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Autore: Ginny_Anastasia    25/04/2014    5 recensioni
Mi raggomitolai sulla panchina,senza realmente capire cosa stessi facendo. Chiusi gli occhi e cercai di respirare normalmente, inutile.
Strinsi i denti e mi accorsi di tremare convulsivamente.
-Serve aiuto?- Chiese una voce.
Riaprii gli occhi senza però riuscire a vedere realmente.
-Stai bene?- ripeté la voce.
Scossi la testa e richiusi gli occhi.
-Che succede?- Un’altra voce questa volta più lontana,poi mi sentii sollevare.
Riaprii gli occhi e quello che vidi fu una maglietta nera.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ciao fanciulline!! Mi è mancato poter aggiornare..ma ho avuta la febbre ed inoltre questo capitolo non mi convinceva del tutto..non che adesso mi convinca più di prima..ma ormai non riesco più a cambiarlo!

Come sempre ringrazio ognuna di voi e vi chiedo di recensire in modo da sapere se la storia vi sta continuando a piacere o no J

Non vedo l’ora di leggere cosa ne pensate!!

Ora vi lascio al capitolo..che spero vi piaccia..almeno più di quanto piaccia a me..

Un forte abbraccio ad ognuna di voi e ancora un grazie..

Ginny

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Ich hör Dir zu, seh Dein Gesicht.
Deine Lippen, öffnen sich.
Red langsam, bitte nicht zu schnell.
Wilkommen im Hotel.

Wir wollten nur reden,
Und jetzt liegst du hier.
Und ich lieg daneben, Reden, Reden

                       Reden (Tokio Hotel)  

                    

 

 

 

Mi portai una penna alla bocca incominciando a rosicchiarne il tappuccio blu, stavo pensando a come potessi organizzarmi il resto del pomeriggio visto che ero intrappolata in ufficio fino alle sei di sera..con un mucchio di mansioni da portare a termine.

Sbuffai rassegnata. Vidi Emily appoggiare la testa sulla scrivania trattenendo un grugnito e coprendosi il volto con i capelli.

-Tutto bene?- chiesi toccandole una spalla.

La ragazza non si mosse e si limitò ad annuire, prima di tornare a controllare i fogli che aveva davanti al naso.

Tornai alla mia agenda e cerchiai tutti gli appuntamenti di Margaret per quel pomeriggio, ad un tratto Emily brontolò più forte e sbattè sul tavolo i fogli –Senti, non ne posso più, cosa vuoi per pranzo? Al bar vendono degli ottimi panini-

Sorrisi e richiusi l’agenda –Va bene allora, panino sia.. ce l’hanno al prosciutto e mozzarella?- Chiesi

La mia collega rise –Siamo a Los Angeles! No a Torino.. al massimo puoi trovare un hot dog!-

-Senza senape?-

-Si può fare-

-Andata!- Dissi alzandomi in piedi e raccogliendo la borsa che nel frattempo era finita a terra.

Emily mi fece strada fino a quando non arrivammo in una piccola mensa con tanto di tavolini pieghevoli.

Era praticamente un ufficio se non ci fosse stata una macchinetta di bevande e un bancone su ci servivano dei piatti caldi.

Ci mettemmo in coda.

-Allora.. come sta andando?- Chiese Emily con un sorriso passandomi un vassoio di plastica grigia.

-Beh, stando che sono qui da una settimana..direi bene..faccio ancora un po’ di difficoltà a capire ogni cosa che mi viene chiesta..-

-E nella famiglia che ti ospita? I tuoi amici?-

-Anche con loro mi trovo bene, sono molto simpatici e disponibili- Il che era vero visto che spesso i gemelli si offrivano di portarmi al lavoro o di venirmi a prendere.

Emily annuì –Due hot dog caldi, uno con la senape e l’altro senza, grazie- Ordinò gentile al barista.

L’uomo scrisse veloce sul taccuino le richieste e si congedò con un “arrivo subito”.

-Come si chiamano questi tuoi amici?- Domandò ancora, tornando a posare l’attenzione su di me.

-Bill e Tom..-

-Oh..Di cognome? Sai, magari li conosco..-

Il mio cuore prese a battere furiosamente –Non credo, sai, si sono trasferiti qui qualche anno fa..-

-Capisco..ma dimmi il cognome, a volte il mondo è davvero troppo piccolo!-

-Bill e Tom.. Ka..Kaller- Dissi con voce due ottave più alta del normale.

-No, non li conosco.. beh , magari un giorno me li presenterai..-

-Assolutamente- Dissi tutto ad un fiato –E invece tu dovrai farmi conoscere Matt- risi cercando di cambiare discorso.

Emily contraccambiò il sorriso –Sì certo, sono sicura che andrete d’accordo, sai adora la cucina italiana, spesso si cimenta in nuove ricette..magari un giorno potresti venire a cena da noi-

Annuì.

Arrivarono i nostri hot dog e dopo aver pagato ci sedemmo al tavolo vicino alla finestra.. credevo che avrei provato un senso di vertigini, ma mi sbagliavo, trovavo quasi piacevole vedere le strade, le macchine e i passanti piccoli come se fossero formiche.

Mi guardai in torno e notai che eravamo davvero in pochi a mangiare, guardai l’orologio..l’uno e mezza, che avessero già tutti pranzato?

Emily mi rispose come se mi avesse letto nella mente –Di solito gli altri vanno nel ristornate qui vicino, ma a me non piace, troppo snob-

Sorrisi –Qui va benissimo, si può parlare e non c’è troppo rumore-

La ragazza addentò il suo panino per poi tornare a fissarmi –Hai fratelli?-

Annuii –Una sorellina più piccola, fa prima superiore quest’anno.. si chiama Giorgia, tu? Hai fratelli?-

-No, sono figlia unica, ma ho un cane..è lui mio fratello-

-Come si chiama?-

-Alan, è un pastore tedesco.. siamo cresciuti insieme, ora è con me e Matt nella casa nuova-

Arrossii e guardai fuori dalla finestra –devi amarlo molto..Matt..-

-Sì, è il mio migliore amico..eravamo destinati a stare insieme- Spiegò trattenendosi dal sospirare.

-E hai tuo? Piace Matt?- Domandai

Emily storse il naso –All’inizio no, soprattutto mio padre, ma credo che fossero preoccupati per me, per la mia incolumità, capisci? Poi con il tempo hanno incominciato ad apprezzarlo di più-

Annuii –E’ una bella cosa..-

-Sai a volte credo che ci sposeremo, non adesso, è chiaro, ma sono sicura che sarà lui mio marito, è come se me lo sentissi dentro..-

-E’ questo l’amore?- Chiesi senza nemmeno pensarci

La ragazza mi guardò negli occhi e sorrise –Credo di sì, tu non sei mai stata innamorata?-

Improvvisamente mi pentii di averle fatto quella domanda, e adesso che le raccontavo?

-In realtà no..-

-Succederà, fidati-

Mugugnai qualcosa di incomprensibile e mi alzai in piedi –Finiamo il lavoro? Non ho proprio voglia di portarmelo a casa-

Emily annuì.

 

 

Alle sei meno due minuti ero fuori dal palazzo che aspettavo l’arrivo di uno dei gemelli.

Io avevo insistito per prendere un taxi, ma a quanto pare era difficile smuoverli dalle loro posizioni.

 Controllai più volte il cellulare e l’ora sul mio orologio, sapevo di sembrare un’ ossessiva, ma era più forte di me, serviva per calmare i miei nervi.

Verso le sei e dieci parcheggiò davanti all’ufficio l’auto sportiva di Bill e il ragazzo mi fece cenno di salire.

Appena dentro mi invase l’odore del fumo e quello dolce delle caramelle gommose.

Il ragazzo mi sorrise e me ne porse una alla fragola –Vuoi?-

Sorrisi a mia volta e accettai. Non sapevo resistere agli orsacchiotti di gelatina!

Bill rimise in moto l’auto e con un’inversione girò la macchina verso casa.

-Andata bene al lavoro oggi?- Chiese

Annuii –Voi? Avete passato una bella giornata?-

-Siamo stanchi, ma non ci lamentiamo..vi vogliamo troppo bene-

Non compresi subito il significato di quelle parole , poi però sgranai gli occhi e mi illuminai in un sorriso –Anche noi Aliens vi vogliamo bene- sussurrai

Bill annuì e tornò a guardare la strada.

-Posso farti una domanda?- Chiesi con voce piccola

-Certo, spara-

Mi morsi il labbro inferiore con forza –Quanto manca al nuovo CD?-

Il ragazzo non mosse un muscolo e nemmeno si voltò a guardarmi, per un attimo credetti che si fosse arrabbiato o offeso, stavo per dirgli che non doveva rispondere per forza quando scoppio a ridere.

Inarcai un sopracciglio confusa.

-E’ sempre bello vedere questo lato di te- spiegò guardandomi per interminabili secondi negli occhi.

-Pensavo ti fossi incazzato- Dissi

-E perché? Figurati.. comunque non puoi sapere niente! Top - secret !-

-Certo certo – sbottai con un  sorriso

Bill rise più forte.

Forse potevo anche abituarmi a questa convivenza.

 

 

Parcheggiò nel vialetto e spense il motore della macchina.

Silenziosamente raggiungemmo la porta di casa in cui girò le chiavi. La serratura scattò e il vocalist entrò trattenendo un sorriso.

Lo seguii un po’ confusa..cosa c’era ora da sorridere?

In salotto notai subito tre figure voltate di spalle , una era seduta sul divano con l’ I Phone in una mano, probabilmente stava chattando; le altre due, di cui uno era Tom, erano davanti alla cucina con Chippu e Baby.

Trattenni il respiro e strabuzzai più volte gli occhi.

-Hey ragazzi!- Salutò Bill spingendomi verso il centro –Sofia ti presento Georg e Gustav..signori lei è una nostra nuova amica-

Due paia di occhi si posarono su di me, così abbassai lo sguardo che andò a finire sui miei pantaloni eleganti neri..Ma come ero vestita?!

Improvvisamente mi sentii diventare paonazza e mi allisciai i capelli, probabilmente spettinati e sfatti, sulle spalle.

Sentii Tom ridere –E’ italiana, l’abbiamo conosciuta in aeroporto, poi vi spieghiamo, comunque sa parlare tedesco-

Rialzai lo sguardo e abbozzai un timido sorriso –Ciao- Dissi.

Bill mi spinse ancora avanti trattenendo una risatina e poi si mise accanto a me.

Georg mi tese la mano –Ciao!- Salutò guardandomi dritto negli occhi ostentando sicurezza da ogni poro.

-Molto piacere-

Poi mi voltai verso Gustav che a sua volta mi salutò con una stretta forte e affabile –Piacere di conoscerti Sofia-

Il vocalist infine chiuse la porta e si mosse verso il fratello –Hai già preparato cena?- Chiese voltandosi poi verso la cucina dove in una grossa pentola stava bollendo qualcosa.

Il gemello annuì –Ti va la pasta al sugo Sofy?- Domandò guardandomi.

Il mio cuore perse un battito , come mi aveva chiamata?

Arrossii, forse per la milionesima volta –Certo-

Gustav batté le mani e andò in cucina, poi si sedette sulla sedia capo tavola –Perfetto! Sto morendo di fame-

 

 

-Mi sono sempre piaciute le donne italiane- Disse Georg voltandosi verso di me e bevendo un sorso d’acqua –Mi sembra che anche a te piacciano, vero Tom? Non ti eri fatto quella ragazzina qualche anno fa?- Chiese ammiccando

Tom sorrise malizioso e scoccò le labbra –Come se tu non avessi mai fatto niente Hobbit-

Abbassai lo sguardo e infilzai una penna con la forchetta, ma mi era passata improvvisamente la fame.

Ad un tratto Georg mi riportò alla realtà –E tu Sofia? Con l’amore come va?- Domandò come se niente fosse.

Bill mi sorrise improvvisamente attento.

-Beh.. non c’è molto da dire- Abbozzai un altro sorriso continuando a giocherellare con il cibo contenuto nel mio piatto.

-Vuoi dirmi che una bella ragazza come te è single?- fece l'occhiolino il bassista.

Mi portai una penna alla bocca, ero nervosa.

-L’ultimo con cui sono uscita..- sottolineando bene la parola “ultimo” –Risale alla terza superiore..quindi più di due anni e mezzo fa..-

Tom non riuscì a trattenere una risata –Stai scherzando?-

Lo fulminai con lo sguardo, ma me ne pentii subito dopo.. non potevo certo biasimarlo!

-E’ durata circa sei mesi..poi..è finita- Spiegai –Probabilmente non sono fatta per tutto quello che comporta una relazione..- Dissi riabbassando lo sguardo.

Bill si schiarì la voce –Scherzi? L’altra sera mi avevi detto che..-

-L’altra sera straparlavo.. – Ribadii posando la forchetta sul tavolo e smettendo di spulciare la mia pasta al pomodoro.

Mi alzai in piedi in silenzio e guardai fuori dalla finestra –Potete scusarmi? Ho una chiamata da fare..-

Uscii dalla cucina  e mi misi le mani tra i capelli.

Perché mi dovevo comportare così?

Quasi correndo raggiunsi la mia camera , presi il cellulare e composi il numero di casa, le lacrime incominciavano a scendere copiosamente sul mio volto..perchè faceva così male?

Con il respiro strozzato aspettai che qualcuno mi rispondesse.. il pib del telefono mi stava dando alla testa.

Perché diavolo mi ignoravano?

Guardai la sveglia sul comodino: erano le sette e mezza di sera. Capii che in Italia era tardi ormai e che probabilmente tutti erano già a letto a dormire.

Chiusi la chiamata e mi rialzai dal letto per sedermi sul divanetto accanto alla finestra.

Osservai le luci di Los Angeles cercandoci conforto, improvvisamente volevo tornarmene a casa.

Scossi la testa e tentai di regolarizzare il respiro o almeno di smettere di piangere, ma non ci riuscivo.

Sentii la porta aprirsi e qualcuno venire verso di me.. era Tom.

Mi portai le mani davanti al viso per nascondere le lacrime e mi rivoltai verso la finestra.

Tom si avvicinò a me.

Sapevo quello che vedeva, una ragazza spaurita, tremante come una foglia e immobilizzata dalla paura.

Si sedette accanto a me –Uno dei tuoi attacchi?-

Annuii e ripresi a piangere.

Il ragazzo avvicinò le braccia al mio corpo e molto lentamente mi chiuse nel suo abbraccio protettivo..sapeva di casa e di pulito.

Poggiai la testa sul suo petto ampio e ascoltai i battiti del suo cuore che si muoveva rilassato e pieno di vita.

Mi aggrappai sulla sua maglia quando uno spasmo mi spossò da capo a piedi, vicino a me non c’era più Tom Kaulitz, solo Tom.

-Di cosa hai paura?- Chiese con voce carezzevole.

-Non lo so- Soffiai

Mi accarezzo i capelli –Non è vero..-

Scossi la testa e lasciai che la mia voce fluisse incontrollabile, senza che trovasse necessariamente un discorso logico.

-Ho iniziato ad avere attacchi di panico in terza liceo..- Sussurrai –Non so perché..perchè mi vengono, penso un insieme di cose..la cosa che fa più male e che da quando ho incominciato a stare male molti dei miei compagni ed amici mi hanno voltato le spalle..mi sentivo..mi sento così sola..-

Tom ascoltava in silenzio quel fiume incontrollato di parole senza interrompere..continuava  solo ad accarezzarmi i capelli.

-Ne sono uscita più o meno..una volta..manco un anno fa.. nemmeno uscivo di casa..ho voluto sfidare me stessa venendo qui..ma non è facile..mi dispiace..-

Tom mi posò un bacio sui capelli –Non devi chiedere scusa a me ..piuttosto a te stessa, da quello che ho capito non ti sei mai data una possibilità. Sappi inoltre che chi ti ha lasciato è solo una faccia di merda, tutti abbiamo delle debolezze, fanno parte di noi..-

-Non voglio la tua compassione..- Soffiai

Il ragazzo rise gentile –Non mi fai pena, tranquilla, solo incazzare, ho visto Bill nella tua stessa situazione.. e non riesco a fare a meno di pensare come voi vi meritiate di più- Spiegò con un sorriso.

-Non è facile-

-Basta avere fiducia in se stessi..-

-Non l’ho mai avuta..-

-Allora fidati di me..fidati di Bill..- Disse sciogliendo l’abbraccio.

Lo guardai confusa.

-Ti aiuteremo..sicuramente lo Scriciolo non vedrà l’ora!-

-Io..-

Tom sorrise sornione –Non c’è bisogno di ringraziarmi- Fece l’occhiolino e si alzò in piedi –Comunque ora stai tranquilla.. io sono nella camera affianco se hai bisogno, non mi muovo..-

-Grazie-

Tom aprì la porta –Ora dormi un po’..domani ti portiamo a fare un giro- Disse prima di uscire dalla stanza.

Mi guardai intorno e notai che ero di nuovo tranquilla, non avevo nulla da temere.

Raggiunsi il letto e mi coprii bene con le coperte, fregandomene di mettere il pigiama.

Poi sentii un cellulare squillare in lontananza e la voce di Tom –Hey piccola!...Sì, sì sto bene..No domani ho da fare..magari ci vediamo alla sera..-

Appoggiai la testa sul cuscino e sospirai.

-Buona notte Ria..-

Sorrisi.. “Buona Notte Tom”.

 

 

 

   
 
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