giocosamente i capelli corvini: “Ed io ancora non mi capacito di come sia possibile che ogni mattina mi ripeti sempre la stessa tiritera” ghignò. “Va’ a sederti, ti porto la colazione tra un attimo” .
Goten alzò le mani in cenno di resa, senza abbandonare però il suo fare sornione. Fece dietrofront e si accomodò ad un tavolino che dava sulla strada.
Quanto gli piacevano le donne. Certo, ogni uomo ama le donne, ma la sua era una specie di fissazione. Adorava corteggiarle, non era per il sesso di per sé o la pura attrazione, bensì per la conquista. Avrebbe vissuto solo per quello. Al massimo poteva includere anche i videogiochi. A scuola era molto popolare tra le ragazze per quel suo modo di fare. D’altronde il bel visino ed il fisico atletico glielo permettevano.
Come ogni mattina, posò la testa nella mano, ancora un po’ appesantita di sonno e iniziò a scrutare distrattamente la strada lì fuori, attraverso il vetro.
E, come ogni mattina, la sua attenzione venne rapita completamente da un grande cartellone pubblicitario. Un viso pallido come porcellana, le gote rosate, una lunghissima cascata di capelli biondissimi appena arruffati. La piccola ma carnosa bocca rossa ricordava chiaramente un bocciolo di rosa. E quei due enormi, tondi, fuori dal normale, occhi turchesi erano magnetici come una calamita.
Ogni mattina fissava quella pubblicità, che ancora non aveva ben chiaro se trattasse di rossetti o qualcosa del genere, e ne rimaneva rapito.
Quella modella aveva una bellezza insolita, quasi goffa, ma tremendamente irresistibile.
“Sei ancora nel mondo dei sogni?”
Goten scrollò la testa come al risveglio da uno stato di trance. La ragazza del bar gli stava servendo cornetto e cappuccino caldi.
“Ah…scusa…” balbettò, affrettandosi ad addentare il dolce. “…è quel maledetto cartellone” .
La ragazza si sporse appena verso la vetrata. Notò l’annuncio pubblicitario.
“Vuoi mettere il rossetto anche tu?” scherzò, il vassoio ancora in mano. Goten le lanciò un’occhiata torva: “Certo, pure i tacchi a spillo” ribatté infastidito, sorseggiando il suo cappuccino. Lei rise, poi tornò a fissare il cartellone.
“Rosemary è stupenda. Con quel viso riuscirebbe a vendere persino il ghiaccio agli eschimesi”
“Rosemary?” le fece il verso Goten interessato, sbrodolandosi appena.
“Sì, Rosemary” ribatté la ragazza, passandogli un tovagliolo. “Non la conosci? Ma dove vivi? È la modella più pagata del mondo” .
Goten tornò a guardare quella gigantografia. Non ebbe difficoltà a credere a quelle parole, visto che più la fissava, più l’idea di mettere il rossetto non gli sembrava così folle.
Scosse la testa. Guardò l’orologio.
“Cavoli” balzò in piedi, ingoiando il cornetto in un solo boccone. “Ora sono in ritardo” .
Frugò in tasca, dove aveva messo i soldi. Diede distrattamente alcune Zenie alla ragazza.
“Io vado” le scoccò un bacio sulla guancia. “Ciao tesoro, buon lavoro”
“E…ehi, aspetta! Il resto!”
“Tienilo! Mancia!”
 
Finalmente Goten raggiunse la sua scuola. Erano già tutti entrati.
“E che cavolo, faccio tutte le mattine la stessa fine!” commentò a denti stretti, tra uno sbuffo e un altro. L’idea di marinare gli balenò in mente, non poteva sopportare l’ennesimo richiamo della professoressa.
Stava per arrendersi a quel pensiero, quando la sua attenzione fu richiamata da quella che sembrava una lunga e lussuosa limousine, proprio parcheggiata davanti l’entrata della scuola. Incuriosito, s’avvicinò. Cercò di scorgervi qualcosa al suo interno, ma i vetri erano troppo scuri. Si grattò la testa spaesato, in una movenza che ricordava prettamente suo padre. Non aveva la più pallida idea di cosa ci facesse lì una limousine, ma il pensiero lo incuriosì e decise d’abbandonare l’idea di marinare la scuola. Zaino in spalla, rendendosi conto di essere ancora più in ritardo, fece ingresso in tutta fretta.
“Anche oggi in ritardo?” lo salutò scherzosamente il bidello alla portineria.
“Buongiorno anche a te!” ribatté sarcastico, senza smettere di correre. Salì velocemente due rampe di scale e arrivò sul giusto corridoio. Regnava il solito silenzio lugubre, segno che le lezioni erano già iniziate. Poi, mentre lo percorreva senza smettere di correre, udì qualcosa.
“Signorina, siete ancora in tempo per cambiare idea…” la voce roca di un uomo, chiaramente preoccupato.
“Io voglio andare a scuola normalmente” una delicata vocina femminile, dal tono sognante.
Girò l’angolo e la travolse per la foga. Diversi libri andarono a terra. Goten si sentì strattonare e sollevare da terra di mezzo metro, dal colletto della t-shirt.
Finalmente realizzò cosa era accaduto. C’erano due bestioni, alti, muscolosi, vestiti con completo nero e occhiali da sole scuri. Sembravano proprio in tenuta da bodyguard. Uno dei due lo teneva sospeso a mezz’aria con fare minaccioso, l’altro stava soccorrendo la ragazza che nella foga di far tardi aveva travolto.
Quella ragazza. Per qualche secondo non poté credere ai suoi occhi.
“Che intenzioni hai, moccioso?!” lo strattonò ancora l’omone di colore. “Sei uno di quei fastidiosi fan della signorina Rosemary?! Non sai che non puoi avvicinarti a lei?!”
“Charles, mettilo giù” gli intimò lei, con tono fermo, ma senza perdere quell’aria sognante e stralunata. “E’ stato un incidente”.
Era strano vedere un tizio del genere prendere ordini da quel corpicino minuto e delicato. Il bodyguard obbedì, chiaramente contro voglia, posando Goten a terra.  
“Tsk” fece il giovane Saiyan infastidito, sistemando la t-shirt ormai stropicciata. Avrebbe potuto atterrarlo con un dito se avesse voluto.
“Scusalo. Non è abituato” .
Posò nuovamente la sua attenzione sulla ragazza. Dal vivo, quegli occhi sembravano ancora più grandi e splendenti. Quasi ipnotici.
“Sai dov’è la classe quinta, sezione D?” continuò lei, delicata, aulica. Goten scosse appena la testa per riprendersi: “Si…si, è la mia classe” rispose, studiando il vestitino in pizzo bianco che copriva l’esile corpo e che sembrava essere un tutt’uno con la sua pelle chiarissima. Sopra i capelli dorati appena arruffati, portava un grazioso cappellino rosso.
Rosemary piegò la piccola bocca a bocciolo in un sorriso: “Allora, piacere di conoscerti. Siamo in classe insieme”.   
  
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Requiem_Poetica