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Autore: Selhin    18/07/2008    7 recensioni
Non riusciva a perdonarsi di averla lasciata morire così. Aveva ogni istante quella scena stampata nella mente. Lo tormentava. Rivedeva la sua immagine, pura, tranquilla, mentre pregava. Un sorriso flebile sulle labbra ben disegnate, rivolto a lui, fugacemente. Uno in risposta da lui, mentre lei ignara di quello che a breve le sarebbe accaduto, chiude quegli occhi smeraldo. O forse lo sapeva...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Cloud Strife
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children
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Illusion

Illusion

 

 

 

 

 

 

Arrivò più stanco del solito quella sera. Era sveglio dalle prime luci dell’alba, anzi, non aveva quasi dormito la notte precedente.

Ma ormai ci stava facendo l’abitudine.

Erano ormai molte notti che non riusciva più a dormire bene. Troppe notti. Le notti di tre anni.

I suoi sogni erano tormentati, confusi.

Non li ricordava. Nemmeno uno, su tanti che ne faceva.

Al risveglio li aveva dimenticati, ma gli lasciavano comunque una stanchezza pesante addosso.

Eppure sentiva che molto spesso era lui a volerli dimenticare anche se in quel momento non riusciva a spiegarsene la ragione. Non che la cosa lo interessasse troppo.

Aprì piano il grande portone di legno scuro. Il cigolio riecheggiò per la grande sala, ovattato e quasi inquietante.

Il giovane uomo dai capelli biondi, attraversò la navata con passo felpato ma allo stesso tempo deciso, fermandosi davanti a quello che molto tempo prima doveva essere stata la zona dedicata all’altare.

Adesso vi era solo un piccolo praticello colmo di fiori gialli e bianchi che si allungavano verso l’alto, cercando di catturare quei pochi raggi di sole che entravano dal soffitto, per poche ore al giorno soltanto. Lui quella chiesa l’aveva conosciuta così, diroccata ma splendida, con quei fiori così luminosi. Erano molto forti, lei lo diceva sempre, e dopotutto aveva ragione visto che gli avevano salvato la vita ed erano ancora così rigogliosi. Anche dopo che lei aveva smesso di assisterli personalmente.

Lui aveva preso il suo posto, curandoli ogni giorno, ma non era la stessa cosa. Anche se essi, inaspettatamente, mantenevano quella luminosità eterea che li rendeva quasi mistici.

S’inginocchiò davanti a loro, immerso in mille pensieri, quasi assorto in una specie di preghiera. Un raggio di luna piena l’illuminava, circondandoli di luce argentea, e questo rendeva la scena ancora più sacra e celestiale. Ne accarezzò uno con devozione, cercando di ricordare ogni particolare di lei, quasi come se lo stesso bocciolo potesse trasmetterglielo. Dopodiché si sedette per terra, avvolto dai raggi di luna. Le ginocchia ravvicinate al petto, le braccia forti attorno ad esse, e lo sguardo azzurro cupo perso chissà in quale parte dei suoi ricordi.

Ripensò ai tre anni trascorsi da quando lei se n’era andata, e si meravigliò quando scoprì che ogni giorno, tutto quello che faceva, era stato solo ed unicamente spinto dalla voglia di trovare qualche piccolo frammento di lei nel mondo. Ma era tutto inutile, ormai lei non esisteva più se non nei suoi ricordi. Ed era tutta colpa sua, lo sapeva.

Non riusciva a perdonarsi di averla lasciata morire così.

Aveva ogni istante quella scena stampata nella mente. Lo tormentava.

Rivedeva la sua immagine, pura, tranquilla, mentre pregava. Un sorriso flebile sulle labbra ben disegnate, rivolto a lui, fugacemente. Uno in risposta da lui, mentre lei ignara di quello che a breve le sarebbe accaduto, chiude quegli occhi smeraldo. O forse lo sapeva.

Cloud continuava a chiederselo, costantemente.

Poi, dal cielo la minaccia. Una lama di metallo lucido cade su di lei, cogliendone uno sguardo sorpreso che lentamente si spegne. Il verde brillante si trasforma in un verde cupo. E li, tutto finisce.

Si accascia al suolo, e lui si chiede come sia possibile. Lei e la morte erano, per lui, due cose totalmente separate. Così lontane da non poterle nemmeno prendere in considerazione.

Avevano una vita davanti, una vita per stare insieme, una vita d’amore. E adesso quella vita era scomparsa. Immersa in un lago assieme a lei.

Era così bella, anche in quel momento. Pura e incontaminata fin nella morte.

Nel silenzio della chiesa, pianse calde lacrime. I singhiozzi arrivarono presto. Ormai non gliene importava più nulla di trattenersi, da troppo tempo fingeva che ciò non lo avesse toccato troppo. Anche se in realtà, gli si poteva leggere tutto nello sguardo. Si lasciò andare ad un pianto incontrollabile, cullato da quel sentimento che da troppo ribolliva in lui. Una rabbia per se stesso prima di tutto. Ma consapevole che quella era inutile e che non l’avrebbe fatta tornare.

Non si era mai sentito così solo. In passato non ci aveva fatto troppo caso, la solitudine gli piaceva. Ma dopo averla conosciuta tutto era cambiato, soprattutto lui.

Fu con questi pensieri nel cuore che si addormentò, ormai stanco di piangere…

 

 

  - Ehi! Ehi!-

Una voce. Cristallina, dolce.

Cosa era successo?

  - Ehiiiii!!!-

Era troppo stanco per aprire le palpebre.

Sentiva dolore dappertutto. Ma si fece forza, e piano aprì gli occhi.

  - Ah, ma allora sei vivo! -

Dapprima una luce forte lo investì, bruciandogli la vista.

Poi quella luce prese la forma di una persona.

  - Tutto bene? -

Era una donna, avvolta dalla luce, ma non capì subito di chi si trattò.

Era forse in paradiso?

  - Ma…mamma?- mormorò confuso.

Una risata giovane. Troppo giovane.

Mise a fuoco l’immagine.

  - No, non sono tua madre...-

Era una ragazza, ma prima di vederla con chiarezza si tirò su a sedere.

Poi posò lo sguardo su di lei.

  - Sei caduto da lassù…- stava dicendo, indicando un buco sul soffitto di quella che doveva essere una chiesa -…i fiori hanno attutito la caduta.-

Lui la guardò negli occhi, e lei sorrise quasi imbarazzata.

  - Stai bene vero? - chiese ancora.

Lui annuì, sempre guardandola.

  - Mi chiamo Aeris, e tu?-

Senza staccare lo sguardo dagli occhi di lei si alzò in piedi.

  - Ehm…sono Cloud.-

Si portò una mano sulla fronte, sentiva un forte dolore alla testa.

Forse era dovuto alla caduta.

  - Ricordi qualcosa?- una domanda improvvisa da lei.

Era strano, ma aveva la mente vuota.

Ci pensò su un istante, poi tornò a guardarla.

Aveva un lungo abito rosa chiaro che le dava un tono di dolcezza in più. Lunghi capelli castani, intrecciati lungo la schiena e legati con un nastro abbinato.

Gli occhi erano dolci, limpidi.

Verde brillante, luminoso, con pagliuzze verde più chiaro.

Poi, la folgorazione.

  - Aeris? - ripeté.

La ragazza lo guardò sconcertata, e lui capì che doveva esserle sembrato un idiota.

Era un sogno il suo?

Incredibilmente stava rivivendo il loro primo incontro, ma non sembrava propriamente un sogno. Il dolore lo aveva, e lo sentiva.

Era troppo reale per essere un sogno.

Ma allora cos’era?

Possibile che gli avessero concesso una seconda possibilità?

Una possibilità per evitare l’inevitabile?

Non voleva sperarci troppo.

  - Ho qualcosa sul viso? - chiese lei imbarazzata. Evidentemente la guardava con troppa intensità, ma non poteva immaginare la gioia che il ragazzo provava nel vederla.

Scosse la testa scusandosi, poi si ricordò di una cosa. Se veramente era tornato indietro, ne avrebbe avuto la prova di li a poco.

 

 

  Era proprio vero!

Era tornato indietro, e adesso poteva cambiare le cose.

Avevano evitato facilmente i Turk, poiché lui sapeva in anticipo che sarebbero arrivati a cercarla.

  - Certo che sei un ragazzo singolare tu.-

Adesso erano sul tetto della chiesa, mentre aspettavano che la banda se ne andasse per potergli permettere di avviarsi altrove, lontano da loro.

Non poteva permettere che la trovassero.

Doveva proteggerla questa volta.

  - Come facevi a saperlo?-

Sorrise incuriosita. Quanto aveva desiderato rivedere quel sorriso. Tutto svaniva di fronte alla sua dolcezza. La tristezza che l’aveva accompagnato da sempre, la disperazione nell’averla persa, il terribile senso di colpa che lo attanagliava come una morsa di metallo. Ogni cosa, solo per un suo sorriso.

L’amava così tanto, e questa volta gliel’avrebbe detto.

Si sarebbe dimenticato di tutto e tutti pur di restare con lei.

  - Mah, sesto senso…- rispose guardandola.

La vide dallo sguardo che non era convinta, ma fece finta di nulla. Poi all’improvviso si alzò in piedi, e fece la domanda che lui ricordava ancora. Con lo stesso tono allegro, divertito.

  - Che ne dici di farmi da guardia del corpo fino a casa?-

Cloud restò per qualche istante imbambolato a guardarla, ricordandosi di aver temporeggiato la prima volta.

  - Sicura?-

Lei sorrise di nuovo. Lo faceva impazzire quel sorriso. Avrebbe voluto prenderla fra le braccia, stringerla, baciarla. Ma era troppo presto ancora.

S’incamminarono sui tetti delle varie abitazioni, lei saltellava ma restava indietro, allora lui tornava da lei per aiutarla.

  - Wow…ho trovato proprio una guardia del corpo formidabile!-

Arrivarono al parco più in fretta di quel che ricordasse. Si sedettero l’uno accanto all’altra, ma questa volta sulle altalene. Era ovvio che qualcosa non poteva restare uguale, continuava a dirsi lui.

  - Sai, mi ricordi tanto una persona…- disse lei all’improvviso. Negli occhi una strana luce. Quel discorso l’aveva già sentito, ma solo adesso riusciva a comprenderlo.

  -…a dirla tutta il mio primo amore.- continuò ridendo.

Era strano come lui non riuscisse a parlare nemmeno questa volta.

  - Avete gli stessi occhi…-

Lo guardò con intensità e lui rispose allo sguardo.

  - E’ dovuto all’energia mako.-

Ancora quel sorriso. Bellissimo.

  - Non dovresti andare a casa adesso? - glielo chiese per abitudine, senza volerlo veramente.

Ma inaspettatamente lo sguardo verde di lei s’incupì - Non ha importanza…-

  - Perché dici questo? -

Aeris scosse la testa - Non c’è nessuno a casa che mi aspetta.-

Lui non riusciva a capire - E tua madre dov’è?-

  - E’ morta purtroppo…-

Cloud era incredulo al massimo. Come poteva essere successo? - Una malattia - gli rispose lei - Ormai sono 5 anni che se n’è andata…sono sola…-

Il ragazzo scosse la testa, visibilmente dispiaciuto e meravigliato.

  - Mi dispiace Aeris…-

Poi all’improvviso disse una cosa impensabile - Perché non vieni con me? -

La ragazza lo guardò senza capire - E dove vai?-

  - Dovunque tu voglia…scappiamo Aeris.- era una richiesta assurda, andava contro ogni logica. Ma in quel momento a lui importava solo di lei.

  - Come “scappiamo”? Ci siamo appena conosciuti…non penserai mica che io sia…- ma Cloud la interruppe con lo sguardo.

  - A dire il vero…- iniziò la ragazza abbassando lo sguardo -…non mi dispiace affatto come idea. Mi sembra di averti già conosciuto Cloud…è possibile una cosa del genere?-

Cloud annuì lievemente con il capo - Sento la stessa cosa…- il che era vero, anche se lui ricordava perfettamente di averla già conosciuta.

C’erano altre persone in quel parco, ma il momento era solo per loro.

Lui le sfiorò il viso con una mano, in una carezza delicata. Le spostò i capelli e leggermente mosse l’indice sulle sue labbra, d’un rosa delicato, creandole un brivido piacevole e doloroso al tempo stesso.

  - Non m’importa del mondo…voglio stare con te, anche se questo può sembrarti strano.- le sussurrò lui con una sincerità che non era propriamente sua.

Lei le accarezzò un ciuffo di capelli biondi - I tuoi capelli sembrano fili d’oro…sono bellissimi.-

Com’era bella. Era l’unica cosa che lui aveva mai desiderato, e l’aveva perduta prima di poterla avere anche solo per un istante. Sorrise.

Poi poggiò le labbra su quelle di lei.

Dapprima lei rispose al bacio con innocenza, poi sentì le sue labbra dischiudersi come un fiore, ad accoglierlo. Era un bacio dolce ma allo stesso tempo passionale.

Tutto ciò che lui aveva sempre sperato, ma anche di più.

Le sue mani accarezzarono la schiena di lei, seguendone la curva fino al collo. Mentre quelle di lei indugiavano sul suo viso.

Anche se avevano gli occhi chiusi riuscivano a vedersi ugualmente. Si sentivano uniti, finalmente.

Quando si staccarono, lo fecero forzatamente, solo per poter respirare.

Lui la strinse in un abbraccio carico di amore e tenerezza. Ci teneva troppo per spaventarla. Lei rispose all’abbraccio, felice.

  - Adesso è tutto a posto, finchè starai con me. Non permetterò mai che ti accada nulla…mi dispiace tanto.- mormorò lui stringendola di più, inebriandosi di quel suo profumo che sapeva di fiori di campo - Non volevo che accadesse…te lo giuro.- dai suoi occhi scesero delle lacrime leggere che gli rigarono le guance con dolcezza.

  - Lo so…- gli rispose lei con tenerezza, ed era strano. Sembrava sapesse di cosa lui stesse parlando -…non è stata colpa tua. Io ero felice perché eri lì.-

Cloud si staccò leggermente da lei per guardarla negli occhi, e comprese guardandola, che sapeva ogni cosa. Del resto lei aveva sempre saputo tutto.

  - …Ti…amo…- le disse mentre ammirava tutta la bellezza e serenità che emanava - Ti ho sempre amata…volevo che lo sapessi…-

Lei sorrise ancora, lo sguardo sereno - Ma io lo sapevo…non devi più sentirti in colpa per me…-

Lo baciò di nuovo.

Un bacio lieve, delicato e puro.

 

 

  Quando aprì gli occhi, si ritrovò disteso in mezzo ai fiori. Volse lo sguardo al cielo, attraverso l’apertura nel tetto.

Era una notte scura, ricca di stelle.

Gli cadde un’altra lacrima dagli occhi.

Da domani avrebbe smesso di piangersi addosso. Il suo rimpianto più grande era quello di non avergli mai rivelato che l’amava con parole sincere. Ma adesso ci era riuscito, certo che lei avesse capito.

  - Grazie…-

Aeris gli aveva donato un sogno per riportarlo alla vita. Adesso lui avrebbe vissuto la sua vita come in un sogno.

 

 

 

 

Fine

 

 

 

 

 

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Innanzi tutto, dedico questa storia alla mia amica Monica, per farmi ridere, perché condividiamo le stesse passioni, e perché ci capiamo!!! Spero di vederti presto carissima!!! Ti voglio bene!!!

 

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Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuta, ci tengo tanto visto che è la mia prima fic su questa coppia, che adoro.

 

Conto di scriverne altre in futuro.

 

Spero migliori…^^

 

Insomma recensite per favore, non so più come dirvelo!!!!!

 

Un bacio,

 

Selhin

   
 
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