Ciao fanciulline!! Mi è mancato poter
aggiornare..ma ho avuta la febbre
ed inoltre questo capitolo non mi convinceva del tutto..non che adesso
mi
convinca più di prima..ma ormai non riesco più a
cambiarlo!
Come sempre ringrazio ognuna di voi e vi chiedo di
recensire in modo da
sapere se la storia vi sta continuando a piacere o no J
Non vedo l’ora di leggere cosa ne
pensate!!
Ora vi lascio al capitolo..che spero vi
piaccia..almeno più di quanto
piaccia a me..
Un forte abbraccio ad ognuna di voi e ancora un
grazie..
Ginny
Ich hör
Dir zu, seh Dein Gesicht.
Deine Lippen, öffnen sich.
Red langsam, bitte nicht zu schnell.
Wilkommen im Hotel.
Wir wollten nur reden,
Und jetzt liegst du hier.
Und
ich lieg daneben, Reden, Reden
Reden
(Tokio Hotel)
Mi portai
una penna alla bocca incominciando a rosicchiarne il tappuccio blu,
stavo
pensando a come potessi organizzarmi il resto del pomeriggio visto che
ero
intrappolata in ufficio fino alle sei di sera..con un mucchio di
mansioni da
portare a termine.
Sbuffai
rassegnata. Vidi Emily appoggiare la testa sulla scrivania trattenendo
un
grugnito e coprendosi il volto con i capelli.
-Tutto
bene?- chiesi toccandole una spalla.
La ragazza
non si mosse e si limitò ad annuire, prima di tornare a
controllare i fogli che
aveva davanti al naso.
Tornai alla
mia agenda e cerchiai tutti gli appuntamenti di Margaret per quel
pomeriggio,
ad un tratto Emily brontolò più forte e
sbattè sul tavolo i fogli –Senti, non
ne posso più, cosa vuoi per pranzo? Al bar vendono degli
ottimi panini-
Sorrisi e
richiusi l’agenda –Va bene allora, panino sia.. ce
l’hanno al prosciutto e
mozzarella?- Chiesi
La mia
collega rise –Siamo a Los Angeles! No a Torino.. al massimo
puoi trovare un hot
dog!-
-Senza
senape?-
-Si
può
fare-
-Andata!-
Dissi alzandomi in piedi e raccogliendo la borsa che nel frattempo era
finita a
terra.
Emily mi
fece strada fino a quando non arrivammo in una piccola mensa con tanto
di
tavolini pieghevoli.
Era
praticamente un ufficio se non ci fosse stata una macchinetta di
bevande e un
bancone su ci servivano dei piatti caldi.
Ci mettemmo
in coda.
-Allora..
come sta andando?- Chiese Emily con un sorriso passandomi un vassoio di
plastica grigia.
-Beh, stando
che sono qui da una settimana..direi bene..faccio ancora un
po’ di difficoltà a
capire ogni cosa che mi viene chiesta..-
-E nella
famiglia che ti ospita? I tuoi amici?-
-Anche con
loro mi trovo bene, sono molto simpatici e disponibili- Il che era vero
visto
che spesso i gemelli si offrivano di portarmi al lavoro o di venirmi a
prendere.
Emily
annuì
–Due hot dog caldi, uno con la senape e l’altro
senza, grazie- Ordinò gentile
al barista.
L’uomo
scrisse veloce sul taccuino le richieste e si congedò con un
“arrivo subito”.
-Come si
chiamano questi tuoi amici?- Domandò ancora, tornando a
posare l’attenzione su
di me.
-Bill e
Tom..-
-Oh..Di
cognome? Sai, magari li conosco..-
Il mio cuore
prese a battere furiosamente –Non credo, sai, si sono
trasferiti qui qualche
anno fa..-
-Capisco..ma
dimmi il cognome, a volte il mondo è davvero troppo piccolo!-
-Bill e
Tom.. Ka..Kaller- Dissi con voce due ottave più alta del
normale.
-No, non li
conosco.. beh , magari un giorno me li presenterai..-
-Assolutamente-
Dissi tutto ad un fiato –E invece tu dovrai farmi conoscere
Matt- risi cercando
di cambiare discorso.
Emily
contraccambiò il sorriso –Sì certo,
sono sicura che andrete d’accordo, sai
adora la cucina italiana, spesso si cimenta in nuove ricette..magari un
giorno
potresti venire a cena da noi-
Annuì.
Arrivarono i
nostri hot dog e dopo aver pagato ci sedemmo al tavolo vicino alla
finestra..
credevo che avrei provato un senso di vertigini, ma mi sbagliavo,
trovavo quasi
piacevole vedere le strade, le macchine e i passanti piccoli come se
fossero
formiche.
Mi guardai
in torno e notai che eravamo davvero in pochi a mangiare, guardai
l’orologio..l’uno e mezza, che avessero
già tutti pranzato?
Emily mi
rispose come se mi avesse letto nella mente –Di solito gli
altri vanno nel
ristornate qui vicino, ma a me non piace, troppo snob-
Sorrisi
–Qui
va benissimo, si può parlare e non c’è
troppo rumore-
La ragazza
addentò il suo panino per poi tornare a fissarmi
–Hai fratelli?-
Annuii
–Una
sorellina più piccola, fa prima superiore
quest’anno.. si chiama Giorgia, tu?
Hai fratelli?-
-No, sono
figlia unica, ma ho un cane..è lui mio fratello-
-Come si
chiama?-
-Alan,
è un
pastore tedesco.. siamo cresciuti insieme, ora è con me e
Matt nella casa
nuova-
Arrossii e
guardai fuori dalla finestra –devi amarlo molto..Matt..-
-Sì,
è il
mio migliore amico..eravamo destinati a stare insieme-
Spiegò trattenendosi dal
sospirare.
-E hai tuo?
Piace Matt?- Domandai
Emily storse
il naso –All’inizio no, soprattutto mio padre, ma
credo che fossero preoccupati
per me, per la mia incolumità, capisci? Poi con il tempo
hanno incominciato ad
apprezzarlo di più-
Annuii
–E’
una bella cosa..-
-Sai a volte
credo che ci sposeremo, non adesso, è chiaro, ma sono sicura
che sarà lui mio
marito, è come se me lo sentissi dentro..-
-E’
questo
l’amore?- Chiesi senza nemmeno pensarci
La ragazza
mi guardò negli occhi e sorrise –Credo di
sì, tu non sei mai stata innamorata?-
Improvvisamente
mi pentii di averle fatto quella domanda, e adesso che le raccontavo?
-In
realtà
no..-
-Succederà,
fidati-
Mugugnai
qualcosa di incomprensibile e mi alzai in piedi –Finiamo il
lavoro? Non ho
proprio voglia di portarmelo a casa-
Emily
annuì.
Alle sei
meno due minuti ero fuori dal palazzo che aspettavo l’arrivo
di uno dei
gemelli.
Io avevo
insistito per prendere un taxi, ma a quanto pare era difficile
smuoverli dalle
loro posizioni.
Controllai
più volte il cellulare e l’ora sul
mio orologio, sapevo di sembrare un’ ossessiva, ma era
più forte di me, serviva
per calmare i miei nervi.
Verso le sei
e dieci parcheggiò davanti all’ufficio
l’auto sportiva di Bill e il ragazzo mi
fece cenno di salire.
Appena
dentro mi invase l’odore del fumo e quello dolce delle
caramelle gommose.
Il ragazzo
mi sorrise e me ne porse una alla fragola –Vuoi?-
Sorrisi a
mia volta e accettai. Non sapevo resistere agli orsacchiotti di
gelatina!
Bill rimise
in moto l’auto e con un’inversione girò
la macchina verso casa.
-Andata bene
al lavoro oggi?- Chiese
Annuii
–Voi?
Avete passato una bella giornata?-
-Siamo
stanchi, ma non ci lamentiamo..vi vogliamo troppo bene-
Non compresi
subito il significato di quelle parole , poi però sgranai
gli occhi e mi
illuminai in un sorriso –Anche noi Aliens vi vogliamo bene-
sussurrai
Bill
annuì e
tornò a guardare la strada.
-Posso farti
una domanda?- Chiesi con voce piccola
-Certo,
spara-
Mi morsi il
labbro inferiore con forza –Quanto manca al nuovo CD?-
Il ragazzo
non mosse un muscolo e nemmeno si voltò a guardarmi, per un
attimo credetti che
si fosse arrabbiato o offeso, stavo per dirgli che non doveva
rispondere per
forza quando scoppio a ridere.
Inarcai un
sopracciglio confusa.
-E’
sempre
bello vedere questo lato di te- spiegò guardandomi per
interminabili secondi
negli occhi.
-Pensavo ti
fossi incazzato- Dissi
-E
perché?
Figurati.. comunque non puoi sapere niente! Top - secret !-
-Certo certo
– sbottai con un sorriso
Bill rise
più forte.
Forse potevo
anche abituarmi a questa convivenza.
Parcheggiò
nel vialetto e spense il motore della macchina.
Silenziosamente
raggiungemmo la porta di casa in cui girò le chiavi. La
serratura scattò e il
vocalist entrò trattenendo un sorriso.
Lo seguii un
po’ confusa..cosa c’era ora da sorridere?
In salotto
notai subito tre figure voltate di spalle , una era seduta sul divano
con l’ I
Phone in una mano, probabilmente stava chattando; le altre due, di cui
uno era
Tom, erano davanti alla cucina con Chippu e Baby.
Trattenni il
respiro e strabuzzai più volte gli occhi.
-Hey
ragazzi!- Salutò Bill spingendomi verso il centro
–Sofia ti presento Georg e
Gustav..signori lei è una nostra nuova amica-
Due paia di
occhi si posarono su di me, così abbassai lo sguardo che
andò a finire sui miei
pantaloni eleganti neri..Ma come ero vestita?!
Improvvisamente
mi sentii diventare paonazza e mi allisciai i capelli, probabilmente
spettinati
e sfatti, sulle spalle.
Sentii Tom
ridere –E’ italiana, l’abbiamo conosciuta
in aeroporto, poi vi spieghiamo,
comunque sa parlare tedesco-
Rialzai lo
sguardo e abbozzai un timido sorriso –Ciao- Dissi.
Bill mi
spinse ancora avanti trattenendo una risatina e poi si mise accanto a
me.
Georg mi
tese la mano –Ciao!- Salutò guardandomi dritto
negli occhi ostentando sicurezza
da ogni poro.
-Molto
piacere-
Poi mi
voltai verso Gustav che a sua volta mi salutò con una
stretta forte e affabile –Piacere
di conoscerti Sofia-
Il vocalist
infine chiuse la porta e si mosse verso il fratello –Hai
già preparato cena?-
Chiese voltandosi poi verso la cucina dove in una grossa pentola stava
bollendo
qualcosa.
Il gemello
annuì –Ti va la pasta al sugo Sofy?-
Domandò guardandomi.
Il mio cuore
perse un battito , come mi aveva chiamata?
Arrossii,
forse per la milionesima volta –Certo-
Gustav
batté
le mani e andò in cucina, poi si sedette sulla sedia capo
tavola –Perfetto! Sto
morendo di fame-
-Mi sono
sempre piaciute le donne italiane- Disse Georg voltandosi verso di me e
bevendo
un sorso d’acqua –Mi sembra che anche a te
piacciano, vero Tom? Non ti eri
fatto quella ragazzina qualche anno fa?- Chiese ammiccando
Tom sorrise
malizioso e scoccò le labbra –Come se tu non
avessi mai fatto niente Hobbit-
Abbassai lo
sguardo e infilzai una penna con la forchetta, ma mi era passata
improvvisamente la fame.
Ad un tratto
Georg mi riportò alla realtà –E tu
Sofia? Con l’amore come
va?- Domandò come se niente fosse.
Bill mi
sorrise improvvisamente attento.
-Beh.. non
c’è
molto da dire- Abbozzai un altro sorriso continuando a giocherellare
con il
cibo contenuto nel mio piatto.
-Vuoi dirmi
che una bella ragazza come te è single?- fece l'occhiolino
il bassista.
Mi portai
una penna alla bocca, ero nervosa.
-L’ultimo con cui sono uscita..-
sottolineando bene la parola “ultimo”
–Risale alla terza superiore..quindi più
di due anni e mezzo fa..-
Tom non
riuscì a trattenere una risata –Stai scherzando?-
Lo fulminai
con lo sguardo, ma me ne pentii subito dopo.. non potevo certo
biasimarlo!
-E’
durata
circa sei mesi..poi..è finita- Spiegai
–Probabilmente non sono fatta per tutto
quello che comporta una relazione..- Dissi riabbassando lo sguardo.
Bill si
schiarì la voce –Scherzi? L’altra sera
mi avevi detto che..-
-L’altra
sera straparlavo.. – Ribadii posando la forchetta sul tavolo
e smettendo di
spulciare la mia pasta al pomodoro.
Mi alzai in
piedi in silenzio e guardai fuori dalla finestra –Potete
scusarmi? Ho una
chiamata da fare..-
Uscii dalla
cucina e mi misi le
mani tra i capelli.
Perché
mi
dovevo comportare così?
Quasi
correndo raggiunsi la mia camera , presi il cellulare e composi il
numero di
casa, le lacrime incominciavano a scendere copiosamente sul mio
volto..perchè
faceva così male?
Con il respiro
strozzato aspettai che qualcuno mi rispondesse.. il pib
del telefono mi stava dando alla testa.
Perché
diavolo
mi ignoravano?
Guardai la
sveglia sul comodino: erano le sette e mezza di sera. Capii che in
Italia era
tardi ormai e che probabilmente tutti erano già a letto a
dormire.
Chiusi la
chiamata e mi rialzai dal letto per sedermi sul divanetto accanto alla
finestra.
Osservai le
luci di Los Angeles cercandoci conforto, improvvisamente volevo
tornarmene a
casa.
Scossi la
testa e tentai di regolarizzare il respiro o almeno di smettere di
piangere, ma
non ci riuscivo.
Sentii la
porta aprirsi e qualcuno venire verso di me.. era Tom.
Mi portai le
mani davanti al viso per nascondere le lacrime e mi rivoltai verso la
finestra.
Tom si
avvicinò a me.
Sapevo
quello che vedeva, una ragazza spaurita, tremante come una foglia e
immobilizzata dalla paura.
Si sedette
accanto a me –Uno dei tuoi attacchi?-
Annuii e
ripresi a piangere.
Il ragazzo
avvicinò le braccia al mio corpo e molto lentamente mi
chiuse nel suo abbraccio
protettivo..sapeva di casa e di pulito.
Poggiai la
testa sul suo petto ampio e ascoltai i battiti del suo cuore che si
muoveva
rilassato e pieno di vita.
Mi aggrappai
sulla sua maglia quando uno spasmo mi spossò da capo a
piedi, vicino a me non c’era
più Tom Kaulitz, solo Tom.
-Di cosa hai
paura?- Chiese con voce carezzevole.
-Non lo so-
Soffiai
Mi accarezzo
i capelli –Non è vero..-
Scossi la
testa e lasciai che la mia voce fluisse incontrollabile, senza che
trovasse
necessariamente un discorso logico.
-Ho iniziato
ad avere attacchi di panico in terza liceo..- Sussurrai –Non
so perché..perchè
mi vengono, penso un insieme di cose..la cosa che fa più
male e che da quando
ho incominciato a stare male molti dei miei compagni ed amici mi hanno
voltato
le spalle..mi sentivo..mi sento così sola..-
Tom
ascoltava in silenzio quel fiume incontrollato di parole senza
interrompere..continuava solo
ad
accarezzarmi i capelli.
-Ne sono
uscita più o meno..una volta..manco un anno fa.. nemmeno
uscivo di casa..ho
voluto sfidare me stessa venendo qui..ma non è facile..mi
dispiace..-
Tom mi
posò
un bacio sui capelli –Non devi chiedere scusa a me
..piuttosto a te stessa, da
quello che ho capito non ti sei mai data una possibilità.
Sappi inoltre che chi
ti ha lasciato è solo una faccia di merda, tutti abbiamo
delle debolezze, fanno
parte di noi..-
-Non voglio
la tua compassione..- Soffiai
Il ragazzo
rise gentile –Non mi fai pena, tranquilla, solo incazzare, ho
visto Bill nella
tua stessa situazione.. e non riesco a fare a meno di pensare come voi
vi
meritiate di più- Spiegò con un sorriso.
-Non
è
facile-
-Basta avere
fiducia in se stessi..-
-Non
l’ho
mai avuta..-
-Allora
fidati di me..fidati di Bill..- Disse sciogliendo l’abbraccio.
Lo guardai
confusa.
-Ti
aiuteremo..sicuramente lo Scriciolo non vedrà
l’ora!-
-Io..-
Tom sorrise
sornione –Non c’è bisogno di
ringraziarmi- Fece l’occhiolino e si alzò in piedi
–Comunque ora stai tranquilla.. io sono nella camera affianco
se hai bisogno,
non mi muovo..-
-Grazie-
Tom
aprì la
porta –Ora dormi un po’..domani ti portiamo a fare
un giro- Disse prima di
uscire dalla stanza.
Mi guardai
intorno e notai che ero di nuovo tranquilla, non avevo nulla da temere.
Raggiunsi il
letto e mi coprii bene con le coperte, fregandomene di mettere il
pigiama.
Poi sentii
un cellulare squillare in lontananza e la voce di Tom –Hey
piccola!...Sì, sì
sto bene..No domani ho da fare..magari ci vediamo alla sera..-
Appoggiai la
testa sul cuscino e sospirai.
-Buona notte
Ria..-
Sorrisi..
“Buona
Notte Tom”.