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Autore: Maggneto    25/04/2014    4 recensioni
"Quando la vita ti strappa una parte dell'anima, come puoi chiamarla vita?"
-Sterek-
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Forever and Always


 


5.00 p.m. Grill, Beacon Hills.


Era seduto al solito tavolino, quel pomeriggio: quello a due posti, rilegato in legno scuro, ricoperto da due tovagliette a quadri bianchi e rosa salmone, e posto accanto ad un’immensa vetrata che occupava, per la maggior parte, la parete destra della sala rettangolare del bar.
Giocherellava con i pollici, il cellulare posto poco lontano dal braccio destro, sul tavolo, in attesa di una vibrazione che avrebbe annunciato il suo arrivo.
Si guardava intorno, quasi come se si fosse smarrito, quasi come se quel bar non fosse divenuto la sua residenza, in quegli ultimi mesi: era una saletta non eccessivamente grande, le pareti erano state tinteggiate di un rosa salmone caldo, impostando un parquet scuro sul pavimento e posizionando, in fondo alla sala, a coprire le porte che conducevano alle cucine, dei banconi muniti di vetrine, che permettevano ai clienti di acquistare del cibo da portare via o, più semplicemente, di accomodarsi e aspettare che venisse servito loro ciò che avevano ordinato. Di tanto in tanto vi erano delle piante verdi di medie grandezze, che davano un tocco di vita alla sala che riportava al tepore casalingo.
A Derek piaceva quell’atmosfera calda e accogliente, quel via vai di persone troppo occupate per godersi il cibo acquistato, o troppo innamorate per abbandonare i tavolini e i loro compagni.
Quella confusione, quella strana allegria impostagli da quegli sconosciuti, gli ricordava proprio Stiles: un ragazzino decisamente troppo rumoroso, pronto a parlare troppo e a fare giri di parole per affermare una semplice frase, a fare baccano solo per girarsi sulla sedia, rischiando di crollare al suolo anche da seduto.
Un sorriso gli comparve sul volto, mentre pensava a tutti i pomeriggi che avevano trascorso in quel bar, per poi andare al cinema la sera, oppure a passeggiare per il centro di Beacon Hills, chiacchierando del più e del meno.
Derek amava trascorrere del tempo con Stiles, anche se preferiva non ammetterlo in sua presenza: i baci che si scambiavano, con tenerezza a volte, con passione altre, lo aiutavano a vivere, regalandogli emozioni che non provava da tempo e desideri che mai avrebbe pensato di voler realizzare.
Cliccò sul tasto centrale dello smart-phone che Stiles lo aveva costretto ad acquistare, sorridendo al ricordo di quando quello era successo.

“Non possiamo andare avanti così” affermò quasi con stizza, mentre camminava avanti e indietro nella sua camera, segnando una netta striscia sul pavimento, poco lontana dal margine del letto dove era seduto Derek “Come devo contattarti io per chiederti di raggiungermi?” chiese, bloccandosi con le mani sui fianchi, poco lontano dalla scrivania posizionata sul lato opposto a quello dove si trovava il Sourwolf.
“Vieni a chiamarmi a casa” propose lui, quasi con timore, considerando le possibili reazioni del ragazzino.
“Vengo a casa tua?” fece eco Stiles, quasi come se Derek avesse appena pronunciato una bestemmia “Hai idea di cosa significhi venire a casa tua, per dirti di raggiungermi a casa mia? E’ assurdo!” sentenziò, battendosi una mano sulla fronte “Devi procurarti un cellulare, caso chiuso!” aggiunse, allungando un braccio in direzione del moro e puntandogli un dito contro.


Avevano trascorso ore nel centro multimediale di Beacon Hills, alla ricerca del telefono perfetto per Derek, per poi scegliere quello smart-phone che, il moro, aveva difficoltà ad utilizzare, avendo un singolo tasto.
Quando il display si illuminò, il ragazzo notò che erano trascorsi una decina di minuti dall’orario stabilito e, di Stiles, non vi era ancora nessuna traccia.
Sbuffò, mentre lasciava che il display divenisse nero da solo, decidendo di aspettare che il ragazzino gli inviasse un qualche messaggio.
Non era da lui non avvertire anche per un ritardo di pochi secondi, e di questo ne era consapevole.




6.00 p.m. Grill, Beacon Hills.


Derek era ancora seduto al solito tavolino: quello munito sempre di due sedie occupate da un ragazzo esasperato e da un ragazzino che spendeva decisamente troppo tempo a chiacchierare.
Aveva composto una decina di volte il numero Stiles, ma, ogni volta, aveva risposto la segreteria telefonica modificata da un suo messaggio personale:

Ciao, questa è la segreteria telefonica di Stiles: se sei Scott, sappi che sto mangiando le tue scorte di cioccolata nascoste nell’armadio di tua madre; se sei Lydia, Isaac o chi diavolo sei, sappi che mi sto godendo la vita al momento; se sei Sourwolf, sappi che, per non rispondere, vuol dire che sto venendo da te. Lascia un messaggio dopo il bip, se ti fa comodo”

Aveva sperato che lui lo stesse realmente raggiungendo, ma era trascorsa più di mezz’ora dall’ultima volta che aveva provato a contattarlo, e non era ancora arrivato.
Ricordava la prima volta che lui arrivò in ritardo ad un loro appuntamento pomeridiano, rischiando di restarne ucciso sul colpo, travolto dalla furia non sovrannaturale di Stiles.

“Perché hai fatto tardi, Sourwolf? E’ da un quarto d’ora che ti sto aspettando” affermò con un po’ di rabbia nella voce, picchiettando velocemente un pugno sul petto di Derek “Credevo che non saresti venuto” aggiunse dopo, abbassando la tonalità della voce e puntando lo sguardo sulle sue scarpe.
Derek gli rivolse un grande sorriso, mostrandogli un pacchetto, ricoperto da carta regalo, che aveva tenuto nascosto dietro la schiena “Ti ho preso questo” disse semplicemente.
Un lampo di luce attraversò gli occhi del ragazzino, illuminandogli immediatamente il volto “Davvero l’hai comprato per me?” chiese con voce incredula.
“E per chi altrimenti, Stiles?” insisté il moro, incoraggiandolo a scartare il pacchetto.
Stiles non se lo fece ripetere due volte: afferrò velocemente il pacchetto, scartando la carta regalo senza avere pietà della persona che l’aveva piegata e spillata con cura, e osservando con occhi sognanti il contenuto.
Era una collana in argento, non molto lunga, che aveva un piccolo ciondolo che raffigurava un lupo accucciato al terreno.
“Ma sei tu, Sourwolf?” chiese, mentre un sorriso a trentadue denti gli compariva pian piano sul viso.
Derek scoppiò a ridere “Più o meno” rispose.
“La adoro, non la toglierò mai” affermò, concedendo un caloroso abbraccio al Sourwolf, già abbastanza rincuorato di essersi fatto perdonare.


Delle vibrazioni, provenienti dal suo smart-phone, fecero risvegliare bruscamente Derek dal tunnel di ricordi in cui era caduto. Si affrettò a rispondere alla chiamata che stava ricevendo, incurante del nome comparso sul display.

“Stiles?” chiese frettolosamente, dopo aver risposto alla chiamata.

“Ehm.. No, Derek, sono lo sceriffo Stilinski” rispose una voce più adulta, rispetto a quella che il Sourwolf si sarebbe aspettato di sentire “Devo chiederti di raggiungerci immediatamente” affermò, stando ben attento a celare la tensione che lo stava assalendo in quel momento.

Derek si chiese perché lo sceriffo Stilinski lo avesse contattato, utilizzando il cellulare del figlio, quando era certo che Stiles si sarebbe infuriato “E’ successo qualcosa, signor Stilinski?” chiese con aria turbata, incurante delle persone che, dagli altri tavolini, gli rivolgevano sguardi incuriositi.

“Siamo all’ospedale principale di Beacon Hills” rispose lui, quasi come se fosse sul punto di scoppiare a piangere “Stiles ha avuto un incidente”


6.45 p.m. Central Hospital, Beacon Hills.


Scese velocemente dall’auto, incurante dello sbattere troppo forte dello sportello e della sicura non attivata, mentre entrò nell’ospedale spalancando rumorosamente le porte.
Il corridoio principale era, come sempre, molto affollato, Derek non aveva modo di farvi visita da quando suo zio Peter aveva smesso di fingere di essere un invalido, e sperava di non rimettervi più piede.
Si avvicinò al bancone della reception, ringraziando tutti i nomi che gli passavano per la testa, quando notò che Melissa McCall era dietro il bancone.

“Signora McCall” affermò lui, aggrappandosi al bancone per evitare di crollare al suolo, data la troppa velocità con la quale si era avvicinato a quest’ultimo.

Lei annuì, rivolgendogli uno sguardo malinconico “E’ nella sala numero 24, al secondo piano, troverai lo sceriffo Stilinski lungo il corridoio” affermò frettolosamente lei, indicandogli l’ascensore in fondo al corridoio, probabilmente consapevole della pressione alla quale stavano sottoponendo Derek.

Lui scattò verso quest’ultima, dandosi maggiore slancio con una spinta dalla superficie solida del bancone, incurante delle persone che urtava e delle occhiate storte che si guadagnava mentre era intento in quella corsa disastrosa.
Pigiò con violenza il tasto di chiamata dell’ascensore, ripetendo l’azione fin quando le porte di ferro non si spalancarono e gli permisero l’accesso.
Una volta dentro, cliccò direttamente sul numero due, senza controllare se altre persone dovevano salire con lui. Prese ad imprecare interiormente per il troppo tempo che quell’affare elettronico stava impiegando, chiedendosi come facessero gli altri a trovare queste invenzioni geniali.
Una volta che le porte si riaprirono, Derek si catapultò all’esterno del mezzo, iniziando a correre lungo il corridoio, avvicinandosi al punto dove aveva avvistato lo sceriffo Stilinski, intento a camminare avanti e indietro dinanzi alla porta indicata dalla signora McCall, riproducendo spaventosamente l’immagine di Stiles nella mente del moro.

“Sceriffo Stilinski” lo chiamò, mentre ansimava per lo sforzo fatto, Derek, poggiando una mano su una parete per reggersi in piedi e riprendere un po’ del fiato perso.

“Derek” rispose l’uomo “Stiles è dentro” indicò la porta.

“E’ in grave condizioni?” chiese il moro, mentre rivolgeva uno sguardo preoccupato all’uomo.

“E’ sveglio, ma sembra essere molto stanco” spiegò l’uomo “Ha avuto un incidente d’auto mentre tentava di raggiungerti al bar” continuò, agitando le braccia senza sosta “Ho già parlato con lui, ora vuole vedere te” concluse, riacquistando un po’ della calma persa.

Derek annuì silenziosamente, catapultandosi all’interno della stanza e richiudendosi la porta alle spalle.
Stiles era lì, steso su un lettino bianco, con delle siringhe attaccate alle braccia ed un tubicino che gli passava sotto il naso, gli occhi semisocchiusi e la nuca gettata pesantemente sul cuscino: aveva dei lividi su tutto il volto e sembrava aver preso una potente botta in testa, che poteva essere notata dal rigonfiamento che stava avendo in punto preciso, poco lontano dalla fronte.

“Hey” sussurrò, rivolgendogli un sorriso con molta fatica “Sourwolf”

Derek si avvicinò al letto, accomodandosi sulla sedia postavi accanto, prendendo a stringergli una mano “Ma cosa hai combinato?” chiese sorridendo, nel tentativo di evitare di disperarsi.

“Ti ricordi di quella casa sulla spiaggia che desideravo comprare?” chiese, continuando a sussurrare e a sorridere, provando ad infondere sicurezza nel ragazzo che gli sedeva accanto.

Derek annuì, avvicinandosi maggiormente al letto.

“Ne ho trovata una poco lontana da Brooklyn” spiegò con entusiasmo, mentre un colpo di tosse lo costringeva a piegarsi leggermente su sé stesso, provocandogli altro dolore inutile  “Li i matrimoni tra coppie omosessuali sono legali” sorrise.

Derek sgranò gli occhi, mentre un senso di colpa iniziava ad inondargli lo stomaco “Non dirmi che hai fatto tardi per..” iniziò.

“Si” lo interruppe lui, continuando a sorridere “Ho trascorso qualche ora di troppo per controllare quella casa e le varie persone che vi erano interessati” spiegò.

“Perché lo hai fatto? Devi ancora finire il liceo” rispose Derek, mentre gli accarezzò delicatamente una guancia.

Lui chiuse gli occhi al suo tocco, beandosi di quella sensazione che gli infondeva calore, pace e serenità e che, cosa più importante, lo faceva sentire amato “Perché voglio sapere che tu” si bloccò dopo che altri forti colpi di tosse gli spezzarono la frase.

Stiles si stava indebolendo sempre di più, non riuscendo più neanche a formulare frasi complete, mentre, dai colpi di tosse, iniziavano a spuntare macchie di sangue.
Derek era uscito per un istante in corridoio, per avvertire un’infermiera che il ragazzino stava male, ma quella, quando aveva compreso chi era il caso, gli aveva spiegato che era normale e che, in quelle condizioni, loro non potevano fare niente.
Quando era tornato nella camera, il Sourwolf aveva trovato Stiles con gli occhi socchiusi e un sorriso stampato sul volto.
Stiles non aveva idea del vero motivo per la quale Derek era uscito dalla piccola stanza tinteggiata di un azzurrino smorto, e mai sarebbe stato capace di indovinare le intenzioni del ragazzo.
Con il moro, era entrata anche una giovane infermiera, che stringeva tra le mani un libricino bianco, decorato con una croce dal colore oro.
Quando Derek gli si accomodò nuovamente accanto, Stiles lo guardò attentamente, nel tentativo di scrutare anche il minimo dettaglio che gli era sfuggito.
Derek gli sorrise, poi gli mostrò due fedi d’oro, prese in prestito da una coppietta che si era appostata sulle sedie di attesa nel corridoio e, a quella vista, il ragazzino sgranò gli occhi, mentre delle piccole e silenziose lacrime gli rigavano il volto, scendendo lentamente verso il basso ed andando ad infrangersi sul cuscino bianco dove Stiles poggiava la nuca.

“Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due saranno una cosa sola. Così essi non sono più due ma un unico essere. Perciò l’uomo non separi ciò che Dio ha unito.”

“Ti amerò per sempre, invecchieremo insieme, andremo a vivere in quella casa che tu avevi visto” affermò a fatica Derek, mentre guardava la persona che più amava piangere dalla gioia, mentre Dio lo stava chiamando a sé “Ti amerò attraverso il buono, il cattivo e il brutto, ricchi o poveri, vivremo sempre lì, andando avanti mano nella mano, confortandoci a vicenda nelle gioie e nei dolori” aggiunse.

Stiles prese con fatica la fede e la inserì nell’anulare sinistro di Derek, concedendo al moro di fare lo stesso in seguito.
Dopo aver concluso in fretta gli ultimi voti, Derek si chinò verso Stiles, poggiando delicatamente le labbra sulle sue, mentre i segnali acustici, che segnavano il battito cardiaco del ragazzino, andavano man mano rallentando.

Anche quando la macchina smise di emanare segnali acustici, il moro continuava a toccare le labbra del ragazzino, mentre delle silenziose lacrime, dolorose come spine, si infrangevano sul volto del più giovane, bagnandolo di tutto il dolore che si ritrovava a provare.

Derek aveva amato un tempo, ma il destino era stato crudele nei suoi confronti.

Derek era tornato ad amare, ma il destino, ancora una volta, aveva già scelto per lui.


8.00 p.m. Central Hospital, Beacon Hills.


Derek era accasciato ancora su quella maledetta sedia, mentre si copriva il volto con le mani e si lasciava andare in un pianto disperato, accompagnato da sonori singhiozzi, sotto la vista del corpo inerme di Stiles. Lo sceriffo Stilinski era poco lontano da lui, accompagnato dal conforto di tutte le persone di cui si circondava il ragazzino.
Ma a Derek non importava di farsi vedere così fragile.
A lui importava solo della persona che aveva appena perso, del pezzo della sua anima che Dio si era preso con prepotenza, non contento di avergliela già strappata una volta.
E Stiles sapeva che lui non avrebbe sopportato quel dolore ancora una volta.
Si guardò la fede posizionata sull’anulare sinistro, mentre si inginocchiava dinanzi a Derek e gli baciava la nuca.
Sapeva che lui non poteva sentirlo, sapeva che lui non poteva vederlo, ma, in qualche modo, doveva riuscire ad aiutarlo.

Ti amerò per sempre, quindi, per favore, basta piangere, anche se io non ci sono più, ti amerò per sempre, Sourwolf, per sempre e sempre”




 

Angolo Autrice:

Salve a tutti :D
Questa è la mia prima FF Sterek, quindi vi chiedo di essere clementi e di non.. "azzannarmi" nel caso doveste trovare qualche errore lol
Inoltre, vi avverto in anticipo, che avevo già pubblicato questa storia in un mio precedente account che, per diverse ragioni, ho dovuto cancellare :3
Tuttavia, dato che mi piace particolarmente questa shot, ho deciso di ripubblicarla.
Vi chiedo anche di non odiarmi per il non lieto fine e di lasciare una recensione, se vi va, per farmi sapere cosa né pensate c':
Un bacio a tutti,


- Erm -

 

  
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