Prologo
Il cielo era scuro, le nuvole grige si stendevano fino all'orizzonte e anche oltre. Il vento scuoteva le fronde degli alberi, facendo staccare le ultime foglie. Ce n'era una, però, che non mollava. Rimaneva aggrappata al ramo, come se non volesse andare in contro a quella che era la realtà. La stessa cosa faceva quel ragazzino biondo, un cappuccio nero tirato sulla testa, i gomiti appoggiati sui jeans, anch'essi neri. Cercavo di scappare dal suo destino.
Quindici anni, un animo freddo come il vento che soffiava e una voglia di vivere che ormai era sparita. Teneva dentro di sè la paura. Era rimasto da solo e non voleva accettare la realtà. Non quella realtà. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di tornare indietro, ma sapeva che non sarebbe servito. Sarebbe rimasto da solo comunque perchè, i suoi, quei soldi per pagarsi i debiti non li avevano e immischiarsi in quei brutti giri portava solo a quella conclusione.
Non riusciva a spiegarsi una cosa: sapevano quello che sarebbe successo, tutti lo sapevano, eppure avevano continuato ad andare avanti in quel modo, facendo quasi capire che preferivano la droga a lui. Perchè lo avevano abbandonato? Sapeva di essere un disastro come figlio, ma non pensava fino a quel punto.
Strinse i pugni sui capelli biondi al ricordi di alcuni minuti prima, quando aveva lasciato cadere un fiore sulla tomba nera dei genitori, dando così loro un ultimo addio.
Non poteva crederci. Lo avevano abbandonato a se stesso. E questa volta non era per una notte, un giorno, un mese... sarebbe stato per sempre.
Una mano calda si appoggiò sulla sua spalla facendolo sussultare. Non si voltò, sapeva esattamente chi fosse. Sua zia Johanna era l'unica della famiglia che potesse prendersi cura di lui, e lo avrebbe fatto.
"Ti volevano bene"
Il ragazzo non si mosse. Era freddo come il ghiaccio, sia dentro che fuori. Non credeva a quelle parole. L'amore per qualcuno non si dimostra con l'abbandono. Si dimostra con gli abbracci, i baci, i regali, le sorprese, quelle che ti parlano e dicono "non ti preoccupare, io ci sarò sempre per te". E loro non c'erano e non ci sarebbero mai più stati.
Come poteva credere a quelle parole?
Se lo chiedeva, ma non trovava risposta. Non trovava amore nelle notti passate a casa da solo perchè i suoi erano fuori, chissà dove, ubriachi o fatti; non trovava amore nei rimproveri... non lo trovava e basta.
"Andiamo Luke"
Rimase fermo, come se non avesse sentito le parole della zia, ma non era così. Aveva sentito, ma sapeva che alzarsi voleva dire arrendersi al suo destino, a quella realtà che non voleva accettare.
"Luke"
Sentì i sospiri di sua zia, prima che si allontanasse. Lo capì dallo scricchiolio della ghiaia sotto le scarpe eleganti.
Per quanto non volesse andare avanti non voleva nemmeno perdere l'unica persona a cui voleva bene davvero. Si alzò senza proferire parola.
Alzarsi da quella panchina fredda fu come andare in contro alla dura realtà. Anche l'ultima foglia si staccò e cadde a terra.
Dalla realtà non si può fuggire. Bisogna accettarla per come viene. Bella o brutta che sia.
#Spazio autrice
Allora, questa è la mia prima ff sui 5sos. In realtà questa estate ne avevo iniziata un'altra ma non mi convinceva molto e quindi l'ho cancellata. Questa, invece, devo dire che a me piace moltissimo e spero piacerà anche a voi.
Prima di tutto mi presento. Mi chiamo Monica, ho 14 anni (15 domani ahah) e sono di Milano.
Parlando della storia, questo è solo il prologo e, come capirete dal prossimo capitolo, è un ritorno al passato. La storia vera e propria iniziarà nel prossimo capitolo, ma non sottovalutate questo prologo, sarà importate per lo svolgimento di tutta la vicenda.
Spero in una piccola recensione in modo da poter migliorare.
Aggiorno appena riesco.
xx Mony